domenica 21 settembre 2014

Gothian. Capitolo 65. Marvin incontra Masrek Eclionner, suo padre



Erano in viaggio da quattro giorni quando furono raggiunti da un cavaliere con lo stemma degli Eclionner sull'armatura, un sole rosso radiante su sfondo bianco.
Si presentò mostrando una pergamena tenuta ferma dal sigillo dell'ex imperatrice reggente Ellis Eclionner, dichiarando che il messaggio era stato scritto dal principe Masrek Eclionner  in persona ed era destinato esclusivamente alla lettura di Marvin Vorkidian.



Marvin si chiese perché il sigillo fosse di Ellis e non di suo padre, ma la risposta era ovvia.
Mio padre non ha con sé il suo sigillo. Lo lasciò in custodia alla famiglia di mia madre.
In ogni caso, quello era il primo messaggio che riceveva dagli Eclionner.
Il primo in tutta la mia vita.
Un tempo si sarebbe lasciato trasportare dalle emozioni, ma ormai le cose erano molto cambiate.
Strappò il sigillo con freddezza, e lesse in silenzio:
"Figlio mio, 
avrei preferito che fossero altre le circostanze per il nostro incontro, ma purtroppo le preoccupazioni della guerra in questo momento sono più gravi di ogni altra cosa. 
A nord le truppe del conte di Gothian si stanno ammassando lungo il confine.
A sud è in atto una guerra civile all'interno dell'Impero. 
Dobbiamo prepararci a difendere Federazione Keltar. 
Ti offro il comando di cinque legioni imperiali che hanno dichiarato la loro lealtà verso di me. Solo se uniremo le nostre forze potremo sconfiggere gli invasori. Per questo ti chiedo di incontrarci al più presto. Mi troverai alle sponde del fiume Adum, procedendo lungo questa via. 
Lì ti aspetterò.
Tuo padre
Masrek Eclionner"

Marvin non si aspettava certo una lettera sentimentale e accorata dal tono "paterno". Sarebbe stata ipocrita e fuori luogo.
In questo, almeno, lui e suo padre si trovavano d'accordo.
Tuttavia, dentro di lui si fece strada, insinuante, la voce di Vorkidex, che parlava in nome della sua stirpe materna:
"Tuo padre è un Eclionner, in fin dei conti! Cosa ci si può aspettare da un Eclionner?"
Anch'io sono un Eclionner!
"Tu sei prima di tutto un Vorkidian! Sei cresciuto come tale, ed hai raccolto la mia eredità! Fintanto che io terrò a bada Arexatan, tu dovrai rendere conto a me!"
Io devo rendere conto soltanto alla mia coscienza! Nessuno potrà manovrarmi, né gli Eclionner, né i Vorkidian!
Dopo aver riflettuto alcuni secondi, Marvin prese una decisione:
<<Yvain, Gwydion, Grizinga! Seguitemi!>> e fece cenno ad una una decina di guardie di avvicinarsi, poi si rivolse agli altri: <<dobbiamo incontrare una persona importante presso il guado dell'Adum. Generale Tork, credo sia meglio che voi rimaniate qui al comando delle truppe a mantenere il controllo della foresta. Se entro stasera non dovessi tornare, proseguite verso ovest!>>
Detto ciò si avviarono a cavallo verso il luogo convenuto.
<<Si tratta di un incontro molto delicato. Una delegazione degli Eclionner ci attende. Le sorti della guerra dipenderanno dall'esito di questo colloquio>>
Marvin sapeva che quello era prima di tutto e soprattutto un vertice politico e militare
"Avrei preferito che le circostanze del nostro incontro..." ... maledizione, padre! Allora dovevi mandare un mediatore, almeno avremmo evitato inutili imbarazzi.
"Ricorda quello che ti ho detto: tuo padre resta sempre un Eclionner, un irresponsabile... è sempre fuggito da tutto, non ha mai avuto la giusta percezione dei sentimenti altrui!"
Questa volta però non sta fuggendo.
Sentì che c'era ancora qualche speranza.
Quando arrivarono nelle vicinanze del fiume, videro un gruppo di uomini, tra cui un sacerdote dalla pelle nera.
<<E' il Priore Ulume!>> disse padre Grizinga con soddisfazione <<possiamo stare tranquilli! Questa trattativa sarà onorevole!>>



