Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
martedì 15 dicembre 2015
Celebrian, la moglie di Elrond
Celebrian, figlia di Celeborn e Galadriel, sposò Elrond durante la Seconda Era e gli diede tre figli, di cui due maschi, i gemelli Elladan ed Elrohir, ed una femmina, Arwen.
Nel 2509 T.E. Celebrían stava viaggiando verso Lórien, quando venne attaccata dagli Orchi al Passo Cornorosso; la sua scorta fu dispersa e lei venne rapita e portata via.
I suoi figli gemelli Elladan e Elrohir la inseguirono e la trassero in salvo, ma quando riuscirono a raggiungerla Celebrian aveva già sofferto terribili torture ed era stata ferita con un'arma avvelenata.
Fu riportata a Imladris, ed Elrond riuscì a guarire fisicamente, ma perse ogni interesse ed amore per la Terra di Mezzo, e per questo l'anno seguente prese la decisione di partire e, dopo aver salutato il marito ed i tre figli, si recò ai Rifugi Oscuri, veleggiando verso Valinor.
I suoi figli gemelli Elladan e Elrohir la inseguirono e la trassero in salvo, ma quando riuscirono a raggiungerla Celebrian aveva già sofferto terribili torture ed era stata ferita con un'arma avvelenata.
Fu riportata a Imladris, ed Elrond riuscì a guarire fisicamente, ma perse ogni interesse ed amore per la Terra di Mezzo, e per questo l'anno seguente prese la decisione di partire e, dopo aver salutato il marito ed i tre figli, si recò ai Rifugi Oscuri, veleggiando verso Valinor.
lunedì 14 dicembre 2015
Celeborn e la sua storia d'amore con Galadriel
Celeborn (pronuncia: /ˈkɛleborn/) è un nome Sindarin, composto da celeb ("argento") e dal suffisso -orn ("albero") e significa quindi "albero d'argento".
Nato nel Doriath, figlio di Galadhon (figlio a sua volta di Elmo, fratello di Thingol), fu uno dei principi della famiglia reale dei Sindar.
Melian | Thingol | Olwë | Elmo | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Beren | Lúthien | Galadhon | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Galathil | Galadriel | Celeborn | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Dior | Nimloth | Elrond | Celebrían | (Amroth)[1] | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Aragorn | Arwen | Elladan e Elrohir | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Eldarion | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Re dei Regni Uniti (Arnor e Gondor) |
Durante un viaggio nel regno di Nargothrond, presso Finrod, figlio di Finarfin, conobbe la sorella di lui Galadriel, principessa dei Noldor, considerata la più nobile delle dame elfiche.
Galadriel, che aveva precedentemente rifiutato numerosi corteggiamenti da parte degli Alti Elfi Noldor, rimase affascinata dal principe Celeborn dei Sindar e dalla magia del regno del Doriath.
La relazione tra Celeborn e Galadriel non era ben vista né dal padre di lui, che non aveva perdonato i Noldor per il furto delle navi di Alqualonde e lo scontro sanguinoso che ne era derivato, né dai fratelli di lei, che consideravano i Sindar come una popolazione inferiore.
Galadriel trovò comunque un sostegno in Melian la Maia, regina del Doriath, e in sua figlia Luthien.
Alla fine re Thingol accettò che il nipote Celeborn si fidanzasse con Galadriel, essendo lei in parte di sangue Telerin, tramite sua madre Earwen di Alqualonde.
Fu così che Celeborn e Galadriel si sposarono, a metà della Prima Era, e vissero la prima parte della loro vita matrimoniale presso la corte di Thingol e Melian, facendo la conoscenza di Luthien e Beren e dei loro discendenti.
Dopo la morte di Thingol, trovarono ospitalità nei Porti Grigi, alle bocche del Sirion, presso signore Círdan il Timoniere Nessuno dei due partecipò mai alla guerra contro Angband, fortezza di Morgoth: si ritirarono al di là degli Ered Lindon, prima della distruzione del Beleriand, alla fine della Prima Era.
