Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
martedì 9 giugno 2015
lunedì 8 giugno 2015
Estgot. Capitolo 87. Jessica e Jennifer.
Jessica ricevette la visita di Jennifer in un caldo pomeriggio di giugno.
Non si erano ancora parlate, da quando la seconda era ricomparsa dopo un lungo esilio.
Jessica non ne era meravigliata.
Gli Iniziati ci hanno creato in laboratorio e poi ci hanno messe l'una contro l'altra. Cosa devo fare con Jennifer? Cosa avrebbe fatto Virginia, se fosse stata qui, ora?
La accolse con molta cortesia:
<<Vieni qui Jenny. Abbracciami!>>
Jennifer accolse l'invito con spontaneità.
Il loro abbraccio fu sincero, anche se la vita le aveva arruolate in "eserciti" diversi.
<<Come stai?>>
<<Abbastanza bene, Jess, e tu? Ormai mancano meno di due mesi al parto>>
<<Sì, non vedo l'ora! E' la prima cosa bella che mi succede dopo tanto tempo>>
Jennifer sorrise, ma nei suoi occhi c'era preoccupazione:
<<Mi raccomando, cerca di riguardarti. I figli dei Waldemar prosciugano le energie delle loro madri>>
<<Lady Helena me ne ha parlato. Ma io mi sento bene, non c'è nessuna complicazione>>
Gli occhi di Jennifer continuavano a tradire un senso di disagio:
<<La famiglia Dracu nutre in forte risentimento contro di noi. Abbiamo entrambe condiviso i ricordi di Virginia, che loro giudicano una traditrice. Io mi sono dovuta nascondere per molti anni e anche adesso non mi sento al sicuro>>
<<Il peggio è passato, Jenny. Siamo sopravvissute alla guerra civile, all'incendio, alle persecuzioni dei Dracu. Ora la nostra famiglia è qui: i Burke-Roche ci hanno riconosciute come eredi.
Ed eccoci finalmente riunite, noi sorelle, in un'unica speranza di lunga vita e di felicità!>>
Jennifer ruppe gli indugi:
<<Non tutti i Burke-Roche stanno dalla nostra parte. La nostra terza gemella, Joelle, ci vede come un intralcio. E' una adepta di Eclion e non si farà scrupoli per toglierci di mezzo!
Io e te possiamo trovare un accordo, ma con Joelle è impossibile ragionare>>
Jessica si accigliò:
<<Io non l'ho mai nemmeno incontrata. Si è sempre rifiutata persino di parlarmi al telefono. Ho cercato di mettermi in contatto con lei, ma mi hanno detto che è al mare, ad Hollow Beach, e non vuole essere disturbata. Non è certo un buon inizio, da parte di Joelle>>
Jennifer annuì:
<<Joelle è abituata a fare la bella vita. E' ricchissima ed è molto corteggiata, ma la sua ambizione è quella di mettere il guinzaglio a Waldemar. Lo vuole sposare, per poterlo manovrare e governare gli Iniziati per diventare non solo una first lady, ma addirittura una vera sovrana. Ha una seta di potere che farebbe impallidire quella di lady Margaret!>>
Jessica sospirò:
<<Waldemar non è così facile da manovrare come sembra. All'inizio mi sembrava sostanzialmente un fallito. Ci siamo consolati a vicenda, ma lui si è sentito raggirato. Mi ha tenuta a distanza. Non oso più nemmeno affrontare l'argomento. Però sento la sua mancanza. Jennifer, io mi sono innamorata di lui, e lui lo sa, perché può leggere nella mente, eppure c'è qualcosa che lo trattiene. Non abbiamo più avuto rapporti. Certo, io sono incinta, per cui la cosa è normale, ma non c'è stata nemmeno tenerezza. Temo che lui non mi sposerà mai>>
Jennifer la fissò:
<<Tu dici di amarlo. Ma sei sicura di amare lui e non il suo potere? Lo ami come persona o come uomo di comando? Perdonami se te lo chiedo in questo modo brutale, ma mi pare che lui sia abbastanza sicuro del fatto che tu faccia fatica a distinguere l'uomo dalla carica che ricopre>>
Jessica chiuse gli occhi:
<<All'inizio era così, ma poi ho imparato a conoscerlo, ed ho scoperto che insieme a lui sono felice, mentre quando non c'è, mi manca da morire. Io vorrei sempre con lui, capisci? Non è così che dev'essere l'amore?>>
Jennifer le rivolse uno sguardo severo:
<<L'amore è molto di più, Jessica. E tu, a 25 anni, dovresti saperlo meglio di me. Io sono una vergine consacrata ad Atar. Non ho mai avuto nessuna relazione, eppure credo di conoscere l'amore meglio di te. L'amore non è solo desiderare e prendere! E' anche donare e condividere e rispettare l'individualità della persona amata. Amare vuol dire anche fare il possibile per far sentire bene la persona che amiamo, cercare di renderla felice>>
Jessica si sentì a disagio:
<<Rendere felice Waldemar? Neanche Atar, con tutta la sua gloria, potrebbe donargli la felicità!
