martedì 13 luglio 2021

Vite quasi parallele. Capitolo 146. Da Little Venice a Regent's Park









E' più che lecito chiedersi per quale motivo un italiano, nato nel paese dove c'è Venezia, quella originale, unica e irripetibile, possa essere interessato a vedere la Little Venice di Londra.
Non conosciamo la risposta in generale, ma sappiamo fin troppo bene il perché Aurora e Roberto decisero di andare a visitarla: fu a causa dell'ossessione di lui per i canali, insita nel dna di ogni Monterovere, e di ogni discendente dell'ingegner Lanni, il Profeta delle Acque.
Questa ossessione prevalse su ogni ragionevole dubbio, rendendo Little Venice una tappa imprescindibile.
Fu così che Aurora e Roberto decisero di farsi portare fin lì da Battista e poi di proseguire a piedi fino a Regent's Park, la loro ultima meta londinese, almeno per quell'anno.

Aurora, del resto, preferiva una camminata all'aria aperta, piuttosto che cercare di farsi piacere i quadri di Turner, detestati dalla regina Vittoria. "Was ist das?" aveva chiesto la sovrana al marito con cui parlava in tedesco, lingua madre di entrambi (erano cugini di primo grado) e quando il direttore dell'Esposizione aveva parlato di Turner, Vittoria aveva scosso la testa: "Questo non è un quadro, questo è solo giallo sporco. La cornice vale mille volte di più".
<<Robs, considerando la tua passione per i canali, dovresti fare ingegneria idraulica, che è una branca dell'ingegneria civile. Credo che molti se lo aspettino, ma non te ne ho mai sentito parlare>>
Ci aveva pensato, invece, e non aveva ancora scartato quella possibilità, ma mise le mani avanti:
<<C'è troppa matematica, troppa fisica matematizzata e troppo disegno tecnico>>
Aurora aveva protestato:
<<E' colpa di Sarpenti e della Sanguineti se non ami queste materie! Vuoi dar loro la soddisfazione di aver rovinato in questo modo il talento dei Monterovere?>>
Roberto scosse il capo:
<<Chi è, attualmente, ma anche assolutamente e senza ombra di dubbio il più talentuoso dei Monterovere?>>
Aurora capì:
<<Lorenzo. Tu pensi di assomigliare a lui?>>
Roberto si strinse le spalle:
<<Non lo so. L'unica materia verso cui ho un approccio specialistico è la Storia. In tutte le altre cose sono e resterò un dilettante. Per esempio: adoro le carte geografiche, ma se si incomincia a parlare di coordinate e triangolazioni, già mi viene il mal di testa.
Con la Storia è diverso. Lorenzo usa un termine che non ha senso: memorie ancestrali. Io conosco a malapena la storia dei miei nonni>>
Aurora era sempre un passo avanti:
<<La predisposizione alla Storia è un talento che interessa agli Iniziati. Immagino che lo ritengano una premessa per sviluppare il potenziale intellettivo nell'ambito della memoria e forse anche in quello della premonizione>>
Roberto rise:
<<Se ti sentisse Piero Angela gli verrebbe un infarto! E' da una vita che combatte le pseudo-scienze che parlano di queste cose>>
Aurora sorrise, ma lo stupì rispondendo:
<<Forse gli automi hanno ragione>>
Roberto rimase spiazzato:
<<Conosci Montale così bene? Non me l'hai mai detto!>>
Lei scosse il capo:
<<Non sapevo nemmeno che fosse sua. L'ha pronunciata Jessica Burke-Roche alla famosa cena nella Royal Suit, dicendomi che Lorenzo l'ha citata in uno dei suoi libri. Tu stavi spettegolando col Duca sulle ultime controverse ammissioni all'Ordine della Giarrettiera>>
Lui sorrise:
<<In effetti stavamo spettegolando come due vecchie comari: è molto simpatico il giovane Ravensbourne. Ma non capisco perché Jessica abbia tirato fuori quella frase>>
Aurora annuì:
<<Me lo sto chiedendo anch'io. Stava parlando di uno dei recenti testi di Lorenzo sull'esoterismo e l'occultismo, e siccome io avevo manifestato un certo scetticismo, lei ha commentato: "Chissà, forse gli automi hanno ragione. L'ha scritto anche il Professore in una citazione. Credo che il suo intento fosse ironico, ma non ne sono del tutto sicura. Magari Roberto glielo può chiedere".
Io volevo chiedertelo in quel momento, ma Jessica ha subito cambiato discorso, perché il fidanzato stava parlando dei problemi finanziari di sir Angus Ogilvy, un suo socio di cui non mi importava nulla, ma a quanto pare voi eravate di un altro parere perché aveva sposato una Principessa del Sangue>>
Roberto annuì a sua volta:
<<E' vero! Ma mettiamo da parte per un attimo l'intento di Jessica e quello di Lorenzo. Io ho riflettuto molto su quale potesse essere l'intento di Montale. Io credo fosse ironico: per lui gli automi erano le persone che si adeguavano passivamente alla mentalità delle masse, o a qualsiasi forma di ideologia dominante. Quando dice che "forse" hanno ragione, intende dire che è comodo accettare un modello preconfezionato, ma che non è necessariamente giusto.
Noi siamo chiamati a scegliere tra ciò che è giusto e ciò che è facile.
Immagino che Lorenzo abbia usato questa citazione per ironizzare a sua volta su chi aveva atteggiamenti neopositivisti alla Piero Angela, l'uomo dalle indubitabili certezze>>
Come sempre Aurora era più sottile:
<<Mah, non credo, in fondo Piero Angela non è un fanatico. Lorenzo invece, come Iniziato, ritiene di conoscere la "Verità" con la V maiuscola. Potrebbe aver utilizzato la frase per contrapporre l'approccio esoterico a quello... come si dice, il contrario di esoterico?>>
Roberto si rese conto di avere a fianco una ragazza intellettualmente molto più dotata di quanto l'apparenza potesse far pensare, persino a chi la amava:
<<Essoterico, con due s. Hai avuto un'intuizione brillante. Penso proprio che tu abbia ragione: Lorenzo sostiene l'approccio esoterico e cita Montale per accusare l'approccio essoterico, tacciandolo di "automatismo". Con questo non sto dicendo che abbia ragione lui. Il mio approccio non è né esoterico, né essoterico: io dubito persino della mia esistenza>>
Aurora rise, ma volle comunque avere l'ultima parola:
<<Il mio dubbio invece riguarda Jessica. C'è qualcosa di strano in lei, un carisma che coglie di sorpresa l'interlocutore. Ma lasciamo stare, magari è soltanto la mia immaginazione...>>
Il Roberto di allora concordò che fosse "solo" immaginazione, ma il Roberto di oggi sa che l'immaginazione ha un potenziale immenso, ed è in grado di aiutare gli altri meccanismi mentali in ogni forma di apprendimento.

