Il ritorno del re Glauco e della
sua giovane sposa achea Arethusa fu festeggiato a Cnosso con una cena di
famiglia nella grande sala dei tori, cosiddetta perché alle pareti, a fianco
degli affreschi della tauromachia, vi erano appese teste imbalsamate di tori,
sacrificati ciascuno per ogni incoronazione di re, dai tempi del primo Minosse.
Amasis osservava con una certa
inquietudine quelle teste di toro, che parevano fissarlo con ferocia: Sempre meno feroci di Indis, comunque.
A dire il vero in realtà Indis si
era fatta ultimamente meno aspra nei suoi confronti, forse per la gioia di aver
condotto in porto un altro matrimonio, quello della figlia Climene, questa
volta con uno sposo della migliore aristocrazia cretese, da lei scelto: il
nobile Nauplio.
L’unica figlia che non voleva
sposarsi era proprio la maggiore, Afrosina, che aveva giurato di rimanere
nubile finché suo fratello Althamenes non fosse stato richiamato dal suo esilio
di Rodi.
Dovrà attendere ancora molto. E
pensare che è così bella…
Catreus era già piuttosto alticcio
dopo i molti brindisi alla salute dei vari membri della famiglia: «E così, fratello
mio, ci assicuri che la nostra cara Fedra è stata ben voluta dal re di Atene»
«Teseo è molto innamorato, e Fedra
si trova molto bene nel ruolo di regina» confermò Glauco all’altro capo del
tavolo.
«Si vede che ha preso dalla madre»
commentò Indis, scoccando un’occhiata provocatoria verso Pasifae, la quale fece
finta di non aver sentito.
Catreus si rivolse all’altro
fratello: «E tu, Deucalione, quali nuove porti da Micene?»
Il principe Deucalione, tra tutti
i figli di Minosse, era quello che fisicamente assomigliava più al padre, anche
se aveva il carattere pacato e generoso della madre Mìriel, la compianta prima
sposa del vecchio re.
«Tua figlia Erope, come sai, è già
incinta, e pare molto felice. Atreo però è spesso fuori città, in guerra. Anche
prima che me ne andassi non c’era: aveva seguito il padre in una spedizione
militare nell’interno. Ora il fratello Tieste è reggente a Micene, mentre sua
moglie Olimpia è rimasta ad Argo»
Catreus parve molto felice di
queste notizie, anche se nessuno capiva il motivo di tanto buon umore.
Beve troppo vino pensò Amasis
Ed io non posso far
nulla per controllarlo. Io sono solo uno schiavo, non devo dimenticarlo mai. Io
sono nato per servire, non per consigliare.
Eppure ultimamente il suo
consiglio era stato richiesto più volte dal re su questioni delicate, e si era
rivelato molto utile.
«Padre» intervenne Afrosina «ora
che tutta la famiglia vive felice e in pace, vi prego, permetti a mio fratello
Althamenes di tornare a Creta»
Il volto del re si fece violaceo:
«Non intendo più discutere di questa storia! E tu, Afrosina, sei il disonore di questa famiglia: alla tua età dovresti aver già trovato marito, e invece ti ostini a rifiutare ogni buon partito che ti si presenta!»
«Non intendo più discutere di questa storia! E tu, Afrosina, sei il disonore di questa famiglia: alla tua età dovresti aver già trovato marito, e invece ti ostini a rifiutare ogni buon partito che ti si presenta!»
La principessa si alzò e si mise in ginocchio di fronte al padre, con scandalo di tutti:
«Ti supplico: io e Althamenes siamo sangue del tuo sangue, ti scongiuro…»
Catreus, furibondo, alzò una mano per colpirla in viso, ma,
nello stupore generale,
Amasis, che sedeva di fianco a lui, gli sussurrò qualcosa
nell’orecchio e il re si fermò, la mano ancora sollevata, gli occhi stralunati.
Tutti per un attimo rimasero in
sospeso. Poi Catreus si ricompose, e disse a sua figlia:
«Non posso accontentarti. L’indovino ha parlato chiaramente: Althamenes mi ucciderà. Io credo agli oracoli. Devi capire le mie ragioni e non tornare più sull'argomento. Me lo prometti?»
«Non posso accontentarti. L’indovino ha parlato chiaramente: Althamenes mi ucciderà. Io credo agli oracoli. Devi capire le mie ragioni e non tornare più sull'argomento. Me lo prometti?»
La principessa si alzò e incontrò
lo sguardo di Amasis, che pareva supplicarla di non incorrere nell’ira del
sovrano.
Il re ripeté la sua richiesta, con
voce cupa: «Prometti, Afrosina!»
La fanciulla si guardò intorno: vide la madre Indis annuire,
preoccupata di mantenere una parvenza di pace familiare. Vide la sorella e il
cognato, sconvolti.
Vide gli zii pronti a giudicarla. Vide Pasifae, che si
godeva la scenata con il suo solito sguardo distante, ma vagamente divertito.
E infine reincontrò gli occhi di Amasis, e vi lesse una sincera preoccupazione nei suoi confronti.
E infine reincontrò gli occhi di Amasis, e vi lesse una sincera preoccupazione nei suoi confronti.
«Prometto…» disse infine con un
fil di voce, e ritornò al suo posto con una dignitosa compostezza.
Indis tirò un sospiro di sollievo
e poi guardò Amasis, il vero artefice della riconciliazione, e chinò il capo
verso di lui, in segno di riconoscenza.
Non ci posso credere. è successo tutto in così poco tempo, eppure sono
cambiati gli equilibri della famiglia. Questa volta il mio intervento è stato
quello di un vero consigliere, non di uno schiavo.
Guardò Afrosina, e sentì di
provare per lei un affetto profondo, o forse… forse qualcosa di più, qualcosa
che uno schiavo non poteva permettersi di provare per la figlia del suo re.
Distolse lo sguardo da lei e
incontrò gli sguardi ammirati dei commensali, in particolare quello di Pasifae,
che lo fissava con un misto di complicità e di minaccia: la sua bocca accennava
un sarcastico sorriso, ma i suoi occhi erano di ghiaccio.
Pasifae aveva previsto la mia ascesa.Maledizione! Io volevo rimanere
fuori dagli intrighi…
I commensali si rimisero a parlare
come se niente fosse accaduto, ma Amasis continuava a ripensare a quell’attimo,
a quel “Prometti, Afrosina…”.
Sentì di aver varcato una linea
divisoria nella sua vita, un punto di non ritorno.
Ora tutto diventava più difficile
e più scivoloso, perché chi entrava negli affari della dinastia, entrava nel
gioco del potere, “dove si vince o si muore”, come aveva detto Pasifae.
Chinò lo sguardo sul suo piatto : Devo essere prudente, ora più che mai!
Sentì la mano del re che gli
sfiorò una coscia.
Dei aiutatemi! Perché non mi avete concesso una vita normale?
Rimpianse la sua infanzia nella
fattoria di Fargas, il profumo della campagna a maggio, la libertà dei campi
sconfinati, e gli parve di rivedere tutto ciò riflesso negli occhi belli di
Afrosina.