giovedì 4 maggio 2017

Vite quasi parallele. Capitolo 63. Il fallimento del Banco Ambrosiano travolge i fratelli di Ettore Ricci

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La "Bancaccia" Rurale Romagnola era controllata dal Banco Ambrosiano, che navigava in pessime acque da molti anni, tanto da indurre Ettore Ricci a vendere tutte le sue azioni e spostare tutti i suoi risparmi presso altri istituti.
Aveva persino fatto trasferire altrove il nipote Goffredo Papisco, che era finalmente diventato direttore di filiale in una sede della Cassa dei Risparmi di Carpinello.
Ettore aveva anche cercato, inutilmente, di convincere i fratelli Aristide e Alberico a seguire il suo esempio:
<<Dovete spostare subito i vostri capitali. I miei informatori mi dicono che il fallimento del Banco Ambrosiano è ormai inevitabile>>
Aristide, però si era intestardito:
<<Senti Ettore, se permetti, io ho informatori più affidabili. Mio genero, il Senatore Leandri, ha garantito che Calvi può contare sull'appoggio dello Ior, ed è stato lo stesso monsignor Marcinkus a esprimere la massima disponibilità. E poi naturalmente c'è la garanzia da parte di Sindona, e di tutti i pezzi grossi che sono in contatto con lui. 
Per questo io non solo non vendo, ma ho deciso di comprare molte azioni del Banco, che adesso sono sottovalutate, ma presto varranno il doppio>>
Ettore aveva perso la pazienza:
<<E' una follia, anzi, peggio, è una stupidaggine! Se tu non fossi un mio socio in affari, potrei anche infischiarmene della sorte dei tuoi soldi, ma purtroppo non è così. Per questo ti dico che non devi fidarti di gente come Calvi, Marcinkus e Sindona: sono troppo compromessi con la mafia, con la massoneria e con chissà quali altre magagne>>
Aristide insisteva:
<<Ma il Senatore Leandri mi ha detto...>>
<<E falla finita con quell'idiota di Leandri! E' solo capace di darsi delle arie da grand'uomo, ma in realtà non conta un ca...>>
<<Non ti permetto di permetto di parlare così di mio genero! La tua è solo invidia, perché le tue figlie non hanno sposato uomini importanti!>>
Ettore prese Aristide per il bavero della camicia:
<<Lascia stare le mie figlie! E non azzardarti a tornare qui a battere cassa quando finirai con le pezze al culo!>>
<<Staremo a vedere, Ettore, chi rimarrà con le pezze al culo! Io diventerò più ricco di te!>>
Detto questo, Aristide Ricci si spolverò le spalle della giacca e se ne andò con aria oltraggiata, sbattendo la porta.
<<E tu, Alberico, da che parte stai?>>
Il terzo fratello Ricci, perennemente confuso, non voleva far dispiacere a nessuno degli altri due:
<<Be', senti, Ettore, io porterò via un po' di obbligazioni>>
<<Obbligazioni? Non ti basterebbero per campare un anno, se il Banco fallisse! Devi vendere tutto!>>
<<Be', io, ecco... ci penserò>>
<<Pensaci in fretta, Alberico, perché se poi rimarrai anche tu col cerino in mano, non sarò certo io a tirarti fuori le castagne dal fuoco. Intesi?>>
Alberico annuì, poco convinto, e se ne andò ciondolando, in ciabatte.
Ettore si rivolse allora a sua sorella Adriana:
<<Ma cos'ho fatto di male per avere come fratelli due coglioni del genere?>>
<<Il guaio di noi Ricci è che manchiamo di moderazione, come nostra madre ci faceva spesso notare>>
<<Nostra madre, mia cara sorella, diceva anche che ci vuole moderazione in tutto, compresa la moderazione stessa. E quando si ha a che fare con Aristide e Alberico, ogni moderazione diventa un eccesso>>
Aveva ragione nel giudicare così i suoi fratelli e i fatti lo dimostrarono.
Il "castello di carte" dell'Ambrosiano crollò alla fine del 1981 con la scoperta della loggia P2 che lo proteggeva
Ettore Ricci lo annunciò al resto della famiglia nel Salotto Liberty:
<<Mentre voi stavate a guardare il matrimonio di Carlo d'Inghilterra, che tra l'altro ha avuto la pessima idea di sposare una donna che si chiama come mia moglie, io seguivo la politica e la finanza! Queste sono le cose che contano!>>
Diana aveva colto solo la prima parte del discorso:
<<E' Diana Spencer ad aver fatto il più grande errore della sua vita>>
La contessa madre Emilia, col un bicchiere di Porto in mano, cercò di fare da paciere:
<<A ciascuno il suo. A noi donne le cose frivole e a voi uomini le cose noiose>>
Ettore, rivolto ai nipoti, dichiarò:
<<Fabrizio, Alessio e Riccardo, tenete bene a mente la morale di questa storia: chi non è sempre perfettamente informato riguardo alla politica e alla finanza, alla fine resta con le pive nel sacco>>
Avrebbe usato una terminologia più fiorita, se non si fosse rivolto a dei bambini.
In ogni caso, la Grande Storia si abbatté sulla Piccola Storia di Casemurate come un uragano.
 Il 18 giugno 1982 il presidente Roberto Calvi venne ritrovato impiccato sotto un ponte di Londra.
Quattro giorni dopo la misteriosa morte del banchiere, il ministro del Tesoro Beniamino Andreatta, su proposta della Banca d'Italia allora guidata da Carlo Azeglio Ciampi, dispose lo scioglimento degli organi amministrativi dell'istituto. Sul Banco gravava un buco finanziario di 1.200 miliardi di lire.
Il 6 agosto 1982 il  Banco Ambrosiano venne messo in liquidazione
Per quanto la previsione di Ettore Ricci fosse stata precisa, quest'ultimo non ebbe motivo di rallegrarsene, perché comunque, con la rovina dei suoi fratelli, che erano anche suoi soci, la famiglia Ricci ne usciva danneggiata sia nel patrimonio che nel buon nome.
Il 14 agosto 1982, dopo alcuni giorni di disperata ricerca di creditori, Aristide Ricci si sparò un colpo alla tempia, ponendo fine alla sua vita.
Alberico fuggì all'estero con i pochi soldi che gli rimanevano, per evitare l'umiliazione di assistere al pignoramento di tutti i suoi beni.
Si cercò di mettere a tacere lo scandalo, ma la gente continuò a parlarne per anni.
Ettore Ricci manteneva il timone di una nave che stava perdendo i pezzi.
Due soci importanti erano venuti meno, e i loro capitali avevano lasciato un enorme deficit di bilancio.
Pur non avendo subito perdite dirette, Ettore Ricci usciva comunque fortemente indebolito da quella vicenda.
Non diede comunque a nessuno la soddisfazione di vederlo inquieto o rattristato. Rimase quello di sempre e confidò a suo nipote Riccardo:
<<Se c'è una lezione che Diana mi ha insegnato è quella di saper perdere con eleganza>>
Molti avvoltoi gli giravano intorno, e branchi di lupi.
E a questo proposito c'era un altro insegnamento da impartire al suo nipote ed erede:
<<In una lotta tra lupi non vince il più grosso, ma quello più affamato>>




