martedì 9 agosto 2016

Alpha-Omega. Capitolo 1. Il secolo XXII e l'Ordine Economico Universale






 <<Dicevano: “Padre Nostro che sei nei cieli”. Poi si convinsero che i cieli fossero
                                    vuoti>>

   Nayan, Considerazioni preliminari sul caso Alpha-Omega

 

Capitolo I

      L’uomo seduto dietro la scrivania dimostrava a malapena trent’anni, ma ciò non significava nulla: la chirurgia estetica poteva mantenere intatta la giovinezza fino a tarda età, per i membri dell’Oligarchia, e la loro vita arrivava tranquillamente ai due secoli.
Gracile, pelle chiara, quasi diafana, occhi grigi, capelli biondi, lineamenti stucchevolmente dolci del viso, quasi femminei, così appariva agli occhi dell’altro che lo osservava.
Tutto falso!
Ma era risaputo che quella scelta non era stata decisa soltanto per motivi estetici.
 E’ che gli conviene mascherare dietro una faccia d’angelo la sua vera natura.
Sì, quell’indole astuta e subdola che induceva gli interlocutori sprovveduti ad abbassare la guardia e tradire le emozioni.
Ma io non sono sprovveduto… forse.
Questi erano i pensieri dell’uomo che era stato convocato nell’ufficio del Maestro John R. Marfol, membro del Consiglio Supremo dell’OEU, l’Ordine Economico Universale.
L'altro uomo sapeva che i difetti di Marfol erano ben altri, e comunque nessuno era esente da colpe, soprattutto se faceva parte dell'Ordine.
In fondo, anche io non sono proprio “autentico”…
Lo ammise a se stesso con un certo rammarico, come fosse una debolezza, una frivolezza estemporanea, aver speso i crediti dei suoi primi stipendi per costruirsi un corpo alto e atletico, un viso affascinante e un profilo nobile. Non aveva ben chiaro perché l’avesse fatto: forse voleva compensare con ciò le manchevolezze del proprio carattere?
Non è una bugia, è più che altro una mezza verità, ma il vero mentitore non dice bugie, dice solo mezze verità.
E comunque non era una frivolezza.
No, quell’aspetto spavaldo, un po’ ribelle, con la folta chioma corvina da eroe Azteco, era una forma di comunicazione e persino di provocazione, una delle poche consentite, a quei tempi.
Nel tempo della menzogna universale, dire la verità è un atto rivoluzionario.
       Pensieri pericolosi.
«Thomas Ariston!» esclamò Marfol con quella sua insopportabile voce vellutata da bravo ragazzo «o posso ancora chiamarti Tom in onore dei bei tempi dell'università?»
Ariston accennò un sorriso freddo e lievemente ironico:
«Bei tempi…sì… soprattutto per te…e io posso ancora chiamarti per nome ora che sei nel Gran Consiglio?»


«Ovvio! La nostra amicizia non è stata dimenticata! Anzi, ho grandi progetti per te!»
Ariston si sentì raggelare.
Ma quale amicizia? Senz’altro sta per rifilarmi l’ennesima fregatura.
Avrebbe voluto sbuffare, ma si trattenne e assunse un atteggiamento cauto e impassibile, come avrebbero voluto quelle mummie dei docenti dell’Università dell’OEU.
Si erano conosciuti lì, ma John Marfol non era mai stato un vero amico, solo un conoscente, e nemmeno particolarmente simpatico. Un tipo con l’innata predisposizione a sfruttare sempre le occasioni a suo vantaggio!
Oh, certo tale dote gli è stata d’aiuto nella sua fulminante carriera.
Però gli farei un torto a non riconoscere che era intelligente e intuitivo.
 Anche se a volte gli sembrava che la differenza tra intelligenza pratica e opportunismo fosse quasi impercettibile.
 E’ per questi pensieri che sono ancora al più basso livello della carriera?
Forse era anche per via di un residuo di emotività, che nella mente di Thomas Ariston era sopravvissuto ai condizionamenti psicologici dell’OEU.
Certo in passato si era comportato in modo poco diplomatico, aveva commesso lievi infrazioni al Codice OEU, ma niente di irreparabile.
In fondo il Codice era talmente restrittivo da rendere impossibile rispettarlo alla lettera.
Mentre era stata considerata inopportuna, ai piani alti dell’Oligarchia, la sua simpatia per le idee “keynesiane e identitarie” dal Maestro Abraham Yeras,  portavoce della minoranza nel Supremo Consiglio e leader dell’ “opposizione interna”, a malapena tollerata entro un’ Oligarchia da sempre guidata dalla coalizione “liberista e globalista”.
Etichette troppo generiche, certo, ma evocative di un conflitto passato che l’Oligarchia voleva far dimenticare.
Non era comunque quello il momento di pensare alla politica: specie con un personaggio di quel calibro davanti a lui.
Marfol,  l’enfant prodige dell’OEU…