Però posso offrirgli calore, passione, tenerezza, divertimento, serenità e la gioia di una vera famiglia. Cosa si può desiderare di più?
Sai, io lo sento già come un marito. E' un sentimento che si è fatto strada lentamente, giorno dopo giorno. Quella che all'inizio mi sembrava insicurezza, ho capito che era saggezza, derivata dall'esperienza. E' un uomo di straordinarie qualità. Il frutto di un Programma Genetico millenario, che gli ha conferito salute e forza fisica, brillante intelligenza e capacità intuitive oltre ogni immaginazione. Tutto questo ha il suo fascino, a prescindere dal ruolo che ricopre.
Io voglio e posso davvero farlo stare meglio, devi credermi Jenny!
Perché nessuno mi vuole dare una seconda occasione? Siete così spietati?
Perché sono costretta a scontare per tutta la vita l'errore di una notte? Possibile che nessuno di voi sia capace di perdonarmi?
Jenny, ti prego, almeno tu... abbiamo condiviso tante cose... ti supplico, non condannarmi!>>
Jennifer teneva gli occhi bassi:
<<Tu sei un enigma per me. Abbiamo lo stesso dna, eppure siamo così diverse.
Non è che non ti creda o che ti voglia condannare. Il discorso è un altro.
Forse tu sei anche in buona fede, ma sei sicura di non mentire a te stessa? A volte impariamo così bene a recitare una parte che alla fine crediamo di essere veramente ciò che stiamo fingendo di essere. Ma resta sempre una finzione>>
Jessica aveva gli occhi lucidi:
<<I miei sentimenti sono reali. Ognuno ha una propria concezione dell'amore. Non troverai due persone che sappiano definire questo concetto nello stesso modo. Io dico che ami una persona se senti di non poter vivere senza di lei. Ecco, è questo che io provo per Waldemar. Io non potrei vivere senza di lui>>
Jennifer annuì:
<<Può darsi, anzi credo che tu dica il vero. Ma l'amore è un'altra cosa>>
domenica 7 giugno 2015
Estgot. Capitolo 86. Il Primo Patto: le richieste di Atar e il programma di Waldemar
<<Il rituale di cui hai parlato serve per concludere il Patto, Edwina, non per evocare Atar.
Abbiamo letto entrambi i testi sacri: è ora di finirla con questi trucchetti. Non dirò una parola di più, se non in presenza di Atar!>>
Edwina Ataris, non sapendo più cosa replicare, svanì in un turbinio di luce.
Dopo un tempo non quantificabile, Atar fece la sua comparsa.
Assomigliava molto ad Edwina, fisicamente, nelle sue sembianze umanoidi, ma il colore dorato della sua pelle e il colore rosso dei suoi occhi ricordavano molto più intensamente il Fuoco e la sacra Fiamma.
