martedì 13 gennaio 2015

Luxury fashion and lifestyle





Sotto, l'attrice Sarah Gadon, un volto d'altri tempi, un tipo di bellezza che sembra provenire dal passato, dai film in bianco e nero, o è solo una mia impressione?






























Sotto, Isabella di Borbone-Parma














Sotto, Joan Crawford by George Hurrell. 1932.









Paesaggi





















lunedì 12 gennaio 2015

Castelli


Castello di Hohenzollern; sotto Culzean, Scozia

Karlštejn Castle, Czech Republic 

Bamburgh, Inghilterra

Hjularöd Castle, Sweden 

Cochem Castle, Germany

Leeds Castle, Kent, UK 

Bodiam Castle, East Sussex.

Castelo de Almourol, Portugal 

Estgot. Capitolo 1. Incarico di punizione.
















Era solo, ai margini di una città degradata, in una terra senza speranza.
La remota provincia di Estgot non era soltanto uno dei luoghi più desolati, degradati e aspri dell'estremo confine orientale dell'Unione.
Era anche un luogo pericoloso, ingovernabile, devastato da una lunga guerra civile tra i sostenitori dell'Unione Occidentale e quelli della Federazione Orientale.
Dopo sei anni di faide, quella guerra si era conclusa senza vincitori: tutti ne erano usciti male.
Di fatto, soltanto una minima parte della provincia era ancora sotto il controllo dell'Unione, che troppo tardi aveva compreso che quello scontro con la Federazione era stato uno dei più grandi errori diplomatici dell'ultimo decennio.

Non c'è da stupirsi dunque se la nomina a governatore di Estgot non fosse certo un onore o una promozione, quanto piuttosto una punizione, un confino, un esilio in un luogo sgradevole, dove le probabilità di sopravvivenza erano scarse, soprattutto se si ricopriva un incarico pubblico.
Era questa la sorte effettiva del nuovo governatore di Estgot, Roman Waldemar, che in un tardo pomeriggio di fine dicembre giunse in quel luogo ostile, per scontare la sua pena.
A trasportarlo fin lì era stata una decrepita automobile del Ministero degli Interni, guidata da un autista ancor più vecchio.
Mentre si avvicinavano al capoluogo, incuneato in una valle angusta, ai piedi di montagne ostili, la macchina aveva cominciato a ballonzolare, per via del ghiaccio.
C'era molta neve ed il freddo era pungente.
Per un attimo la mente di Waldemar tornò ai "bei tempi andati", in cui era considerato un giovane promettente, e si sentì come Ginevra in convento dopo essere stata bandita da Camelot con disonore.
La sua colpa era decisamente meno romantica, ma non meno grave.
Esistono due tipi di errori: quelli perdonabili e quelli imperdonabili.
Waldemar sosteneva che a volte, nella vita, bisogna commettere errori imperdonabili per poter fare la cosa giusta. 
Un paradosso etico che risultava incomprensibile a chi non sapeva distinguere l'utile dal giusto.
Ma era veramente giusto ciò che aveva fatto?
Nulla di penalmente rilevante, intendiamoci, ma assolutamente imperdonabile dal punto di vista delle regole non scritte che in quegli anni si erano affermate tra i benpensanti ai vertici dell'Unione.
Chi viola un codice non scritto non è punibile penalmente, ma diventa un reietto.
E in quei casi non vi era possibilità di redenzione, soltanto di espiazione.
E non vi era alternativa a questa espiazione, nel senso che rifiutare l'atto di emarginazione avrebbe dato la possibilità ai suoi nemici di ottenere la sua totale espulsione dal sistema.
L'emarginazione era pur sempre una forma di sopravvivenza, l'espulsione no. In caso di espulsione avrebbe perso tutto: vitto, alloggio, libertà e infine la vita stessa.
Non era ancora pronto a rinunciare a tutto questo.
E comunque l'esilio era, in un certo senso, l'unica soluzione. 
In patria ormai non c'era più nulla per lui: lasciava dietro di sé soltanto terra bruciata.
Aveva interrotto i rapporti con tutti, anche con le persone più care, per risparmiare loro il pericolo della sua frequentazione. 
Chi aveva a che fare con un reietto, rischiava di cadere in disgrazia a sua volta.
Si era portato dietro soltanto i suoi libri, gli unici amici che ormai gli restavano.
Durante il viaggio si era letto un romanzo semi-autobiografico di Joanne Greenberg Mai ti promisi un giardino di rose
Poteva essere il titolo della sua vita.
Davanti a lui c'erano solo nebbia e tenebre, interrotte da alcune luci nella notte.

