Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
venerdì 4 aprile 2014
Le bassezze dell'Alta società. Capitolo 21. L'Orma del Diavolo.
<<Chi è il cavaliere in quel quadro?>> volle sapere Roberto.
Virginia Ozzani sorrise:
<<E' il capostipite della nostra stirpe. Roderick von Hoenzen, cavaliere al seguito dell'imperatore Federico Barbarossa. Il suo nome latinizzato era Rodericus Hozani. Nel 1167 ottenne in feudo un castello nell'appennino modenese, Montescuro.
Per questo, il suo nome completo era "senior Rodericus Hozani Montis Obscuri dominus". Inquietante, non trovi? Dicono che fosse un uomo terribile, spietato e pagano, per giunta>>
Roberto era affascinato da quella storia.
<<Pagano? Adorava gli dei germanici?>>
Virginia sorrise:
<<Qualcosa di più complesso. Secondo la leggenda, a Montescuro era sopravvissuto un culto di origine celtica, che si teneva presso una enorme quercia. Ser Roderick aveva riconosciuto in quella quercia un esemplare simile all'Irminsul, l'albero sacro dei Sassoni, che era stato abbattuto da Carlo Magno. Per anni, ser Roderick incoraggiò quella specie di idolatria pagana e vi prese parte egli stesso, sfidando l'autorità dei parroci e del vescovo.
Tuttavia una notte, mentre ser Roderick passava al galoppo davanti all'antica quercia, il suo cavallo si imbizzarrì. Alcuni sostennero che avesse visto gli Elfi o qualche altra creatura dei boschi. Fatto sta che ser Roderick cadde a terra e batté la testa contro una pietra. Il suo elmo si frantumò e l'urto fu tanto forte che il cavaliere morì sul colpo. Suo figlio Enrico, che era invece un devoto cristiano, fece abbattere l'antica quercia e ordinò che in quel luogo fosse sepolto suo padre e la tomba fosse indicata con un simbolo di legno ricavato dal tronco e dai rami della stessa quercia....
... e proibì a chiunque altro di recarsi in quel luogo, che da quel giorno venne significativamente soprannominato l'Orma del Diavolo>>
La contessa pareva molto compiaciuta del fascino sinistro di quel mito fondante della sua stirpe.
<<Esiste ancora quel luogo?>>
Virginia annuì:
<<Il mio bisnonno sosteneva di sì. Diceva di averlo visto, da ragazzo, ma credo che fosse solo una favola che raccontava ai bambini. Oggi non esiste più nemmeno il castello di Montescuro. Tutto ciò che rimane dei tempi antichi è un piccolo bosco, che i locali chiamano, con una certa esagerazione, la Selva di Montescuro. Nel cuore di tale selva si troverebbe nascosto il luogo dell'Orma del Diavolo, ma nessuno è riuscito a trovarne le prove>>
<<L'unica prova, se così possiamo chiamarla, è un medaglione che il mio bisnonno Ippolito trovò nella Selva di Montescuro. In esso vi è inciso il simbolo dell'Irminsul. Da allora è passato di generazione in generazione fino a mio fratello, ma poiché non ha portato fortuna a nessuno dei suoi possessori, io non l'ho mai voluto indossare e forse avrei fatto meglio a disfarmene del tutto>>
<<E dove si trova adesso?>> chiese Roberto.
<<In cassaforte, assieme agli altri cimeli di famiglia. Ma intendo liberarmene, perché niente di buono è mai derivato alla nostra stirpe da quel simbolo>>
Roberto parve deluso.
Non era superstizioso e nutriva per quel medaglione un interesse autentico.
<<Sarebbe interessante farlo analizzare, per stabilire a che epoca risale. Potrebbe essere un oggetto di grande valore archeologico>>
Virginia si incupì:
<<Mio fratello aveva intenzione di procedere in quel senso, ma non fece in tempo, poiché morì in quell'incidente stradale, con sua moglie, alcuni anni fa>>
Giulia si sentì in dovere di intervenire:
<<Una tragedia! Una vera tragedia!>> dichiarò con enfasi, tanto che sembrò quasi voler ironizzare su quell'evento.
<<Già, mi hai tolto le parole di bocca>> commentò gelida Virginia.
Roberto intuì che quello scambio di battute nascondeva qualcosa, un ennesimo segreto, in una storia che fin dal principio era segnata da una specie di maledizione.
E alla fine di quella storia, così come di quella famiglia, ci sono io.
Improvvisamente la sua condizione di erede gli parve meno appetibile di quanto fino a poco prima gli era sembrato.
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