lunedì 25 luglio 2016

Gli Iniziati di Estgoth. Capitolo 61. Joelle Burke-Roche e Lord Fenrik Von Steinberg perlustrano la Contea di Gothian










Joelle Burke-Roche stentava a credere di essere l'unica persona completamente umana in tutta la Contea di Gothian. 
E eppure era un dato incontrovertibile: gli altri abitanti di quella landa sperduta non erano più esseri umani, e alcuni non lo mai stati.
C'erano i Vampiri ex-umani, membri della Famiglia Dracu e della famiglia Von Steinberg, che rappresentavano il vertice dell'Aristocrazia.
Poi c'erano i Vampiri Albini, che erano ex-Alfar, e costituivano la Fratellanza Bianca.
Gli Albini della Fratellanza Bianca rappresentavano la componente più numerosa della Contea.
Seguivano creature ripugnanti ritenute leggendarie come gli Ogres, i Goblin, i Ghoul, i Golem e altre creature che avevano nomi molto strani e poteri ancora più pericolosi.


Nordic folklore:


Ereshkigal _ Goddess of the Underworld, she holds the gates of both Death and Life. All who come to her must Die. Sister of Ishtar:

File:Queen of North.jpg

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Sauron […] was only less evil than his master in that for long he served another and not himself." ― J.R.R. Tolkien:

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<<Ma la parte più importante della popolazione di Gothian>> disse lord Fenrik <<sono i Vampiri Albini, quelli che un tempo erano Alfar>>

Joelle annuì:
<<Ho sentito molto parlare di loro. Secondo la Premonizione di Waldemar, una delle sue figlie si unirà col Signore Atar e genererà il futuro re degli Alfar>>

Il Conte di Gothian conosceva l'argomento:
<<Quella premonizione è incerta. Sono in molti a contestarla. Atar ha già avuto altre figlie. Una si chiama Edwina, e regna su Alfarian. L'altra si chiama Yliena, è la Principessa Reale degli Alfar, ed è anche lei una Profetessa. Aspira a diventare la moglie di Waldemar>>

<<E' un'aspirazione miserevole e miserabile>> commentò Joelle.

Fenrik, che fino a quel momento era rimasto pressoché impassibile, sollevò un sopracciglio e parve vagamente perplesso:
<<Perché ce l'hai tanto con Waldemar?>>

<<Perché sempre secondo la Premonizione io e lui dovremmo avere una figlia. Ha già scelto persino il nome: Helena, come sua madre! Ma quando io gliel'ho fatto notare, lui ha detto: no, come l'imperatrice madre di Costantino! Ma ti rendi conto?>>

<<Secondo la profezia sarà proprio una fanciulla di nome Helena ad unirsi al Signore Eclion per generare il primo sovrano della dinastia Eclionner>>

<<Io ho sempre rifiutato l'idea che mi possano imporre con chi avere figli, come chiamarli, cosa fagli fare, come se fossi un animale da riproduzione! Mi sono ribellata a tutto questo. E sono determinata a far sì che quella Premonizione non si avveri, almeno non nella maniera in cui vorrebbe Waldemar. 
Io intendo sconfiggerlo e sottometterlo. Poi si deciderà la sua sorte.
Questo è l'incarico che ho scelto, nel nome del Signore Gothar e del Supremo Deva Ahriman>>

Melkor Manwe forgive by Elveo on DeviantArt <<< SO, SOO BEAUTIFUL! <3:

Eru Iluvatar by Elveo:

Manwe:

Queen Mauve and Rowan:



Queen of the Monarch 3D fantasy artwork created in 3dsmax, Zbrush & Photoshop by artist junbba:

<<Mi hanno detto che tu non conosci la paura>>

<<E' vero. La paura è un'emozione che non conosco>>

Fenrik la fissò duramente:
<<Questo non è necessariamente un bene. Potrebbe persino rivelarsi il tuo principale punto debole. Un eccesso di coraggio potrebbe renderti avventata>>

<<Senza tutto quel coraggio non sarei certo qui, unica vivente in mezzo ad un esercito di Non-Morti e di altre strane creature>>

Sulla bocca del Conte Fenrik per un istante parve affacciarsi l'ipotesi di un sorriso.

