mercoledì 2 aprile 2014

Come si scrive? Guida all'ortografia delle espressioni quotidiane




Ecco alcune slides da tenere presente per evitare di fare brutta figura quando si scrive una mail o un post sui social o sui blog.



























































Da "Impariamo l'italiano", pagina Facebook

Tutti i caffè possibili e immaginabili

Dieci comportamenti che gli uomini apprezzano in una donna

Dieci cose che gli uomini trovano sexy

1. Prendi una decisione in modo istintivo e non rimuginarci su. Che si tratti dell'acquisto di una gonna o di un'auto, o della scelta del tuo piatto preferito mentre scorri con gli occhi un affollato menu, se ti dimostri decisa e, almeno all'apparenza, incurante dei pro e contro della tua scelta, stai sicura che lui apprezzerà.

2. Mandagli un sms in orario d'ufficio in cui gli spieghi, il più dettagliatamente possibile, che cosa vorresti fargli in quel preciso momento. E, dopo aver preso in considerazione l'impossibilità dell'attuazione immediata dei tuoi propositi birichini, gli proponi un appuntamento piccante immediatamente dopo il lavoro.

3. Evita di metterti a confronto con ogni donna che incrociate per strada. Anche se vedi che lui le lancia un'occhiata di sfuggita, tu soprassiedi? Bene, prosegui così. Il suo ego ne uscirà ridimensionato, mentre la stima che ha della tua sicurezza in te stessa guadagnerà parecchi punti.

4. Mostrati realmente appassionata a qualcosa. Che sia il cinema, la moda o la chimica, se ti dimostri una fan accanita e tenace, si rafforzerà in lui la convinzione che tu sia disposta a combattere per quello in cui credi.

5. Chiedigli se c'è qualcosa che puoi fare per lui quando lo vedi in difficoltà. E insisti finché lui non te lo dice.

6. Continua a dare del lei ai suoi genitori anche se è da anni che te li ha presentati.

7. Lanciagli sfide senza senso, come per esempio "Vediamo chi arriva prima al portone!". E poi ti impegni al massimo per vincerle.

8. Cucina un piatto che piace solo a lui.

9. Lascia biglietti romantici in giro per la casa.

10. Non pretendere che trascorra con te ogni sera della settimana. Anzi, al suo rientro da una serata con gli amici, ti fai trovare con indosso il baby doll che ti ha regalato per il tuo compleanno.

martedì 1 aprile 2014

Le bassezze dell'Alta Società. Capitolo 18. La situazione si complica.



A pranzo, la contessa Virginia Ozzani di Fossalta si presentò truccata e agghindata in un modo che la faceva assomigliare a Wallis Simpson in tarda età.
<<Prego, accomodatevi entrambi davanti a me. Ho bisogno di vedervi di fronte tutti e due. Ho fatto preparare un po' di tutto, così potrete servirvi in base ai vostri gusti. Io purtroppo dovrò limitarmi ad assaggiare qualcosa in qua e in là, perché la mia malattia non mi consente di spingermi oltre>>
Si sedettero e il pranzo ebbe inizio. Ogni tanto la contessa agitava una piccola campanella e la governante accorreva per servire qualcosa che era stato apprezzato dai commensali.
<<Un tempo questo tavolo faticava a contenere la mia grande famiglia. Ora sono io che fatico a riempirlo, invitando lontani parenti ed amici. Nessuno dei parenti porta più il nobile cognome degli Ozzani. I miei cugini sono i figli nati dai matrimoni delle sorelle di mio padre. Giulia li ha conosciuti e sa che non valgono la corda per impiccarli. Dei vecchi è rimasta in vita solo la signorina De Toschi, ed è incredibile, se consideriamo il suo stile di vita. L'obesità e il fumo non le hanno impedito di arrivare a 85 anni con un aspetto molto simile a quello che aveva da giovane. Temo che finirà per seppellirci tutti>>