Per i primi tempi dimorarono sul lago Evendim, a nord della futura Contea, vicino ad Annúminas. Lì, tra il 350 e il 400, nacque Amroth, loro unico figlio maschio, la cui sorte drammatica è narrata in alcuni racconti incompiuti.
Nel 700 si recarono a est fondando il regno di Eregion, e presero contatto con gli Elfi dell'Anduin, i Nandor di Lothlorien, lontani congiunti di Celeborn, a quel tempo dislocati in una superficie boschiva che si estendeva su entrambe le rive per alcune decine di miglia e comprendeva anche Dol Guldur.
Capitò che Sauron riuscisse a circuire i fabbri dell'Eregion, primo tra tutti Celebrimbor, fino a che questi, presa coscienza dell'errore, si ribellarono. Celebrimbor diede alla Dama Nenya, uno dei Tre Anelli degli Elfi.
Dopo la distruzione dell'Eregion ad opera di Sauron, Celeborn e Galadriel si rifugiarono a Gran Burrone (o Imladris), dove strinsero una solida amicizia ed alleanza con Elrond.
Quando il Re Supremo Gil-Galad chiamò a raccolta i principi elfici, per combattere il potere crescente di Sauron, Celeborn seguì Elrond ed Oropher in battaglia.
Dopo battaglia di Dagorlad, che vide la temporanea sconfitta di Sauron e la fine della Seconda Era,
Celeborn e Galadriel si recarono a Lothlorien.
All'inizio abitarono a Cerin Amroth, un luogo così chiamato in memoria del loro figlio ucciso dagli Orchi.
Successivamente, dopo che i Nandor di Lothlorien offrirono loro la Corona di Lothlorien, in cambio della Protezione dell'Anello di Diamante e dei suoi magici poteri (che rendevano inattaccabile il regno), Celeborn e Galadriel fecero costruire la meravigliosa reggia arborea di Caras Galadhon.
Durante la Terza Era, Celeborn e Galadriel governarono con grande saggezza il regno di Lothlórien.
Fu allora che la loro figlia Celebrían andò in sposa di Elrond,
Nel prossimo post sarà raccontata la storia di Celebrian, la moglie di Elrond.
Parodie fantasy
Neanche John Lennon avrebbe potuto immaginare un mondo senza Ditocorto
La sesta stagione
Gendry
Vacanze di Natale
I "bei tempi" di Lord Tywin
Amore fraterno
Le rosse
Villains
In realtà Draco nutriva una passione segreta per le ragazze di famiglia "babbana" ed Hermione un'inconfessabile attrazione per i Serpeverde "purosangue"...
Friendzone
Lo sguardo di Hermione
I calcoli di Silente
Little Smaug
Elfico
Tranquilli, ci pensa Saruman! Di lui ci si può fidare!
Gli ammonimenti inascoltati di Boromir
Le frasi memorabili di Theoden
La mia vettura preferita
Dialogo in elfico tranne quando servirebbe
Obi Wan Kenobi?
Pronti al veglione con Thranduil?
domenica 13 dicembre 2015
Gli Iniziati di Estgoth. Capitolo 25. La Valle di Alfarian
Una valle.
Forse l'ultima valle, per la speranza degli uomini.
Altissime, maestose montagne, dalle vette pietrose, circondate da nubi.
Alberi e alberi e ancora alberi, fino all'orizzonte, come mai se ne erano visti.
E foreste assolate, e verde intero sereno. Qui adesso cammineremo, prima che finisca l'estate.
Il volto di Waldemar si illuminò e, per la prima volta dopo tanto tempo, si concesse un sorriso di pura gioia.
Il suo sguardo aveva un'espressione quasi divertita, come se volesse dire:
"avete visto, uomini di poca fede?"
Le facce di tutti gli altri, nessuno escluso, erano rimaste attonite, come se una magia le avesse trasformate in statue di sale.
Era la prima volta che vedevano il Nuovo Mondo.
Non avevano potuto vedere nulla, prima, perché erano arrivati di notte, di soppiatto, nei sotterranei, come ladri.