Esistevano momenti, molto lontani nel tempo l'uno dall'altro, in cui il signore di Gothian minacciava di sorridere. In realtà non sorrideva mai, ma anche solo la minaccia di un suo sorriso era una cosa terribile a vedersi:

<<Un giorno diventerai anche tu una "strana creatura" come noi>>

<<Forse. Ma sarò io a decidere se e quando. Potrò anche essere avventata, ma non fino al punto di compiere una simile scelta a cuor leggero>>

Lord Fenrik soppesò attentamente quelle parole e poi, con molta calma, pronunciò una frase destinata a rimanere scolpita nella memoria della sua interlocutrice:
<<Alla fine la scelta è molto semplice, davvero. O fai di tutto per vivere, o fai di tutto per morire>>

Joelle si voltò verso di lui, come se per la prima volta si rendesse conto che dietro a quella maschera di ghiaccio c'era un ingegno che non andava sottovalutato:
<<Prima c'è una battaglia da vincere>>

<<E se vincerai questa battaglia, dopo cosa farai? Diventerai una regina guerriera?>> chiese Fenrik.

<<Diventerò un'Imperatrice. Fonderò l'Impero dei Lathear, a sud, dove non vi darà alcun fastidio. Questa parte della Profezia è quella che intendo realizzare pienamente. Ma sarò io a scegliere il padre dei miei figli. E sarò io a decidere se accettare il Morso del Vampiro>

Il Conte di Gothian socchiuse gli occhi pallidi:
<<Un'esigenza legittima. Immagino che a tu abbia elaborato un piano su come affrontare Lord Waldemar e Greta Van Garrett>>

Jolle annuì:
<<Naturalmente! E' essenziale che Waldemar e Greta vengano separati. Dobbiamo creare un diversivo che attiri Greta lontano da lui>>

<<Waldemar potrebbe avere delle premonizioni al riguardo. Questo è il problema fondamentale che fino ad ora ci ha mantenuti sulla difensiva>>

Joelle allora calò il proprio asso:
<<Non può avere premonizioni su eventi nei quali io sia presente. Ciò che ha reso forti me e le mie sorelle è stata proprio questa schermatura. Fu Vlad ad accorgersi per primo che Virginia era schermata nei confronti di qualsiasi tipo di premonizione. E fu anche per questo che Vlad convinse il Consiglio degli Iniziati ad autorizzare la creazione dei cloni di Virginia.
Io sono l'ultimo di questi cloni e, modestamente, sono quella venuta meglio>>

Fenrik sorrise:
<<Riponiamo molta speranza in te. Dovrai tendere una trappola a Greta Van Garrett e una volta che lei si sarà allontanata da Waldemar, allora noi la cattureremo, e tu potrai catturare lui. Una volta che saranno nostri ostaggi, potremo trattare con i Signori degli Elementi da una posizione di forza>> 


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domenica 24 luglio 2016

Il Trono del Toro. Capitolo 20. Amasis si allea con Horemab ed Indis



Horemab si complimentò con Amasis per il successo della missione:
«Hai agito con una saggezza superiore alla tua età. E questo ti fa onore. Del resto sei un egiziano, come me! Domani vieni nel mio studio: voglio capire quali sono le tue idee in politica»
Il giorno successivo, nello studio del Primo Consigliere Horemab, Amasis trovò anche la regina Indis.
Nonostante i suoi quarantadue anni, anche Indis, come la sua rivale Pasifae, sembrava ancora una ventenne: era snella, sempre truccata e acconciata in modo impeccabile, secondo lo stile delle regine egizie, a cui assomigliava nei suoi tratti mediterranei e orientaleggianti, negli occhi e capelli corvini e nell’incarnato olivastro, solo parzialmente schiarito dalle pomate, dalla cipria e dall’abitudine di stare all’ombra.