Giulia sorrise, ma con freddezza:
<<La Grande Mademoiselle! Non ho mai capito se il suo comportamento fosse genuinamente ridicolo o se fosse solo una copertura per nascondere la sua propensione a dirigere la vita degli altri da dietro le quinte>>
Virginia rispose guardando negli occhi Roberto, che mostrava di conoscere, almeno negli aspetti essenziali, la persona che era oggetto delle loro osservazioni:
<<Diciamo che la cugina Carlotta ha saputo sfruttare a proprio vantaggio la sua naturale tendenza al ridicolo. Quando una persona intelligente non riesce in alcun modo a porre un freno alla propria goffaggine fisica, spesso la utilizza come un'arma per far abbassare le difese agli altri, in modo da carpirne i segreti e le confidenze e da usarli per i suoi fini e ottenere, tramite l'inganno, ciò che la mancanza di fascino le aveva negato>>
Roberto fu colpito dalla capacità della contessa Virginia di esprimere con poche ed efficaci parole dei concetti complessi:
<<E continua ad esercitare ancora questo ruolo di eminenza grigia?>>



<<Sì, certamente. E se dovesse vederti, cosa che prima o poi, inevitabilmente avverrà, puoi stare certo che diventeresti il baricentro delle sue trame, non fosse altro che per il fatto che sei un giovane uomo molto bello, elegante e di grande fascino. Come se fossi stato educato qui, alla Villa. Tu sei una persona che ha la raffinatezza innata, proprio come tua madre>>
Roberto sorrise:
<<La ringrazio. Detto da lei è un complimento che vale almeno il doppio>>
Giulia era in imbarazzo:
<<Virginia, gli aspetti aristocratici di mio figlio non dipendono solo dalle mie presunte doti innate. Immagino che vedendolo di persona tu abbia notato una certa somiglianza con i tratti della famiglia Ozzani>>
Virginia annuì, scambiando con l'amica un'occhiata consapevole:
<<Ma certo, è evidente! Nel momento in cui l'ho visto, tutti i miei dubbi sono caduti. La cugina Carlotta aveva ragione. Dopo la morte di Alessio, mi ha confidato il suo ruolo nell'organizzare il tuo matrimonio di copertura con Sergio Bruni. Non poteva scegliere un finto padre meno adatto per questo giovane, e credo che la scelta sia stata deliberata. Non solo perché Sergio era un amante di Carlotta, e quindi un burattino nelle sue mani, ma anche perché sarebbe stato più credibile per tutti, un giorno, in caso di necessità, far accettare al nostro Roberto il fatto che suo padre era un Ozzani>>
Giulia aveva un'espressione assente, come se qualcosa la preoccupasse.



<<Non so cosa ti abbia riferito la Grande Mademoiselle, o cosa sia emerso da eventuali altre confidenze, ma ti consiglio di lasciare a me il compito di raccontare a mio figlio come sono andate esattamente le cose, perché fino ad ora ho ritenuto opportuno tenerlo lontano dal pericolo che tali rivelazioni portano con sé>>
Roberto apparve meravigliato:
<<Pericolo? Ma poi non eravamo d'accordo sul fatto che Virginia avrebbe potuto raccontare la sua versione dei fatti>>
La contessa, che aveva capito perfettamente a cosa Giulia stesse alludendo, decise di stare al gioco:
<<Immagino che Giulia ritenga che il pericolo derivi dai miei cugini, che già credevano di avere l'eredità in tasca. Ma intendo in ogni caso nominarti mio erede universale, senza bisogno di ricorrere a cose sgradevoli come i test del Dna. Quanto alla versione dei fatti, io posso eventualmente correggere ciò che Giulia può aver male interpretato riguardo al mio ruolo, ma per il resto... beh... è lei la protagonista, per cui credo che l'onere di raccontare questa storia spetti a lei. Tanto il tempo non ci manca>>
Roberto, che era avvocato, colse per la prima volta un elemento di ambiguità, che complicava la situazione:
<<Sono onorato del fatto che lei intenda nominarmi suo erede. Comunque non ho nulla in contrario a sottopormi al test del Dna. Sono più che certo del fatto che mio padre sia Alessio Ozzani. Del resto, basta guardare il suo ritratto: è praticamente la mia fotocopia>> e indicò un quadro davanti a lui.




