Amasis si agitava nel sonno.
Sognava di camminare lungo un
corridoio del Labirinto, inseguito da un nemico senza volto e senza nome.
Sentiva di essersi perso, però vide l’ascia bipenne del defunto Minosse
incombere su di lui, e vide il re Catreus che la impugnava e l’alzava sopra il
collo di sua figlia, urlando: «Prometti, Afrosina!» e lui si avvicinava alla
principessa, la prendeva in braccio e fuggiva con lei lontano, nei giardini,
nei campi…
Ma una voce di donna ben
conosciuta lo fermò:
«Non puoi sfuggire al tuo destino: chi entra nelle vicende della dinastia non può più uscire dal gioco del potere. E quando si gioca al gioco del trono o si vince o si muore!>>
«Non puoi sfuggire al tuo destino: chi entra nelle vicende della dinastia non può più uscire dal gioco del potere. E quando si gioca al gioco del trono o si vince o si muore!>>
La donna bionda, bellissima, dagli
occhi di ghiaccio, sostituì Afrosina nel suo abbraccio ed egli ebbe un brivido
di terrore: «Pasifae, no! Lasciami stare! Io non c’entro…»
E la donna bionda lo sovrastava:
«Tu non puoi più chiamarti fuori! Non ci sono terre di nessuno!»
Amasis fuggiva di nuovo inseguito
dalla bellissima donna bionda, e si ritrovò ancora davanti all’ascia bipenne di
Minosse, e rivide Catreus ed Afrosina.
Ora però stavano parlando, anzi
urlando.
Le urla di costoro rimbombavano
nella sua mente. «Prometti!» urlava Catreus, ubriaco e folle.
«Nel gioco del potere o si vince o
si muore» urlava Pasifae, divenuta alta, terribile, gigantesca.
Amasis si svegliò di soprassalto
in un bagno di sudore.
Era mattino inoltrato… chiamò
subito un suo inserviente e disse:
«Fa' venire qui Edelmas e Gabaal! Subito! Ho bisogno di amici fidati… Ah, portatemi un po’ di estratto di papavero… devo calmarmi…»
«Fa' venire qui Edelmas e Gabaal! Subito! Ho bisogno di amici fidati… Ah, portatemi un po’ di estratto di papavero… devo calmarmi…»
Si fece preparare un bagno
tiepido, vi immerse gli incensi dell’Oriente, e si adagiò nella vasca.
Poco dopo arrivò la bevanda: ogni
tanto ne aveva bisogno per vincere l’angoscia che la sua situazione gli stava
provocando.
Si sentì subito più rilassato.
Il capo degli eunuchi Edelmas e
quello degli schiavi Gabaal giunsero quasi contemporaneamente.
Amasis sapeva di aver bisogno del loro appoggio: Edelmas aveva avuto molti fondi per la scuola dei novizi, da quando
Amasis era divenuto Consigliere, e gli era stato promesso che presto nuovi
favoriti del re avrebbero del tutto sostituito Amasis nel talamo di Catreus .
Ormai Amasis era per il re come un
figlio, non più un amante.
Gabaal era sempre stato
fedelissimo al ragazzo che anni prima aveva condotto con sé in lettiga dalla
tenuta del mercante Fargas, dandogli i primi consigli su come sopravvivere a
corte.
Sia Edelmas che Gabaal provavano un affetto paterno per
Amasis, rafforzato, ovviamente, dalla consapevolezza che l’ex schiavo egizio
stava diventando sempre più potente
nella dinastia.
«Amici miei!» disse Amasis, sempre
disteso nella vasca da bagno «Ho bisogno del vostro consiglio e della vostra
saggezza, ora più che mai. Come saprete il re Glauco è morto e l’impero è
sull’orlo di una guerra civile. Ieri Pasifae in persona è venuta da me e mi ha
chiesto di intercedere con Catreus e Indis, ma io temo di fare il passo più
lungo della gamba. Ho paura di suscitare le ire della coppia reale e di cadere
in disgrazia. Già loro sospettano che tra me e Afrosina ci sia più di una
amicizia, il che è falso, naturalmente, ma i maligni faranno di tutto per
mettermi in cattiva luce. Non so che fare. Non so nemmeno da dove cominciare.
Ho paura!»
«Una giusta dose di paura evita di
compiere dei passi avventati» commentò Edelmas, aggiustandosi la parrucca e
spandendo un profumo di violette.
«Ma non devi nemmeno farti
paralizzare dalla paura» aggiunse Gabaal
«Sì, questo è ovvio, ma
concretamente non ho idea di come muovermi. Ho già avuto troppi favori da
Catreus»
«Favori che tu non hai chiesto»
disse Edelmas, lisciandosi il doppio mento.
«Dimentichi Afrosina. Ho
chiesto al re di perdonarla davanti a tutti, e sono stato esaudito»
«Il che ti ha fatto acquisire
credito presso Indis» fece notare Gabaal.
«Sì, da allora Indis non mi ha più
attaccato, ma da qui ad essere mia alleata ce ne corre, anche se in politica la
pensiamo allo stesso modo»
«Questo lei deve capirlo, e
nessuno meglio del Primo Consigliere Horemab può farglielo capire» suggerì
Edelmas.
«Horemab mi considera solo un
ragazzino alle prime armi: non mi darà mai ascolto. No, l’anello debole resta
Catreus, ma bisogna riuscire a presentargli la questione in modo da non urtare
la sua suscettibilità»
«Devi cercare di fargli credere
che tu sei un semplice messaggero, e non un vero e proprio mediatore» fu l’idea
di Edelmas, che sorrise compiaciuto del proprio intuito.
«Lo farò senz’altro. Ma poi alla
fine devo assicurarmi che Catreus accetti la proposta di Pasifae. E se lui la
rifiutasse?» chiese Amasis.
«Devi fare in modo che il tuo
messaggio renda molto credibile la forza di Pasifae e di conseguenza le sue
minacce. Catreus si spaventerà e convincerà Horemab ad accettare l’accordo.
Horemab convincerà poi Indis» fu la conclusione di Gabaal.
«Sì, mi avete convinto. Se
l’accordo andrà in porto, ci saranno promozioni per tutti e anche per voi»
dichiarò Amasis «Vi ringrazio molto, amici miei. Ora, se permettete, mi devo
asciugare e preparare per l’incontro con il re»
Edelmas e Gabaal uscirono con un
leggero inchino.
Amasis uscì dalla vasca, si
avvolse in teli di lino, e incominciò a pensare a ciò che avrebbe detto al re.
L’incontro si svolse con più
facilità di quanto Amasis avesse pensato.
Catreus si mostrò molto più ricettivo del previsto: la morte
di Glauco lo aveva reso più arrendevole.
«Accetto l’accordo!» decise senza
tentennamenti e poi, rivolto ad Amasis: «Va a chiamare Horemab. Stileremo
insieme la nostra controproposta, poi la faremo leggere a Indis e cercheremo di
fargliela digerire»
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