giovedì 2 ottobre 2014

La Quarta Era. Capitolo 7. Le tensioni esplodono in Consiglio: Nani e Hobbit protestano contro i sovrani di Gondor



 <<Per oltre un secolo il mio regno e quello di Gondor sono stati alleati di pari dignità>> esordì Thorin III Elminpietra, Re dei Nani di Erebor <<Alcuni anni fa ci fu proposto di diventare vassalli del Re di Gondor, secondo la formula tradizionale dell'omaggio e del beneficio: "Lealtà con amicizia, fedeltà con amore, valore con onore, tradimento con vendetta"
In cambio di un tributo annuo e della cessione di parte della nostra sovranità, il Re di Gondor ci avrebbe garantito protezione e aiuto. 
all'inizio, quando re Aragorn Elessar era in salute e governava di persona, è stato così. Egli era una garanzia di giustizia per tutti noi>>

Fece una pausa, poi, rivolgendo lo sguardo prima ad Ancalime e poi a Pallando, riprese:

<<Con l'andare del tempo, tuttavia, qualcosa è cambiato. 
Il Re si è ammalato ed è stato convinto a delegare molti incarichi.
 Purtroppo alcuni delegati hanno abusato del potere che era stato loro concesso.
 Il risultato è che, negli ultimi tre anni, le tasse sono raddoppiate, mentre la protezione da parte delle guarnigioni reali è scomparsa. 
Bande di rapinatori e aggressori infestano le strade, e questo ha messo in crisi il commercio.
Come se non bastasse, gli uomini di Dale e di Esgaroth sono diventati sprezzanti nei nostri confronti e ci mancano di rispetto. 
Fintanto che re Elessar era vivo, potevamo appellarci a lui e ottenere protezione e sostegno, ma ora che lui è mancato, cosa succederà? 
Mio signore e Re, io faccio appello a voi e alla vostra giustizia per risolvere questa situazione>>

Il re Eldarion aveva assunto un'espressione affranta, ma perplessa, che non prometteva nulla di buono.
Tacque per alcuni interminabili istanti.


<<Siamo a conoscenza di questi problemi. Nostro padre ha fatto tutto il possibile per venire incontro alle vostre richieste, ma se volete una guarnigione stabile e delle strade più sicure, dovrete pagare un tributo più elevato. I mezzi non vi mancano di certo>>

<<Vostra Maestà, mi dispiace contraddirvi, ma siete in errore: noi non possiamo permetterci di pagare di più!>>

A quel punto la principessa reale Ancalime intervenne:

<<Avete tonnellate di oro nelle vostre riserve di Erebor! Non osate farci credere il contrario!>>

Al sentire quelle parole, Gimli, sdegnato, si alzò di colpo e puntò il suo indice contro la principessa:
<<Non più. Le miniere si sono esaurite e le spese per la ricostruzione  delle nostre sedi di Erebor e di Moria sono state ingenti.
Inoltre ciò che possediamo è frutto della fatica e del risparmio del nostro popolo
Minatori, artigiani, commercianti hanno lavorato duramente, per generazioni, ed ora tu li vorresti derubare dei loro beni!
La verità, mia cara Ancalime, è che tu ci vuoi indebolire per sottomerci, e in questo sei peggio di Smaug!>>
La principessa reale lo fulminò con uno sguardo carico di risentimento:
<<Tu eri un valoroso, Gimli, ma col tempo sei diventato petulante e avido come tutti i discendenti di Durin.  
Hai accumulato ricchezze inestimabili nelle Caverne Scintillanti di Aglarond, e hai il coraggio di venire qui a piangere miseria!
Non ti consento di accusarmi in questo modo soltanto perché i tuoi amici non vogliono pagare i tributi che ci devono!>>
Il volto del nano divenne violaceo:
<<Noi di Aglarond vi paghiamo già profumatamente! E in cambio di cosa? Solo disprezzo! 
Io mi rivolgo al Re: mio signore Eldarion, mi conosci da una vita e sai che ti sono leale.
Non permettere questa ingiustizia! Non tradire la nostra alleanza e con essa la memoria di tuo padre!>>



Il Re appariva turbato:
<<Valuteremo le parole del valoroso Gimli e del re Thorin III, ma ci permettiamo di ricordare che le nostre richieste non sono esorbitanti rispetto al servizio che noi forniamo.
Difendere la Terra di Mezzo è molto oneroso, così come mantenere l'ordine. 