<<Sei stato severo con mia figlia, lord Waldemar>>
Lui non si scompose:
<<Sire Atar, lo sono con tutti quelli che tentano di imbrogliarmi. Tua figlia ha un viso d'angelo, ma ha un carattere da maschiaccio. E comunque, Edwina corre grandi rischi. Se non cambia atteggiamento, tutto ciò che noi stiamo costruendo potrebbe crollarci tra le mani>>
Atar annuì:
<<Lo so, ed è anche per evitare questo rischio che voglio che tu sia il mio rappresentante.
Ho miliardi di mondi di cui occuparmi, e devo delegare i compiti a coloro di cui mi fido.
Fortunatamente, tu sei una mia creatura, molto più di quanto lo sia Edwina.
Dimmi: hai compreso il motivo per cui ti ho fatto avere l'Anello del Fuoco, diventando così il tuo mentore?>>
Waldemar annuì:
<<Credo di sì, mio Signore. Non sono sufficientemente "buono" per piacere al luminoso Belenos e non sono sufficientemente "cattivo" per piacere ad Eclion l'Oscuro. Ma sono sufficientemente sveglio per capire che il pericolo viene da Gothar. Tu invece, Sire Atar, sei "al di là del bene e del male", come il Fuoco che può riscaldare o distruggere, a seconda di come lo trattano>>
Atar accennò un sorriso:
<<Molto bene. In te arde il Sacro Fuoco, anche sotto la cenere. In molti non lo vedranno, e si faranno male, quando oseranno toccarti.
Hai la mia protezione, Waldemar, e persino la mia benedizione: ne avrai bisogno, perché il tuo destino sarà come quello di Cassandra. Farai previsioni esatte, ma gli altri non ti crederanno, finché non sarà troppo tardi>>
Waldemar ne era perfettamente consapevole:
<<Sire Atar, confido nel tuo sostegno, poiché le mie fatiche saranno gravi, e in tutte tu dovrai aiutarmi, preservandomi dalla stanchezza. E anche se dovessi camminare per una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sarai con me>>
Atar parve divertito:
<<In pochi capiranno le tue citazioni bibliche. Chi si ricorda più cosa sia il Salmo 23?>>
Waldemar allargò le braccia:
<<Io sono solo un divulgatore. La mia è una "prestazione di mezzi", non di risultato. Mi piace pensare che la Tradizione conti ancora qualcosa, come la civiltà classica. Preferisco una citazione latina, piuttosto che un uso servile della lingua inglese. Offro perle gratuite: ognuno è libero di fare con esse quel che gli pare>>
Atar insistette:
<<Ad porcos margaritas! Troverai ben poca solidarietà, tra i suoi simili>>
Waldemar lo sapeva fin troppo bene:
<<Non è colpa loro, mio Signore. Siamo stati americanizzati, anche nelle scienze umane. Basti pensare alle tonnellate di "pensiero positivo" anglosassone, per cui bisogna vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, anche quando è vuoto del tutto>>
Atar si accigliò:
<<Bandire la sofferenza dai propri pensieri non la farà scomparire dalla propria vita! Al contrario, vi renderà più vulnerabili, nel momento del naufragio>>
Waldemar la trovò un'affermazione azzardata:
<<Mio Signore, solo un masochista potrebbe volgere spontaneamente i suoi pensieri al dolore, quando esiste tanta bellezza nel mondo!>>
<<Non ci credi nemmeno tu. Io conosco i tuoi pensieri, le tue preoccupazioni, ed è anche per questo che ti ho scelto. In fondo, tu sai che le mie parole hanno un preciso fondamento.
In una civiltà in cui trionfa l'edonismo esibito, il dolore è considerato "sconveniente". E' vietato persino parlarne. Il dolore è il supremo tabù della vostra epoca.