Seguiva la moda egizia anche nell’abbigliamento, e ostentava sempre gioielli e monili d’oro, incastonati di gemme, vesti fantasiose di seta chiara splendente, decorata con brillanti e unita ad altri tessuti pregiati.
Pasifae una volta aveva commentato questo sfarzo con la sua consueta ironia:
«Si addobba come la statua della Dea Madre, perché crede di compensare con i vestiti ed i gioielli il fatto che conta sempre di meno e che non si concede amanti»
La sobrietà occidentale di Pasifae puntava tutto sulla naturale bellezza del suo corpo e del suo viso, a cui riservava una cura estrema: «Tutto il resto sono orpelli di cui una donna attraente e sicura di sé non ha bisogno»

Amasis si trovava affascinato da entrambe le regine, che anche nel loro aspetto in realtà comunicavano la loro convinzione politica: Indis la sua affinità con l’Oriente e con il Sud, sia come modello di governo che come alleanze diplomatiche e commerciali, Pasifae con l’Occidente e con il Nord, per quanto la Colchide fosse posta al crocevia tra i vari mondi e ne mescolasse le influenze.

«Allora Amasis» incominciò Horemab «ho appena raccontato a sua maestà Indis il tuo piccolo capolavoro di diplomazia»
«Veramente notevole» commentò Indis sistemandosi un prezioso diadema nei capelli.
«Siete troppo generosa maestà… io ho solo fatto da messaggero»
«Sarebbe più esatto dire da mediatore» precisò Horemab.
«Abbiamo avuto modo più volte di apprezzare questa tua dote» disse Indis «Che certamente è innata nel grande popolo egizio» e sorrise a Horemab, che fece un breve inchino di ringraziamento.



«Ora noi vorremmo che tu ci esponessi il tuo pensiero sulla politica del regno» disse il Primo Consigliere.
«E senza ostentazioni di umiltà» puntualizzò Indis «Sappiamo che sei stato educato bene alla scuola di Edelmas, e che non ti mancano le cognizioni né l’intelligenza per esprimere un giudizio»
Amasis annuì:
«Io credo che l’Impero di Creta si sia sovraesposto militarmente, investendo troppe risorse nei presidi dell’Ellade, che sono stati troppo frammentati tra le singole città, il che li rende molto vulnerabili. Se gli Achei decidessero un giorno di ribellarsi a noi, potrebbero farlo con molta facilità. La regina Pasifae si fida troppo delle alleanze matrimoniali: sono un’arma a doppio taglio, perché offrono ai sovrani achei delle pretese ereditarie nei nostri confronti»
«Eccellente!» esclamò Horemab e Indis annuì, con un accenno di sorriso.
«Pasifae dice però che gli affari che i nostri mercanti hanno concluso con gli Achei ci hanno permesso di risanare le nostre finanze» osservò Horemab.
«Tu come risponderesti a questa obiezione?» volle sapere Indis.
«Se avessimo concentrato la nostra presenza militare in Fenicia avremmo guadagnato dieci volte tanto!» rispose Amasis.
«Ottimo!» lo elogiò il Primo Consigliere «E riguardo alla politica interna?»

«L’equilibrio su cui Creta si è retta per secoli si basava su un patto paritario tra la monarchia, l’aristocrazia militare, il clero, la burocrazia di Palazzo e i mercanti.
Da quando però Pasifae è co-reggente, il potere dei mercanti è aumentato in modo abnorme, come anche il numero degli schiavi. Inoltre la Guardia reale sta diventando un potere autonomo, in grado di condizionare la successione al trono e le vicende della monarchia. Tutti questi cambiamenti mettono a repentaglio l’equilibrio secolare dell’Impero»
Horemab annuì vigorosamente e Indis sorrise compiaciuta.
«Vedo con gioia che condividi pienamente le idee del partito che fa capo a sua maestà Indis, a cui va la mia fedeltà personale» disse il Primo Consigliere «Da domani ti voglio al mio fianco, nel cuore dell’amministrazione del regno. Tu mi osserverai e imparerai da me quello che è necessario per diventare sempre più influente nel Consiglio degli Scribi, dove abbiamo ancora la maggioranza»
«Nelle nostre intenzioni» intervenne Indis «tu diventerai il nostro candidato alla successione di Horemab contro le mire di Taron, l’amante di Pasifae»
«Maestà, io non so come…»
«Oh, non devi ringraziarci. Noi facciamo solo gli interessi del nostro Impero» lo interruppe Indis «Sotterriamo dunque l’ascia di guerra che ci ha inutilmente opposto fino ad oggi. Noi ti chiediamo solo un’assoluta fedeltà nei nostri confronti»
Amasis annuì.
Indis allora lo prese sottobraccio e gli sussurrò a bassa voce:
«Edelmas mi ha assicurato che Catreus ormai è infatuato da nuovi favoriti, belli, ma sciocchi. Né il re né quei ragazzotti ti daranno alcun fastidio, di questo mi faccio garante. D’ora in avanti tu sei mio!»