<<Oh, ma quello non era mio fratello Alessio>>
Roberto capì che il suo sospetto era fondato:
<<Ah sì? E chi era?>>
<<Mio zio. Da giovane. E' morto da tempo, ma credo che Giulia si ricordi di lui. Lo conobbe ad una mia festa di compleanno. Ti ricordi, Giulia, vero?>>
<<Ma certo che mi ricordo! Ci fece anche delle lezioni di equitazione, quell'anno. Un vero incubo!>>
Virginia sorrise:
<<Ah, la colpa fu mia! Tu non volevi, ma io ti obbligai>> e poi si rivolse a Roberto <<Mio zio era molto influente nella banca dove lavorava e... be', faceva pesare molto questo fatto, considerando che era lui che controllava il nostro credito. Per questo cercavamo di essere compiacenti con le sue assurde manie. Una di quelle era la sua fissa per l'equitazione. Ne era ossessionato>>
Roberto fissò intensamente il ritratto di Carlo Ozzani di Fossalta:
<<E questo prode cavaliere non ha avuto figli?>>
Virginia e Giulia si scambiarono un'altra occhiata, poi la contessa rispose:
<<No. Non si è mai sposato. Le sue uniche passioni erano il lavoro e i cavalli. Oltre, naturalmente, alla famiglia Ozzani...>>
<<Naturalmente>> concluse Roberto.

Le bassezze dell'Alta società. Capitolo 17. La festa continua.




Virginia Ozzani di Fossalta era davvero bella in quel giorno di maggio in cui, presso la Villa di famiglia dei Conti Ozzani, si stava festeggiando il suo compleanno.
Ma la sua migliore amica Giulia Federici non era da meno.

































Dopo essersi abbracciate e scambiate gli auguri, Virginia presentò a Giulia suo fratello Alessio.



Era alto, biondo, con occhi azzurri, come Virginia, ed aveva la sua stessa aria aristocratica.
Giulia, che già lo aveva visto alcune volte, ma non aveva mai avuto l'occasione di conoscerlo di persona, ne fu affascinata.
Lui le prese la mano, con molta delicatezza, si chinò per baciarla, ma senza sfiorarla, come è d'obbligo nel codice di comportamento dei nobili, e le disse:
<<Enchantèe>>



Giulia gli rivolse un sorriso pieno, felice, che la rendeva ancora più radiosa, nel contrasto tra il rosso delle labbra e il bianco dei suoi denti perfetti.
Virginia sentì per la prima volta qualcosa che sarebbe diventato una costante, man mano che l'amicizia tra Giulia ed Alessio, nei mesi successivi, divenne sempre più stretta.
Lui penserà più a lei che a me, ed anche lei penserà più a lui che a me. Io perderò d'importanza agli occhi di entrambi. Glielo leggo in faccia. Si piacciono. E' un classico caso di colpo di fulmine. 
Si sentiva gelosa e invidiosa di Giulia, nello stesso tempo. Il che però la rendeva ancora più possessiva nei suoi confronti.
<<Ho visto che hai conosciuto già due dei più stravaganti componenti della nostra famiglia. La signorina De Toschi, cugina di mio padre, e lo zio Carlo, il direttore di banca. Ti saranno sembrati dei pazzi, ma ti garantisco che sono molto influenti, sia in famiglia che in città, per cui è meglio andare d'accordo con loro>>
<<La signorina vorrebbe che io andassi a lezione privata di greco da lei e che poi studiassi medicina all'università>>
<<E' una sua fissazione, che però ti dice molto sul suo conto: incrementa i suoi redditi derivanti dalle ripetizioni private e il numero dei futuri medici che la visiteranno gratis e saranno a sua disposizione>>
<<Ma, non pensavo che una persona così ricca potesse essere così...>>
<<Così tirchia? Ah, Giulia, come sei ingenua>> intervenne Alessio <<la De Toschi è la prova vivente del fatto che la ricchezza è come l'acqua salata: non sazia la sete, ma la fa aumentare>>
Virginia riprese il controllo della conversazione:
<<In ogni caso, io vado già a ripetizione da lei e spero che anche tu Giulia, possa venire con me. In tal caso potremo dividere le spese>>
Giulia annuì:
<<E le lezioni di equitazione che mi ha promesso vostro zio Carlo, sono gratis o... cosa?>>
Virginia e Alessio si scambiarono uno sguardo allarmato.
<<Io non credo sia una buona idea...>> disse Alessio, ma fu subito interrotto da sua sorella.
<<Ma cosa dici, Ale! Vorresti forse che Giulia si inimicasse nostro zio, che è uno degli uomini più potenti della città? Anche in questo caso, io sarò sempre presente, perché insegna anche a me ad andare a cavallo>>
<<C'è qualcosa in lui che... non so come dire... che mi fa paura>>
Di nuovo i due fratelli si guardarono negli occhi e fu Virginia a rispondere per prima:
<<Come ti dicevo, è un uomo un po' strano, ma credimi se ti dico che è meglio averlo come alleato che come nemico. E lui non concepisce le vie di mezzo. O si è con lui o si è contro di lui. Del resto questa è una caratteristica che accomuna molti altri componenti della nostra famiglia. Gli Ozzani di Fossalta amano essere al centro dell'attenzione>>
Alessio intervenne:
<<Non siamo tutti così. Io non lo sono, per esempio>>
Giulia gli rivolse nuovamente il suo radioso sorriso, generando immediatamente la gelosia e l'invidia di Virginia.