Torniamo a Londra e vediamo cosa prevedeva nel dettaglio la loro passeggiata.
Localizziamo con più precisione l'itinerario e i luoghi di riferimento secondo l'attuale municipalità: Inner London, North Westminster City, Metropolitan Borourgh of Paddington, quartieri di Westbourne e Little Venice, Harrow Road e Maida Vale, Metropolitan Borough of St. Marylebone and Regent's Park.

Il collegamento tra Little Venice e Regent's Park avveniva mediante il Regent's Canal, nell'ambito della rete idrica dei canali di Londra.







Dal Grand Union Canal si diparte il Paddington Branch, che, proprio a Little Venice, prende il nome di Regent's Canal, per poi proseguire, oltre il Parco, fino a Islington, a nord della City, per arrivare a quell'insieme di ramificazioni che è chiamato Docklands e che costituisce il Porto di Londra.
Guardando le mappe allegate a questo capitolo, ci rendiamo conto, però, che l'intera Londra e forse l'intera Gran Bretagna erano come un tentativo di imitazione di Venezia, nel momento stesso in cui concepivano se stesse come centro di un impero marittimo fondato sul primato commerciale.
Questo parallelismo azzardato che noi offriamo qui come semplice spunto di riflessione o di dibattito, può aiutarci a comprendere meglio il fatto che Londra, anche dopo la caduta dell'Impero Britannico, è rimasta comunque un grande polo di attrazione, dove possiamo trovare tutto e il contrario di tutto: lo scenario perfetto per ambientare un romanzo, o almeno qualche capitolo.






I canali convogliavano e collegavano le acque dei vari affluenti settentrionali del Tamigi.
Così come il  Westbourne  alimentava il Serpentine Lake, allo stesso modo il Tyburn  alimentava il lago del Regent's Park. Di tutta questa rete naturale, rimanevano visibili soltanto i canali di collegamento.
Il Regent's Canal era stato riqualificato ed il suo corso, da Little Venice a King's Cross era ormai tutto scoperto e percorribile.













Questo itinerario è noto come Regent's Canal Walk. La parte che i nostri due fidanzati percorsero, tra Paddington (Borgo settentrionale di Westminster), Marylebone e Camden, partiva dalla Warwick Avenue, che si incrociava con la St.John Wood Road e la Blomfield Road.
Il porticciolo di Little Venice era un triangolo, circondato da tre ponti, uno sul Grand Union Canal (il Westbourne Terrace Road Bridge), il secondo sul Regent's Canal e il terzo sul canale di Paddington, che percorreva un breve tratto prima di scomparire in una galleria, nell'immensa rete idrica di Londra.
La visuale era molto bella da tutti e tre i ponti, con i canali pieni di barche attraccate, di ogni colore, tante aree verdi intorno, e persino piccoli battelli che attraversavano il tratto navigabile.
Anni dopo Roberto avrebbe provato, davanti alla Darsena di Milano, un senso di inadeguatezza, perché all'epoca tutta l'area dei Navigli era in una situazione di degrado a cui solo venticinque anni dopo il sindaco Sala avrebbe posto rimedio, trasformando quel luogo in una delle zone più lussuose e costose della città. Ma anche nella versione attuale, bisogna ammettere che la Darsena e i Navigli milanesi non riescono a trasmettere l'atmosfera variopinta e piena di verde naturale di Little Venice.

Il primo ponte che varcarono fu il Warwick Avenue Bridge, sul Regent's Canal, la cui cancellata all'epoca era verde oliva, ma dopo la riqualificazione era stata ridipinta di azzurro vivo,
Da sotto il ponte poteva passare il battello turistico che fa la spola dal Grand Union Canal al Regent's.