Fairy tales. Snow...










































domenica 11 gennaio 2015

Business professional and business casual





La Transnistria, un'enclave filorussa tra Moldavia e Ucraina.



La Transnistria (o Repubblica di Pridnestrov'e - Pmr) è una sottile striscia di terra che divide la Repubblica di Moldova dall'Ucraina. Ufficialmente sotto il controllo del governo moldavo, è un territorio indipendente de facto da oramai più di vent'anni, sebbene venga riconosciuto solamente da Abkhazia e Ossezia del Sud. 

Da sempre geopoliticamente irrilevante agli occhi occidentali, la Transnistria potrebbe ricoprire un ruolo molto interessante per ciò che attiene alla costruzione dello scudo anti-aereo russo, un progetto di cui si parla da anni. L'espulsione di Vasili Kasirin da parte delle autorità moldave, l'arresto da parte di quelle ucraine di sospetti appartenenti a gruppi terroristi attivi nei Territori, le pressioni dell'autoproclamata Pmr sugli abitanti di villaggi sotto l'autorità diretta del governo moldavo siti sulla riva sinistra del fiume e soprattutto l'intensificato controllo dei ponti sul fiume Dnestr (in rumeno Nistru) da parte delle milizie transnistriane sono solo piccoli indizi su ciò che potrebbe rappresentare l'area nei prossimi anni. Il fiume Nistru ha ottime probabilità di divenire la linea di confine di una nuova guerra fredda.

Sta oramai prendendo forma la vera grand strategy russa nell'area. Si può sostenere che la studiata e sottaciuta concatenazione di obiettivi (premeditata in toto o delineatasi nel tempo) sia ridefinibile così:
I.     Consenso (interno) -> Crimea +
II.    Corridoio (logistico) -> Donetsk e Lugansk +
III.   Consolidamento (militare e doganale) -> Transnistria +
=     Politica di sicurezza nel Mar Nero (navale ed energetica)

La prima fase, quella del "consenso", si è conclusa con successo. La Crimea è ora parte integrante della Federazione Russa e il Cremlino ne ha guadagnato in termini di popolarità, considerando la riunificazione come riparazione di un torto storico. Difficile che cittadini russi o crimeani, spinti da un forte senso nazionalista, non apprezzino di tornare sotto l'ala protettiva della Grande Madre. E difficile che forze anti-russe possano negare o contrastare quello che oramai è il nuovo status quo.


Il successo della prima fase porta velocemente al tentativo di attuazione della seconda, quella del "corridoio". L'annessione della simbolica Crimea e la facilità e la rapidità con cui il piano è stato attuato spingono il Donbas a riconsiderare la propria posizione e richiedere un trattamento simile a quello riservato alla penisola del Mar Nero. È ormai ben chiara ai russi l'evanescenza della politica internazionale occidentale: molte divisioni, interessi distinti e un generico desiderio di evitare guai. Se la seconda fase si concretizzasse con modalità del tutto simili alla prima (occupazione, elezioni, annessione), sarebbe ulteriormente sottolineata l'inadeguatezza occidentale ad affrontare la situazione.


La Russia è interessata alle regioni dell'Ucraina orientale per varie ragioni, anche economiche (miniere). Un aspetto chiave resta quello logistico. Per usare la felice espressione dell'analista Yulia Latynina, in assenza di un corridoio di terra possedere la Crimea è come avere una "valigia senza manico". Essa infatti non dispone di fonti di gas, elettricità o acqua. Non poter erogare servizi basilari ai propri nuovi cittadini vanificherebbe gli sforzi della prima fase volta al raggiungimento del consenso interno. Ragion per cui la Russia si sforzerà in tutti i modi per ottenere la tanto agognata contiguità territoriale.


Tuttavia, è risaputo che sulla via per raggiungere la Crimea dal Donbas vi sono città portuali sul Mar di Azov come Mariupol e Berdyansk che per il momento non sono sotto il controllo di autoproclamate repubbliche separatiste. Esperti militari ucraini già si chiedono se ad essere presa di mira sarà la città di Mariupol o se quest'ultima verrà "scavalcata" e nel mirino entrerà la città di Berdyansk. In ogni caso, la Russia si sforzerà in tutti i modi di portare a termine la seconda fase.