La mappa delle mappe dei mondi fantasy

lunedì 31 marzo 2014

Le bassezze dell'Alta società. Capitolo 16. Roberto e Giulia.



Rientrarono nell’appartamento degli ospiti.
Roberto pareva intenzionato a voler sapere tutta la verità, almeno per quel che riguardava la versione di sua madre.
Giulia ne era consapevole.
Tutta la vita di una donna…
Guardò il figlio negli occhi, mentre si sedevano intorno al tavolo della cucina.
Lui ha già capito... ma vuole sentirlo raccontare da me…vuole trovare le motivazioni, le cause…le colpe…
Ma il viso del figlio non era severo: non sembrava quello di un giudice, quanto piuttosto quello di uno psicologo.


«Forse» incominciò Giulia, e si schiarì la voce «…forse, dopo che avrai saputo tutta la storia…tu potresti…come dire…avere motivo di arrabbiarti…sì…perché io ho preso delle decisioni che hanno influito anche sulla tua vita e…»
Il figlio le prese la mano:
«No, fermati…non devi avere paura. E' vero, io ho un'indole collerica, purtroppo, ma sai anche che  dopo quei cinque minuti di rabbia, alla fine mi calmo, e rifletto e cerco di capire, e se è possibile, persino di perdonare…»
Giulia annuì, con una sfumatura di sorriso, ma anche di tristezza.
«Sì, ma questa volta è diverso…vedi questa volta non si tratta di una delle nostre solite discussioni per una questione da niente…no…questa volta è una cosa seria. Si tratta di una intera vita, la mia e la tua»
«Lo so»
Giulia lo fissò: Sì, lo sa…sa già tutto…
«Ma tu avresti preferito una vita diversa»
Il figlio rimase in silenzio, come se non fosse convinto della verità di quella frase.
Giulia colse quel dubbio e sentì che non tutto era perduto.
«Guardati attorno: la Villa, i campi, la servitù…chi non vorrebbe nascere ricco e privilegiato?»


«Ma tu hai detto che gli Ozzani erano sull’orlo del fallimento» obiettò Roberto, ma con il tono tranquillo di chi già pensava di conoscere la risposta e le sue implicazioni.
«Sì…i soldi…eh…perché senza i soldi, la nobiltà, la Villa, la servitù…senza i soldi…» c’era rabbia nella voce di Giulia, rabbia contro quel maledetto primato dell’economico su tutto, anche sugli elementi basilari della dignità umana, e della vita.
«E tu dei gran soldi non ne avevi. Mentre quell’altra, quella che lui ha sposato…»
Giulia annuì.
Che squallore! Come posso far accettare a mio figlio che tutto è dipeso dal denaro…
Non era vero del tutto. C’era stato qualcosa di più: a distanza di tanti anni ella ancora sapeva che c’era stato amore vero, che qualcosa di importante era successo, qualcosa che meritava più rispetto…
«Lui non era così venale. E nemmeno Virginia, lei mi voleva bene, a modo suo. Credo che non sia stata solo una questione di soldi»
«Vuoi dire che Alessio Ozzani era veramente innamorato di quella, come si chiamava sua moglie…»
«Esther Rubini. Certo suo padre era il direttore della banca e lei molto attraente, e ci sapeva fare con gli uomini, ma queste cose contavano relativamente per Alessio. Lui era molto legato alle tradizioni di famiglia e quelle, almeno inizialmente, giocavano a sfavore della famiglia Rubini. Il direttore Davide Rubini era ebreo. Apparteneva alla classica famiglia di religione ebrea che aveva influenza in ambito finanziario. Nel suo piccolo, era una specie di David Rockefeller, o uno dei vari esponenti della famiglia Rothschild.


