martedì 29 aprile 2014

I contenuti e le conseguenze della Nuova Rivoluzione Culturale



Con la presidenza Obama è incominciato in America un processo di istituzionalizzazione giuridica del matrimonio tra persone dello stesso sesso e quindi del concetto stesso di famiglia, che era nato nell'ambito delle socialdemocrazie scandinave e nella Spagna di Zapatero.
All'inizio le resistenze a questo nuovo concetto giuridico di famiglia e quindi anche di educazione, nell'ambito della civiltà Occidentale, sono state notevoli, soprattutto da parte della Chiesa cattolica durante il pontificato di Benedetto XVI (2005-2013) che era diventato un punto di riferimento del pensiero tradizionalista ed era stato di fatto l'ultimo argine al dilagare della Nuova Rivoluzione Culturale, che come prima battaglia ha scelto proprio la revisione giuridica del concetto di famiglia.
Poi anno scorso è accaduto qualcosa che non succedeva da molti secoli e cioè il Papa si è dimesso. Ufficialmente per motivi di anzianità, Jospeh Ratzinger ha "rinunciato al ministero petrino", in un momento in cui la Chiesa era attaccata su più fronti e aveva bisogno di rompere l'accerchiamento.
In questo clima di assedio, la guida della Chiesa è stata assunta dal progressista Jorge Mario Bergoglio, che, fin dalla scelta del nome con cui essere riconosciuto pontefice, e cioè Francesco, ha indicato una netta svolta verso sinistra del mondo cattolico.
Non si trattava solo di una riedizione del pauperismo francescano e dossettiano con la mano tesa verso la sinistra socialista, ma anche una rinuncia all'opposizione aperta del Vaticano al riconoscimento giuridico del matrimonio omosessuale e quindi del nuovo concetto di famiglia.



Ho scelto questa foto perché in certo senso esprime in modo efficace sia il metodo di comunicazione rivoluzionario di papa Francesco, sia il suo "nulla osta", o in termini più attuali, il suo OK allo "sdoganamento" del nuovo concetto di famiglia nell'ambito della legislazione giudiridica, con le inevitabili ricadute in termini di pedagogia e didattica.
Nel momento in cui il matrimonio omosessuale è stato legalizzato in Francia dal presidente Hollande, il Vaticano ha scelto di non opporsi ufficialmente e ha lasciato l'iniziativa alla conferenza episcopale francese.



Sul momento forse non si è avvertita la portata rivoluzionaria del silenzio del Papa sulla questione, ma di fatto questo è stato interpretato come la caduta dell'ultimo ostacolo alla consacrazione di un nuovo paradigma che non solo rende legale in gran parte del mondo occidentale il nuovo concetto di famiglia e di educazione, ma addirittura sanziona come discriminatorio chi osa esprimere delle perplessità sul tema delle adozioni da parte di una coppia gay.
In Italia sta avvenendo qualcosa di molto particolare al riguardo, nel senso che il sistema scolastico pubblico, avvalendosi dell'ampia autonomia didattica concessa dalle ultime riforme e dell'appoggio politico del ministro Kyenge, ha operato una classica "fuga in avanti", inserendo nella pedagogia della scuola dell'infanzia e di quella primaria, una serie di elementi volti a far recepire la famiglia fondata da una coppia omosessuale sullo stesso piano di quella fondata da una coppia etero, quando ancora questa equiparazione non è avvenuta, in Italia,  a livello legale.



Il ministro Kyenge ha appoggiato e incoraggiato l'uso di una nuova terminologia "politicamente corretta" che sembra destinata a sostituire quella tradizionale di "padre e madre" con "genitore 1 e genitore 2". La cosa è apparsa all'inizio come una specie di provocazione ironica, ma è risultato chiaro ben presto che su quel punto si stava facendo sul serio e che chi si fosse opposto sarebbe incorso nel rischio di essere tacciato di omofobia e di conseguenza allontanato se non espulso con l'imputazione di comportamento discriminatorio.
Tutto questo senza che esista una legislazione parlamentare sull'argomento.
Renzi e Grillo si sono dichiarati favorevoli ad una legislazione che riconosca le unioni civili omosessuali, che non danno gli stessi diritti di un vero e proprio matrimonio, ma ancora in Parlamento la maggioranza a favore di questo riconoscimento non c'è. Anzi, c'è una certa perplessità anche di fronte ad una proposta di includere nell'ambito del reato di omofobia le obiezioni al riconoscimento del matrimonio omosessuale e delle adozioni da parte delle coppie gay.
Il paradosso è che la scuola e talvolta anche la magistratura danno per acquisita la legalizzazione del matrimonio omosessuale e considerano discriminatorio, e quindi sanzionabile, anche in modo grave, chi mostra delle perplessità di fronte a questa "fuga in avanti", quando ancora nessun tipo di legalizzazione è stata decisa dall'unico organo deputato a questo e cioè il Parlamento.
Può anche darsi che il paese sia pronto a recepire questa riforma, da anni auspicata e propagandata da parte del mondo dell'informazione e di quello dello spettacolo. Sicuramente sarà decisivo, per quel che riguarda l'orientamento futuro dell'opnione pubblica, il fatto che il Papa abbia deciso di non opporsi, lasciando che di questo si occupi la Conferenza Episcopale Italiana (e qui, a mio parere, i rapporti tra il cardinale Bagnasco e il papa Bergoglio non mi paio idilliaci, anche se loro non lo ammetteranno mai).
Ma c'è un secondo tema, fondamentale, di grandissima attualità, che sta cambiando il volto della civiltà occidentale in questo momento, anche qui in seguito ad una ben precisa presa di posizione del Vaticano, ed è il tema dell'immigrazione.
Qui si entra in un terreno delicatissimo, perché ogni argomentazione che mostri perplessità di fronte all'attuale politica favorevole all'accoglienza, all'asilo politico, all'assistenza e all'integrazione sociale dell'immigrato, anche clandestino, in nome del suo status di profugo oppure in nome dello ius soli, per i figli dei profughi.
Cercherò di analizzare questo discorso con tutte le dovute cautele in uno dei prossimi post.

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