L’OEU! Questo nome riesce sempre a farmi rabbrividire!

 Un regime? Forse, ma bisognava ammettere che l’Ordine Economico Universale era l'unica istituzione amministrativa che manteneva ancora una qualche parvenza di ordine sulla Terra, dopo i devastanti eventi di fine del XXI secolo.
Sorto appena in tempo per salvare, con la tecnologia, una Terra sovrappopolata, devastata dall’inquinamento e dalle guerre e prosciugata di risorse vitali, era riuscito a imporsi dopo un mezzo secolo di caos, quando si era riusciti a trovare un compromesso tra i “poteri forti” per evitare la catastrofe.
Inizialmente si era trattato di un grande consorzio oligopolista di ricchissime holding transnazionali, ma col tempo si era burocratizzato, persino ritualizzato.
Il titolo di Maestro! Una “ sopravvivenza” di antiche mitologie?
 In fondo l’OEU era la Nuova Massoneria nata dall’unificazione di tutte le logge sopravvissute agli anni del Grande Cataclisma.

Nel XXI secolo c’era stato uno scontro epocale fra tre grandi centri di potere:
la Massoneria, l’Ordine degli Iniziati e l’Islam.

Gli Iniziati erano spariti misteriosamente, così come gran parte della popolazione sotto il loro dominio.
L’Islam era invece venuto a patti con la Massoneria ed aveva fondato insieme a lei l’Ordine Economico Universale, che governava ciò che rimaneva del pianeta Terra dopo il Grande Cataclisma, e le colonie che erano state create sulla Luna e su Marte agli inizi del XXII secolo.

Per entrare a far parte dell’OEU si doveva superare una durissima (e costosissima) selezione operata dall’Università Globale.  L’appartenenza all’Ordine dei Maestri laureati era vincolata al superamento di un Esame finale e al rispetto di un rigido Codice di comportamento.
La loro Assemblea Generale esprimeva la fiducia al Supremo Consiglio di Amministrazione, che i membri dell’opposizione chiamavano “la Cupola dell’Oligarchia”. Era una accusa di mafiosità morale, più che legale.


Il bello è che non dispiace nemmeno a loro esser chiamati così.
Ufficialmente però la stragrande maggioranza dell’Assemblea condivideva una ideologia neoliberista ed era coordinata da una alleanza tra Maestri di etnia per lo più anglosassone, araba, indiana e cinese.
Li chiamano “anglo-asiatici”. Che fantasia…

Al vertice c’era il Grande Maestro Venerabile Theodor D. Orcfeller, Presidente dell'Ordine, il quale, ormai, con i suoi 215 anni di età e il non più arrestabile decadimento fisico e mentale, non faceva più paura a nessuno.


 La lotta per la successione era incominciata da decenni, e aveva raggiunto livelli estremi. Il Supremo Consiglio era dilaniato: le varie correnti della maggioranza si contendevano il potere senza esclusione di colpi.
Ormai l’Oligarchia si era spaccata in vari tronconi, ma il più forte era ancora quello “istituzionale” della temutissima Vicepresidente Mary Ann Ripley, la “lady di ferro”.