Marvin aveva sentito parlare molto di quell'uomo, soprattutto dopo che era succeduto al defunto Mollander nel ruolo di Priore dell'Ordine dei Canonici.
Forse è lui il vero mediatore, e mio padre è più che altro il simbolo della Dinastia.
Quando si avvicinò cercò di riconoscere quale, tra gli altri uomini, potesse essere Masrek Eclionner.
Erano tutti vestiti allo stesso modo, non c'era un segno esteriore che distinguesse il principe eremita dagli altri uomini del suo seguito.
E' forse una prova? 
"No, sa che ci sono io nella tua mente. Ed io riconoscerei un Eclionner anche al buio! Il loro sguardo è sfuggente, il loro volto tormentato. C'è come un'ombra che grava su di loro"
Marvin capì.
L'ombra di Eclion, il Signore delle Tenebre...
"E' così, mio principe! E' un'ombra che non lo abbandonerà mai. Ma tu ne sei stato risparmiato!"
Non ne sarei tanto sicuro.
Marvin incominciò a percepire quell'ombra intorno all'uomo che se ne stava in disparte, e non osava nemmeno alzare gli occhi verso di lui.



Allora mi farò avanti io!
E si avvicinò a Masrek, gli pose una mano sulla spalla e sussurrò:
<<Padre, sebbene il mio cuore sia lieto per la gioia di poterti finalmente conoscere, non posso tacere la gravità del pericolo che incombe su di noi. Tu sai meglio di me ciò che intendo. La tua venuta tra noi è come le orme della rovina. Rechi un grande male con te, erede di Eclion! Posso percepire la tenebra che scorre nel tuo sangue, perché è la stessa melanconia che scorre nel mio. Me l'hai trasmessa nel momento stesso in cui mi hai generato. Io sono sangue del tuo sangue, ed il nostro sangue è nero>>
Masrek Eclionner mantenne il capo chino:
<<Non il tuo, Marvin, almeno, non completamente. Tu sei anche l'erede della stirpe di Belenos, Signore della Luce, per il tramite di tua madre. Con lei ti ho generato nelle Nozze Sacre per riportare in questo mondo l'equilibrio tra luce e tenebra. Era destino che fosse così: il tuo avvento fu predetto dai profeti. Io e tua madre abbiamo adempiuto ad un dovere che andava oltre le nostre singole vite. Purtroppo non ci è stato permesso di esserti vicini. Sono tuo padre, ma non sogno degno del nome di padre>>
Marvin percepì sincerità e dolore in quel nobile discorso, e avrebbe voluto abbracciare Masrek senza esitazioni, ma Vorkidex, dentro di lui, lo fermò.
"Sei un uomo, Marvin: agisci da uomo!"
Rivolto a Masrek, allora, Marvin dichiarò:
<<Di certo tuo padre ti diede di meno. Eppure so che l'hai perdonato, e che collabori con lui>>
Masrek capì che quella era una mano tesa:
<<La rivalità tra padri e figli è stata da sempre la maledizione degli Eclionner. Arexatan fu ucciso da suo figlio. Wechtigar esiliò Sephir perché era stato sconfitto da Fenrik di Gothian. Sephir ha segregato me in eremitaggio perché non intralciassi i suoi piani. Ed io non ho potuto restare con te...  >>
Marvin scosse il capo:
 <<Non fu una tua decisione. E persino Sephir aveva le sue ragioni, a tenerci nascosti e separati, poiché era l'unico modo per garantire la sopravvivenza della Dinastia.  Ciò che conta, ora, è la volontà di porre fine alla maledizione degli Eclionner, fin da adesso. Io sono nato anche per questo>>
Suo padre lo guardò e c'era speranza nei suoi occhi.
E ammirazione.
Marvin si avvicinò a lui:
<<Poniamo fine alla catena dell'odio. Avvicinati, padre, ti prego, e abbracciami!>>
Masrek gli pose prima una mano sulla spalla, poi, sebbene con timidezza, cedette all'abbraccio del figlio.
Sottovoce, Marvin gli sussurrò:
<<Padre, ora è meglio che parliamo in privato>>
Masrek annuì e fece cenno alle sue guardie di allontanarsi, così come avevano fatto i compagni di Marvin.
Quando finalmente furono soli, seduti sulle rocce a fianco a fiume Adum, l'atmosfera divenne meno tesa.
<<Io ti rispetterò e credo che imparerò a volerti bene>> disse Marvin <<ma prima dobbiamo chiarire alcune questioni. Che rapporto c'è tra te ed Ellis? Sono vere le voci che circolano sul vostro conto? Quale parentela intercorre tra te ed Elner XI?"
Suo padre guardò il fiume, con volto sofferente, come se il corso dell'acqua potesse suggerigli le risposte.