<<E gli Ozzani avevano dei pregiudizi contro gli ebrei?>>
Giulia scosse il capo:
<<Ufficialmente no, ma sai come vanno queste cose... gli Ozzani pensavano che se si poteva evitare di imparentarsi con loro, era meglio... e la loro esposizione debitoria non era al momento così allarmante da far pensare che la Bancaccia e i suoi dirigenti potessero influire sulle scelte matrimoniali dei Conti di Fossalta. No, ci sono state altre ragioni, che si sono aggiunte. Ragioni interne alla dinastia. Invidie, gelosie, rancori... tutte queste cose hanno fatto pendere il piatto della bilancia contro di me>>
Il figlio aggrottò le sopracciglia:
 «Ma Virginia ti voleva bene!»
Giulia sgranò gli occhi e alzò la voce: 
«Troppo bene… era possessiva, sia con me che con suo fratello»
Il volto del figlio mostrò nel contempo sorpresa e stupore.
«Era gelosa di voi?»
«Sì... no... non lo so»
Giulia arrossì e abbassò lo sguardo:
 «Virginia voleva essere al centro dell'attenzione…»
«Posso immaginare. Però ciò non spiega molto»
Giulia scrollò le spalle: 
«Non c’è mai una sola causa nei fenomeni. Soprattutto quando c’entrano cose come l’amicizia, la parentela, i sentimenti… il sesso, e sì, anche i soldi»
«I soliti moventi»


Quel commento del figlio ferì profondamente la madre.
E’ così che vedi l’esito di questa vicenda? 
Le speranze con cui aveva incominciato il discorso la abbandonarono tutte in una volta.
«C'era qualcosa di più!» esclamò con enfasi «Erano coinvolte altre famiglie, con motivazioni molto meno chiare e interessi che toccavano questioni oscure, che io stessa fatico a capire ancora oggi. Era un groviglio di mali, di stranezze… io invece volevo una vita normale, io credevo…» esitò e abbassò la voce «credevo che fosse la cosa migliore per tutti».
Il figlio la fissava con aria imperturbabile.
Lui vuole sentirlo dalla mia bocca…
«Anche per te! Loro non sapevano che ero incinta. Lo dissi solo a mia madre e a una loro parente, che è ancora in vita. Furono loro che mi proposero come soluzione il matrimonio con tuo padre, anzi il tuo patrigno…» deglutì «Io potevo rifutare, e invece decisi di accettare, e lo feci perché volevo a tutti i costi dare a mio figlio una vita normale!»
Giulia temette un’esplosione d’ira del figlio, invece Roberto si limitò a sospirare.
«Ho sempre sospettato che Sergio Bruni fosse solo il mio patrigno. Eravamo troppo diversi in tutto. L'essere figlio di Alessio Ozzani spiega molte cose del mio carattere. Però non capisco perché tu non abbia detto ad Alessio e a Virginia che eri incinta. Tu dici che non sapevano, ma io mi chiedo: forse facevano solo finta di non sapere?>>



