Nel ripercorrere i luoghi in cui era stata felice in gioventù, lady Helena Waldemar sentiva un vuoto, nel petto, dove un tempo c'era stato il suo cuore.
Per non dare nell’occhio, lei e Virginia
Dracu avevano deciso di viaggiare in un’automobile noleggiata, alternandosi
alla guida.
Si trattava di un lungo viaggio verso nord, in direzione
delle Highlands scozzesi, dove si trovava il Castello di Balmoral, la residenza
estiva preferita della regina Elisabetta II del Regno Unito, di cui lady Helena
era stata per molti anni dama di compagnia.
L'idea di quel viaggio era di Virginia, ma lady Helena aveva convenuto con lei che, almeno per quanto riguardava il Varco di Britannia, fosse opportuno avere la Corona dalla propria parte.
<<La tempesta incombe. Una tempesta che mai si è vista dai tempi dell'ultima guerra mondiale. E' giusto che la Regina sia avvertita. Glielo devo, dopo tutto quello che ha fatto per me.L'idea di quel viaggio era di Virginia, ma lady Helena aveva convenuto con lei che, almeno per quanto riguardava il Varco di Britannia, fosse opportuno avere la Corona dalla propria parte.
Quando ero ancora adolescente, la mia famiglia, i Richmond, era finanziariamente rovinata. E sai cosa fece mio padre, l’illustre Conte di Richmond?
Niente.
Assolutamente niente.
Del resto, era l’unica che sapeva fare. Non fare
niente.
Mia madre, pur essendo italiana di nascita,
apparteneva all’Aristocrazia Nera, e il suo matrimonio rientrava in quello che
poi, soltanto molto tempo dopo, avremmo scoperto essere il Programma Genetico
degli Iniziati.
Il capo dell’Aristocrazia Nera, all’epoca, era lord
Henry Oakwood, Duca di Albany.
Fu lui a presentarmi alla Regina e a chiederle di
ammettermi tra gli ospiti fissi di Buckingham Palace, di Windsor e di tutte le
altre residenze reali, secondo le disposizioni di Sua Maestà.
Elisabetta mi accolse senza indugio, chiamandomi “cara
cugina”, come avviene soltanto tra parenti carnali del Sangue Reale, e mi
disse: “Questa è anche la tua casa, poiché nelle tue vene scorre il sangue dei
Re, e finché io avrò vita e sarò sul trono, nessun membro del Sangue Reale
vivrà mai in ristrettezze”.
Mi salvò dalla rovina e mi offrì una vita che
neanche in sogno avrei mai potuto immaginare.
Gli anni trascorsi alla Corte di Sua Maestà sono
stati i migliori della mia vita.
In quegli anni spensierati mi dimenticai del mio
debito col Duca di Albany e con l’Aristocrazia Nera, ma loro non si
dimenticarono di me, e quando fui in età da marito, organizzarono il mio
fidanzamento con Frederick Waldemar.
Dopo il matrimonio, trascorsi la vita a ripagare
il mio debito, come moglie e madre amorevole, benché sia il marito che il
figlio si fossero rivelati molto diversi da ciò che inizialmente avevo sperato.
Del resto, la mia felicità non rientrava nel
Grande Disegno degli Iniziati.
Ho imparato a stare al mio posto e proprio quando
avevo perso ogni speranza, ho scoperto che mio figlio era il Predestinato.
Ora mi chiamano Reverenda Madre, ma io non
dimentico chi è stato mio benefattore quando ero sul lastrico>>
Virginia era incuriosita da quel racconto e dalla insolita loquacità di lady Helena:
<<Dicono che tu sia stata d’aiuto alla
Regina, durante l’ “annus horribilis” dei Windsor, nel 1992>>
<<La Regina sapeva delle mie sofferenze di
moglie e di madre e mi convocò, forse perché qualcuno le aveva detto che io
avevo sempre sopportato ogni delusione con molta dignità.
Un giorno mi disse: “Diana vuole essere amata dal popolo. E’ una moda delle nuove generazioni e temo che prenderà piede. Io però appartengo alla vecchia scuola. Mia nonna, la compianta regina Mary, diceva sempre che l’amore era una forma di vanità, una frivolezza inutile. Non puoi mangiarlo, l’amore. Non puoi comprarci un cavallo, né puoi usarlo per riscaldare le sale del tuo castello in una notte fredda”.
Dopo la morte di Diana, la regina fu costretta a renderle omaggio e a fingere di essere più simile a lei. Ma in cuor suo non l’ha mai perdonata, né ha mai perdonato la famiglia Burke-Roche per avere favorito in tutti i modi il matrimonio di Diana col Principe di Galles. Non rivolgerà mai più la parola a lady Glynis o a lady Isabel, ma con te è diverso. La regina sa chi sei e cosa rappresenti.
Elisabetta sa tutto, degli Iniziati non dimenticarlo. Non cercare di nasconderle niente.