<<Dal modo in cui hai posto le domande, capisco che conosci già le risposte... eppure per me è egualmente difficile parlarne... è un'altra delle ragioni della mia vergogna... un altro dei motivi per cui fatico ancora a guardarti negli occhi>>
Marvin annuì.
Allora  è vero. Ma in fondo l'ho sempre saputo. Perché questo dovrebbe cambiare le cose?
Cercò di porre le domande in termini più semplici:
<<Ellis ti ha consegnato cinque legioni di fedelissimi, e tu le offri a me. Ma è chiaro che loro continuano a rispondere ad Ellis. Mi posso fidare di lei? Come mi considera tua sorella? Non sono forse una minaccia per suo figlio... per vostro figlio?>>
Masrek continuò a fissare le rapide del guado.
<<Mia sorella ha commesso molti errori, anche gravi. Alcuni di essi sono imperdonabili, ed ella ne è consapevole. Sta cercando di cambiare vita e di fare ammenda, ma una cosa in lei è rimasta uguale, ed è l'affetto che prova per me>>



<<Solo affetto?>>
Marvin pose quella domanda con la massima delicatezza possibile, eppure sapeva che era come una freccia nel cuore.
A questo punto, Masrek trovò finalmente il coraggio di guardare il figlio negli occhi:
<<Per vent'anni ho vissuto come un ramingo, cercando di porre rimedio ai miei sbagli e di estirpare dalla mia mente e dal mio cuore il ricordo di lei, ma non ci sono riuscito. 
Mio padre mi disprezza per questo, e tu hai tutto il diritto di fare altrettanto. Eppure io ho il dovere di risponderti con sincerità. Tra me ed Ellis fu amore, nel significato pieno del termine. Un amore proibito, ma ricambiato. Un amore che dura ancora oggi>>
Marvin annuì, ed espresse con chiarezza il suo pensiero sulla questione:
<<Amare non è mai è un errore>>
Masrek lo guardò con sorpresa, come se si stesse chiedendo da dove fosse derivata tanta saggezza in quel figlio così giovane, e cresciuto senza genitori. Non era stato certo il rancoroso Vorkidex ad suggerirgli quella risposta:
<<Hai la saggezza e la generosità di Lilieth. Lei meritava un marito migliore>>
Marvin sospirò:
<<La sua fu una scelta consapevole. Non ho ricordi di lei, ma credo che, quando la rivedrò, non leggerò ombre di risentimento sul suo volto. Ognuno di noi ha dovuto assumersi responsabilità che andavano ben oltre le sorti individuali e private. Alla luce di questo, tutto è perdonato>>
Suo padre sospirò.
Era destino che generassero quel figlio, il Principe Promesso.
Ed era giunto il momento di entrare nel vivo della questione:
<<La tua saggezza è motivo di grande sollievo per me, sia come principe che come padre. Sappi che ripongo in te una piena fiducia, e per rispondere alla tua domanda, riguardo alla fedeltà delle legioni, ti comunico, in nome della Dinastia imperiale, che ritengo che Elner XI debba essere deposto, in quanto illegittimo e indegno, e che il Trono dei Lathear debba spettare a te. Sephir ed Ellis sono d'accordo. E padre Ulume è qui per testimoniare l'appoggio della parte sana del clero e delle forze politiche e sociali di Lathena>>
Marvin non voleva il Trono.
Quel Trono è maledetto. La pazzia e la sventura hanno colpito tutti coloro che vi si sono assisi.