Il secondo ponte che attraversarono era l'Harrow Road Bridge, che sovrastava il Paddington Canal, nel punto in cui si congiungeva con il bacino triangolare di Little Venice.
Era un ponte di per sé grigio e trafficato, percorso dai battelli della Waterroad.





Il ponte sul Grand Union Canal è percorso dalla Westbourne Terrace, che conserva il nome dell'antico fiume che alimentava, più a sud, il lago Serpentine. Ha una dolce curvatura convessa ed è affiancato da ringhiere di color azzurro e su tutte le quattro le colonne superiori c'è un cartello che indica la sua appartenenza al borgo di Paddington.
Nella parte inferiore ha un'intelaiatura metallica dello stesso colore che protegge una lunga lampada led al neon che si illumina di notte.





Teniamo presente la localizzazione: Inner London, North Westminster City, Metropolitan Borourgh of Paddington, quartieri di Westbourne e Little Venice, Harrow Road e Maida Vale, Metropolitan Borough of St. Marylebone and Regent's Park.
Una piccola parte del Regent's, però, si trovava nella Camden City.















Dopo aver fatto il giro dei tre ponti, Aurora e Roberto, che erano partiti molto presto per evitare il caldo, si fermarono a fare colazione al Waterside Cafè, dove c'era una splendida terrazza che dava sul lago triangolare, vicino al punto di attracco del traghetto, il London Waterbus.
Aurora non se la sentiva di salire sul Waterbus e percorrere in battello il percorso fino al Regent's Park, perché c'era un eccessivo affollamento e Roberto, in tutta onestà, non poteva darle torto, per cui decise, anche se con un pizzico di rimpianto, di rimanere fedele al piano originario, percorrendo la strada a piedi.

Nel mezzo del lago c'era un'isoletta piena di salici piangenti. Il Rembrandt Park circondava il tutto.

Dopodiché percorsero a piedi la Blomfield Road fino al punto dove il Regent's Canal percorreva una galleria, a partire dal Cafè Laville, dove presero un secondo caffè e brioche, perché comunque li attendeva una lunga giornata.
Da lì in avanti percorsero la Aberdeen Place, fino al punto in cui svoltava verso nord: in quell'angolo c'era una chiusa da cui tornava in superficie il Regent's Canal, affiancato da una piccola via pedonale che fiancheggiava il canale per un tratto piuttosto lungo, fino ad arrivare, dopo essere passati sotto vari ponti piuttosto oscuri (specialmente quello sotto la ferrovia) al tanto bramato Regent's Park, nelle vicinanze dello Zoo (area nord est).
Dietro di loro si ergeva la Primrose Hill, un parco in collina, da cui si poteva osservare il panorama di Londra, spettacolare al tramonto.





Se i lettori hanno avuto la pazienza di dare una scorsa alla documentazione visiva che abbiamo inserito in questo capitolo, saranno autorizzati a discutere una tesi di laurea magistrale in ingegneria idraulica e civile presso il Massachussets Institute of Technology.








giovedì 8 luglio 2021

Vite quasi parallele. Capitolo 145. Il consigliere Albedo a Ravensbourne Mansion.



La limousine che trasportava l'ospite d'onore della serata, Sua Grazia don Fernando José Maria Albedo Guzman Velasco Olivares de Mendoza, Murcia, Medina y Salamanca, Duque de Alcazar de las Altas Torres, Marques de Jerez de la Frontera, Conde d'Orghaz e Dooku, Conte di Serenno, Grande di Spagna, Cavaliere del Toson d'Oro, Maestro Consigliere e Vicepresidente Vicario dell'Ordine degli Iniziati, giunse a Ravensbourne Mansion in perfetto orario.
Erano le 21.00 del 14 agosto 1992 e presso la residenza della Duchessa Vedova di Ravernsbourne si teneva, seppure in tono minore (a causa del recente lutto) un party riservato ad una esclusiva e ristretta cerchia di ospiti.
Il giovane lord Waldemar Richmond, IX Duca di Ravensbourne, Conte di Middlesex, Marchese di Hayes, Visconte di Keston e Barone di Holwood aveva invitato, oltre agli ospiti già presenti nei giorni scorsi, ossia la fidanza lady Jessica Burke-Roche e il professor Lorenzo Monterovere, il Filosofo Metafisico e Docente di Storia delle Religioni all'Università di Bologna, alcuni personaggi di spicco della "upper class" britannica, statunitense ed europea, tutti accomunati dall'appartenenza all'Ordine degli Iniziati e alla fazione del Serpente Rosso o dell'Aristocrazia Nera, i due "partiti" che costituivano la Maggioranza di governo nel Consiglio Ristretto.

La limousine si fermò sul vialetto e l'autista andò subito ad aprire la porta al Consigliere.
Da altre limousine dietro la principale uscì un plotone di guardie del corpo.
Finalmente, il consigliere Albedo scese dall'automobile con perfetta agilità e compostezza, rare per un uomo della sua età, anche se nessuno, a dire il vero, sapeva quanti anni avesse.
Apparentemente poteva dimostrare al massimo 75 anni, ma gli Iniziati sapevano che ne aveva molti più, portati eccezionalmente bene.
Era molto alto, longilineo, abbronzato, dal profilo aristocratico, con barba e capelli bianchi, sopracciglia nere, naso aquilino, occhi neri e indagatori, sguardo carismatico, autorevole e imperioso. Indossava uno smoking di gran classe e un mantello scuro, che gli conferiva un'aura di potere e di minaccia nello stesso tempo.
Il Duca di Ravensbourne si inchinò di fronte a lui e gli baciò l'anello di rubino che portava stranamente (ma non troppo) sulla mano sinistra.
Albedo accennò un lievissimo sorriso al giovane e si rivolse a lui, in inglese, anche se noi tradurremo tutti i dialoghi in italiano.