Chi ne parla viene ridicolizzato. Certo, il dolore è un nemico, ma se vi rifiutate di conoscere il nemico, come potete illudervi di sconfiggerlo? Come potete educare le nuove generazioni se le fate crescere sotto una campana di vetro?>>
Waldemar si limitò ad una blanda difesa d'ufficio:
<<La famiglia, la scuola e lo sport insegnano ancora disciplina ed impegno>>
Atar divenne ancor più cupo, e persino la sua luce si attenuò:
<<Queste cose le accettano solo quelli a cui piace lo studio o lo sport, e ciò significa che a vincere non è il senso del dovere. Chi antepone costantemente il principio del piacere al principio di realtà, ha abbandonato la via della saggezza.
In verità ti dico: nessun successo duraturo può essere ottenuto senza la cognizione del dolore>>
Waldemar, che non aveva mai perdonato agli dei di tollerare l'esistenza del dolore, protestò:
<<Perché devi rendere tutto così difficile?>>
Il Signore del Fuoco inarcò le sopracciglia:
<<Perché è difficile! Uno dei maggiori peccati di voi umani è la faciloneria! Vi illudete che per avere qualcosa basti desiderarlo intensamente. Ma le cose importanti hanno un prezzo, che si misura in termini di sofferenza. Niente che abbia valore è semplice.
Tieni a mente questi miei moniti, perché solo chi ne accetterà il significato potrà salvarsi, quando arriverà il Grande Cataclisma>>
Waldemar lo fermò subito:
<<E gli altri? C'è qualche speranza per gli altri?>>
Atar scosse il capo con l'aria di chi fa decisamente sul serio:
<<Per gli altri, niente!>>
Waldemar inspirò: <<Le mie premonizioni dicono il contrario. E tu sai che io non sono un soldatino di piombo che obbedisce ciecamente senza discutere. Esigo più autonomia!>>
Atar lo colse di sorpresa con una domanda:
<<Tu hai fatto il servizio militare. Non è vero?>>
Waldemar si meravigliò:
<<Cosa c'entra? Comunque sì, nel 2005 ero ufficiale della Corona Britannica a Bassora, in Iraq. Ho visto la vera guerra, che è molto diversa da quella che appare nei film d'azione che piacciono tanto agli adolescenti. Al primo corpo sbudellato, ogni epos va a farsi friggere. Ne so abbastanza, di uso delle armi, per non trovarci niente di divertente o di eroico.
Del resto, non esistono eroi senza macchia, nel mondo reale, e solo chi non ha mai visto una vera guerra può desiderarne una. Per me non c'è nulla di più importante che preservate la pace!
Come diceva Sun Tzu: "La suprema arte della guerra non è vincere cento battaglie, bensì sottomettere il nemico senza combattere". Un giorno i miei detrattori potrebbero persino ringraziarmi, per aver seguito questo saggio consiglio>>
Gli occhi di Atar erano diventati del colore del vino:
<<Ben detto! Il tuo programma è saggio. Ora, tu sai ciò che deve essere fatto, sia riguardo ai Varchi che riguardo a Gothar.
Ti concedo ampio margine di autonomia, e ti chiedo soltanto lealtà. Dovrai solo dire cose scomode a chi non le vorrà sentire e indicare vie di salvezza a chi non ti vorrà credere.
E' il destino dei Profeti: essere come la voce di uno che grida nel deserto>>
Waldemar soppesò quelle parole:
<<Non è questo che mi spaventa. Nemo Propheta in patria. Da ragazzo, ho remato in canoa nei fiumi della Germania. Sono abituato ad andare controcorrente!>>
Atar annuì:
<<Lo so! Ti hanno esiliato ad Estot perché hai osato attaccare pubblicamente, e qui cito le tue parole "il bigottismo buonista e le ovvietà istituzionali" dell'Unione Occidentale. Ma questo era nelle intenzioni: tu volevi venire qui, perché volevi scoprire come era morta Virginia. Ora che lo sai, devi farle avere giustizia!