La voce di Vorkidex confermò i suoi timori:
"Il potere corrompe! Il potere assoluto corrompe in modo assoluto! Nemmeno Arexatan, al culmine della sua gloria, poté vantare un potere grande come quello che ti viene offerto:Imperatore dei Lathear e Re dei Keltar, contemporaneamente e in caso di vittoria, il tuo potere si estenderà anche sugli Alfar e sugli Albini. Tutto il Continente sarà ai tuoi piedi. Riuscirai, di fronte a tutto questo, mantenere integra la tua umanità?"
<<Padre, io non cerco il potere... >>
Masrek annuì:
<<Ne sono consapevole. E lo è anche mio padre Sephir, che pur non avendoti mai visto, ha sempre riposto in te ogni fiducia, ed ha fatto in modo di proteggerti dai Conti di Gothian e dalle loro spie, come il Duca di Amnisia>>
Marvin sorrise ironicamente:
<<Sono cresciuto sentendomi ripetere che Sephir lo Sciancato era un criminale e che il duca Gallrian era un grande amico. Ora scopro che è l'esatto contrario...>>
Suo padre sospirò:
<<La vita fa scherzi di pessimo gusto... ma tu sei stato iniziato agli Arcani Supremi, e conosci queste cose molto meglio di me. Là dove io ho sbagliato, tu saprai riconoscere ciò che è giusto. Per questo io mi metto ai tuoi ordini. Tua madre ha già il mio sigillo. Ora io ti cedo l'anello di zaffiro degli Eclionner, che mi diede mio padre: da questo momento, tu sei il capo della Dinastia!>>
E dopo avergli messo l'anello al dito, si inginocchiò in segno di obbedienza.
Quel gesto antico venne riconosciuto anche dalle altre guardie e dal suo seguito, che si misero silenziosamente in fila per baciargli l'anello.
Era un rituale antico come il mondo.
Il passaggio delle consegne tra le generazioni e l'investitura del sole nascente.
<<Vostra Maestà>> pronunciarono a turno, suggellando così, di fatto e di diritto, l'avvenuta successione.
Marvin avrebbe voluto farli alzare e dire che tutto quel formalismo era una sciocchezza, ma sentiva che non ne aveva il diritto.
Se un rituale durava da tanti millenni, non poteva essere abolito con leggerezza, e certo non sull'onda delle emozioni.
E' la nostra ora più disperata. E tutti mi vedono come la loro ultima speranza. 
Come posso sopportare questo peso? Non posso farcela da solo!
La risposta, come sempre, gli giunse dalla scomoda voce di Vorkidex:
"Hai accettato il potere, Marvin. Essere al vertice del potere vuol dire essere soli.Questo incarico è stato affidato a te e se tu non troverai il modo, allora nessuno lo troverà."
Mi state dando tutti troppa importanza. 
"Anche la persona più piccola può cambiare il corso della storia. Tu puoi innalzarti al di sopra di tutti i tuoi padri, oppure cadere con loro nell'oscurità".

sabato 20 settembre 2014

Gothian. Capitolo 64. Il conte di Gothian e la cintura di Vivien.



Lord Fenrik Steinberg, conte di Gothian e re degli Alfar, si stagliava come una statua possente davanti al piccolo muro di frontiera tra il suo regno e quello dei Keltar.
Piccolo, sì, ma invalicabile!
Era stato fatto costruire dall'imperatore Adrian Eclionner, al tempo della massima espansione dell'Impero Lathear, con la benedizione della Signora delle Acque, la ninfa Vivien, alleata dei Keltar, che con un incantesimo aveva reso inaccessibile la valle dell'Amnis a chi avesse intenzioni ostili. 
Per questo era stato chiamato La cintura di Vivien.
Persino Albini di Gothian lo sapevano.
E Lord Fenrik lo sapeva meglio di tutti.
Il sortilegio della Dama del Lago ci impedisce l'accesso alla Valle del suo popolo.
Il potere di metamorfosi dei Vampiri e dello stesso Fenrik non era sufficientemente forte per varcare quella barriera.
Ma il Conte di Gothian non era solito fermarsi davanti agli ostacoli.
Aveva un piano.
Erano secoli che lo elaborava e lo perfezionava. Tutto era stato previsto nei minimi dettagli.
Nemmeno Vivien avrà la forza di respingere la mia avanzata!



Il piano era complesso e rischioso, ma il Conte aveva fiducia nelle proprie qualità.
Riuscirò a far credere a Vivien e a Marvin Vorkidian che sono disposto ad allearmi con loro pur di vendicarmi del tradimento di Marigold.
Era una motivazione credibile.
La mia reputazione di vendicatore è ben nota.
Una volta convinti loro, lui e il suo esercito avrebbero potuto finalmente entrare nella Federazione Keltar.
A quel punto, prima combatterò a fianco dei Keltar per distruggere l'Impero Lathear, mantenendo così il mio impegno e saldando il mio debito. Dopo avrò tutto il tempo per soggiogare tutti gli altri.