 Il suo alleato e confidente principale era nientemeno che il Maestro Consigliere Marfol.
 Il più giovane ed agguerrito membro del Consiglio.
Eccolo lì, Marfol, sul suo “trono”, pronto a dettar legge.


La sua attenzione era rivolta al foglio digitale su cui scorreva il curriculum vitae di Ariston.

«Ummm… sì, beh…in fondo è discreto… anche se un Maestro con le tue capacità avrebbe potuto fare molto di più»
La frase non fu gradita da Ariston.
Sai benissimo perché non ho fatto di più!
Lo fissò con durezza, ma Marfol non gli prestò la minima attenzione.
«Avresti dovuto essere più ricettivo al condizionamento psicologico, e poi… perché intestardirsi a fare il contestatore “keynesiano-identitario”? Posso capire quando avevi vent’anni, ma adesso…di questi tempi…non è il caso!»
Ariston incominciava ad annoiarsi. Perché Marfol non veniva al dunque?
Lui parve leggergli nel pensiero.
«Ma io ti conosco, ti vedo: sei orgoglioso, permaloso, aggressivo e desideroso di riscatto»
Punto sul vivo!
      Perché hai sempre ragione, Marfol?
      I Maestri Psicologi avevano lavorato bene con lui.
«Ognuno ha i suoi difetti» riprese Marfol in tono neutro «ma ti voglio dare l’opportunità di dimostrare quanto vali con un incarico che farà la tua e la mia fortuna e richiederà intelligenza, preparazione e lealtà.»
Quando loda, c’è da tremare.
«Sentiamo!»

«Hai mai sentito parlare della Alpha-Omega Investiment Corporation
      Ariston rimase impietrito.
 «Mi prendi in giro? Non si parla d’altro negli ambienti che contano!»

«Già…» Marfol manteneva il suo atteggiamento distratto, sempre con gli occhi sul foglio digitale: forse controllava le quotazioni della Borsa Globale, ma era nota la sua capacità di fare molte cose allo stesso tempo
Ariston però riteneva offensivo quel modo di fare, e la sua voce tradì una certa irritazione.
 «A quel che ho sentito, nessuno è mai uscito vivo quando è andato a mettere il naso negli affari della Alpha-Omega»

«Può essere…»
Sempre più distratto.
Maledizione Marfol, guardami negli occhi quando mi parli!
Ariston arricciò il naso senza più nascondere il disappunto.
 «E tu mi vuoi mandare così allo sbaraglio?»
Arfol per la prima volta sorrise, con quell’aria disarmante da fanciullo:
«Ma avrai le spalle coperte, amico, non temere… ho progettato tutto nei dettagli»
«Perché proprio io?»

«Sei l’uomo adatto!»

Ariston sorrise.
Sì, a farsi ammazzare!
      «Senti John…»
Aveva perso la pazienza, ma l’altro lo prevenne:
«Niente ma! Ascoltami prima!»
«Ti chiedo solo come puoi fidarti di me, dati i miei trascorsi… le mie simpatie politiche…»

«La Alpha-Omega è lontanissima dalle posizioni di Yeras. Più la conoscerai, più ti convincerai che va fermata, per questo tu sarai il mio referente e renderai conto solo a me!»
Che arroganza! Ariston lo trovava sempre più insopportabile.
Il “mio” referente…sono una sua pedina, nient’altro…
Lo fissò con occhi cupi, carichi di rabbia, poi scrollò il capo.
 «E chi mi garantisce che quando non ti sarò più utile non mi farai fuori?»

«Non essere paranoico, Tom! I miei metodi saranno anche discutibili, ma non sono un assassino, almeno non con chi mi è stato leale! E comunque questo incarico è un ordine che ti rivolgo da superiore gerarchico. Non puoi sottrarti» precisò Arfol.

«Conosco il Codice»
Sì, lo conosceva bene, dopo che era stato varie volte spedito in qualche inospitale sede periferica, con un cosiddetto "incarico di punizione".
      «Cosa c'è sotto questa faccenda della Alpha-Omega?»

«È quello che devi scoprire! Poi ti spiegherò i dettagli…»

«E tu cosa ci guadagni?»