mercoledì 3 maggio 2017

Vite quasi parallele. Capitolo 62. Com'era verde la mia valle

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Ettore Ricci, a settant'anni suonati, si divertiva ancora a fare scherzi alla moglie e alla suocera. Per esempio, quando alla sera guardavano la televisione nella Salotto Liberty, lui si alzava e poi, con uno scatto furtivo, spegneva il televisore e si dileguava, lasciando le due donne attonite nel buio.
Diana tirava un cuscino di seta nella sua direzione e poi, rivolta alla madre novantacinquenne:
<<Non dimenticare, mamma, che sei stata tu a volere che lo sposassi>>
La contessa vedova Emilia, il cui tasso alcolico nelle vene, a quell'ora tarda, era particolarmente elevato, si limitava a qualche vaga espressione che poteva significare tutto e il contrario di tutto.
Altre volte aggiungeva una risposta destinata a rimanere nella memoria dei presenti:
<<Lo so, figlia mia. Averti indotta sposare Ettore è stata una cosa imperdonabile, ma volte bisogna fare cose imperdonabili per sopravvivere>>
Diana, che non aveva mai esitato a definire la vita "una fregatura", si chiedeva spesso:
<<E ne è valsa la pena? Nei miei settant'anni di vita ho imparato che una gloriosa sconfitta è meglio di una vittoria deludente>>
La contessa vedova cercava allora di controbilanciare il discorso:
<<Forse non ti importerà il giudizio della tua vecchia madre novantacinquenne, ma il tuo sacrificio ha permesso alla nostra famiglia di ritrovare il benessere di un tempo, e questa è una vittoria gloriosa, di cui tutti ti rendono merito.
E i nostri discendenti, guardando le nostre fotografie, ci ringrazieranno per aver garantito loro di crescere in una grande famiglia>>

