giovedì 27 marzo 2014

Danny Bowman: il selfie-addict che ha tentato il suicidio.

selfie

Ha iniziato a 15 anni e dopo 4 anni, all’età di 19 anni dedicava 10 ore al giorno alla ricerca dello scatto perfetto. Ben 200 scatti al giorno dal suo inseparabile smartphone. 
L’ossessione aveva raggiunto livelli tali da indurlo ad abbandonare la scuola: ha perso oltre 20 kg ed è rimasto persino bloccato a casa per 6 mesi per un infortunio causato dalla sua imperizia mentre cercava lo scatto perfetto. Una parabola discendente culminata con il tentativo di suicidarsi sventato dalla madre del ragazzo.
In un’intervista al Mirror ha dichiarato:
Ero sempre alla ricerca del selfie perfetto e quando ho capito che non ci sarei mai riuscito ho desiderato la morte. Questa ossessione mi ha portato via gli amici, la scuola, la salute e quasi la mia vita
A Danny , che si crede essere il primo selfie-addict britannico, è stato diagnosticata dipendenza tecnologica acuta e disturbo da Dismorfismo Corporeouna forma di nevrosi che induce chi ne è affetto a preoccuparsi eccessivamente del proprio aspetto.
Danny racconta di aver perso completamente il controllo dopo l’esito negativo di un casting da modello. La delusione cocente è stata la miccia di un’ossessione che poi l’avrebbe portato a tentare il suicidio.
Lo psichiatra che ha in cura il ragazzo ha confermato al Mirror che Danny rappresenta un caso estremo ma che non è il solo e che è necessario discernere attentamente tra ciò che appare come un eccesso di vanità e un vero disagio psicologico collegato ad un altissimo tasso di suicidi tra i giovanissimi.
Non ci si rende conto quanto sia pericoloso pubblicare foto di se stessi sui social network : è facile restare vittima del bisogno dell’approvazione altrui e quando questa manca, gli effetti sono devastanti. E ‘una dipendenza come quella da droga, dall’alcool e dal gioco d’azzardo. Non voglio che nessun altro passi ciò che ho passato io
Ecco perchè ha deciso di condividere la sua storia.

La self-promotion in rete: consigli utili ed efficaci.




Come fare autopromozione senza essere sfrontati: qui le istruzioni giuste per saper galleggiare e, anzi, andare con il vento in poppa sui blog, sui social media e in generale nelle relazioni on-line. Per certi tipi di lavori, soprattutto quelli creativi, farsi conoscere è il 90% del successo. 
1) Circondati di persone creative e collaborative.
Sono finiti i tempi del genio artistico solitario, se mai sono esistiti, che sfornava capolavori lavorando di nascosto nel solaio. Far parte di questo gruppo non dipende da quanto si è svegli o creativi. Bensì da quello che devi fare per dare un buon contributo. Un gruppo efficace può essere costruito anche su internet, ed è quello di cui ci si occupa qui.
2) Vali quello che vale il tuo ultimo post, quindi aggiorna spesso
Meglio ancora: aggiorna ogni giorno. Se quello che posti in rete non è il tuo lavoro migliore, sarà presto dimenticato. Basteranno poche ore: è la natura, onnivora ed effimera, del web. Che fare? Nutrirlo tutti i giorni. Anche con lavori incompleti, da migliorare, che portano spesso in avanti e fanno migliorare. Oltre che aumentare le possibilità di condivisione.
3) Si lavora solo con una buona routine giornaliera
L’unica strada per mantenere un buon equilibrio tra lavori di ampio respiro e opere di giornata è mantenere una ferrea routine giornaliera.
4) Traccia confini ben precisi
Per il lavoro di ogni giorno ci vuole una seria divisione di spazio e di tempo. Per quanto riguarda i creativi, avere a disposizione l’intelligenza aumentata di internet è forse peggio: costringe a lavorare di più. È bene sapersi ritagliare dei momenti e delle ore specifiche per interrompere quello che si fa e guardarsi attorno. Poi, cogliere l’attimo e inviare ogni forma di promozione. Ogni giorno, senza esagerazione, e senza inquinare il tuo lavoro creativo.
5) Meglio avere un buon network piuttosto che un buon progetto
Sembra l’anticamera della cialtroneria, ma non lo è. Per evitare di diventare “spam umano”, cioè riuscire a raggiungere un vasto pubblico senza però destare attenzione, è bene avere già dei caposaldi precisi, un network di colleghi, amici, follower, persone interessate. Queste sono il nocciolo duro da cui poi irradiare le proprie idee. Ma va costruito per bene, con attenzione, cura e fatica.


mercoledì 26 marzo 2014

Le bassezze dell'Alta società. Capitolo 10. Virginia.