L'assenza di contiguità territoriale della Federazione Russa con la Crimea vanifica i vantaggi dell'annessione di quest'ultima. Tale discorso è valido anche per la Repubblica Popolare di Transnistria, che però non ha l'importanza economica o culturale né la rilevanza demografica della Crimea. Il motivo delle attenzioni russe verso Tiraspol è correlato principalmente agli aspetti militari e doganali necessari al consolidamento del nuovo ruolo cui Mosca punta nel Mar Nero.


L'aspetto militare è connesso alla costruzione o al potenziamento in Bessarabia di uno scudo anti-aereo come risposta al più altisonante scudo stellare occidentale. Soluzione praticabile, ottimo strumento di pressione e più congeniale alle finanze del Cremlino. Le 46 installazioni anti-aereo già presenti nella striscia costituiscono un'ottima base iniziale. Le truppe russe di peacekeeping che da più di vent'anni sono stanziate nella regione potrebbero occuparsi senza problemi della sicurezza connessa all'attuazione di tale progetto. L'aspetto militare è tuttavia secondario rispetto a quello doganale, che è fondamentale per ciò che attiene al consolidamento interno, al controllo dei flussi commerciali e alla circolazione delle persone "gradite".


Se questo è vero perché la frontiera di questa nuova guerra fredda dovrebbe stabilirsi proprio sul fiume Nistru e non sugli attuali confini tra Moldavia e Romania? Ovvero perché la Russia non dovrebbe ambire a estendere la propria egemonia anche sull'intero territorio moldavo? Innanzitutto perché il Cremlino ha un forte senso della misura: sa fino a dove può spingersi e conosce molto bene le tempistiche per il raggiungimento dei propri obiettivi. Soprattutto, conosce molto bene il principio di "legittimità" nelle relazioni internazionali: sa benissimo che estendendo le proprie mire espansionistiche su un piccolo paese associato dell'Unione Europea farebbe il passo più lungo della gamba. Disperderebbe energia senza che possano esservi benefici concreti: non vi sarebbero confini facilmente controllabili e la popolazione potrebbe essere riluttante ad accettare nuove forme di controllo russo.


Persino il confine logistico artificioso di epoca sovietica, quello dello scartamento ferroviario differente dagli standard occidentali, è superato sia dalla tecnologia che dalla banale capacità divisoria che un confine naturale come il fiume Nistru può meglio garantire. Inoltre il Cremlino sarebbe disposto a investire con i propri deprezzati rubli per lo sviluppo di una regione tanto periferica e tanto desiderosa di sviluppo, senza avere in cambio la garanzia di fedeltà da parte dei cittadini? Meglio limitarsi ai Territori della riva sinistra del Nistru, ben russificati, che si sono già espressi qualche anno fa con un referendum a favore dell'adesione alla Federazione Russa. Le truppe già ci sono e pure in veste di pacificatori: non si parlerebbe nemmeno di occupazione.

Se la terza fase (consolidamento) di questa grand strategy russa dovesse divenire auspicabile agli occhi del Cremlino alla luce di un eventuale successo della seconda fase (corridoio), quale sarebbe il principale ostacolo per il raggiungimento dell'obiettivo? Odessa, città piuttosto importante. In questo caso l'Ucraina, pur di garantirsi un prezioso accesso al Mar Nero, sarà costretta a implementare le proprie politiche di sicurezza anche nel Sud-Ovest del paese.

Ciò non rischia di isolare la Transnistria anche da un punto di vista energetico? Vi sarà gas per il riscaldamento a Tiraspol o a Ribnita? Se questo non dovesse accadere, la popolazione demograficamente tripartita in moldavi, ucrainofoni e russofoni come la prenderebbe? Aumentando l'emarginazione della regione, l'Ucraina rischia di vedere accresciute le intenzioni russe di rompere un isolamento che ormai è anche istituzionale: i rappresentanti di Tiraspol non si recano nemmeno più alle riunioni della Commissione Unificata di Controllo e dell'Osce per quanto riguarda la "crisi transnistriana". Per la Russia è un invito a nozze.