 E accentuò quel “mio” in modo particolare.
«Mio in tutti i sensi. E’ tempo che, almeno in questo, io segua l’esempio di Pasifae, ora che la mia età non più fertile mi esonera dal fastidio di quelle odiose pozioni» gli sorrise, per la prima volta in maniera complice «Ah, un’ultima cosa. Ho capito cosa provi per mia figlia Afrosina, e credo che tu sia ricambiato. Ma tra voi potrà esserci solo una fraterna amicizia. Se dovesse scoppiare uno scandalo, la tua graziosa testa assaggerà il metallo dell’ascia bipenne. Credo di essere stata sufficientemente chiara
Amasis annuì.
Ancora una volta il suo destino era stato deciso da altri. La sorte lo innalzava ai vertici del potere e della dinastia, ma gli chiedeva il supremo sacrificio: rinunciare al vero amore: “In fondo, rimango sempre uno schiavo”
Indis si congedò dal Primo Consigliere Horemab e tornò a rivolgersi ad Amasis: «Se ora mi vuoi seguire, potrai renderti conto personalmente che gli appartamenti privati della regina sono molto più accoglienti di quelli del re»




Il Trono del Toro. Capitolo 19. Le scelte di Amasis



Amasis si agitava nel sonno.
Sognava di camminare lungo un corridoio del Labirinto, inseguito da un nemico senza volto e senza nome. Sentiva di essersi perso, però vide l’ascia bipenne del defunto Minosse incombere su di lui, e vide il re Catreus che la impugnava e l’alzava sopra il collo di sua figlia, urlando: «Prometti, Afrosina!» e lui si avvicinava alla principessa, la prendeva in braccio e fuggiva con lei lontano, nei giardini, nei campi…



Ma una voce di donna ben conosciuta lo fermò:
«Non puoi sfuggire al tuo destino: chi entra nelle vicende della dinastia non può più uscire dal gioco del potere. E quando si gioca al gioco del trono o si vince o si muore!>>



La donna bionda, bellissima, dagli occhi di ghiaccio, sostituì Afrosina nel suo abbraccio ed egli ebbe un brivido di terrore: «Pasifae, no! Lasciami stare! Io non c’entro…»






E la donna bionda lo sovrastava:
«Tu non puoi più chiamarti fuori! Non ci sono terre di nessuno!»
Amasis fuggiva di nuovo inseguito dalla bellissima donna bionda, e si ritrovò ancora davanti all’ascia bipenne di Minosse, e rivide Catreus ed Afrosina.
Ora però stavano parlando, anzi urlando.
Le urla di costoro rimbombavano nella sua mente. «Prometti!» urlava Catreus, ubriaco e folle.
«Nel gioco del potere o si vince o si muore» urlava Pasifae, divenuta alta, terribile, gigantesca.
Amasis si svegliò di soprassalto in un bagno di sudore.



Era mattino inoltrato… chiamò subito un suo inserviente e disse:
«Fa' venire qui Edelmas e Gabaal! Subito! Ho bisogno di amici fidati… Ah, portatemi un po’ di estratto di papavero… devo calmarmi…»
Si fece preparare un bagno tiepido, vi immerse gli incensi dell’Oriente, e si adagiò nella vasca.
Poco dopo arrivò la bevanda: ogni tanto ne aveva bisogno per vincere l’angoscia che la sua situazione gli stava provocando.
Si sentì subito più rilassato.
Il capo degli eunuchi Edelmas e quello degli schiavi Gabaal giunsero quasi contemporaneamente.