«Mi sembra evidente! La carica di Grande Maestro dell'OEU, al posto del mio più temibile avversario, il Presidente della Alpha-Omega, Charles Louis Correnson»


Ariston fu percorso da un tremito. Il solo pronunciare il nome di Correnson metteva paura…si raccontavano cose terribili sul suo conto.
Gli occhi di Marfol scintillavano.
Ariston conosceva bene quel luccichio: lo stesso dei tempi all'Università, prima di passare ogni esame col massimo dei voti, con sinergia assoluta di preparazione e astuzia.
Marfol, l’invincibile!
Mai un cedimento, una debolezza, una crisi. Era l’ambizione personificata: se non avesse avuto la smania di potere nella mente, l’avrebbe avuta nel cuore. Era di quelle persone disposte a servire per anni pur di poter fare servi altri uomini.
All’inizio Ariston lo aveva disprezzato, ma poi gli aveva fatto pena, perché in fondo non era felice: ogni successo che otteneva, invece che appagarlo, lo spingeva ad ottenere qualcosa di più. Per questo, nonostante la carriera, Marfol era sempre insoddisfatto, bramoso di qualcosa che non aveva.
Ariston increspò le labbra in un sorriso:
Ammettilo, John: il Maestro Correnson ti fa ombra!
Ecco, era questo il punto: Marfol aveva trovato un osso più duro di lui, sulla sua strada. E per la prima volta la sua nave fortunata rischiava il naufragio, perché prima o poi, nella vita, si fa sempre naufragio.
E mi farai andare a fondo con te!
Ma non poteva rifiutare, o sarebbe finito per l’ennesima volta in una landa desolata con un “incarico di punizione”, e questa volta per sempre!
      Marfol pareva leggergli nel pensiero.
 «Il tuo silenzio vale come assenso. Procediamo, allora. Tu conosci le caratteristiche essenziali della Alpha-Omega…»

«Ovviamente!»
Chi non conosce la Alpha-Omega?
Quella sigla rappresentava la holding capogruppo di un immenso impero economico, nato dal consorzio di milioni di piccoli imprenditori, ma il cui pacchetto azionario era ormai da tempo controllato dalle eredi del miliardario Hans Van Garrett. Le mitiche ereditiere!
Amanda ed Emily Van Garrett , rispettivamente moglie e cognata del Maestro Correnson.
La Alpha-Omega controllava le più grandi corporation della Terra, tra cui la Energy Holding, la Banca Dracon, la General Telematics e la General Aero-Space Travelling Corporation (GASTAC), monopolista dei trasporti verso la Colonia della Luna, la Colonia di Marte e la Base Spaziale dell’OEU.
La famosa scalata finanziaria con cui la Alpha-Omega aveva conquistato il pacchetto di controllo della GASTAC era stata un'impresa epica, entrata ormai nella leggenda. 
Numerose indagini della Authority Garante del Mercato erano state compiute circa l'origine dei capitali di quell'operazione mastodontica e ognuna si era conclusa con lo stesso verdetto: i denari provenivano dal regolare consorzio di milioni di piccoli e onesti imprenditori, valorizzati dalle enormi doti imprenditoriali di Amanda Van Garret.

«Bene, tutto ciò che sai è falso» dichiarò Marfol.
Ariston annuì:
«Lo sospettavo»

«Vedi che sei l’uomo giusto? Hai intuito anche tu che c’è una colossale menzogna che nasconde molti segreti»
Ariston cercò di non udire il tono condiscendente dell’altro e venne al punto centrale della questione: «Hai le prove?»
Marfol assunse un’aria ancor più saccente.
«Sono dieci anni che studio il dossier sulla Alpha-Omega!»
Poi si guardò intorno furtivamente, pur sapendo la stanza era del tutto isolata dal mondo esterno.
«Ci sono vari indizi. Primo…» e sollevò il pollice della mano destra con determinazione «la Alpha-Omega è nata in seguito a un improbabile piano di terraformazione di Marte, quando fu fondata la Colonia, più di vent’anni fa. Ora, non so se ti ricordi che c’era collegata una iniziativa scientifica per la ricerca di eventuali forme di vita»

«Sì, e non si è mai trovato niente a parte qualche microbo!»