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<<Non lo so>> rispose Diana a sua madre <<Dietro ai miei sorrisi e allo sfarzo della casa Orsini, c'è una storia di guerre, di lutti, di lacrime e di cuori infranti
Valeva la pena pagare un prezzo così alto? Non sono ancora in grado di darmi una risposta e
a volte mi chiedo, mamma, se tu provi i miei stessi sensi di colpa nei confronti di Isabella e di Augusto. A volte io faccio fatica a convivere con me stessa, per aver fatto finta di non vedere. E tu? Tu ci riesci?>>
L'anziana matriarca rispose:
<<Non lo so, ma questo è un mio fardello, e mio soltanto.  
Tu non ne hai colpa.
Tu devi pensare al presente, Diana, e devi ammettere che senza Ettore questa casa diventerebbe un mortorio
Io ho novantacinque anni e mi resta poco filo da tessere, ma tu incominci solo ora a inoltrarti nella vecchiaia, e credimi, è meglio affrontare questa età avendo ancora a fianco il proprio sposo.
Potrà avere tutti i difetti di questo mondo, ma fintanto che ci sarà lui, tu ti sentirai al sicuro.
Ricordati di ciò che sto per dirti.
Sarà sempre meglio avere lui al tuo fianco, piuttosto che vedere questa grande casa riempirsi di vuoto>>
Diana non era d'accordo:
<<Io non sono al fianco di nessuno: un cerchio non ha fianchi. E a riempire il vuoto di questa casa ci saranno sempre i miei nipoti>>
La vecchia Emilia non ne era convinta:
<<I tuoi nipoti? Non mentire a te stessa, Diana. Ora sono bambini e adorano la campagna, ma davvero pensi che, quando cresceranno, vorranno rimanere in questo posto dimenticato da Dio?>>
Diana, che aveva sempre la risposta pronta, replicò in maniera lapidaria:
<<Proprio perché è dimenticato da Dio, questo posto è meglio degli altri>>
Dopo simili risposte da parte della figlia, a ora tarda, la contessa vedova era solita mandar giù il "bicchiere della staffa" e poi congedarsi, appoggiandosi ad un meraviglioso bastone di malacca con pomello d'argento.
A quel punto subentravano i nipoti.
Riccardo era il più sollecito nel rassicurare Diana:
<<Non preoccuparti, io non ti lascerò mai, perché tu sei una nonna speciale. Nessuno dei miei amici ha una nonna così bella ed elegante, così diversa dalle persone comuni. Io e te staremo sempre insieme>>
In quella frase c'era una promessa che andava oltre i confini del tempo, persino oltre i confini della morte. 

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Lei capiva e sorrideva:
<<Quando incomincerai ad andare a scuola avrai meno tempo per stare qui. E forse anche meno voglia. Mia madre Emilia ha ragione>>
Lui scuoteva il capo:
<<No, la bisnonna Emilia ha torto. Dice così perché le sue nipoti se ne sono andate via, ma io non farò come mia madre. Io preferisco stare qui con te piuttosto che a Forlì>>
Diana scuoteva la testa:
<<Ma a Forlì ci sono i tuoi genitori, i tuoi amici...>>
Riccardo non aveva dubbi:
<<Io sto meglio qui. Non ci voglio tornare in quel condominio di matti!>>
Diana rideva:
<<Ma anche qui a Villa Orsini siamo tutti matti, cosa credi? In fondo ognuno è pazzo a modo suo>>
Riccardo insisteva:
<<Io resterò qui per sempre, te lo prometto>>
Sua nonna sospirava:
<<Qualcuno ha detto che le promesse degli uomini sono scritte nell'acqua. O forse erano le promesse delle donne? Direi, le promesse in generale... anche se, naturalmente, so che tu sei sincero. Ma è meglio che impari fin da piccolo a non fare promesse che non sei sicuro di poter mantenere>>
<<Ma io sono sicuro!>> protestò il bambino.
Diana cercò di nascondere la commozione:
<<Lo so. Quello che sto cercando di dirti è che non dovrai mai sentirti in obbligo di sacrificare la tua vita per il bene della tua famiglia. Di solito le nonne insegnano il contrario, ma come hai detto tu stesso, io non sono una nonna come le altre>>
Lui incominciava a comprendere già allora il suo spirito di sacrificio e la dedizione totale alla famiglia, e li ammirava a tal punto che il suo esempio contava molto di più delle parole.
Fu anche per questo che quella sera non disse altro e si limitò ad abbracciare Diana, promettendo a se stesso che avrebbe sempre seguito il suo esempio e avrebbe fatto tutto il necessario per mantenere vivo il ricordo di lei.

martedì 2 maggio 2017

Tolkien's world art

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'Upon the very Eve of Midsummer, when the sky was blue as sapphire and white stars opened in the East, but the West was still golden and the air was cool and fragrant, the riders came down the North-way to the gates of Minas Tirith ... and last came Master Elrond, mighty among Elves and Men, bearing the sceptre of Annúminas, and beside him upon a grey palfrey rode Arwen his daughter, Evenstar of her people.
And Frodo when he saw her come glimmering in the evening, with stars on her brow and a sweet fragrance about her, was moved with great wonder, and he said to Gandalf: 'At last I understand why we have waited! This is the ending. Now not day only shall be beloved, but night too shall be beautiful and blessed and all its fear pass away!''

JRR Tolkien: The Lord of the Rings: The Return of the King: Book VI, Chapter 5: The Steward and the King


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Finrod Felagund sings for the mortals (that's my bae)<<this is one of my favorite stories, and I think this is the best depiction I've seen of it:

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Fingon by niyochara:

fingolfin fingon:

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Commission: Melian and Thingol by AlaisL on deviantART. Thingol was 9 feet tall! How did those dwarves kill him?:

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