Amasis sapeva di aver bisogno del loro appoggio: Edelmas aveva avuto molti fondi per la scuola dei novizi, da quando Amasis era divenuto Consigliere, e gli era stato promesso che presto nuovi favoriti del re avrebbero del tutto sostituito Amasis nel talamo di Catreus .
Ormai Amasis era per il re come un figlio, non più un amante.
Gabaal era sempre stato fedelissimo al ragazzo che anni prima aveva condotto con sé in lettiga dalla tenuta del mercante Fargas, dandogli i primi consigli su come sopravvivere a corte.
Sia Edelmas che Gabaal provavano un affetto paterno per Amasis, rafforzato, ovviamente, dalla consapevolezza che l’ex schiavo egizio stava diventando  sempre più potente nella dinastia.
«Amici miei!» disse Amasis, sempre disteso nella vasca da bagno «Ho bisogno del vostro consiglio e della vostra saggezza, ora più che mai. Come saprete il re Glauco è morto e l’impero è sull’orlo di una guerra civile. Ieri Pasifae in persona è venuta da me e mi ha chiesto di intercedere con Catreus e Indis, ma io temo di fare il passo più lungo della gamba. Ho paura di suscitare le ire della coppia reale e di cadere in disgrazia. Già loro sospettano che tra me e Afrosina ci sia più di una amicizia, il che è falso, naturalmente, ma i maligni faranno di tutto per mettermi in cattiva luce. Non so che fare. Non so nemmeno da dove cominciare. Ho paura!»

«Una giusta dose di paura evita di compiere dei passi avventati» commentò Edelmas, aggiustandosi la parrucca e spandendo un profumo di violette.
«Ma non devi nemmeno farti paralizzare dalla paura» aggiunse Gabaal

«Sì, questo è ovvio, ma concretamente non ho idea di come muovermi. Ho già avuto troppi favori da Catreus»
«Favori che tu non hai chiesto» disse Edelmas, lisciandosi il doppio mento.

«Dimentichi Afrosina. Ho chiesto al re di perdonarla davanti a tutti, e sono stato esaudito»



«Il che ti ha fatto acquisire credito presso Indis» fece notare Gabaal.

«Sì, da allora Indis non mi ha più attaccato, ma da qui ad essere mia alleata ce ne corre, anche se in politica la pensiamo allo stesso modo»

«Questo lei deve capirlo, e nessuno meglio del Primo Consigliere Horemab può farglielo capire» suggerì Edelmas.



«Horemab mi considera solo un ragazzino alle prime armi: non mi darà mai ascolto. No, l’anello debole resta Catreus, ma bisogna riuscire a presentargli la questione in modo da non urtare la sua suscettibilità»

«Devi cercare di fargli credere che tu sei un semplice messaggero, e non un vero e proprio mediatore» fu l’idea di Edelmas, che sorrise compiaciuto del proprio intuito.
«Lo farò senz’altro. Ma poi alla fine devo assicurarmi che Catreus accetti la proposta di Pasifae. E se lui la rifiutasse?» chiese Amasis.
«Devi fare in modo che il tuo messaggio renda molto credibile la forza di Pasifae e di conseguenza le sue minacce. Catreus si spaventerà e convincerà Horemab ad accettare l’accordo. Horemab convincerà poi Indis» fu la conclusione di Gabaal.

«Sì, mi avete convinto. Se l’accordo andrà in porto, ci saranno promozioni per tutti e anche per voi» dichiarò Amasis «Vi ringrazio molto, amici miei. Ora, se permettete, mi devo asciugare e preparare per l’incontro con il re»
Edelmas e Gabaal uscirono con un leggero inchino.
Amasis uscì dalla vasca, si avvolse in teli di lino, e incominciò a pensare a ciò che avrebbe detto al re.



L’incontro si svolse con più facilità di quanto Amasis avesse pensato.
Catreus si mostrò molto più ricettivo del previsto: la morte di Glauco lo aveva reso più arrendevole.
«Accetto l’accordo!» decise senza tentennamenti e poi, rivolto ad Amasis: «Va a chiamare Horemab. Stileremo insieme la nostra controproposta, poi la faremo leggere a Indis e cercheremo di fargliela digerire»

sabato 23 luglio 2016

Il Trono del Toro. Capitolo 18. La morte di re Glauco e la seconda crisi dinastica



Cersei and the Dead King by Andrew Theophilopoulos:

Pochi mesi dopo il re giovane, Glauco, si ammalò di una strana febbre, che lo consumò fino alla morte in pochi giorni.
La moglie Arethusa, incinta, si disperava.
Pasifae appariva preoccupata, ma per qualcosa che non aveva niente a che fare con la morte di suo figlio.
Arethusa si indigno:
«Glauco mi raccontò che anche quando morì Arianna sei rimasta impassibile. Non ci volevo credere, ma ora capisco perché lui ti odiava così tanto»



Pasifae ignorò le parole della nuora:
Devo impedire che il bambino che questa ragazzina porta in grembo erediti la corona che spetta me e a Sarpedon!
Si recò dai suoi sostenitori di sempre, che attendevano nella stanza accanto per avere notizie del re.
«Il re Glauco è morto. Ma la co-reggenza di Minosse XVI deve continuare»
Tutti rimasero agghiacciati dalle parole prive di sentimento della regina madre, pur rendendosi conto razionalmente che la cosa era nel loro interesse.
«L’erede naturale è mio figlio Sarpedon, ma è soltanto un bambino e non intendo sovraccaricarlo con tutte le formalità di un’incoronazione e delle infinite cerimonie di corte. Basta un semplice pronunciamento del Consiglio Reale che attribuisca a me non solo la reggenza, ma anche la facoltà di regnare come se fossi il Minosse XVI, mi capite? Un po’ come la regina Hatshepsut in Egitto, la prima donna che ha regnato col suo nome nella storia, con la finzione meramente formale che fosse un uomo»

«Maestà… ricordate che fine fece la regina Hatshepsut?» disse il capo delle guardie reali Radamanthus.
«Regnò ventidue anni gloriosamente, poi suo nipote, la fece uccidere in una congiura di palazzo. Sono i rischi del potere. Ed io sono pronta a correre questi rischi!»

«Il clero si opporrà» fece presente il capo dell’esercito.
Pasifae agitò la mano in gesto di disprezzo:
«Del clero non m’importa nulla! Voglio sapere cosa farà l’esercito, e la marina!» e guardò gli alti ufficiali e dignitari lì presenti.
Il capo dell’esercito rimase in silenzio.
Il capo della marina mercantile disse: «Io sono con voi, fino alla fine!»
«Anche io!» disse il rappresentante dei mercanti.
Il capo della marina militare rimase in silenzio.

Pasifae capì che c’erano delle riserve notevoli e decise di non forzare troppo la mano.

<<Naturalmente si deve trovare un accordo con Catreus» disse e tutti approvarono.

«Chi si incarica della mediazione?» chiese Radamanthus.
«Parlerò io stessa con la fazione di Catreus» dichiarò tranquillamente Pasifae «Ma ora devo occuparmi dei funerali di mio figlio» e si mise a dare disposizioni con freddezza e precisione, mentre gli alti dignitari la osservavano stupefatti.



Radamanthus sussurrò, ammirato, al capo dell’esercito:
«Dentro quel corpo di donna così attraente c’è lo spirito di un re guerriero e di un cinico burocrate. Forse lei può veramente essere il Minosse XVI che suo figlio non è stato»

«Vedremo come saprà convincere Indis e l’aristocrazia»
Radamanthus rise:
 «Ne vedremo delle belle! Io, comunque, sono con lei. E’ l’unico vero uomo della dinastia»
Il capo della flotta mercantile annuì:
«E’ vero! Sarebbe una regina di ferro, e lo sanno gli Dei quanto il regno ne abbia bisogno. La sua politica di alleanza con gli Achei si è rivelata vincente: dai commerci con questi popoli abbiamo guadagnato molto, per non parlare dei tributi che Pelope ci ha regolarmente pagato per imparentarsi con no
Il capo della flotta civile assentì, ma subito espose le sue perplessità:
«Io temo una guerra civile. E poi questi Achei stanno diventando troppo potenti»
Il rappresentante dei mercanti gli diede una pacca sulla spalla:
«Pasifae non è una sciocca. Saprà trovare un accordo con l’opposizione, e saprà anche tenere a bada gli Achei. Non dimenticare che suo fratello Eete, re della Colchide, ha un esercito enorme pronto a intervenire in caso di necessità»
Così argomentavano i grandi del regno, mentre il corpo del defunto re Glauco era vegliato solo da sua moglie Arethusa, che teneva una mano sulla fronte di lui e una sul proprio ventre gravido.
Pasifae, dopo aver organizzato con la massima rapidità le esequie del proprio primogenito, si recò direttamente dall’unica persona che avrebbe potuto agire come mediatore di un negoziato per evitare la guerra civile: Amasis.
Lo trovò in un ufficio di cancelleria, dove era stato di recente promosso al rango di Consigliere di Palazzo.
 Lo stesso rango di Taron!
Amasis, vestito da alto dignitario, stava correggendo le bozze di alcuni documenti ufficiali da sottoporre al Consiglio degli Scribi e al Consiglio del Regno, i due organi che di fatto governavano l’Impero.
Quando vide arrivare Pasifae vestita a lutto, capì subito che Glauco doveva essere spirato da poco.