Io mi rivolgo dunque al ribelle, al giustiziere e al suo fuoco interiore. Metti da parte gli indugi! Diventa ciò per cui sei nato!>>
Era il momento. Ormai le carte erano in tavola. Prendere o lasciare!
Waldemar aveva già deciso da tempo:
<<Avrò ampia autonomia, hai detto? Allora avrai la mia lealtà!>>
Atar si rivolse a lui con voce possente:
<<Roman Waldemar, Maestro dei Maestri dell'Ordine degli Iniziati, ti offro il potere di aprire o sigillare ogni Varco: le chiavi che schiudono le Porte del Cielo>>
Waldemar recitò la formula di accettazione:
<<Benedetti siano il Sacro Fuoco e la sua Fiamma, possa il loro passaggio purificare il mondo>>
Detto questo, si punse con un ago il polpastrello dell'indice destro e versò tre gocce di sangue sul fuoco.
In quel momento un'immensa energia entrò in lui e si sentì forte come mai prima era stato.
Fu così che il Primo dei Grandi Patti per la Nuova Terra fu siglato tra il rappresentante degli umani e quello dei Signori degli Elementi.
Un milione di visualizzazioni. Grazie a tutti!!!
Non è mio costume autocelebrarmi (del resto non sono un'insalata bionda), però oggi consentitemi di festeggiare il milione di visualizzazioni del mio blog. Quando sono partito, come Vox clamantis in deserto, non avrei mai immaginato, nemmeno lontanamente, di poter arrivare in tre anni ad un traguardo così importante.
Rivolgo un ringraziamento particolare a coloro che mi hanno sempre seguito e supportato, fin dal 2012! Grazie dal profondo del cuore!!!
sabato 6 giugno 2015
Margaret Beaufort Tudor, lady Stafford e Stanley, contessa di Richmond, fondatrice della dinastia Tudor
Margaret Beaufort (Bedfordshire, 31 maggio 1443 – Londra, 29 giugno 1509) fu contessa di Richmond e Derby, madre di Enrico VII d'Inghilterra e nonna di Enrico VIII d'Inghilterra.
Margaret Beaufort nacque al castello di Bletsoe nel Bedforshire il 31 maggio del 1443 o del 1441, sebbene la data ed il mese vengano considerati esatti, giacché ella chiese all'Abbazia di Westminster di ricordare il proprio battesimo in quella data, l'anno è oggetto di dispute. Alcuni storici propendono per il1441, partendo dalla data di morte del padre che morì alla fine di maggio del 1444, tuttavia il 1443 appare più probabile giacché l'uomo trattò con reEnrico VI d'Inghilterra circa la custodia di un figlio non ancora nato se egli fosse deceduto in battaglia[1]. I genitori di Margaret erano John Beaufort, I duca di Somerset (1404-1444) e sua moglie Margaret Beauchamp, vedova di Sir Oliver St John e figlia di Sir John Beauchamp barone di Bletsoe. Per via paterna era nipote di Giovanni Beaufort, I conte di Somerset e di Margaret Holland, pronipote di Giovanni di Gand e di quella che in seguito divenne la sua terza moglie, Katherine Swynford e quindi pro-pronipote di Edoardo III d'Inghilterra. La successiva legittimazione di Riccardo II d'Inghilterra, del 1397, dei figli nati dal rapporto fra Giovanni di Gand e Katherine Swynford fu confermata da Enrico IV d'Inghilterra a condizione che nessuno dei loro discendenti avrebbe mai reclamato la corona, nonostante questo veto il figlio di Margaret divenne sovrano (e ogni successivo sovrano d'Inghilterra, Gran Bretagna e Regno Unito discende da Giovanni di Gand). In breve Margaret vantava dei nobilissimi natali,in quanto dalla parte del padre aveva Edoardo III come trisavolo, Giovanni di Gand era il suo bisnonno, Riccardo II era nipote del suo bisnonno, Enrico IV suo prozio e Joan Beaufort regina consorte di Scozia era sua zia. Inoltre la sua bisnonna paterna, Margaret