La sua voce calma, sicura, bassa, professionale, distaccata, assomigliava a quella del grande doppiatore Luciano De Ambrosis, specie nei film con Frank Langella (sempre personaggio d'autorità, anche se Albedo, fisicamente assomigliava di più a sir Christopher Lee).
<<Lord Ravensbourne, vi ringrazio dell'invito e vi porgo le mie condoglianze. Vostro padre era un mio fidato collaboratore. Confido ora sulla vostra fedeltà e lealtà>>
Non disse altro, e in effetti, considerando che era stato lui a ordinare l'avvelenamento del precedente duca, ciò che aveva detto era anche troppo.
La Duchessa Vedova ripeté il saluto, rivolgendosi a lui con la formula di cortesia "Vostra Grazia" e ricavando in cambio un gelido: "Milady, le mie più sentite condoglianze".
Poi fu il turno di Lorenzo Monterovere che lo salutò con un inchino:
<<Maestro, è sempre un piacere rivedervi>>
Albedo sorrise, cosa che avveniva di rado, e gli strinse la mano amichevolmente:
<<Hai lavorato bene, amico mio, ed ora si incominciano a vedere i frutti. Presto arriverà la stagione del raccolto>>
Poi osservò Jessica, e mentre lei gli baciava l'anello, il Consigliere le disse :
<<Mia giovane Burke-Roche, hai dato un grande contributo al nostro Programma e lo farai ancora.
Lorenzo ti ha insegnato bene, così come io ho insegnato a lui e così come tu insegnerai alle tue sorelle>>
Poi procedette nel ricevere le riverenze e gli omaggi di tutti i presenti.
C'era un'invitata di grande prestigio, che fu presentata al Consigliere da un araldo:
<<Sua Altezza Reale la principessa Alexandra, onorevole Lady Ogilvy>>


Era la cugina e migliore amica di Sua Maestà e ad accompagnarla c'era suo fratello Edward, il Duca di Kent, massone di spicco e Gran Maestro della Gran Loggia Unita d'Inghilterra.
In rappresentanza dell'ambiente finanziario erano presenti il banchiere e barone Jacob Rothschild e il suo omologo americano David Rockefeller. 
Tra i politici erano presenti altri personaggi rimarchevoli: Henry Kissinger, genio della geopolitica, George Bush Senior, presidente uscente degli Usa e la baronessa lady Margaret Thatcher, ex-premier britannico.
Infine c'erano selezionatissimi personaggi dell'imprenditoria, della cultura, dello spettacolo, della moda e altri ancora di cui "'l tacere è bello".

Jessica osservava divertita come tutti quegli orgogliosi personaggi si prosternassero alla presenza del Consigliere.
Continueranno a chiamarlo così anche quando diventerà Grande Maestro?
Era stata aggiornata riguardo al rapido aggravamento delle condizioni di salute del bisnonno, di cui si diceva che la dipartita era "questione di giorni, forse di ore".
Tutti i membri del Consiglio Ristretto si trovavano già a Londra, alcuni erano in quella stessa stanza.
Ormai la loro attesa è finita. Il Consigliere premierà i suoi alleati e punirà gli altri.
Jessica osservava i movimenti di tutti e il tempo che Albedo destinava a ciascuno di loro.
"Osservare. Osservare attentamente senza giudicare, perché è il voler giudicare che ci porta alla sconfitta".
Era uno dei primi insegnamenti che Lorenzo le aveva impartito.
E lei osservava tutto. Ma era così difficile rimanere neutrali.
Albedo ha liquidato il Duca di Kent in meno di un minuto, ma è stato molto galante con lady Ogilvy.
La ragione era nota: l'onorevole lady Ogilvy era l'infiltrata di Albedo a Buckingham Palace. 
Alexandra è un'ottima persona, soltanto un po' logorroica, ma gli affari di sir Angus Ogilvy non stanno andando bene, e lei è disperata.
Era sempre la stessa storia. 
Albedo paga i debiti di tutti e in cambio chiede "solo" qualche "piccola" cortesia.
Un vero filantropo, ma se qualcuno sgarrava o lo deludeva, potevano accadergli spiacevoli incidenti.
Una "tragica fatalità", così ha definito la morte dei miei genitori.
Loro non avevano bisogno del denaro di Albedo, poiché l'azienda Tessier-Ashpool sguazzava nell'oro.
Il settore farmaceutico è economicamente il più sicuro, e quasi sempre il più redditizio.
Albedo però era venuto a sapere delle attività di ricerca non del tutto legali che Marie Gabrielle Tessier-Ashpool, madre di Jessica, stava conducendo nei suoi laboratori segreti.
Clonazione umana. Albedo voleva averne l'esclusivo controllo. Mia madre aveva alcuni scrupoli morali, il Consigliere non li ha graditi. 
Dopo la "tragica fatalità" che aveva troncato le giovani vite di lord James Burke-Roche e di Marie Gabrielle Tessier-Ashpool, nessuno osò manifestare ulteriori scrupoli.
Da allora erano passati quindici anni e il Grande Disegno di Albedo era ormai completato.