Avevano dormito e si erano sfamati.
E finalmente, le porte esterne del castello di Alfarian erano state aperte.
Valeva la pena aspettare la luce del giorno, sotto quel Nuovo Sole.
Quelle facce parevano domandarsi anche: "Perché proprio a lui tutto questo è stato rivelato? Perché solo lui ha la chiave?"
E lui ripensava alle parole che qualcuno disse qualche millennio prima: beati i miti, perché erediteranno la terra.
Sollevò il braccio destro ed indicò l'orizzonte:
<<Percorreremo la Valle verso sud, seguendo la via che costeggia il fiume Leth, fino alla sua confluenza col Dhain, nella grande pianura, poi torneremo indietro.
Potete vedere come la vegetazione sia molto simile a quella delle nostre Alpi. Simile, ma non identica. E' compito di questa missione studiare attentamente il suolo, il clima, la flora, la fauna e naturalmente la civiltà degli Svartalfar, i cui villaggi sono stati avvertiti del nostro prossimo passaggio.
Come potete vedere la temperatura è piuttosto mite, perché qui siamo in piena estate, ma d'inverno questi luoghi, anche a causa dell'altezza, diventano piuttosto freddi.
Approfondiremo anche questo discorso più avanti.
Ora procediamo: ci fermeremo tra non molto per i primi rilevamenti, ma ora immergiamoci in questa nuova realtà!>>
Poi, rivolto al Consigliere Albedo e al Generale Leonenko, dichiarò:
<<Fate in modo che nessuno si accorga delle armi che portate indosso. Non ce ne sarà alcun bisogno, almeno non in questa prima escursione>>
Greta Van Garrett si avvicinò a Waldemar e gli parlo sottovoce:
<<Andando a sud volteremo le spalle al nemico. Ci ho riflettuto: potrebbe essere pericoloso. E poi, potremmo approfittare di questa occasione per valutare meglio, da vicino, le forze di Gothian. Dovremmo andare a nord, avvicinarci al confine di quel luogo che terrorizza tutti. Dobbiamo mostrare che noi non abbiamo paura. Forse così gli Svartalfar capirebbero meglio che possiamo aiutarli contro i vampiri di Gothian...>>
Waldemar scosse il capo:
<<Comprendo il vostro ragionamento e le vostre preoccupazioni, ma vi prego di credermi: non c'è pericolo, per il momento.
E dico questo non solo perché non ho avuto premonizioni al riguardo, ma anche perché so che il Signore Gothar si è impegnato con gli altri Immortali a non spostare le sue forze al di là del circolo polare. Non userà la forza, ma l'inganno.
Ciò che ho previsto è che tenterà di seminare seminare discordia tra noi.
Io so quando scatterà la trappola e vi garantisco che ancora non è il momento.
In ogni caso, non sarò certo io ad attaccare per primo. Ora dobbiamo concentrare la nostra attenzione nel conoscere bene il territorio e i suoi abitanti>>
Lei parve vagamente delusa. ma l'obbedienza militare prevalse:
<<Se lo dite voi, Milord, vi credo>>
Waldemar sorrise e parlò con una cordiale energia, insolita in lui:
<<Fidatevi di me! So che può sembrare assurdo, ma io sono qui proprio per questo: la mia utilità maggiore consiste nelle Premonizioni.
C'è un tempo per tutte le cose, Greta. Tenete sempre a mente la saggezza dell'Ecclesiaste>>
La sua mente andò al passo che tante volte aveva ripetuto in silenzio.
C'è un tempo per nascere e un tempo per morire,un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
Un tempo per uccidere e un tempo per guarire,un tempo per demolire e un tempo per costruire.
Un tempo per piangere e un tempo per ridere,un tempo per gemere e un tempo per ballare.
Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
Un tempo per cercare e un tempo per perdere,un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
Un tempo per stracciare e un tempo per cucire,un tempo per tacere e un tempo per parlare.
Un tempo per amare e un tempo per odiare,un tempo per la guerra e un tempo per la pace.
