Eldarion sapeva di non essere un buon re, ma c'era un motivo, apparentemente paradossale, che lo dissuadeva dall'abdicazione.
Ho comunque un pregio che i miei eredi non hanno: io non amo il potere.
Fondamentalmente c'erano tre tipi di persone che cercavano il potere: gli utopisti, che volevano creare una società perfetta; i pragmatici, che avevano un progetto politico concreto da realizzare e infine i sadici, cioè coloro che cercavano il potere fine a se stesso, perché provavano piacere nel dominare gli altri e nel costringerli ad umiliarsi davanti a loro.
Io non appartengo a nessuna delle tre categorie. Sono troppo vecchio per credere nelle utopie, troppo debole per realizzare un progetto e troppo sano di mente per provare piacere nel dominare gli altri.
Il non essere un utopista e il non essere un sadico erano due pregi che Eldarion sentiva di possedere e in nome dei quali riteneva saggio assolvere il suo dovere di re.
Un utopista al potere o viene abbattuto per la troppa ingenuità o diventa un fanatico spietato, che giustifica qualsiasi cosa in nome di un ideale superiore. "Commetto un'atrocità, ma è per il bene della Causa". Lo sterminio di interi popoli è avvenuto come conseguenza di quel tipo di pensieri.
Tra i suoi nipoti c'erano alcuni utopisti, ma erano giovani e col tempo avrebbero sviluppato una concezione del mondo più disincantata.
Ma tra i suoi parenti più stretti, erano i sadici quelli che avrebbero beneficiato di una sua eventuale abdicazione.
Mio figlio Vardamir, le mie sorelle Ancalime e Vanimelde... userebbero lo scettro come una clava per sfogare le loro frustrazioni o consumare le loro vendette.
Meglio allora che la corona rimanesse sulla testa di chi ne sentiva tutto il peso.
Mio padre stesso non desiderava il trono, temeva di non essere all'altezza della gravosità del compito. Fu Elrond, alla fine, a convincerlo: "Metti da parte il Ramingo! Diventa ciò per cui sei nato!"
Aragorn Elessar era un valoroso cavaliere e un carismatico condottiero, ma ciò che lo aveva reso anche un grande re era stato il fatto di non aver desiderato il trono, e averlo accettato soltanto come un dovere, una responsabilità che gli derivava dai suoi antenati.
Doveva riparare l'errore di Isildur, e ci riuscì. Per questo la spada di Elendil fu riforgiata.
Anduril, la Luce dell'Ovest.
Era anche il nome di mia moglie.
In quei giorni la mancanza della sua amata consorte, morta tanto tempo prima, si era fatta sentire in modo sempre più doloroso.
Piove, ma dove tu sei non c'è pioggia, né atmosfera. Piove, perché se non sei, c'è solo la mancanza, e può affogare...
In quei momenti gli sembrava che il peso di tutto l'universo gravasse sulle sue spalle.
Sono stanco. Regno da poco più di un mese e sono già stanco.
I tavoli del suo studio privato erano pieni di pergamene.
Messaggi da leggere, lettere da scrivere, leggi da controllare... se fossi meno coscienzioso firmerei tutto senza neanche dargli un'occhiata, ma questo compito ingrato è toccato a me.
La missiva di Pallando, dai confini meridionali, gli riferiva l'esito delle trattative con gli Haradrim.
Ci chiedono terre e alloggi, e se non glieli diamo pacificamente, se li prenderanno con le armi.
Pallando ha fallito, ma probabilmente l'ha fatto apposta: vuole la guerra, e vuole fare da arbitro.
A fianco c'era un altro messaggio, questa volta di Alatar, che si trovava presso il mare di Rhun.
Gli Esterling sono pronti ad appoggiarci contro gli Haradrim, in cambio chiedono l'intero bottino di guerra. In pratica dovrei autorizzarli a fare razzie in tutto l'Harad.
Ecco: quello era il potere.
Non resta che far torto o patirlo.
Un'altra lettera, da parte di Aelfwine di Rohan, gli offriva l'aiuto dell'intero esercito dei Mark, sotto la guida di suo fratello Deor.
Non mi fido di Aelfwine e ancor meno di suo fratello.
Deor era rozzo e brutale, tanto quanto Aelfwine era raffinato e languido.
Perché mi sento in colpa verso tutti? Aelfwine non aveva il diritto di pretendere che io... Eppure Ancalime mi aveva messo in guardia: "Ci sono uomini che uccidono le persone che amano, piuttosto che perderle. Distruggono qualunque cosa, se non è loro. E non sono tenuti a morirne".
Vanimelde aveva rincarato la dose: "Ogni uomo uccide ciò che ama: il codardo lo fa con un bacio, il coraggioso con una spada".
Nel caso di Vanimelde esistevano delle cause molto serie per tanta amarezza.
Non sono riuscito a proteggerla da se stessa, dal suo lato oscuro... un maleficio ha avvelenato le menti della mia famiglia e l'unico modo di salvare almeno Silmarien da questa maledizione è stato provocarne la partenza, proprio nel momento in cui avevo più bisogno di lei.
E così era rimasto solo.
Se la solitudine fosse un numero sarebbe l'Uno. Tanti vorrebbero essere il "Numero Uno" e non sanno che l'Uno è il numero più solo che esiste.
Era ormai sera, e il giorno si concludeva senza alcuna decisione.
Dormirò sol, nel manto regal...
Quando la mia giornata è giunta a sera, dormirò sol, sotto la volta nera... sotto la volta nera...
Mentre questi oscuri pensieri lo tormentavano, il suo sguardo cadde improvvisamente sull'anello che aveva al dito.
L'Anello di Barahir, trasmesso di padre in figlio per migliaia di anni. Da quando ho questo anello al dito, tutto mi sembra più difficile, più pesante... eppure questo anello non è mai stato contaminato dal potere di Sauron. Ma potrebbe essere stato colpito successivamente da un maleficio...
Se lo tolse, e gli parve di stare meglio.
Sarà l'unico dei tesori di mio padre che non porterò più. Gli anelli non hanno mai portato fortuna alla Terra di Mezzo, e nemmeno a Gondor e alla mia famiglia.
Decise di deporlo nell'Avello dove erano sepolti i re di Gondor.
Le statue dei suoi antenati lo osservavano cupe e minacciose nella cripta.
Lesse il messaggio ammonitore scritto sul sarcofago di Elendil, che era stato l'ultimo principe di Andunie, a Numenor, e dopo la caduta di quel glorioso regno, aveva fondato i reami di Arnor e Gondor e ne era stato il primo re.
"Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue salite dalla terra: dimenticate i padri, le loro tombe sprofondano nella cenere..."
Deponendo l'Anello di Barahir vicino alla tomba di Elendil, per la prima volta Eldarion sentì di aver compiuto una scelta autonoma e degna di rispetto.
Nessun sortilegio dovrà offuscare le mie decisioni. Nemmeno l'ombra delle vostre statue, o illustri antenati!
E per la prima volta dopo tanto, tanto tempo, non sentì più il peso della sua coscienza.