I nostri venerabili Alatar e Pallando, che sono stati un così valido aiuto per il mio caro padre, negli anni della sua vecchiaia, sono qui proprio per aggiornarci sulla pericolosa situazione ai confini orientali e meridionali del Regno. Ma prima vorrei ascoltare come vanno le cose nella Contea degli Hobbit e nella Marca di Rohan. Invito pertanto il conte Isengrim Tuc ad esporre la sua relazione>>

Il nipote di Peregrino Tuc era decisamente più cupo del suo defunto nonno.
<<Vostra Maestà, non posso fare altro che confermare quanto detto da Durin e da Gimli. 
Anche noi Hobbit ci sentiamo minacciati e abbandonati. Molti di noi sono stati costretti a vendere le loro terre per pagare le imposte, senza riceverne in cambio alcun beneficio.
Le guarnigioni di Annuminas, di Fornost e di Amon Sul sono state ridotte al minimo, col risultato che le scorrerie di pirati e briganti di ogni sorta sono ormai all'ordine del giorno. 
Mio Re, permettimi di essere sincero: nemmeno ai tempi di Sauron noi...>>

La principessa Ancalime scattò in piedi:
<<Ma come osi? E' questo l'omaggio che sei venuto a rendere al nuovo Re? Mio fratello si è appena insediato e tu non hai niente di meglio da dire che rimpiangi i tempi di Sauron! 
Dov'è finito lo spirito di sacrificio che ci permise di sconfiggere il Nemico? Voi Hobbit e Nani siete capaci solo di pensare al denaro e alle vostre tasche! Sono nauseata dal vostro gretto individualismo!>>



Al sentire quelle parole, Harding Gamgee, Sindaco della Contea, non riuscì a contenere la sua ira:
<<Proprio voi, principessa Ancalime, ci accusate di individualismo! Voi che da anni pensate soltanto a consolidare il vostro potere personale! Troppo a lungo avete approfittato della benevolenza di vostro padre, e ora mi pare che vogliate fare lo stesso con vostro fratello!>>

Ancalime guardò il Re, che le fece cenno di parlare, poi diede un'occhiata a Pallando, il quale annuì, come se precedentemente fosse stata concordata una linea da seguire in caso di proteste di quel tipo:
<<Forse non vi è chiara una cosa. Mio padre è sempre stato troppo benevolo e tollerante con voi, non con me!
Ma la sua benevolenza e la sua tolleranza sono state mal ripagate. 
Voi Hobbit e Nani avete avuto un trattamento di favore. Vi è stato concesso uno Statuto Speciale e ne avete abusato. E ora che qualcuno prova a rimettere le cose a posto, credete di poter venire qui nella sala del Trono e insultare me e la mia famiglia come se foste in una delle vostre osterie. 
Ebbene, vorrei ricordarvi che il regno di Arnor e Gondor non è un istituto di carità! 
Siamo una monarchia a cui voi dovete obbedienza!>>

A quel punto intervenne Faradas Brandibuck:
<<Questa è tirannia! Mi rivolgo direttamente a Sua Maestà il Re per implorarlo di smentire le gravi parole pronunciate dalla principessa Ancalime! Mio Sire, vi supplico, in nome della memoria di vostro padre...>>

Re Eldarion alzò un mano per farlo tacere:
<<Quando mio padre salì al Trono, la monarchia era vacante da secoli. 
Si dovettero combattere onerose guerre per riportare l'ordine nella Terra di Mezzo. 
Era necessario che il potere monarchico diventasse più forte.
Solo una monarchia forte può garantire sicurezza, ordine ed efficienza sia a Gondor che negli altri territori della Terra di Mezzo che ci hanno giurato fedeltà. Il nostro venerabile Pallando, sommo tra gli Istari, ha scritto un trattato illuminante sull'argomento. 