«E’ vero, però se mai trovassero qualcosa di più…e per caso fosse utilizzabile per scopi non leciti…. di sicuro non ce lo verrebbero a dire!»

«Tu sospetti…»

«Io so per certo che da circa vent'anni su Marte c'è una costosissima iniziativa di scavi paleontologici molto costosa, patrocinata dal consorzio Ilio, il cui maggiore socio, la Alpha-Omega, guarda caso da una decina d’anni sta conquistando l’economia globale. Ora io mi chiedo, dove trovano tutti i soldi necessari per finanziare nel contempo le scalate e la Ilio? E poi, come fanno le Van Garret e Correnson a giustificare agli occhi degli altri azionisti lo sperpero di miliardi di crediti globali buttati in quelle ricerche…»
Ariston annuì.
Ora capisco dove vuoi arrivare, vecchia volpe!
«La Security ha mai ispezionato le cave?»

«Sì, varie volte, ma non hanno trovato nulla di irregolare»

«E allora dov'è il problema?»

«Il problema è che le indagini furono fatte solo sette anni dopo l'inizio degli scavi, troppo tempo!»

«E in tutto questo tempo gli elementi compromettenti possono essere stati rimossi»

«Esatto» annuì Marfol con soddisfazione.
 Poi, alzando l'indice e il pollice, proseguì:
«Secondo punto! La personalità di Correnson presenta molti lati oscuri» e fissò Ariston con aria misteriosa.
«Pensaci bene… Charles Louis Correnson, nato a Parigi, nell’anno 2102, in una famiglia benestante molto eccentrica; pessimo studente all'Università Globale, diventa Maestro col minimo punteggio, solo grazie a raccomandazioni; incapace di svolgere anche i più banali compiti, è confinato sulla Colonia di Marte con un “incarico di punizione”, vedi caso proprio al progetto Ilio, come Sovrintendente OEU ai Beni Culturali, settore che notoriamente non interessa a nessuno, nel Consiglio.
Ma a questo punto improvvisamente cambia tutto: fa carriera e riesce a sposare l’ereditiera Amanda Van Garret e, assieme a lei, costruisce un impero economico che conquista in pochi anni il mercato, e con mezzi in apparenza corretti ed esemplari.
Molti hanno detto che sia stato il matrimonio con la Van Garret a cambiarlo in meglio, ma io non ci credo. Correnson non è tipo da farsi manovrare da una donna, fosse anche una Van Garret! E poi per quale ragione una ereditiera tanto desiderata avrebbe dovuto sposare un fallito come Correnson? Cosa aveva Correnson che gli altri pretendenti non avevano?
No… non ridere, questa è una cosa seria. Correnson, essendo Sovrintendente per conto dell’OEU, era in quel contesto anche la massima Autorità di Vigilanza e Amanda aveva bisogno di legarlo a sé per impedire che rivelasse al Supremo Consiglio qualche segreto che scottava, magari collegato alla famosa miniera Ilio»


Ariston sospirò.
Che mente contorta!
Comunque quei dubbi erano legittimi.
«Se anche tu avessi ragione, sarebbe impossibile scoprire qualcosa di concreto contro di lui»

«Per anni ho pensato anch'io che fosse così, ma ora sono emersi elementi nuovi»
Ariston inarcò le sopracciglia.
«Vedi… una settimana fa è deceduto il direttore scientifico del Progetto Paleontologico “Ilio”, il Professor Lazarus Irving. Ebbene poche ore dopo la sua morte mi è arrivato per email questo… e premette un tasto dal suo computer da polso.
Comparve l'ologramma, a grandezza naturale, del Professore, agonizzante, su una poltrona "sanitaria". Parlò con voce flebile:
«Ho taciuto per vent'anni, fino all'ultimo, perché le minacce che mi erano state rivolte dalla Alpha-Omega mi facevano rabbrividire. Ma ora che un amico mi ha dato l'antidoto al loro veleno, che chiamano elisir, e mi restano poche ore di vita, ho deciso di rivelare tutta la verità sulla miniera Ilio, su quello che scoprimmo e che consegnammo alla Alpha-Omega, e sui motivi del successo di Correnson…». Un infermiere robot si avvicinò e gli praticò una iniezione, dopo la quale il Professore morì, rimanendo con gli occhi vitrei e la bocca spalancata.  
L'ologramma si interruppe.