A riportarla con i piedi per terra fu la principessa Alexandra, che le si avvicinò, sorridendo in quella sua maniera un po' sbilenca, ma sincera.




Jessica le fece la riverenza che spetta alle Principesse del Sangue.
<<Vostra Altezza Reale>>
Lady Alexandra Ogilvy le prese le mani, la strinse a sé e poi le diede un bacio sulla guancia:
<<Mia cara Jessica, sono così felice di rivederti! Non hai idea di quanto mi sei mancata!
Le mie nuove collaboratrici non hanno voglia di far niente, pensano che il trattamento di Altezza Reale sia una sinecura o una sfilata di moda, e non un lavoro. 
Non c'è più impegno, non c'è più spirito di sacrificio! Ah, queste giovani generazioni, che delusione! Non glie ne importa niente di chi soffre: il loro interesse compare magicamente quando ci sono i fotografi e poi sparisce con altrettanta raggelante rapidità.
Lo sai quanti ospedali  e cliniche ho visitato, da quando sono in servizio? Tutti quelli del Regno Unito, nessuno escluso. E l'ho fatto più volte, senza mai dare nell'occhio.
Alcuni pazienti mi scambiavano per Lilibet, altri per Margaret, Anna o Diana e io gliel'ho sempre lasciato credere, perché la cosa importante era farli sentire meglio, non mettersi in mostra. 
E' una cosa che alle altre proprio non va in testa>>

Jessica aveva imparato molto, nel periodo in cui aveva svolto il servizio civile con l'onorevole lady Ogilvy, l'unico membro della Famiglia Reale che unisse simpatia, senso del dovere e sobrietà.
<<Anche voi mi siete mancata. Mi avete insegnato tanto, e mi avete voluto bene. Vi ringrazio per tutto questo e anche per essermi rimasta a fianco quando la mia famiglia è caduta in disgrazia dopo le dimissioni di lady Fermoy>>
La Principessa annuì e poi la rincuorò:
<<Avrei voluto fare di più per te, ma stato un anno terribile. Oltre alle visite programmate, ho dovuto coprire tutte le assenze delle tre coppie che si sono separate ed avevano i nervi a pezzi. 
Poi ci sono state le interminabili mediazioni, in cui io cerco sempre di capire le ragioni di tutti, anche questo è un insegnamento che spero di averti trasmesso. Hanno dato tutte le colpe a lady Fermoy, come se gli altri non avessero partecipato. Mi sono dovuta mordere la lingua per non dire quello che pensavo. Non è il momento migliore per aprire un altro fronte.
E poi tutti i problemi di Angus, tra il lavoro e la salute: notti insonni per assisterlo e confortarlo, e poi alla mattina si ripartiva con gli impegni ufficiali dalle 9 alle 21. 
Io non posso sgarrare: sono la Cenerentola della famiglia e tutto quello che ho me lo sono guadagnato.
Ma scusami cara, questa sera dovrebbe essere la tua festa e io ti inondo con questo mare di chiacchiere, ma ti prometto solennemente una cosa: tu tornerai a Corte, e sarai un esempio per tutti!>>
Jessica sorrise:
<<Vi ringrazio, Altezza Reale, siete sempre così gentile con me...>>
Alexandra le strinse la mano e sussurrò:
<<Anch'io ho perduto mio padre quando ero bambina. Non si è più completi, dopo. 
E poi ho visto mia madre sprofondare nella depressione e nella malattia fisica giorno dopo giorno. La tegola finale fu quando Margaret venne a stare a Kensington Palace e voleva sbatterci fuori. Per bontà sua si è limitata a triplicare l'affitto. Mia madre non si è più ripresa: il tumore al cervello l'ha stroncata quando era ancora giovane. 
E noi figli, be' ognuno reagisce a modo suo. 
Edward si è preso quasi tutta l'eredità di mio padre, Michael si è sposato una donna ricca e io sono rimasta la piccola fiammiferaia. L'unica dote che portavo ad Angus era il "sangue reale", che da queste parti non è certo sinonimo di bellezza, ma ci amavamo e il resto era solo vanità. 
Io credevo di essere diversa dai miei fratelli, ma alla fine, di fronte ai problemi di Angus...
L'ho sposato per amore. 
Mi chiamano "onorevole" perché a mio marito non sono stati concessi titoli nobiliari
E' "onorevole" in quanto fratello minore di un conte, e il motivo ufficiale per cui Angus fu nominato soltanto cavaliere era per non offendere il ramo primogenito degli Ogilvy. 
Ma in realtà anche il governo era fortemente contrario, soprattutto quel nevrotico di Heath.
Tutta colpa di quelle maledette miniere in Africa, che sono state la nostra rovina. Se io avessi saputo dove venivano investiti i miei risparmi... Ma ormai è troppo tardi. Ho lavorato una vita per ritrovarmi al punto di partenza! Mai un giorno tranquillo c'è stato, in vita mia, mai!
Ma non rinnego i miei sentimenti: risposerei Angus mille volte, sia chiaro, ma con la consapevolezza che certe scelte si pagano.
Però non ho tradito nessuno: Lilibet sa tutto, io sono solo un canale di comunicazione, un altro incarico per il bene della Corona e del Regno Unito. 
E i frutti si vedono già adesso.
Londra resterà la sede del Consiglio Ristrettostasera Ravensbourne Mansion è l'ombelico del Mondo>>
Aveva ragione William Gull: Sotto l'epidermide della Storia moderna scorrono le vene di Londra.
Jessica inarcò le sopracciglia:
<<Ma allora è Sua Maestà ad aver scelto voi come rappresentate "ufficioso", non il duca Albedo>>
La principessa annuì:
<<Ma è ovvio! E' una decisione di Sua Maestà. Ricordati Jessica: Lilibet sa sempre tutto, sempre! E' come l'Occhio della Provvidenza! 
E a quanto pare si fida più di me che di mio fratello.
Io mi limito a eseguire gli ordini, non prendo iniziative>>
Jessica sorrise.
E' per questo che Lilibet e Alexandra sono intramontabili.
Ovunque andasse Lilibet, mezzo passo indietro c'era la cugina, presente, ma cercando di non dare troppo nell'occhio, e regalando a tutti quel suo sorriso cordiale, che si estendeva agli occhi. 
Lady Ogilvy era per Lilibet ciò che Lady Fermoy era stata per Lizzie Bowes-Lyon.
Alexandra era lentamente subentrata al posto di Margaret nel cuore della Regina.
Sempre al suo fianco, sempre presente, fin dalla più tenera età, per una vita intera.