Game of Thrones: Cersei Lannister:

«Maestà, vi esprimo il mio più sincero cordoglio…»

«Sì, sì, grazie… ma ora dobbiamo parlare di affari, e subito»

Amasis rimase sconvolto.
 Quella donna non è umana. Mi chiedo come possa un corpo tanto bello ospitare tanta malvagità
Poi si corresse: più che malvagità era sete di potere, purissima e distillata sete di potere.

«Io sono Consigliere del re Catreus, non  il vostro» disse Amasis mettendo le mani avanti.

«Appunto, e dovrai consigliarlo per il meglio! Io sono qui per evitare che scoppi una guerra civile» rispose lei accomodandosi in una poltrona.

«Voi siete qui per diventare regina regnante! Credete che non vi conosca?»

Pasifae sorrise:
«Noi ci intendiamo sempre molto bene. 



Vedi Amasis, la morte di Glauco mi ha colto impreparata. Se Sarpedon fosse stato più grande, non avrei avuto problemi a farlo incoronare e a riservarmi solo la reggenza. Ma mio figlio è solo un bambino, e voglio tenerlo fuori da questo vespaio»

«E allora perché non tornate con lui nella Colchide da vostro fratello?»

Pasifae rise:
«Avanti Amasis, siamo entrambi abili negoziatori: non perdiamo tempo facendo del moralismo. Dimentichi che se non mi sarà concesso quello che chiedo, i miei sostenitori sono pronti alla guerra. Non crederai mica che i mercanti e gran parte delle guardie, dell’esercito e della burocrazia voglia cancellare tutte le alleanze che ho tessuto con gli Achei e gli altri popoli dell’Europa?»
Amasis sospirò, la guardò a fondo in quegli occhi glaciali, vitrei e celesti, così enigmatici, e poi dichiarò, passando a un tono confidenziale:
 «Tu credi che gli Achei se ne staranno buoni e sottomessi per sempre? Non mi dire che non sai che un giorno, forse prima di quanto immaginiamo, questi nostri fedeli alleati che trattiamo come sudditi, reclameranno i loro diritti di consanguineità e li faranno valere con la forza»
Pasifae annuì:
«Un giorno accadrà, ma noi li sconfiggeremo, come abbiamo fatto con tutti gli altri popoli del Mediterraneo. La nostra flotta militare è la più potente che si sia mai vista. Il nostro esercito è forte e ben addestrato. Noi siamo l’Impero del Mare!»
Amasis scosse il capo:
«Mi sembra così strano… uno schiavo egizio e una straniera della Colchide che dicono: “Noi siamo l’Impero di Creta”. Non stiamo forse facendo il passo più lungo della gamba?»

Pasifae scrollò le spalle:
«Vorresti forse insegnare la politica a me



Ascoltami, ragazzo: io ho scelto te come interlocutore perché, nonostante la tua giovane età, hai molto più buon senso di tutto il resto della dinastia messo insieme. Ora: o tu convinci con le buone Indis e tutti i suoi ruffiani a venire a patti con me, oppure io mi prenderò con la forza quello che ora chiedo con gentilezza
E fai capire bene a Indis che in caso di guerra, chi vince prende tutto, non faremo prigionieri. Vedrai che alla fine tutta la famigliola di Catreus capirà che non gli conviene darmi battaglia»
Amasis annuì, ben consapevole che quelle minacce erano tutt’altro che vuote.
Ancora una volta mi trovo invischiato in una vicenda più grande di me. Questa volta ci vorrà tutta la benedizione degli Dei per riuscire nell’impresa.