«Omicidio» commentò Ariston.

«Già, ma qualcuno si è preoccupato di farci avere il filmato… e lo sai da chi proveniva l'email?»

«Da una sede della Alpha-Omega?»

Marfol annuì compiaciuto.
«Dalla sede centrale! Sai come succede in questi casi… anche loro hanno una spia interna, un traditore!»
“Anche loro”! E chi sono i traditori dell’OEU?
       Marfol non parve notare l’espressione dubbiosa di Ariston.
«Ovviamente la fonte vuole rimanere anonima»

«Ha paura…e io pure! Senti John, mi stai mandando al macello!»

«Avrai le spalle coperte, è nel mio interesse che tu non fallisca. E poi ti darò un incarico di prestigio con conseguente crescita di grado: sarai il Maestro Superiore Thomas Ariston, Amministratore delegato e Direttore Generale della Spotlight Company, un'azienda che commercia in carburanti ed energia con la Colonia di Marte. E' una delle poche ancora non controllate da Correnson: per questo mi aspetto che i suoi dirigenti ti faranno una "corte" spietata per comprarla. E’ la nostra esca per entrare in rapporti con loro. Tu all'inizio mostrati freddo, poi lasciati convincere a collaborare con loro e ad inserirti nella loro cerchia: farete una società. Poi ti infiltrerai nei ranghi della Alpha-Omega e scoprirai qualcosa di molto interessante, ne sono sicuro»

«E chi ti dice che non potrei fornire poi le informazioni al Maestro Yeras»

«Me lo dice il fatto che ti terrò costantemente sotto controllo, con ogni mezzo…e tu sai di quanti mezzi posso disporre…»
La sua voce assunse un tono metallico.
Non ci fu bisogno di proseguire oltre nella minaccia.
Si alzò in piedi e questo significava che il colloquio era finito.
Il tempo era già stato sufficientemente lungo per giustificare agli occhi degli osservatori di palazzo l'incontro con un ex-compagno di studi, e sufficientemente breve per evitare che qualcuno potesse pensare che in quell'incontro fosse stato detto qualcosa di rilevante.














Ancient Trees







Angel Oak Tree (1500 years old), South Carolina.





The boabab tree in S Africa....over 2000 yrs old. Known as the tree of life...:



















lunedì 8 agosto 2016

Woods and forests

























.deviantART:

Faerie Glen, Isle of Skye, Scotland:











Gli Iniziati di Estgoth. Capitolo 64. Lady Helena e Virginia in viaggio verso Balmoral







Nel ripercorrere i luoghi in cui era stata felice in gioventù, lady Helena Waldemar sentiva un vuoto, nel petto, dove un tempo c'era stato il suo cuore.
Per non dare nell’occhio, lei e Virginia Dracu avevano deciso di viaggiare in un’automobile noleggiata, alternandosi alla guida.
Si trattava di un lungo viaggio verso nord, in direzione delle Highlands scozzesi, dove si trovava il Castello di Balmoral, la residenza estiva preferita della regina Elisabetta II del Regno Unito, di cui lady Helena era stata per molti anni dama di compagnia.
L'idea di quel viaggio era di Virginia, ma lady Helena aveva convenuto con lei che, almeno per quanto riguardava il Varco di Britannia, fosse opportuno avere la Corona dalla propria parte.

