Giulia non aveva dormito bene.
Non ricordava esattamente cosa avesse sognato, ma doveva
essere stato qualcosa di spiacevole.
E poi risvegliarsi qui, in questo posto...
Le pareva tutto surreale, come stesse accadendo a qualcun
altro.
Quell'appartamento degli ospiti era paradossalmente
inospitale, ma Giulia non avrebbe saputo spiegarne esattamente il motivo, era solo un’impressione.
Oppure sono i miei fantasmi.
Era molto probabile.
«A cosa pensi, mamma?»
Giulia cadde dalle nuvole: era a tavola e stava consumando
la colazione col figlio.
«Mah, a niente di particolare…sto cercando di capire cosa
provo, ma non ci riesco»
Il figlio annuì.
«Sono i ricordi?»
«In parte, Roberto, ma c'è dell'altro…voglio dire, questo
appartamento io non l’avevo nemmeno mai visto. La famiglia stava al primo piano
e poi, ogni tanto, con Virginia andavamo da suo fratello, al secondo…»
Arrossì.
«Ah, perché il fratello abitava in un appartamento
separato?»
Giulia sorrise: «Era molto viziato…quasi come te…»
Il figlio sorrise amaramente.
«Sì, peccato che lui fosse un conte mentre io...»
«Scusami, non volevo…»
«Non importa… lo so cosa vuoi dire. Non mi
hai mai fatto mancare niente»
Giulia lo osservò con inquietudine.
«Ma tu avresti desiderato di più, non è vero?»
Lui scrollò le spalle:
«Ognuno desidera ciò che non può avere. Fa parte della natura umana. Ma che senso ha parlarne adesso?»
Giulia chinò il capo e inspirò profondamente.
«Beh, se Virginia fosse generosa con noi…»
Roberto scosse il capo:
«Io non mi farei troppe illusioni:
sai come sono queste vecchie zitelle miliardarie…magari è solo una scusa per
fare due chiacchiere e ricordare i bei vecchi tempi…se sono stati belli…perché ancora
questo non me l’hai voluto dire»
Giulia sorrise con aria trasognata:
«Oh, sono stati
belli...»
esitò un attimo, poi disse «sai, per me questo era un po’ come il mondo delle
fate…la Villa, il parco, gli antichi costumi….sì, lo so che alla fine erano
lustrini, apparenze…però io ero così giovane, così ingenua…mi sembrava di
vivere in una favola»
Il figlio le lanciò uno sguardo penetrante, che mostrava di
aver compreso tutto:
«Cenerentola o Biancaneve? E chi era la “matrigna”? E il
principe azzurro?»
Giulia accennò a un assenso:
«C’è bisogno che ti risponda?»
Era stato detto quasi tutto. Quasi…
«Ti hanno fatto soffrire molto, vero?»
Lei sorrise:
<<Non più di quanto hanno sofferto loro stessi, nel momento in cui sono uscita dalla loro vita. Ti sembrerà strano, ma loro mi hanno amata davvero. Più di ogni altra persona nella mia vita... >>
Lui la fissò negli occhi chiari.
<<Non capisco. Se Virginia e suo fratello ti amavano, perché ti hanno escluso dalla loro vita? E perché tu non hai voluto aver più niente a che fare con loro per quarant'anni?>>
Lei assunse una strana espressione di felicità trasognata:
Mi venne
naturale risponderle che anche lei era molto bella…ed era vero…e fu allora, solo
allora che mi resi conto di quanto Virginia assomigliasse a suo fratello. Fu lì, in quel
preciso istante, che capii di essere innamorata di Alessio Ozzani. Mi trovavo imprigionata in un triangolo assurdo, e se fossi stata saggia, mi sarei dovuta preoccupare, e invece mi sentivo bene, come se fossi parte della famiglia. Che sciocca, vero?»
Il figlio pareva conoscere questa storia da sempre, perché
non apparve per nulla stupito.
«Tutti gli adolescenti sono sciocchi»
Lei lo gratificò con uno sguardo d'intesa:
«Sì, tremendamente sciocchi! Ma a volte è necessario che sia così, perché gli errori commessi a quell'età permettono di crescere, di capire. E anche quando ci sono delle conseguenze serie, per lo più si tratta di cose che si possono rimediare. Per questo, anche se io sono stata una sciocca a sentirmi parte di quella famiglia, alla fine non penso che sia stato tutto sbagliato, perché quella gioia era vera, e Virginia ed Alessio mi adoravano sul serio...
.... e mi sembrava di avere il mondo in
mano…no, non ridere…dico sul serio: quella mattina credevo veramente di
averli tutti in pugno, di essere l'artefice del mio destino e anche del loro.
Ero convinta che
quello sarebbe stato il primo giorno della mia nuova vita da “principessa”, una
vita da favola...» una lacrima le rigò il viso, ma continuava a sorridere «Ecco…fu quello…sì, fu quello…» la commozione la fermò.
«Cosa?»
«Il momento più felice della mia vita»
Il figlio stava per replicare, ma bussarono alla porta.
Era la governante.
La Signora li aspettava.
Nessun commento:
Posta un commento