Le parole di mia sorella hanno semplicemente citato il testo di Pallando a cui faccio riferimento. Per questo ho il dovere di avvertirvi: non sarà tollerata nessuna forma di disobbedienza. 
Si è convenuto sul principio di eguaglianza giuridica e sociale senza discriminazioni di razza, pertanto gli Hobbit, i Nani e gli Uomini hanno pari diritti di fronte alla legge del Regno di Arnor e Gondor, di cui  sono cittadini per loro scelta>>

Le parole del Re furono seguite da un cupo silenzio, poi, improvvisamente, Legolas si alzò e prese la parola.



<<Il Re ha ragione, ma non posso negare di essere profondamente turbato dal clima di ostilità che oggi si è venuto a creare tra le varie etnie rappresentate in questo Consiglio. Ma ancora di più sono amareggiato per il fatto fatto che la memoria di re Aragorn Elessar sia tenuta in così poco conto!

Mio sire Eldarion: io ti ho visto nascere e crescere. Sei come un figlio per me. Permettimi dunque di rivolgermi a te con tutta franchezza. 
Come puoi tollerate che la rigidità politica di tua sorella distrugga tutto ciò che tuo padre e i suoi alleati hanno costruito in più di un secolo?

Oggi la principessa Ancalime ha trattato i suoi amici e alleati con un'ostilità inaudita e il Consiglio ne è testimone.
Spero che d'ora in avanti il Re non le consenta di inasprire ulteriormente i toni, affinché non si dica, nella Contea o nel Mark: "Ecco come Gondor ringrazia i salvatori della patria!">>

Se fosse scoppiato un incendio o un terremoto, l'effetto sarebbe stato meno dirompente.
Un cupo presagio opprimeva il cuore di Legolas.
Il Male si è nuovamente insinuato tra noi senza che ce ne accorgessimo. 
Dov'erano la lealtà e l'onore? Dov'era il valore di un tempo?
Sono svaniti all'improvviso, come l'ultima marea andata insieme col sole.
Era forse destino della razza degli Uomini quello di essere crudeli?
Aragorn aveva sempre agito in perfetta buona fede. Eppure, alla fine, si è lasciato ingannare anche lui.
Qualcuno ha reso ciechi i nostri occhi. Come è potuto accadere? Come siamo giunti a tanto? Chi c'è dietro a tutto questo?

Manieri inglesi: Chatsworth House, Derbyshire









Chatsworth House è un grande castello nel Derbyshire, in Inghilterra, a pochi chilometri dalla cittadina di Bakewell. Costruito a partire dal XVI secolo da Bess di Hardwick, contessa di Shrewsbury, Chatsworth è la dimora dei duchi di Devonshire, il cui cognome è Cavendish. Il parco si trova sulla riva sinistra del fiumeDerwent e all'interno del Peak District National Park.
Nel 1687, l'architetto William Talman ha ricostruito il castello in stile barocco e ne ha fatto la più importante dimora di campagna dell'Inghilterra. Nel diciottesimo secolo, il parco è stato ridisegnato in stile neoclassico da Capability Brown, architetto paesaggista e decorata dall'architetto James Paine.
Il castello è aperto al pubblico, ospita importanti collezioni di mobili e oggetti d'arte e dipinti tra cui si trovano importanti opere d'arte come due tra le migliori copie di incisioni di Andrea Mantegna della Zuffa di dei marini e del Baccanale con Sileno e la prima versione dei Pastori d'Arcadia di Nicolas Poussin. L'attuale proprietario è la duchessa Deborah di Devonshire, nata Mitford, sorella minore della scrittrice Nancy Mitford.

Chatsworth House, la sala da pranzo

Cinema

Chatsworth House è stato usato come ambientazione nel 2005 dell'adattamento cinematografico di Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen. Rappresentava Pemberley, la casa del signor Darcy. La casa è stata utilizzata anche in La duchessa (2008), con Keira Knightley e Ralph Fiennes, e Wolfman (2010), con Benicio del Toro e Anthony Hopkins.