<<La tempesta incombe. Una tempesta che mai si è vista dai tempi dell'ultima guerra mondiale. E' giusto che la Regina sia avvertita. Glielo devo, dopo tutto quello che ha fatto per me.
Quando ero ancora adolescente, la mia famiglia, i Richmond, era finanziariamente rovinata. E sai cosa fece mio padre, l’illustre Conte di Richmond?
Niente.
Assolutamente niente.
Del resto, era l’unica che sapeva fare. Non fare niente.
Mia madre, pur essendo italiana di nascita, apparteneva all’Aristocrazia Nera, e il suo matrimonio rientrava in quello che poi, soltanto molto tempo dopo, avremmo scoperto essere il Programma Genetico degli Iniziati.
Il capo dell’Aristocrazia Nera, all’epoca, era lord Henry Oakwood, Duca di Albany.
Fu lui a presentarmi alla Regina e a chiederle di ammettermi tra gli ospiti fissi di Buckingham Palace, di Windsor e di tutte le altre residenze reali, secondo le disposizioni di Sua Maestà.
Elisabetta mi accolse senza indugio, chiamandomi “cara cugina”, come avviene soltanto tra parenti carnali del Sangue Reale, e mi disse: “Questa è anche la tua casa, poiché nelle tue vene scorre il sangue dei Re, e finché io avrò vita e sarò sul trono, nessun membro del Sangue Reale vivrà mai in ristrettezze”.
Mi salvò dalla rovina e mi offrì una vita che neanche in sogno avrei mai potuto immaginare.
Gli anni trascorsi alla Corte di Sua Maestà sono stati i migliori della mia vita.
In quegli anni spensierati mi dimenticai del mio debito col Duca di Albany e con l’Aristocrazia Nera, ma loro non si dimenticarono di me, e quando fui in età da marito, organizzarono il mio fidanzamento con Frederick Waldemar.
Dopo il matrimonio, trascorsi la vita a ripagare il mio debito, come moglie e madre amorevole, benché sia il marito che il figlio si fossero rivelati molto diversi da ciò che inizialmente avevo sperato.
Del resto, la mia felicità non rientrava nel Grande Disegno degli Iniziati.
Ho imparato a stare al mio posto e proprio quando avevo perso ogni speranza, ho scoperto che mio figlio era il Predestinato.
Ora mi chiamano Reverenda Madre, ma io non dimentico chi è stato mio benefattore quando ero sul lastrico>>

Virginia era incuriosita da quel racconto e dalla insolita loquacità di lady Helena:
<<Dicono che tu sia stata d’aiuto alla Regina, durante l’ “annus horribilis” dei Windsor, nel 1992>>


<<La Regina sapeva delle mie sofferenze di moglie e di madre e mi convocò, forse perché qualcuno le aveva detto che io avevo sempre sopportato ogni delusione con molta dignità.
 Ai tempi della separazione del Principe e della Principessa di Galles, la Regina era solita confidarsi con me, perché conosceva le mie tribolazioni di madre.
 Un giorno mi disse:Diana vuole essere amata dal popolo. E’ una moda delle nuove generazioni e temo che prenderà piede. Io però appartengo alla vecchia scuola. Mia nonna, la compianta regina Mary, diceva sempre che l’amore era una forma di vanità, una frivolezza inutile. Non puoi mangiarlo, l’amore. Non puoi comprarci un cavallo, né puoi usarlo per riscaldare le sale del tuo castello in una notte fredda”. 



Dopo la morte di Diana, la regina fu costretta a renderle omaggio e a fingere di essere più simile a lei. Ma in cuor suo non l’ha mai perdonata, né ha mai perdonato la famiglia Burke-Roche per avere favorito in tutti i modi il matrimonio di Diana col Principe di Galles. Non rivolgerà mai più la parola a lady Glynis o a lady Isabel, ma con te è diverso. La regina sa chi sei e cosa rappresenti. 
Elisabetta sa tutto, degli Iniziati non dimenticarlo. Non cercare di nasconderle niente. 
Lei è super partes, ma suo cugino è il capo della Massoneria, e non è certo amico degli Iniziati,