Prima di congedarsi Alexandra le disse:
<<I miei fratelli e i miei cugini... non sarebbero poi così male, se non si scendesse in profondità nelle loro vite, ma è così difficile rimanere superficiali quando si ha a che fare con gente come loro>>
Jessica sorrise e le fece la riverenza volentieri, perché Alexandra se la meritava.

Dopo che l'onorevole lady Ogilvy ebbe preso congedo, subentrò suo fratello Edward, il Duca di Kent, con la sua faccia volpina e rubizza e il suo corpo scheletrico.
Jessica ripeté la riverenza, ma con molto meno entusiasmo: 
<<Altezza>>
Il Duca di Kent le baciò la mano:
<<Tra noi non c'è bisogno di formalità, Jessica. Volevo solo complimentarmi per il tuo fidanzamento. Hai accalappiato un ottimo partito. E lui ti scodinzola dietro come un cagnolino. 
Ah, le raffinatezze dell' "insegnamento profondo"! Sarei curioso di sapere quanto è stato profondo, in pollici o centimetri, l'insegnamento di Lorenzo>>
Jessica lo fissò con un misto di disprezzo e commiserazione:
<<Credo che il tuo deretano lo sappia molto meglio di me, Eddie. E non farmi dire di più. 
Parliamo di cose serie piuttosto: mi pare che il Consigliere non gradisca molto la tua compagnia, stasera>>
Kent non sembrava né offeso, né preoccupato:
<<Non è per questo che don Fernando è stato rapido. Il mio ruolo è diverso da quello di Alexandra. Mia sorella ha sempre delle novità. Io no: la Gran Loggia d'Inghilterra è completamente sotto controllo. Purtroppo non si può dire la stessa cosa dell'Aristocrazia Nera, ma questa dovrebbe essere di tua competenza>>
Jessica sapeva dove Sua Altezza voleva andare a parare:
<<Io non ho alcun incarico, al momento. E non ho ancora aderito a nessuna fazione.
I miei nonni si sono tenuti a debita distanza. 
Se poi a Roma c'è qualcuno che vuol fare di testa sua, io non c'entro>>
Kent sorrise:
<<Come mai Lorenzo non ti ha chiesto di intervenire? Potresti fare molto, con tutte le tecniche che conosci...>>
Jessica ignorò l'allusione e si mantenne imperturbabile:
<<Il Maestro Monterovere non ha bisogno del mio intervento, almeno per ora. La situazione è... come hai detto riguardo alla Gran Loggia? Ah, sì... perfettamente sotto controllo>>
A quel punto intervenne Lorenzo Monterovere in persona:
<<Eddie, non vorrai monopolizzare l'attenzione di lady Jessica?>>
Edward Windsor, Duca di Kent, riservò a Lorenzo un sorriso sprezzante:
<<Oh, ecco Sua Signoria Lorenzo Monterovere, Conte di... di che cosa? Aiutatemi a ricordare!>>