Bibliografia

  • Chatsworth:A Short History (1951) by Francis Thomson (librarian and keeper of collections at Chatsworth). Country Life Limited.
  • Chatsworth: The House (2002 ed.) by the Duchess of Devonshire. Frances Lincoln Limited. ISBN 0-7112-1675-4
  • English Country Houses: Baroque (1970) by James Lees-Milne. Country Life / Newnes Books. ISBN 1-85149-043-4
  • The Estate: A View from Chatsworth (1990) by the Duchess of Devonshire. MacMillan. ISBN 0-333-47170-9
  • The Garden at Chatsworth (1999) by the Duchess of Devonshire. Frances Lincoln Limited. ISBN 0-7112-1430-1

    Collegamenti esterni


    Fairytales. Fantasy dream.









































    mercoledì 1 ottobre 2014

    La Quarta Era. Capitolo 6. Alatar e Pallando: gli Stregoni Blu



    Dopo la morte di Saruman e la partenza di Gandalf per l'Occidente, la Terra di Mezzo era rimasta quasi del tutto priva della protezione degli Istari, i grandi stregoni che in origine erano spiriti Maiar, secondi solo ai Valar nella gerarchia delle Potenze di Arda.
    Certo c'era ancora Radagast il Bruno, nella sua dimora selvaggia di Rhosgobel, a vegliare sulla natura, sugli animali e le piante, ma era necessario che qualcuno lo affiancasse per sovrintendere alla difesa del nuovo reame riunito di Arnor e Gondor, e dei suoi alleati, a Rohan, così come nella Contea o nelle regge sotterranee dei nani.
    E così i due Stregoni Blu, Alatar e Pallando, che da più di un'era mancavano dalla Terra di Mezzo, avevano fatto ritorno rispettivamente dai territori di Rhun, a oriente e di Harad, a sud, dove per lunghi anni avevano cercato di contenere e contrastare le influenze di Sauron.
    Aragorn, divenuto re Elessar, li aveva accolti con i massimi onori nel Consiglio Reale, dove il loro giudizio era ascoltato con molta attenzione e ponderazione.
    Anche il nuovo re Eldarion aveva intenzione di avvalersi del loro aiuto, e li aveva addirittura ammessi nei ranghi del Consiglio Reale, su insistenza delle sorelle maggiori Ancalime e Vanimelde.
    E così, anche quel giorno, l'ingresso solenne di Alatar e Pallando fu salutato col massimo rispetto da tutti i presenti.
    I due Stregoni Blu, per quando fossero così chiamati per lo stesso colore dominante nel modo di vestire, erano in realtà molto diversi tra loro.



    Alatar, che era vissuto a lungo nelle terre dell'est, aveva conservato l'aspetto tipico degli Esterling, nella foggia degli abiti, nel modo di portare i capelli e la barba, e persino nell'accento marcato e nelle espressioni colloquiali. 
    Si appoggiava a un bastone sbilenco e pareva fragile, nella sua gibbosità incartapecorita, ma sarebbe stato un grave errore sottovalutarne i poteri.
    Pallando, che per secoli aveva dimorato nei ricchi porti degli Haradrim del sud, era enormemente grasso, quasi rotondo, e riccamente vestito.