<<Diciamo che almeno Virginia ne era quasi sicura. Alessio poteva sospettarlo. Entrambi potevano chiedere! Ma sarebbe stato uno scandalo…la fine del fidanzamento con Esther Rubini, la rivelazione di tutta la trama di rapporti finanziari e politici che teneva in piedi la ragnatela di potere di alcuni oscuri personaggi. Sarebbe stata la rovina definitiva della famiglia! Ero questo io per loro. E lo saresti stato anche tu…»
Giulia non aveva il coraggio di guardarlo in faccia.
Roberto aveva ben chiaro il concetto, ma se erano esistiti dei rischi, un tempo, si poteva dire o no che questi rischi erano estinti?
«Capisco che ora Virginia abbia bisogno di me perché sono l’unico erede maschio della linea primogenita…l’unico che può perpetuare il “glorioso” nome degli Ozzani di Fossalta. Ma immagino che gli altri possibili eredi costituiscano ancora un grande pericolo»
Giulia annuì:
<<Parte di quel pericolo potrebbe esistere ancora. Tutto dipende da cosa ci dirà Virginia. Sicuramente lei ha una visione più completa della situazione. Io posso solo cercare di indovinare quali siano stati i singoli ruoli dei vari personaggi che hanno influito su questa storia>>
Una parte dei fatti, comunque, era stata rivelata.
Giulia e Roberto ci avevano girato attorno come a un fuoco pericoloso, per non scottarsi.
Ma quel fuoco era lì, che ardeva come la rabbia in mezzo alle tenebre della paura e della vergogna.
«Io credo…» incominciò il figlio con una voce che pareva giungere da infinite lontananze «…credo di avere bisogno di tempo per riflettere…per valutare…e…»
Lasciò il discorso in sospeso, si alzò e poi si abbandonò sul divano.
Giulia a sua volta si diresse verso la camera da letto.
Mentre si stendeva, esausta, sentì la voce del figlio.
«Virginia ci deve molte spiegazioni. E solo dopo, quando tutto ci sarà chiaro…io e te ne riparleremo»
Non c’era nessuna rabbia, nessuna animosità: solo un senso di delusione, di stanchezza, quasi di umiliazione.
Rimasero così a lungo, entrambi, a riflettere, ed erano, quelle, le meditazioni della vita offesa.




Suddivisioni dell'Europa in base a stereotipi e pregiudizi

20 ways to slice the European continent from Atlas of Prejudice 2 by Yanko Tsvetkov.

La fiamma di Atar. Capitolo 13. Il Serpente Rosso.



Sotto la firma del presunto autore della Flamma Ataris, c'era un simbolo molto particolare.
<<Un serpente rosso>> commentò Luca Bosco, sempre più sconcertato.
Per quanto fosse perplesso nei confronti di tutto ciò che la scienza ufficiale non considerava attendibile, non poté fare a meno di  ripensare al significato esoterico di quel simbolo.
<<Secondo il pensiero esoterico, o almeno una parte di esso, questo simbolo indica una Dinastia o forse un insieme di Dinastie, destinate a dominare il mondo intero. Il rosso indica il Sangue Reale, che per alcuni, come ormai è noto, corrisponde al santo graal. Altri hanno usato un nuovo termine: i Fiumi di Porpora. Dietro a questi simboli esiste qualcosa di molto simile all'eugenetica. Quando conobbi Virginia Dracu, lei mi disse che anche io appartenevo a questa stirpe e che a tirare le fila di tutto ci fosse la confraternita della Fonte Sacra>>
Il direttore della biblioteca, Massimo Ferrante, annuì:
<<E' sulla buona strada, dottor Bosco. Ormai sono passati alcuni anni dalla morte di Virginia Dracu e credo che lei sia pronto per una conoscenza più approfondita dei Misteri, una sorta di nuova iniziazione, per conoscere meglio chi sono gli Iniziati agli Arcani Supremi. Continui ad esaminare il testo. Le prometto che questo non cambierà nulla riguardo al suo attuale livello di sicurezza. E' mia convenienza che lei sia in buona salute e operativo>>



Almeno per il momento. Pensò Luca, ma non lo disse.
Tornò all'analisi del testo che aveva davanti a sé.
<<Il testo è scritto in latino, ma il contenuto del primo paragrafo doveva essere stato scritto originariamente in una lingua ormai estinta da millenni: l'avestico. La citazione iniziale infatti è tratta dal primo Yasna dell'Avesta, il libro sacro del Mazdeismo.
"Nel nome di Dio:
Ashem Vohu. Mi professo adoratore di Mazda, seguace di Zarathustra, nemico dei daeva, e dichiaro di accettare la legge di Ahura. Per lo Havani.
Ad Atar, il Fuoco, figlio di Ahura Mazda. A te o Atar, figlio di Ahura Mazda, mi rivolgo allo scopo di propiziazione, culto, adorazione e lode">>