 Aveva un'ottima argomentazione per convincere Marvin e Vivien.
Mi basterà pronunciare il nome di Arexatan Eclionner, risvegliatosi nel corpo di Elner XI.
La sua brama di conquista renderà ben presto necessario il mio intervento in difesa dei Keltar, così come accadde diciotto anni fa, durante la Primavera di Sangue!
Anche all'epoca nessuno avrebbe mai voluto chiamare Lord Fenrik e i suoi Albini  in aiuto, ma era l'unico modo per fermare Sephir Eclionner e le truppe imperiali.
Ora la storia si ripeteva identica con il nipote di Sephir.
Non poteva fare a meno di pensare con nostalgia al suo trionfo nell'anno della Primavera di Sangue, quando, sotto le mura di Elenna sul Dhain, aveva umiliato le truppe imperiali e il principe della corona.
Ah, che grande momento fu quello in cui sconfissi Sephir Eclionner in duello!
Avrebbe voluto ucciderlo, ma il Patto glielo impediva, e così si era accontentato di renderlo uno storpio.
Ma ora che il Patto era scaduto, avrebbe potuto finalmente sterminare tutti gli Eclionner, specie quelli che Marigold amava di più!
L'idea che sua moglie avesse preferito il nipote di Sephir Eclionner a lui, il Conte di Gothian, lo riempiva di sdegno.
Te ne pentirai, Marigold! Hai scelto di sposare un idiota che senza saperlo farà il mio gioco!
Elner infatti aveva fretta di attaccare la Federazione da sud, dove il potere di Eclion aveva impedito a Vivien di proteggere i confini con un altro incantesimo.
Quando le truppe imperiali attaccheranno, i Keltar si troveranno con le spalle al muro. E dietro questo muro ci sarò io ad aspettarli. 
E nel frattempo, Gothian sarebbe stata difesa dai suoi fedeli Ogres.
Osservò con espressione impassibile le terre dei Keltar oltre la cintura di Vivien.
Imploreranno il mio aiuto. E nel momento stesso in cui varcherò questo confine, nessuno potrà più fermarmi.

Giardini, fiori e parchi. Colori autunnali.



































Gothian. Capitolo 63. Vox clamantis in deserto.



Segui il miraggiole aveva detto suo padre Atar, il Signore del Fuoco, e ai i margini del deserto troverai le tue risposte.
Lei aveva obbedito, mormorando tra sé la formula rituale delle sacerdotesse di rango segreto.
Vox clamantis in deserto. Voce di uno che grida nel deserto.
Preparate la strada per il Signore del Fuoco, raddrizzate i suoi sentieri. 
Benedetto sia il Fuoco e la sua Fiamma, possa il loro passaggio purificare il mondo.
Eppure, ora che si trovava presso la rocca di Al-Dhànab, ultimo avamposto abitato prima del deserto, Marigold di Gothian, Imperatrice Consorte dei Lathear e sovrintendente Reggente, si domandava cosa mai potesse nascondersi in un luogo tanto desolato.



Segui il miraggio...
Le ombre delle aride montagne che proteggevano la piana di Al-Dhànab, calavano su di essa come le mani di un fantasma. Marigold vedeva tremolare quelle ombre nella calura.
Segui le ombre. Nihil cum umbra, sine umbra nihil. Così recita la formula della meridiana.
Era indubbiamente un percorso iniziatico, e ogni iniziazione passava necessariamente attraverso il dolore.
E questo luogo grida dolore da ogni suo angolo.
Al-Dhànab era una cosiddetta "rocca di punizione", dove venivano mandati "a meditare" tutti gli ufficiali o i senatori o i sacerdoti che avevano creato dei problemi da altre parti.
Un luogo per esiliati.