Waldemar riteneva che quel passo fosse nel contempo poetico e fortemente significativo.
<<Un tempo per la guerra e un tempo per la pace. Ora è tempo di pace>>
Greta era una donna molto intelligente e sensibile, eppure, per quello che Waldemar aveva potuto intuire leggendo le sue emozioni, gli sembrava restia ad accettare e ad accogliere il valore poetico o filosofico della parola. In effetti in molti, anche tra i migliori, c'era un rifiuto verso quel tipo così particolare di comunicazione e di condivisione, perché solo di quello si trattava, mai di vana ostentazione.
Lei osservava il cielo di quel nuovo mondo, ed il suo sguardo oscillava continuamente tra il sud che si apriva alle pianure e il nord, dove le nubi perenni coprivano quel luogo che terrorizzava tutti.
Waldemar cercò di parlare con gentilezza:
<<Voi siete medico e biologo, prima ancora che soldato e immagino che preferiate la prima attività alla seconda, poiché è meglio soccorrere qualcuno piuttosto che ucciderlo.
Verranno purtroppo i tempi della guerra, ma è meglio non desiderare che inizino prima del dovuto. Ora dedichiamo le nostre energie alla scoperta di questo luogo. Osserviamone i prodigi.
E studiamolo, poiché la conoscenza del proprio territorio e dei propri alleati è la prima tra le armi più potenti.
Quanto al futuro, preferisco per ora non rivelare altro. Ad ogni giorno basta la sua pena>>
Si sentiva pervadere dallo spirito profetico e dalle parole messianiche.
Ora che sei giovane ti cingi le vesti da solo, e vai dove vuoi, ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà, e ti porterà dove tu non vorrai.
Scacciò quei pensieri. Non poteva condividere con nessuno il tormento del futuro.
Greta gli rivolse un'occhiata perplessa da sopra gli occhiali da sole e gli disse, a bassa voce:
<<Mi torna in mente una cosa che Virginia disse di voi, l'ultima volta che la incontrai ad Hollow Beach>>
Waldemar drizzò subito le antenne:
<<Ah sì, e cosa vi disse?>>
Lei sospirò:
<<Posso parlare con sincerità?>>
Lui socchiuse gli occhi:
<<Entro i limiti che la nostra situazione professionale consente>>
Era un avvertimento a non allargarsi troppo.
Greta preferì osare, come era nel suo carattere:
<<Virginia disse che a parole predicavate la pace e la mitezza, ma che dentro di voi vi sentivate in competizione con gli altri, e spesso nutrivate risentimento, e rabbia, persino.
Ora io mi chiedo: qual è la verità? Chi è il vero Waldemar?>>
Lui le rivolse uno sguardo imperscrutabile:
<< Non mi sento in competizione: ognuno fa la sua strada. Io sono soddisfatto di quello che sono, davvero! Certo, la rabbia è un'emozione primaria che non si può evitare, e quando la reprimiamo può trasformarsi in risentimento, ma c'è una cosa di cui, nel mio piccolo, vado fiero, e cioè che non sono mai stato io il primo ad aprire le ostilità.
Forse perché so che ognuno di noi ha le sue contraddizioni, e i suoi conflitti interiori. Nessuno escluso. E scommetto che persino voi, dietro alla vostra durezza e determinazione, nascondete un animo sensibile>>
Lei accennò un vago sorriso:
<<Dicono che voi sappiate leggere nel pensiero, e forse quello che intuite su di me può avere un qualche fondamento. Ma a prevalere è decisamente il mio lato pragmatico. Le parole su di me non hanno troppa presa>>
Waldemar le lanciò un'occhiata divertita:
<<Allora non ne aggiungo altre e vi auguro buon lavoro! Ci attende una giornata molto faticosa!>>
Ma il suo pensiero fu un altro:
Non tutte le parole sono chiacchiere. Alcune veicolano un significato profondo, la parte migliore della nostra condizione umana: ciò che ci rende diversi dagli altri animali.
Ciò per cui qualcuno ha deciso che, nonostante tutto, meritiamo di essere salvati.
