Chiare, fresche et dolci acque è la canzone numero CXXVI (126) del Canzoniere di Francesco Petrarca. Fu scritta tra il 1344 e il 1345 e il poeta venne ispirato, molto probabilmente, dal fiume Sorgue che scorre nei pressi dell'attuale comune francese di Fontaine-de-Vaucluse (Fonte di Valchiusa).
La canzone, da molti ritenuta il capolavoro del poeta aretino, è divisa in 5 stanze di 13 versi ciascuna (4 endecasillabi e 9 settenari). Ogni stanza è divisa in fronte (contenente due piedi) esirma (indivisa). Il componimento termina con un congedo di tre versi (2 endecasillabi e 1 settenario).
Lo schema delle rime è: abCabCcdeeDfF (DfF per il congedo).
La canzone ha la forma di un dialogo rivolto al luogo, Valchiusa, che ha visto gli incontri del poeta con Laura e nel quale egli si augura di potere un giorno essere sepolto.
I vari elementi della natura (acque, erbe, fiori e così via) sembrano recare ancora l'impronta della donna e la evocano con intensità alla memoria (v.41). L'animo del poeta oscilla tra il ricordo dolce di giorni passati e l'anticipazione dolce-amara di quando sarà già morto: allora forse Laura tornerà in questo luogo, lo cercherà invano e, scoprendone la tomba, implorerà dal Cielo pietà verso di lui.
Nella canzone perciò si alternano il passato (strofe 1,4,5) e il futuro (2,3). Alle strofe, come è consuetudine nella canzone, segue un "congedo" o "commiato" di tre versi, con cui l'autore saluta la sua poesia nel momento in cui l'affida alla lettura del pubblico ("la gente").
Il poeta si rivolge ai luoghi che hanno accolto in passato la presenza di Laura. È questa una canzone celeberrima del Canzoniere, composta probabilmente tra il 1340 e il 1341. Al centro dell'attenzione sta il paesaggio intimamente legato e segnato dalla presenza di Laura e dall'abbandono del poeta, il quale, proprio nel paesaggio trova il corrispettivo più adeguato del proprio mondo interiore. Sia il paesaggio sia la figura di Laura sono visti nella prospettiva del ricordo, altro elemento decisivo della lirica petrarchesca.
Chiare, fresche et dolci acque, ove le belle membra pose colei che sola a me par donna; gentil ramo ove piacque (con sospir mi rimembra) a lei di fare al bel fianco colonna; erba e fior che la gonna leggiadra ricoverse co l'angelico seno; aere sacro, sereno, ove Amor co' begli occhi il cor m'aperse: date udienza insieme a le dolenti mie parole estreme. S'egli è pur mio destino, e 'l cielo in ciò s'adopra, ch'Amor quest'occhi lagrimando chiuda, qualche grazia il meschino corpo fra voi ricopra, e torni l'alma al proprio albergo ignuda. La morte fia men cruda se questa spene porto a quel dubbioso passo; ché lo spirito lasso non poria mai in più riposato porto né in più tranquilla fossa fuggir la carne travagliata e l'ossa. Tempo verrà ancor forse ch'a l'usato soggiorno torni la fera bella e mansueta, et là ' ov' ella mi scorse nel benedetto giorno volga la vista disiosa et lieta, cercandomi: et, o pieta!, già terra infra le pietre vedendo, Amor l'inspiri in guisa che sospiri sì dolcemente che mercé m'impetre, et faccia forza al cielo, asciugandosi gli occhi col bel velo. Da' be' rami scendea (dolce ne la memoria) una pioggia di fior sovra 'l suo grembo; et ella si sedea umile in tanta gloria, coverta già de l'amoroso nembo. Qual fior cadea sul lembo, qual su le trecce bionde, ch'oro forbito et perle eran quel dì, a vederle; qual si posava in terra, e qual su l'onde; qual, con un vago errore girando, parea dir: Qui regna Amore Quante volte diss'io allor pien di spavento: Costei per fermo nacque in paradiso. Così carco d'oblio il divin portamento e 'l volto e le parole e 'l dolce riso m'aveano, et sì diviso da l'imagine vera, ch'i' dicea sospirando: Qui come venn'io, o quando?; credendo esser in ciel, non là dov'era. Da indi in qua mi piace questa erba sì, ch'altrove non ho pace. Se tu avessi ornamenti quant' hai voglia, poresti arditamente uscir del bosco e gir in fra la gente. PARAFRASI Limpide, fresche e dolci acque dove immerse le sue belle membra colei che unica per me merita il nome di donna delicato ramo al quale le piacque di appoggiare il suo bel corpo ( me ne ricordo sospirando ) erba, fiori che ricoprirono il suo leggiadro vestito ed il suo corpo, atmosfera limpida, fatta sacra dalla sua presenza dove Amore attraverso i suoi begli occhi mi trafisse l'animo ascoltate voi tutti insieme le mie tristi ultime parole. Se è mio destino dunque, ed in ciò si adopera il volere del cielo, che Amore chiuda questi occhi piangenti, qualche favore divino faccia sì che il mio corpo sia sepolto tra voi, e l'anima ritorni sciolta dal corpo al cielo. La morte sarà meno dolorosa se reco questa speranza in vista di quel pauroso momento: poiché l'anima stanca non potrebbe in più riposata quiete né in più tranquillo sepolcro abbandonare il corpo travagliato da mille angosce. Verrà forse un giorno in cui all'abituale meta ritornerà la donna bella e crudele, e a quel luogo dove ella mi vide nel benedetto giorno dell'incontro volga i suoi occhi pieni di desiderio e di letizia, cercando di me, e, divenuta pietosa, vedendomi polvere tra le pietre del sepolcro, venga ispirata da Amore così da sospirare tanto dolcemente e ottenere la misericordia divina piegando la giustizia celeste, asciugandosi gli occhi con il suo bel velo. Dai rami scendeva ( dolce nel ricordo ) una pioggia di fiori sul suo grembo; ella sedeva umile in tanta festa della natura, coperta da quella pioggia di fiori, ispiratrice d'amore. Un fiore cadeva sull'orlo della veste, un altro sulle bionde trecce, che quel giorno a vederle. parevano oro fino e perle Un altro si posava in terra ed un altro ancora sull'acqua; infine un fiore volteggiando nell'aria pareva suggerire: "Qui regna Amore " Quante volte dissi, preso da grande stupore: costei certo è nata in Paradiso. Il suo modo di procedere quasi divino; il suo volto, la sua voce e il suo sorriso mi avevano fatto dimenticare a tal punto dove mi trovavo e fatto allontanare talmente dalla realtà, che mi chiedevo sospirando come fossi potuto pervenire in un luogo simile e quando vi ero giunto. Perché credevo di essere giunto in Paradiso non in Terra dove mi trovavo Da quel momento in poi amo questo luogo così che non ho pace in nessun altro. Se tu, mia canzone, fossi bella e ornata, quanto desideri, potresti coraggiosamente uscire dal bosco e andare tra gli uomini
The River Brue originates in the parish of Brewham in Somerset, England, and reaches the sea some 50 km west at Burnham-on-Sea. It originally took a different route fromGlastonbury to the sea, but this was changed by the monastery in the twelfth century.
The Brue Valley Living Landscape is a conservation project based on the Somerset Levels and Moors and managed by the Somerset Wildlife Trust. The project commenced in January 2009 and aims to restore, recreate and reconnect habitat. It aims to ensure that wildlife is enhanced and capable of sustaining itself in the face of climate change[1] while guaranteeing farmers and other landowners can continue to use their land profitably. It is one of an increasing number of landscape scale conservation projects in the UK.