Lorenzo gli riservò il "sorriso zen" che gli Iniziati sfoderavano quando qualcun altro diceva o chiedeva cose stupide:
<<Sei un po' troppo su di giri, stasera, Eddie, e non ne hai alcun motivo, a parte il tasso alcolemico. Perciò chiudi il becco e ascoltami bene.
Il Consigliere Albedo non condivide affatto il tuo ottimismo riguardo alla Gran Loggia. 
Le sue fonti dicono che molti Liberi Muratori hanno manifestato perplessità riguardo al Programma Genetico. 
Sappi che anche il precedente Duca di Ravensbourne aveva le stesse perplessità, ma questo non è più un problema. 
Spero che tu abbia afferrato il concetto.
Il nuovo Duca è completamente devoto alla nostra causa>>
Kent non sorrideva più:
<<Anche mio padre era completamente devoto alla Causa, però Albedo ha permesso che Churchill si sbarazzasse di lui silurando il suo aereo. La devozione non basta più da molto tempo... tu e Albedo pretendete la schiavitù, a meno che Jessica non venga a convincerci di persona... in tal caso...>>
Lorenzo lo afferrò per un braccio, con una presa d'acciaio e assunse l'espressione più minacciosa che aveva nel suo repertorio:
<<Lascia - stare - Jessica!  Sono stato chiaro? 
E riguardo a tuo padre, sai benissimo che il suo problema era il voler prendere troppe iniziative autonome. La questione di Rudolf Hess andava gestita in un altro modo. Ma questa ormai è acqua passata. 
Pensa piuttosto a fare bene il tuo dovere e a non tirare troppo la corda.
Il Consigliere Albedo non è indulgente quanto me>>
Il principe si inchinò, mostrando di aver capito perfettamente chi tra loro teneva il coltello dalla parte del manico.
Jessica sorrise al suo Maestro:
<<Grazie, Lorenzo. Sei un vero cavaliere, e siete rimasti in pochi ormai. Vedo che persino le Altezze Reali si inchinano al tuo cospetto. 
Ma Edward ha detto quello che tutti gli altri membri del Consiglio pensano di me. 
Ai loro occhi, nel migliore dei casi, io sono solo un prototipo.
Mi chiamano J-1, ti rendi conto?>>
Lorenzo sapeva bene a cosa si riferiva la sua allieva prediletta:
<<Tu sei l'Originale, Jessica. Non dimenticarlo mai. E' un grande onore che abbia
.no scelto te>>
Jessica non ne era del tutto convinta:
<<Ancora non riesco a crederci. Mi guardo allo specchio e mi chiedo: perché io? Perché non hanno scelto una più bella? Ci sono donne intelligenti anche tra quelle con un naso meno pronunciato del mio>>





Il Maestro sorrise:
<<Prima di tutto tu sei bella e il tuo naso è aristocratoco. 
In secondo luogo la bellezza è sopravvalutata. Una persona può anche essere bella, ma se il mondo fosse cieco, quante persone riuscirebbe a sedurre?>>
Jessica sorrise, ma le sue sopracciglia erano aggrottate:
<<Io sono al massimo da 7. E solo dopo una giornata di restauro, selezionando le foto venute bene,
Se il mondo fosse cieco eccetera è un periodo ipotetico dell'irrealtà inserito in una domanda retorica apprezzabile come battuta, ma che non cambia di una virgola la mia invidia verso le ragazze più belle.
E spero di non udire mai uscire dalla tua bocca quell'espressione di stucchevole banalità che è "bellezza interiore", perché potrei reagire in maniera violenta, e ti ricordo che conosco il kung-fu e il karate>>
Lorenzo era compiaciuto dall'umorismo di Jessica:
<<Non sia mai!>>
Jessica decise di rivelargli una cosa che aveva scoperto da poco:
<<Le mie memorie ancestrali si stanno risvegliando. Una in particolare, quella di Bessie Warfield, di cui mio nonno era il figlio segreto. 
Sai, credo di averlo sempre saputo, forse perché le somiglio, sotto molti aspetti, soprattutto quando lei aveva la mia età.





Wallis Bessie Warfield Spencer Simpson, Duchessa di Windsor.
Avrei dovuto immaginarlo.
Tu l'hai conosciuta?>>
Lorenzo annuì:
<<Sì e posso dire che tu sei molto migliore di lei, sotto tutti i punti di vista. Ma il suo profilo genetico era prezioso, per questo il tuo bisnonno la sedusse, a Pensacola, in Florida, quando era ancora nubile.
E ad essere sinceri, se mai è esistito del male in lei, fu Francis George Burke-Roche a evocare questo male, impartendole l'insegnamento profondo>>
Jessica sospirò:
<<Sedurre usando quelle tecniche è come barare al gioco. E' immorale, e poi non c'è gusto>>
Il Maestro capiva le implicazioni di quella constatazione:
<<E infatti non dovrai più farvi ricorso. Ci penseranno le altre, se e quando ce ne sarà bisogno.
Tu hai delle doti estetiche e intellettive che seducono senza bisogno di barare.
E riguardo al concetto astratto di bellezza, consentimi di raccontarti un mio ricordo.
Io alla tua età invidiavo mio fratello Francesco, perché era alto, longilineo, ben proporzionato e aveva un volto che univa l'autorevolezza di mio padre e la grazia di mia madre.
Però era imbranato e pasticcione, e doveva fare uno sforzo terribile per nascondere questo alle ragazze, che comunque se ne accorgevano. E allora il suo aspetto diventava irrilevante: doveva comunque trovare altri argomenti, e ne era in grado, essendo un uomo intelligente, colto e molto intuitivo nel comprendere ed affrontare le situazioni imprevedibili>>
Jessica annuì:
<<La famosa "intuizione premonitrice". Il talento dei Monterovere, che è anche il loro tormento, come le "memorie ancestrali" e tutto il resto. Se Roberto dovesse unire a questo la conoscenza dei Misteri, non potrebbe mai più avere un solo istante di felicità>>
Lorenzo ne era consapevole:
<<Credo che sarà così comunque vadano le cose. Roberto non è nato per essere felice, e che Atar mi perdoni per il ruolo che ho avuto e che avrò nella sua vita, dal concepimento in avanti.
Del resto, chi l'ha detto che gli uomini siano a questo mondo per essere felici? 
Ci possono essere momenti di allegria, di piacere, e anche lunghi periodi di equilibrio e di serenità. Il resto è solo un'illusione creata da attimi di dimenticanza, così brevi da lasciarci più tristi di prima.
La serenità è la vera conquista del saggio>>
Jessica era perplessa:
<<Non credo che mi abituerò mai a quest'idea>>
Il Maestro sorrise alla sua allieva prediletta:
<<Mia cara, si fa l'abitudine a tutto, anche al continuo peggioramento di ciò che era già ai limiti della sopportazione>>
Jessica rise:
<<Questa me la segno! La mia collezione di battute intelligenti ha bisogno di essere aggiornata>>