Holland era figlia di Thomas Holland II conte di Kent, il quale era fratellastro uterino (la madre era Joan di Kent) del Re Riccardo II (che era anche nipote di Giovanni di Gand). La madre di Margaret Holland era Alice FitzAlan, figlia di Eleonor Lancaster, il trisavolo di questa era Enrico III Plantageneto. Al momento della nascita di Margaret o nella sua primissima infanzia suo padre si stava preparando a partire per la Francia per conto di Enrico VI e prima di partire si assicurò che la custodia della figlia e dei suoi beni, in caso di sua morte, fossero affidati esclusivamente alla moglie. Poco dopo essere tornato i rapporti fra John ed Enrico si deteriorarono rapidamente ed egli fu cacciato dalla corte ed accusato di tradimento, morì poco dopo secondo alcuni di malattia e secondo altri per suicidio. Margaret era la sua sola figlia e la sola erede della sua fortuna poiché la madre aveva perso il bambino che aspettava.[2]. Poco dopo Enrico si rimangiò l'accordo e diede la custodia di Margaret a William de la Pole, I duca di Suffolk anche se la bambina rimase con la madre. Margaret passò l'infanzia a stretto contatti con i fratellastri del primo matrimonio della madre e uno di questi, John St John, l'erede della tenuta di Bletsoe, divenne in seguito ciambellano di Margaret nonché suo esecutore testamentario.
I primi due brevi matrimoni
Con il passare del tempo la posizione di Suffolk si fece sempre più precaria ed egli si era ripromesso di far sposare Margaret al proprio figlio John de la Pole, II duca di Suffolk. Le nozze ebbero luogo fra il 28 gennaio e il 7 febbraio 1444 quando Margaret aveva un'età compresa fra l'uno e i tre anni, imparentati per parte di madre occorse una dispensa papale che fu stilata il 18 agosto 1450. In quello stesso anno Suffolk venne accusato di tradimento e giustiziato mentre tentava la fuga per mare, la madre di Margaret provvide subito a liberare la figlia dal matrimonio che venne annullato nel 1453 su iniziativa di Enrico VI che intendeva darla in sposa al fratellastro Edmondo Tudor figlio del secondo matrimonio della madre, Caterina di Valoiscon Owen Tudor[3]. Margaret non riconobbe mai questo suo matrimonio con John tanto che nel 1472 si riferiva ad Edmund, nel proprio testamento, come al primo marito, d'altro canto secondo il Diritto canonico ella non era vincolata al contratto matrimoniale perché non aveva raggiunto i dodici anni[4]. Il matrimonio avvenne il 1º novembre 1455, Margaret aveva dodici anni e lui ventiquattro e la Guerra delle due rose era scoppiata da poco. Edmund era un Lancaster e combattendo per il suo re contro gli York e da loro venne catturato circa un anno dopo, morì in prigionia lasciando Margaret vedova all'età di tredici anni incinta di circa sette mesi. Il loro unico figlio, Enrico Tudor nacque nel Castello di Pembroke il 28 gennaio 1457, fu un parto difficile e madre e bambino andarono vicini alla morte, forse per la giovanissima età e la fragile costituzione di Margaret, i postumi del parto furono tanto gravi da non permetterle di avere altri figli[5]. Margaret rimase con il figlio a Pembroke insieme al cognato Gaspare Tudor fino al trionfo degli York nel 1461, da quel momento in poi il giovane Enrico visse con lo zio inGalles e poi dall'età di quattordici anni in esilio in Bretagna. In quel lasso di tempo il rapporto fra Margaret e il figlio fu tenuto in vita da lettere e poche visite[6]. Margaret onorò sempre la memoria di Edmund e nel suo testamento espresse il desiderio di essere sepolta accanto a lui.