<<Un tempo per la guerra e un tempo per la pace. Ora è tempo di pace>>
Greta era una donna molto intelligente e sensibile, eppure, per quello che Waldemar aveva potuto intuire leggendo le sue emozioni, gli sembrava restia ad accettare e ad accogliere il valore poetico o filosofico della parola. In effetti in molti, anche tra i migliori, c'era un rifiuto verso quel tipo così particolare di comunicazione e di condivisione, perché solo di quello si trattava, mai di vana ostentazione.
Lei osservava il cielo di quel nuovo mondo, ed il suo sguardo oscillava continuamente tra il sud che si apriva alle pianure e il nord, dove le nubi perenni coprivano quel luogo che terrorizzava tutti.
Waldemar cercò di parlare con gentilezza:
<<Voi siete medico e biologo, prima ancora che soldato e immagino che preferiate la prima attività alla seconda, poiché è meglio soccorrere qualcuno piuttosto che ucciderlo.
Verranno purtroppo i tempi della guerra, ma è meglio non desiderare che inizino prima del dovuto. Ora dedichiamo le nostre energie alla scoperta di questo luogo. Osserviamone i prodigi.
E studiamolo, poiché la conoscenza del proprio territorio e dei propri alleati è la prima tra le armi più potenti.
Quanto al futuro, preferisco per ora non rivelare altro. Ad ogni giorno basta la sua pena>>
Si sentiva pervadere dallo spirito profetico e dalle parole messianiche.
Ora che sei giovane ti cingi le vesti da solo, e vai dove vuoi, ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà, e ti porterà dove tu non vorrai.
Scacciò quei pensieri. Non poteva condividere con nessuno il tormento del futuro.
Greta gli rivolse un'occhiata perplessa da sopra gli occhiali da sole e gli disse, a bassa voce:
<<Mi torna in mente una cosa che Virginia disse di voi, l'ultima volta che la incontrai ad Hollow Beach>>
Waldemar drizzò subito le antenne:
<<Ah sì, e cosa vi disse?>>
Lei sospirò:
<<Posso parlare con sincerità?>>
Lui socchiuse gli occhi:
<<Entro i limiti che la nostra situazione professionale consente>>
Era un avvertimento a non allargarsi troppo.
Greta preferì osare, come era nel suo carattere:
<<Virginia disse che a parole predicavate la pace e la mitezza, ma che dentro di voi vi sentivate in competizione con gli altri, e spesso nutrivate risentimento, e rabbia, persino.
Ora io mi chiedo: qual è la verità? Chi è il vero Waldemar?>>
Lui le rivolse uno sguardo imperscrutabile:
<< Non mi sento in competizione: ognuno fa la sua strada. Io sono soddisfatto di quello che sono, davvero! Certo, la rabbia è un'emozione primaria che non si può evitare, e quando la reprimiamo può trasformarsi in risentimento, ma c'è una cosa di cui, nel mio piccolo, vado fiero, e cioè che non sono mai stato io il primo ad aprire le ostilità.
Forse perché so che ognuno di noi ha le sue contraddizioni, e i suoi conflitti interiori. Nessuno escluso. E scommetto che persino voi, dietro alla vostra durezza e determinazione, nascondete un animo sensibile>>
Lei accennò un vago sorriso:
<<Dicono che voi sappiate leggere nel pensiero, e forse quello che intuite su di me può avere un qualche fondamento. Ma a prevalere è decisamente il mio lato pragmatico. Le parole su di me non hanno troppa presa>>
Waldemar le lanciò un'occhiata divertita:
<<Allora non ne aggiungo altre e vi auguro buon lavoro! Ci attende una giornata molto faticosa!>>
Ma il suo pensiero fu un altro:
Non tutte le parole sono chiacchiere. Alcune veicolano un significato profondo, la parte migliore della nostra condizione umana: ciò che ci rende diversi dagli altri animali.
Ciò per cui qualcuno ha deciso che, nonostante tutto, meritiamo di essere salvati.
sabato 12 dicembre 2015
Iscriviti a:
Post (Atom)