<<Dunque il culto di Atar viene correttamente inserito nel suo contesto, all'interno della religione zoroastriana, o mazdea. Questo è compatibile col fatto che Alessandro Magno, o chi per lui, abbia preso visione di una copia dell'Avesta conservata in una delle capitali dell'Impero Persiano. Mi chiedo però come mai Alessandro, che voleva ellenizzare il mondo, accettò come dato di fatto un elemento della religione del nemico>>
Il direttore Ferrante si accigliò:
<<Lei mi delude, Bosco. La credevo più agile nei collegamenti>>
Luca sorrise:
<<Le mie deduzioni non avvengono con leggerezza. Questo distingue un esperto da un dilettante>>
Il direttore ricambiò il sorriso ironico:
<<Ha la risposta pronta, vedo. Bene, allora mi dimostri di essere capace di deduzioni da esperto! Le ricordo comunque che Alessandro non voleva ellenizzare il mondo, ma creare un sincretismo tra il mondo ellenico e quello orientale. La grande sintesi ellenistica>>
Bosco annuì, per quanto gli sembrasse una frase tratta di peso da un manuale Bignami.
<<In questa prima pagina abbiamo visto che sono stati presentati due simboli, il Serpente Rosso e il Fuoco Sacro. Abbiamo stabilito la correlazione del primo col Sangue Reale. Credo inoltre sia possibile che quel simbolo fosse presente nei misteri di Samotracia, a cui la madre di Alessandro, Olimpiade, regina di Macedonia e principessa reale dell'Epiro fu iniziata in giovane età. Tenendo presente dunque il sangue e il fuoco e il simbolo del grande serpente, che al di fuori del mondo greco era conosciuto anche col nome di drago, noi abbiamo un riferimento dinastico ad una stirpe simboleggiata da un drago e dall'unione del fuoco col sangue. Le viene in mente un nome, direttore?>>
Ferrante lo fissò con occhi gravi:
<<Vorrebbe forse insinuare che un noto scrittore contemporaneo di romanzi fantasy ha tratto ispirazione da questo testo? Perché se non erro lei sta facendo riferimento alla dinastia Targaryen, frutto della fantasia di George Martin>>



<<Casa Targaryen, "Fuoco e sangue", la dinastia del drago rosso su sfondo nero. Non mi stupirei se George Martin avesse avuto accesso ad una delle tre copie de "La fiamma di Atar". Magari a quella conservata in America, ad Hollow Beach, presso la Collezione Burke-Roche>>
Il mistero di Hollow Beach l'aveva sempre affascinato e non c'era da meravigliarsi se avesse affascinato anche un genio come George Martin.
<<Ora è lei che si lascia andare a collegamenti troppo arditi>>
<<Segua il mio ragionamento, direttore. Io conosco gli scritti di Martin meglio dei miei e posso dire che l'ambientazione del continente di Westeros è stata ispirata dall'Inghilterra del Quattrocento, in particolare del periodo della Guerra delle Due Rose, in cui gli York e i Lancaster si contendono il trono che era stato usurpato alla legittima dinastia dei Plantageneti. Vedi caso, ne "Il gioco del trono" abbiamo una guerra tra gli Stark e i Lannister che si contendono un trono che era stato usurpato ai Targaryen. La correlazione tra i Plantageneti e i Targaryen è evidente. E' come se ci volesse indicare che sono i Plantageneti la stirpe del Serpente Rosso e quindi, in base a "La fiamma di Atar", ipotizza che vi sia un legame dinastico tra i Plantageneti e le dinastie ellenistiche. Non a caso i Targaryen nascono in Oriente, a Valyria, al centro di una penisola che assomiglia sotto molti aspetti a quella greca>>
Ferrante aveva ascoltato con interesse.
<<A prescindere da cosa abbia o meno pensato il suo scrittore, ritengo che l'ipotesi secondo cui ci sia un legame di discendenza tra le stirpi reali classiche e quelle medievali sia un interessante campo di ricerca, specie se ci può aiutare a stabilire un nesso tra i testi qui presenti e quelli che sono nella collezione Burke-Roche. Potrei farle avere una borsa di studio al riguardo: le si aprirebbero le porte per una carriera accademica, e forse, chissà, anche quelle della confraternita dei Custodi del Fuoco Segreto. Valuti questa opportunità che le sto offrendo. Difficilmente nella vita le si presenterà una seconda occasione così ghiotta>>