Quando mio figlio tornò da quella maledetta guerra in Iraq, dove aveva rischiato la vita, fu lei stessa a conferirgli l’investitura di cavaliere. Gli aveva persino concesso l’onore di compiere la veglia nella cappella di San Giorgio, proprio qui, a Windsor. L’investitura avvenne a Buckingham Palace. Roman era ancora così giovane, un ragazzo ai miei occhi. Ma quando Elisabetta gli pose la spada sulla spalla e gli disse: “Alzati, Ser Waldemar”, lui divenne finalmente un uomo, ai miei occhi. Eppure ogni tanto mi trovo a rimpiangere il ragazzo che lui era. Certo, mio figlio vive ancora, anche se lontano, ed è diventato un uomo importante, eppure ciò che mi manca di lui è il ragazzo che era stato. Quel ragazzo è morto. Sì, non c’è niente di più morto del ragazzo che era stato>>

<<Ma allora io chi ho conosciuto? L’uomo o il ragazzo?>>

<<Quel poco che rimaneva in lui dell’adolescenza lo hai ucciso tu, Virginia. Ma anche questo era destino. Facciamo tutti parte di un disegno che è molto più grande di noi, e faremo bene a ricordarlo, quando parleremo con la Regina>>

<<Fino a che punto possiamo contare sulla sua comprensione? Dicono che sia una donna fredda, insensibile…>>

Lady Helena scosse il capo:
<<E’ una maschera che si è autoimposta fin da bambina. Una volta mi confidò di non aver mai desiderato la corona. L’abdicazione di suo zio fu un trauma, e la morte precoce di suo padre fu un trauma ancora maggiore>>

<<Una maschera, d’accordo, ma come faremo a capire dove finisce la donna e inizia la maschera? Quali indicatori distingueranno l’amichevole vecchietta Lilibeth Windsor da Sua Maestà Elisabetta II, Per Grazia di Dio Regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, Protettrice del Reame e Difensore della Fede?>>


<<Bisogna guardare i suoi occhi, Virginia. Gli occhi sono la misura di ogni essere umano che li abbia sani. Compresa Elisabetta II. Se in qualche modo brillano, è Lilibeth. Se invece sono opachi e remoti, allora è la Regina>>

<<La conosci così bene?>>

<<Con me si è sempre confidata. Mi ha raccontato molte cose, anche riguardo a eventi accaduti quando era giovane. Aveva vent'anni, alla fine della seconda guerra mondiale. Ne aveva vissuto la minaccia, specie quando Londra fu bombardata. Lei operava nella Croce Rossa, a contatto con i feriti e con il dolore. Mi disse: “Ognuno reagisce a modo suo di fronte alle avversità. Alcuni le combattono in maniera diretta, come faceva mia madre. Altri cercano di dimenticarle con i divertimenti, come faceva mia sorella. Altri ancora riescono persino a scherzarci sopra, come faceva Wallis Simpson. Il mio modo di reagire è sempre stato diverso: guardare senza vedere, ritirarmi in altri spazi, dentro di me, oppure cercare la quiete nelle colline di Balmoral o nelle campagne di Sandringham. Io e i miei cani. L’affetto di un animale ha la straordinaria capacità di mostrarci che c’è ancora del buono in questo mondo”.



<<Amava più i suoi cani dei suoi figli?>>

<<Sarebbe ingiusto dirlo. Certo i suoi figli l'hanno delusa e questo ho il suo carattere più severo>>

Virginia continuava a non fidarsi:
<<Per me la sua longevità è legata anche al suo carattere. Più in generale, la longevità è anche legata alla motivazione. E le motivazioni per continuare a vivere possono essere le più disparate. Persino l'odio è una ragione di vita, anzi, è una delle più potenti ragioni di vita>>

<<Non esageriamo! Nel caso di Elisabetta c'è una sfiducia verso il suo erede. Del resto, tra i suoi antenati, c'è sempre stata una certa rivalità tra il sovrano e il suo erede.
Elisabetta una volta mi disse che follia e grandezza sono due facce della stessa moneta. Ogni volta che nasce un nuovo Windsor, disse, gli Dei lanciano in aria quella moneta, e il mondo trattiene il fiato aspettando di sapere su quale faccia cadrà>>