I secondi due lunghi matrimoni
Il 3 gennaio 1462 Margaret si risposò con Henry Stafford, conte di Stafford secondogenito (1425 circa-1471) di Humphrey Stafford, I duca di Buckingham con un'altra dispensa papale perché i due erano secondi cugini (la nonna di lui era Joan Beaufort, figlia di Giovanni di Gand e dunque zia del padre di Margaret). In quegli anni la vita di Margaret fu tranquilla e passata nelle campagne dove si trovavano le proprietà del marito, questo matrimonio durò fino al 1471 quando Harry morì lasciandola vedova per la terza volta. Nel giugno dell'anno seguente Margaret si risposò per la terza volta con Thomas Stanley, I conte di Derby, Lord Constable of England e Re di Man e quest'unione ebbe tutta l'aria di essere di convenienza, tanto che alcuni storici affermano che ella non si sentì mai parte della famiglia Stanley[7]. Margaret cospirò con la regina vedova Elisabetta Woodville contro Riccardo III d'Inghilterra colpevole di essere uno York per la prima e nemico giurato della seconda. Quando apparve chiaro che i figli di Elisabetta, Edoardo e Riccardo erano morti si accordarono per fidanzare il giovane Enrico alla figlia di Elisabetta, Elisabetta di York. Anche suo marito Thomas cospirava contro il re e quando tutti gli yorkisti vennero chiamati alla Battaglia di Bosworth Field per combattere l'esercito di Enrico Tudor Thomas si tenne ai margini dello scontro senza intervenire anche se suo figlio George era ostaggio di Riccardo. Enrico trionfò e Riccardo morì e Thomas ricevette il titolo di Conte di Derby e Margaret era riuscita a mettere il figlio sul trono. Anni dopo, attorno al1499 ella fece voto di castità e in accordo col marito andò a vivere da sola a Collyweston.
Margaret R.
Una volta salito al trono Enrico cominciò a chiamare la madre My Lady the King's Mother ed egli fece in modo di garantirle l'indipendenza economica e sociale che ella desiderava, tanto che la prima seduta del parlamento le riconobbe il diritto di amministrare da sola i propri beni come se non fosse stata sposata[8]. Come da programma Enrico sposò Elisabetta di York anche se Margaret si dimostrò riluttante ad accettare un ruolo meno importante di quello della Regina vedova o della Regina consorte, decise quindi di indossare abiti della stessa qualità della nuora e di camminare solo di un passo dietro di lei. Spesso madre e figlio erano insieme: il re infatti soleva andarla a trovare a Coldharbour per chiederle consiglio. Quando invece si trovavano lontani si scrivevano regolarmente tenendosi aggiornati sugli avvenimenti accaduti. Dal 1460 in poi ella si era sempre firmata M. Richmond, ma dopo la salita al trono di Enrico cambiò in Margaret R. che poteva stare sia Regina o perRichmond, più avanti ella accluse nella firma la corona reale e la dicitura et mater Henrici septimi regis Angliæ et Hiberniæ Intelligente, colta e forte, Margaret fondò, fra gli altri istituti, il Christ's College nel 1505, il St John's College (Cambridge) nel 1511 e altri istituti minori. Presso il Christ's College di Cambridge aveva un appartamento in cui teneva una ricca biblioteca con opere inglesi e francesi. Quando le nacquero i nipoti, in veste di cerimoniera di corte, ebbe controllo assoluto sull'organizzazione della nursery. Il nipote Enrico, il futuro Enrico VIII, fu il suo favorito. Quando il bambino compì 10 anni, infatti, la nonna lo nominò unico erede dei suoi possedimenti, che avrebbe eventualmente amministrato non appena avesse raggiunto la maggiore età. Per l'educazione del nipote, scelse per lui come precettore principale John Skelton, un suo favorito.