Questa striscia di terra è come un'appetitosa esca alla quale l'Ucraina rischia di restare impigliata. Non finisce qui: il timore infatti è che possa divenire anche trappola per volpi europee. Se non si accantona l'ipocrisia diplomatica e non si riconosce quello che in realtà è uno Stato a tutti gli effetti, dovremo farci carico personalmente delle conseguenze. Se la Moldova è una cosa sola, ogni forma di influenza sui Territori (pressioni politiche, limitazione alle libertà personali, sanzioni economiche o peggio), sarebbe da considerarsi a scapito dell'intera Repubblica, paese associato.


Una soluzione potrebbe essere quella di lasciare la Transnistria al proprio destino. L'Europa dovrebbe occuparsi di una rapida integrazione ed europeizzazione dei territori a ovest del fiume Nistru (sponsorizzati dalla Romania) e provvedere affinché vi sia prosperità e sviluppo, congiuntura economica permettendo. La realizzazione di tutte e tre la fasi (consenso, corridoio, consolidamento) della grand strategy russa porterebbe a un'accresciuta politica di sicurezza nel Mar Nero, che potrebbe diventare un epicentro delle prossime crisi mondiali.

Il simbolo della Massoneria



Squadra e compasso, simbolo dell'attività dell'architetto, con riferimento al Grande Architetto, che sarebbe Dio, indicato con la G di God, che però è anche l'iniziale di Geometria.

Il simbolo della squadra e compasso è uno dei più noti emblemi della massoneria. Insieme con il Libro della legge sacra, la squadra e il compasso compongono le grandi luci della libera muratorìa.
Composto da due utensili da lavoro dell'architetto, e dei muratori, tale simbolo si lega direttamente alla massoneria cosiddetta operativa, legata alla figura di Hiram. Squadra e compasso vengono utilizzati insieme già a partire dal XVII secolo, ma è solamente nel secolo successivo che essi vengono effettivamente codificati, insieme agli altri simboli massonici.
Nel complesso simbolismo massonico, essendo la massoneria non dogmatica, non v'è interpretazione data come legge per alcuno di questi simboli. La squadra è talora detta rappresentare la materia, ed il compasso lo spirito o la mente. Ancora, la squadra può esser detta rappresentare il mondo del concreto, o la misura della realtà oggettiva, mentre il compasso rappresenta l'astrazione, o giudizio soggettivo o possono anche simboleggiare l' opera creativa di Dio.
Il compasso può essere sottoposto, sovrapposto o intrecciato alla squadra, a voler significare l'interdipendenza fra i due, posizioni diverse indicano anche gradi differenti. Squadra e Compasso vengono spesso accompagnati dalla lettera G, simbolo anch'esso non unanimemente interpretato: in Italia, ad esempio, è spesso intesa come lettera iniziale dell'acronimo G.A.D.U. (Grande Architetto dell'Universo); nel mondo anglosassone il riferimento è alla parola inglese God (in italianoDio) ma la lettera G può essere interpretata anche come geometria.

sabato 10 gennaio 2015

Ennesima proposta (assurda) di modifica delle regioni italiane: mappa



L’idea è dei parlamentari del PD  Roberto Morassut e Raffaele Ranucci. Niente più Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria: ecco l’Alpina. Arrivederci Marche, Abruzzo e Molise, nella nuova mappa della Penisola ci sarà un’unica grande macchia con il nome di Adriatica. La proposta di legge presentata alla Camera è realtà, e – secondo quanto riporta oggi il Messaggero – il presidente della Conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino sarebbe favorevole a un accorpamento. Motivo? Risparmiare, ovviamente.
Ma vediamo come potrebbero cambiare le Regioni. A Nord, rimarrebbe la Lombardia. Al suo fianco, oltre all’Alpina, nascerebbe il Triveneto, unione di Veneto, Friuli e Trentino-Alto Adige. Al centro Italia, l’Emilia guadagnerebbe dalle Marche la provincia di Pesaro e accanto alla già citata Adriatica, nascerebbe l’Appenninica, unione di Toscana, Umbria e provincia di Viterbo. Il Lazio scomparirebbe, diventando un unico grande Distretto di Roma Capitale, lasciando le province meridionali alla neonata regione Tirrenica, insieme alla Campania. Sempre al Sud, la Puglia guadagnerebbe dalla Basilicata – soppressa – la provincia di Matera, trasformandosi in Levante. Mentre la Calabria, con l’ingresso della provincia di Potenza, si trasformerebbe nel Ponente. Immutate, infine, Sicilia e Sardegna

I colori delle Principesse Disney