File:I figli di Dune.JPG

Questo pensiero la rese malinconica.
Mio padre voleva forse dirmi questo? Che in  fondo, anche con la corona imperiale in testa, io sono pur sempre un'esiliata? Un'Alfar delle nevi confinata presso un popolo di beduini.
Odiava sentirsi così debole. Non era da lei.
Devo entrare nella rocca! E ora, come Imperatrice, ne ho il diritto!
Si rivolse alle sue guardie del corpo:
<<Pretoriani! Annunciatemi al governatore della rocca. Dite che la Reggente Imperiale è qui per un'ispezione della massima importanza>>
Fu prontamente obbedita, poiché erano le bastate poche settimane di regno per imporre la sua autorità in modo non discutibile.
Il portone delle mura esterne venne aperto.
Un dignitario che portava un mantello dorato con il cappuccio calato sugli occhi le diede il benvenuto.
<<Vostra Maestà Imperiale, è un onore inaspettato avervi qui>>
Poche parole, pochi preamboli e una calma sospetta. Le sembrava strano.



 <<Non sono qui per un viaggio di piacere. Intendo verificare di persona se coloro che sono stati confinati qui per ordine di mia suocera Ellis Eclionner possono meritare di essere reintegrati nel servizio della Corona, compreso voi, governatore, se solo aveste la gentilezza di alzare il copricapo che vi cela alla mia vista>>
L'uomo sollevò il cappuccio soltanto un po', in modo che Marigold potesse riconoscerlo.
E infatti lo riconobbe! 
Era l'ex-ammiraglio AuranTravemund, l'uomo che aveva organizzato insieme ad Ellis e ai pirati il rapimento di Alienor di Alfarian.



<<Sono al servizio completo e assoluto di Vostra Maestà Imperiale>> rispose Travemund con sussiego e poi aggiunse << questo luogo può apparire inospitale, ma all'interno mostra dei singolari pregi>>
Marigold intuì che questa frase conteneva un invito, per quanto implicito, a parlare in privato.
Ha un segreto da rivelarmi. Ecco perché il Signore Atar mi ha mandato qui. Questo è il segnale.
 Lo colse al volo, rivolgendosi alla scorta:
<<Guardie, non occorre la vostra presenza. Rimanete qui ad aspettarmi>>
Detto questo si lasciò guidare dal governatore Travemund all'interno dell'edificio.
Varcata la prima porta, quella delle mura esterne, si entrava nello spazio intermedio che conduceva alle mura interne.
Si trattava di mura colossali, e questo parve strano all'imperatrice:
<<Perché questo luogo è così protetto?>>
Lord Travemund, dopo essersi guardato intorno per accertarsi che nessuno potesse sentirli, rispose a voce bassa:
<<Al-Dhanab non è solo una "rocca di punizione", come si vuol far credere. Nasconde qualcosa di molto importante. Vostra Maestà non ne è stata informata?>>
Marigold nascose la rabbia.
Quell'uomo si divertiva forse a farle fare la figura della sciocca?
<<Non sono qui per caso. E se, come dite, il segreto qui custodito è qualcosa di molto importante, sarà bene che mi spieghiate subito di cosa si tratta!>>
L'ex-ammiraglio annuì guardingo:
<<Qui anche i muri hanno orecchi. Negli ultimi mesi ho appreso il valore della risevatezza.
Forse è meglio che vediate direttamente con i vostri occhi di cosa sto parlando, Maestà.
Vi prego di seguirmi>>
Marigolnd annuì e gli fece cenno di precederla, senza dire altro, limitandosi a osservare le massicce mura interne, mentre ne varcava la porta, e la bellezza del cortile che si trovava al loro interno.