La breve reggenza e la morte
Il 21 aprile 1509 Enrico morì e l'erede divenne il suo secondogenito Enrico VIII d'Inghilterra che era subentrato in seguito alla morte del primogenito Arturo Tudor Enrico VII l'aveva lasciata esecutrice testamentaria delle proprietà del figlio e l'aveva anche nominata reggente, ma non poté essere per il nipote la fedele consigliera che era stata per il figlio. Mentre erano ancora in corso i festeggiamenti per l'incoronazione infatti, Margaret si ammalò gravemente. In punto di morte poté solo consigliare a Enrico, che all'epoca era solo un diciottenne, di appoggiarsi a John Fisher, uno dei tanti dotti di Cambridge che ella aveva favorito. Margaret morì il 29 giugno 1509 e fu sepolta nella cappella di Enrico VII nell'abbazia di Westminster.
Anni dopo, non solo Enrico VIII avrebbe ripudiato moglie e autorità papale, ma avrebbe anche condannato a morte Fisher, reo di essersi opposto alla volontà del re.
Onorificenze
Dama dell'Ordine della Giarrettiera | |
— 1488 |
Note
- ^ Jones, Michael K.; Underwood, Malcolm G. The King's Mother: Lady Margaret Beaufort, Countess of Richmond and Derby, Cambridge University Press 1993
- ^ Jones, Michael K.; Underwood, Malcolm G. The King's Mother: Lady Margaret Beaufort, Countess of Richmond and Derby, Cambridge University Press 1993
- ^ Wood, Diana (2003). Women and religion in medieval England. Oxbow
- ^ Jones, Michael K.; Underwood, Malcolm G. The King's Mother: Lady Margaret Beaufort, Countess of Richmond and Derby, Cambridge University Press 1993
- ^ Jones, Michael K.; Underwood, Malcolm G. The King's Mother: Lady Margaret Beaufort, Countess of Richmond and Derby, Cambridge University Press 1993
- ^ Krug, Rebecca. Reading families: women's literate practice in late medieval England Cornell University Press 2002
- ^ Jones, Michael K.; Underwood, Malcolm G. The King's Mother: Lady Margaret Beaufort, Countess of Richmond and Derby, Cambridge University Press 1993
- ^ Jones, Michael K.; Underwood, Malcolm G. The King's Mother: Lady Margaret Beaufort, Countess of Richmond and Derby, Cambridge University Press 1993
Bibliografia
- Carolly Erickson, Il grande Enrico, Milano, Mondadori, 2002. ISBN 88-04-51295-4
- Philippa Gregory, La regina della Rosa Rossa, Sperling & Kupfer, 2011. ISBN 882005082X
Cosa si intende per etnia? Che differenza c'è tra etnia e nazione?
La cartina qui sopra suddivide in gruppi la popolazione europea e delle zone confinanti sulla base di due criteri: uno linguistico e uno genetico, ossia la presenza di alcune variazioni del Dna all'interno di un aplogruppo (in questo caso il gruppo umano che contiene il cromosoma Y).
Gli studi della genetica delle popolazioni hanno comunque rilevato che le differenze tra i gruppi interni alla specie umana sono minime e riguardano più che altro l'aspetto fisico e non le capacità intellettive: questo ha definitivamente screditato il concetto di razza.
Da quando il razzismo è stato giudicato privo di fondamento scientifico, si è preferito parlare di etnia o di nazionalità, anche se la definizione di questi termini è rimasta piuttosto vaga.
I concetti che hanno sostituito quello di razza sono l'etnia e la nazionalità.
Un'etnia è un gruppo umano che riconosce di avere un'origine, una cultura e una tradizione comune, che spesso si manifestano attraverso la lingua, la religione, gli usi e costumi e il riferimento a determinati territori.
Una nazione è un'etnia che ambisce a darsi un'organizzazione politica e giuridica autonoma su un ben preciso territorio, diventando così uno stato-nazione o una regione autonoma all'interno di uno stato plurinazionale.
Mappa dell'indipendentismo e dei territori secessionisti europei
Manca la zona del Donbass ucraino, che è emersa soltanto in seguito alla guerra civile iniziata nel 2014.
venerdì 5 giugno 2015
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