    Aveva un'aria solenne ed il suo bastone assomigliava a quello di Saruman, in splendore e levigatezza. Vestiva in modo sfarzoso, con ricchi paramenti di seta e aveva tutto l'aspetto di un sommo sacerdote.
    Era stato considerarlo fin dall'inizio, senza contestazioni, il nuovo capo dell'ordine degli Istari.
    Quel giorno gli era stato riservato un posto d'onore al fianco della principessa Ancalime, la quale nutriva per lui una reverenza sconfinata.
    Quando si avvicinò al suo seggio, la principessa si alzò e gli baciò l'anello.
    Alatar invece aveva ottenuto un seggio di fianco alla principessa Vanimelde, ma la scena fu contraria, in quanto fu lo stregone a baciare la mano alla vanitosa secondogenita del defunto re.
    Quello scambio di riverenze non passò inosservato.
    Legolas, che notava sempre ogni dettaglio, sussurrò nell'orecchio di Gimli:
    <<La velocità con cui Pallando e Alatar si sono schierati apertamente dalla parte delle principesse reali anziane non promette nulla di buono. 
    Per fortuna che Silmarien non si è fatta coinvolgere in queste manovre di potere. Delle tre figlie di Aragorn e Arwen è sempre stata la migliore, l'unica ad aver ereditato l'animo nobile e il carattere generoso dei genitori>>

    Gimli annuì:
    <<Silmarien è sempre stata la tua preferita! Non provare a negarlo!>>
    Legolas sorrise:
    <<E perché dovrei negarlo? Solo un pazzo potrebbe preferire le sue sorelle! Vanimelde è troppo viziata, e Ancalime è ossessionata dal potere>>
    Gimli aggrottò le sopracciglia:
    <<La legge parla chiaro: in presenza di un principe maschio, nessuna delle principesse può ereditare il trono>>
    L'elfo si accigliò a sua volta e sospirò:
    <<Non so se sia una buona legge. Non vedo la ragione per cui ad una donna dovrebbe essere impedito di regnare. Questo vale anche per gli elfi. Quando Gil-Galad, l'ultimo grande re dei Noldor morì in battaglia, l'unica erede vivente della stirpe reale, di puro sangue elfico, era Galadriel. Eppure la corona le fu negata solo perché non era un maschio. Fu un'ingiustizia e tu converrai con me sul fatto che sarebbe stata una grande regina per tutti noi, e non solo per il popolo di Lorien>>
    Il nano gli lanciò un'occhiata scandalizzata:
    <<Vorresti forse paragonare Galadriel ad Ancalime?>>
    La cosa era ridicola al solo pensiero:
    <<No di certo, ma Ancalime è pronipote di Galadriel e da bambina non era così fredda e dura. Credo che sia stata l'influenza di Pallando ad agire negativamente su di lei>>
    Gimli si trovò costretto ad accettare l'obiezione:
    <<Ah! Pallando! Quell'ammasso di lardo e presunzione avrebbe una pessima influenza su chiunque! Eppure con la sua astuzia è riuscito a farsi molti seguaci, compreso Aelfwine di Rohan! A volte mi sembra che l'anima dannata di Saruman abbia trovato in Pallando la sua reincarnazione, facendosi spazio tra gli tutti quegli strati di adipe!>>
    Legolas sorrise, ma scosse il capo:
    <<Non esageriamo! Saruman era molto più abile nelle sue trame. Pallando è ambizioso, certo, ma non lo nasconde, anzi, lo ostenta davanti a noi. E non dovresti ridere della sua costituzione fisica. Non tutti sono destinati ad essere uomini d'azione, ma non per questo meritano il dileggio di noi guerrieri>>
    Gimli bofonchiò qualcosa di incomprensibile.
    Nel frattempo tutti i membri del Consiglio e delle delegazioni provenienti dai vari regni avevano preso posto e quando il re Eldarion sollevò la mano destra, subito si fece silenzio.
    Legolas notò che tutti i consiglieri e i delegati erano piuttosto nervosi e lo stesso sovrano pareva di malumore.
    Se il mio intuito non mi inganna, questa assemblea sarà la più turbolenta e tumultuosa dai tempi del Consiglio di Elrond a Gran Burrone. Tutte le tensioni che Aragorn era riuscito a placare per oltre un secolo stanno per esplodere all'unisono.
    Gimli pareva avergli letto nel pensiero:
    <<Ne vedremo delle belle, oggi, amico mio!>>
    Legolas gli rivolse uno sguardo complice di una volta non poté fare a meno di pensare che, finalmente, dopo tanta noia, tornavano tempi interessanti.




    Case


























    Blakeney, Norfolk