<<Questo luogo è chiamato "La corte dei leoni">> spiegò Travemund <<perché, come potete vedere, la fontana al suo interno è retta da dei meravigliosi leoni in pietra.>>
L'Imperatrice non voleva perdere tempo:
<<Spero che non sia solo questa fontana il prezioso segreto che questa rocca nasconde!>>
Lord Travemund sorrise:
<<Vostra Maestà ha un senso dell'umorismo che era del tutto assente nella "dolce Ellis">>
Marigold annuì con aria sarcastica:
<<Un difetto che l'ha condotta alla rovina, come tutti coloro che si prendono troppo sul serio>>
Il comandante la guidò verso un corridoio laterale, che partiva sotto il porticato, e poi si perdeva in mille altri corridoi, come un labirinto. Scesero poi delle scale fino ad arrivare ad una cripta con un sarcofago.
Era tutto lì il misterioso tesoro?
<<Mi avete condotta fin qui per vedere una miserabile tomba?>>
Il comandante sorrise:
<<Questa non è una tomba qualsiasi: qui è sepolto Wechtigar I Eclionner, detto il Pio, figlio primogenito del divino Arexatan, il fondatore dell'Impero e della Dinastia>>
Marigold ricordò con sincero dolore quegli eventi e maledisse l'anima di Wechtigar il Pio!
<<I miei ricordi affondano in quell'oscuro passato. Il mondo non è più ciò che era. I tempi si sono inaspriti. Molto di ciò che era si è perduto, perché ora non vive nessuno che lo ricorda. Nessuno tranne me. Era il tempo della mia prima giovinezza e del mio primo amore. Ma quel sogno fu spezzato. Wechtigar, indegnamente soprannominato "il Pio", assassinò suo padre Arexatan, per timore che generasse con me un nuovo erede al trono. Se questa è la tomba di Wechrigar, il fuoco dovrà purificare questo luogo dalle spoglie di quel sacrilego parricida>>
Travemund allora, da sotto il sarcofago, prese un antico papiro e glielo porse;
<<Non prima di aver letto questo documento>>



Un papiro con scrittura paleografica.
Marigold ne riconobbe subito l'autenticità. Risaliva a mille anni prima ed era stato scritto da Wechtigar il Pio in persona.
Lesse ad alta voce:
<<Un giorno Edwina Ataris leggerà queste parole>> ebbe un brivido.
Il documento era stato dunque scritto dopo il Patto, in previsione del suo risveglio.
Wechtigar si rivolgeva a lei col suo antico nome! 
Continuò la lettura:
<<Ti credi immortale, ma sappi che il tuo corpo e la tua anima andranno incontro allo stesso destino di ogni altro corpo e di ogni altra anima>>
Marigold lo maledisse un'altra volta! Lei era figlia di un dio, ed aveva ricevuto il morso del vampiro, ottenendo l'immortalità! Come aveva osato Wechtigar mettere in dubbio tutto questo?
Il suo odio si intrise di rabbia, ma anche di paura:
<<Tu non sei vissuta, ma solo "sopravvissuta". E cos'è mai la sopravvivenza, se non è animata da un nobile scopo?>>
Marigold avrebbe voluto urlare.
Lei era stata mossa da un nobile scopo: riabbracciare il suo amato!
Avrebbe voluto scoperchiare quel maledetto sarcofago e urlare in faccia alla mummia di Wechtigar il Pio tutte le sue ragioni.
Lesse ancora:
<<Navigare necesse est, vivere non necesse. Navigare è indispensabile, vivere no. 
Cosa accadrebbe se incominciassi ad annoiarti e a non sentire più la musica della vita?>>
Quelle parole le fecero male.
La colpivano nel suo punto più debole.
Sento ancora la musica della vita, o mi sto solo illudendo di sentirla?
Lo sconforto stava superando la rabbia.
Continuò a leggere:
<<Io ti offro un nobile scopo per riempire il vuoto che c'è in te. Un grade potere sta sorgendo a Nord. Tu lo conosci meglio di chiunque altro. Tu sai cosa c'è a Gothian!>>
Dunque Wechtigar sapeva tutto! Conosceva anche i segreti del Conte Fenrik, aveva previsto la sua minaccia contro l'umanità intera.
La lettera si concludeva in modo perentorio e oracolare:
<< Le mie parole sono il tuo passato e il tuo futuro. Le mie domande sono semplici. Con chi ti allei? Con i vampiri di Fenrik o con i discendenti di Vorkidex? Con i demoni oppure con gli uomini? Preferisci essere ricordata come una salvatrice dell'umanità oppure come colei che ha contribuito a sterminare il genere umano? 
A te la scelta.
Questa è la tua ultima possibilità di salvezza>>
In poche parole il suo nemico, morto da mille anni, l'aveva messa con le spalle al muro.
<<Ditemi, Lord Travemund: secondo voi salvare l'umanità è veramente un nobile scopo?>>

venerdì 19 settembre 2014

Monumenti orientali ed esotici


Tempio buddista in Thailandia





Templi indù












Vimla vashi temple, India


Sheikh Zayed Grand Mosque, Abu Dhabi

Piramide di Chichen Izta, Yucatan, Messico


Tempio buddhista a Bangkok