Le loro risate si interruppero quando la sagoma del Consigliere si delineò davanti a loro:
<<Verba vana aut apta risui non loqui>> dichiarò Albedo, ma poi il suo cipiglio si spianò: <<Era una battuta, naturalmente. Il senso dell'umorismo è una delle doti che contraddistinguono l'uomo dagli altri esseri viventi, ed è uno dei pregi che ho sempre apprezzato di più.
Anche per questo la mia scelta è ricaduta su di te, Jessica>>
Lei abbassò gli occhi, non voleva che Albedo le leggesse nel pensiero
<<Spero che questa scelta stia dando buoni frutti. Intendo dire...>>
Il Consigliere troncò subito la frase:
<<So cosa intendi dire! E la risposta è sì, il che conferma, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che la genetica è la chiave di tutto. Il linguaggio della creazione, se mi è concessa questa metafora.
Ma resto comunque convinto dell'importanza del contesto, specie quello familiare, anche se non sempre l'influenza di questo contesto è da considerarsi interamente positiva, almeno secondo i miei canoni>>
Jessica non riuscì a mascherare il suo disagio:
<<Devo ancora abituarmi al pensiero... vorrei sapere almeno come stanno le mie...>>
Albedo inarcò le folte sopracciglia:
<<Stanno molto bene! Vedi, mia cara ragazza, al contrario di quel che si potrebbe pensare, io sono un "creatore" benevolo: mi faccio vedere spesso, ogni mia "creatura" può parlare con me, faccia a faccia, subito, e chiedermi ciò che le serve per stare meglio, con la sicurezza che io le risponderò a voce, in maniera chiara e diretta, e le fornirò un rimedio che agli occhi di un comune ricercatore scientifico apparirebbe inspiegabile e miracoloso, tranne naturalmente per chi lavora alla Tessier-Ashpool, il nostro gioiello della corona.
Come vedi, gli scrupoli morali di tua madre erano infondati. Nessuna mia "creatura" si è mai lamentata, nessuna ha neppure lontanamente pensato che la vita possa essere un male, e tutto questo per un motivo ben preciso: io sono un "creatore" presente, tangibile, premuroso, pronto a rispondere alle loro preghiere, capace di risolvere i loro problemi, in questa vita.
Non chiedo atti di fede, non ce n'è bisogno.
Saranno loro stesse a dirtelo, e accadrà molto presto>>
Jessica non poté fare a meno di pensare che persino Albedo, con tutto il suo potere, doveva comunque rendere conto a qualcuno:
<<E' strano che tutto questo parta dal Fuoco>>
Lorenzo le rivolse uno sguardo ammonitore.
Il Consigliere però sorrise:
<<Il Fuoco non è soltanto distruzione. Il Sole è fatto di fuoco, eppure lo associamo a qualcosa di positivo. Dal Fuoco viene il Calore, viene la Luce e dalla Luce viene la Vita>>
Lorenzo annuì vigorosamente e recitò il Credo di Atar:
<<Benedetti siano il Fuoco la sua Fiamma, possa il loro passaggio purificare il mondo>>






Albedo approvò con grande vigore:
<<E' ciò che presto accadrà, e poi costruiremo un'umanità migliore per rendere questo mondo un posto migliore. 
Il Grande Disegno che da tremila anni portiamo avanti potrà realizzarsi nell'arco della prossima generazione. E io ci sarò, a costo di diventare un cyborg: è un termine ancora sconosciuto, lo usiamo alla Tessier-Ashpool per un essere umano potenziato da elementi artificiali.
Tua madre preferiva quella strada, alla clonazione. Io le ho portate avanti entrambe.
Abbiamo atteso per molto tempo, ma presto potremo dire anche noi: monumentum exegi aere perennius>>
E con questo si congedò.
Jessica sentì crescere un profondo odio verso il Consigliere, che aveva ucciso tante persone in nome di un disegno alquanto discutibile.
Lorenzo se ne accorse:
<<Lui sa che tu lo odi. Non può impedirtelo, e io non ci ho nemmeno provato.
Ma imparerai che l'odio può essere dolce, e pieno di gentili attenzioni, e l'amore può essere aspro, e segnato da profonde ferite
Imparerai che l'amico può dimenticarti, mentre il nemico non lo farà mai. 
L'amico può tradirti, il nemico ti resterà coerentemente fedele, perché tu dai un senso alla sua esistenza, fornendogli un obiettivo da perseguire
L'amico troverà nuovi amici con cui stare, ma il nemico non disperderà facilmente energie cercando altri nemici: preferisce averne uno solo per volta, e in certi casi uno solo per tutta la vita>>