Lei è super partes, ma suo cugino è il capo della Massoneria, e non è certo amico degli Iniziati,
Quando mio figlio tornò da quella maledetta guerra in Iraq, dove aveva rischiato la vita, fu lei stessa a conferirgli l’investitura di cavaliere. Gli aveva persino concesso l’onore di compiere la veglia nella cappella di San Giorgio, proprio qui, a Windsor. L’investitura avvenne a Buckingham Palace. Roman era ancora così giovane, un ragazzo ai miei occhi. Ma quando Elisabetta gli pose la spada sulla spalla e gli disse: “Alzati, Ser Waldemar”, lui divenne finalmente un uomo, ai miei occhi. Eppure ogni tanto mi trovo a rimpiangere il ragazzo che lui era. Certo, mio figlio vive ancora, anche se lontano, ed è diventato un uomo importante, eppure ciò che mi manca di lui è il ragazzo che era stato. Quel ragazzo è morto. Sì, non c’è niente di più morto del ragazzo che era stato>>
<<Ma allora io chi ho conosciuto? L’uomo o il
ragazzo?>>
<<Quel poco che rimaneva in lui dell’adolescenza lo
hai ucciso tu, Virginia. Ma anche questo era destino. Facciamo tutti parte di
un disegno che è molto più grande di noi, e faremo bene a ricordarlo, quando
parleremo con la Regina>>
<<Fino a che punto possiamo contare sulla sua
comprensione? Dicono che sia una donna fredda, insensibile…>>
Lady Helena scosse il capo:
<<E’ una maschera che si è autoimposta fin da bambina.
Una volta mi confidò di non aver mai desiderato la corona. L’abdicazione di suo
zio fu un trauma, e la morte precoce di suo padre fu un trauma ancora maggiore>>
<<La conosci così bene?>>
<<Con me si è sempre confidata. Mi ha raccontato molte cose, anche riguardo a eventi accaduti quando era giovane. Aveva vent'anni, alla fine della seconda guerra mondiale. Ne aveva vissuto la minaccia, specie quando Londra fu bombardata. Lei operava nella Croce Rossa, a contatto con i feriti e con il dolore. Mi disse: “Ognuno reagisce a modo suo di fronte alle avversità. Alcuni le combattono in maniera diretta, come faceva mia madre. Altri cercano di dimenticarle con i divertimenti, come faceva mia sorella. Altri ancora riescono persino a scherzarci sopra, come faceva Wallis Simpson. Il mio modo di reagire è sempre stato diverso: guardare senza vedere, ritirarmi in altri spazi, dentro di me, oppure cercare la quiete nelle colline di Balmoral o nelle campagne di Sandringham. Io e i miei cani. L’affetto di un animale ha la straordinaria capacità di mostrarci che c’è ancora del buono in questo mondo”.
<<Una maschera, d’accordo, ma come faremo a capire
dove finisce la donna e inizia la maschera? Quali indicatori distingueranno l’amichevole
vecchietta Lilibeth Windsor da Sua Maestà Elisabetta II, Per Grazia di Dio
Regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, Protettrice del
Reame e Difensore della Fede?>>
<<Bisogna guardare i suoi occhi, Virginia. Gli occhi sono la
misura di ogni essere umano che li abbia sani. Compresa Elisabetta II. Se in
qualche modo brillano, è Lilibeth. Se invece sono opachi e remoti, allora è la
Regina>>
<<La conosci così bene?>>
<<Con me si è sempre confidata. Mi ha raccontato molte cose, anche riguardo a eventi accaduti quando era giovane. Aveva vent'anni, alla fine della seconda guerra mondiale. Ne aveva vissuto la minaccia, specie quando Londra fu bombardata. Lei operava nella Croce Rossa, a contatto con i feriti e con il dolore. Mi disse: “Ognuno reagisce a modo suo di fronte alle avversità. Alcuni le combattono in maniera diretta, come faceva mia madre. Altri cercano di dimenticarle con i divertimenti, come faceva mia sorella. Altri ancora riescono persino a scherzarci sopra, come faceva Wallis Simpson. Il mio modo di reagire è sempre stato diverso: guardare senza vedere, ritirarmi in altri spazi, dentro di me, oppure cercare la quiete nelle colline di Balmoral o nelle campagne di Sandringham. Io e i miei cani. L’affetto di un animale ha la straordinaria capacità di mostrarci che c’è ancora del buono in questo mondo”.
<<Amava più i suoi cani dei suoi figli?>>
<<Sarebbe ingiusto dirlo. Certo i suoi figli l'hanno delusa e questo ho il suo carattere più severo>>
Virginia continuava a non fidarsi:
<<Per me la sua longevità è legata anche al suo carattere. Più in generale, la longevità è anche legata alla motivazione. E le motivazioni per continuare a vivere possono essere le più disparate. Persino l'odio è una ragione di vita, anzi, è una delle più potenti ragioni di vita>>
<<Non esageriamo! Nel caso di Elisabetta c'è una sfiducia verso il suo erede. Del resto, tra i suoi antenati, c'è sempre stata una certa rivalità tra il sovrano e il suo erede.
Elisabetta una volta mi disse che follia e grandezza sono due facce della stessa moneta. Ogni volta che nasce un nuovo Windsor, disse, gli Dei lanciano in aria quella moneta, e il mondo trattiene il fiato aspettando di sapere su quale faccia cadrà>>
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