Virginia Ozzani, Contessa di Fossalta, sedeva nel salottino privato a piano terra di Villa Ozzani, immersa nei suoi pensieri.
A riportarla alla realtà (o come avrebbe detto Freud al "principio di realtà") fu la governante.
«Sono arrivati, signora Contessa» annunciò gravemente la donna, senza riuscire a mascherare la sua contrarietà riguardo a tutta quella maledetta faccenda.
«Mmm…» fu l'unica risposta di Virginia, alla quale seguì un silenzio imbarazzato, che poteva significare tutto e nulla allo stesso tempo.
«Ho detto che Voi stavate dormendo»
Silenzio.
La governante attese per un interminabile minuto, poi decise che il suo tempo era più prezioso di quello di Virginia Ozzani di Fossalta.
«Mi avevate ordinato voi di dire così»
A quel punto Virginia parve finalmente ridestarsi da un antico sogno.


«Concetta…»
La voce di Virginia era flebile e stanca.
«Sì, signora Contessa?»
«Com’erano?»
Questa curiosità l’aveva tormentata tutto il giorno, molto di più del dolore che le provocava la sua malattia.
<<In che senso?>>
<<Fisicamente. Giulia è ancora così bella come nelle foto che ti ho fatto vedere?>>


«No, per niente. E' invecchiata, si è tutta rinsecchita, sta messa male…se mi posso permettere, signora Contessa, sta messa peggio di Voi, secondo me!»
Virginia rise per l'impertinenza della governante e si accese una sigaretta.


<<Non dovreste fumare, signora Contessa. Lo sapete cos'ha detto il medico>>
Virginia scrollò le spalle:
<<Al diavolo i medici! Mi restano pochi mesi di vita, lasciameli vivere a modo mio! Piuttosto, descrivimi meglio com'è adesso Giulia>>
La governante sollevò gli occhi al cielo, maledicendo le stranezze degli aristocratici e della contessa Virginia in particolare.
<<Ve l'ho detto. Sembra più vecchia della sua età, e più stanca. Sembra lei, la malata, mica voi. Con il dovuto rispetto. Aveva una faccia sconvolta, tutta scarmigliata, le borse sotto gli occhi... ha perso la sua bellezza di gioventù>>


«O formosa puella, nimium ne crede colori» commentò Virginia, laconicamente.
«Cosa?» 
«E’ latino, Concetta: una delle citazioni preferite di Giulia, del poeta Virgilio, che è sepolto dalle tue parti»
La governante assunse un'espressione grave, di circostanza:
«Ah è morto, poveretto!»
Virginia sollevò gli occhi al cielo:
«Sì, più o meno da duemila annicadunt alba ligustra, vaccinia nigra leguntur…»


«Eh?»
«Niente….dimmi, piuttosto…lui…com’è lui?»
C'era una certa frenesia nella voce di Virginia.
La governante sorrise:
«Il figlio? Un fighetto, tutto ben vestito! Pare un nobile!»



<<Assomiglia a com'era il vostro povero fratello, da giovane>>
Virginia sentì una fitta di dolore acuto nello stomaco.
«Portami un'Oxycontin, presto!»
La governante sgranò gli occhi:
«O Maronna! Vi avevo detto che non dovevate fumare!»
Virginia si piegò in due dal dolore, poi urlò:
«Taci e portami la medicina….ho una fitta… dai, muoviti!»
Concetta obbedì borbottando:
«Eh, chesti nobbiliun secondo, faccio presto, state calma…»
Quando la governante fu uscita, Virginia si lasciò andare ad un urlo che pareva un pianto strozzato.
Anch'io sono stata giovane e bella... un fiore che però nessuno ha colto...


Il suo stesso urlo le rimbombò nei timpani come il latrato di un cane.
Dio mi punisce! Punisce la mia anima dannata…
Tutto aveva sbagliato, tutto!
Ma peggio ancora era stata la perseveranza nell’errore, la pertinacia, l’ostinazione cieca con cui per quarant’anni aveva rimosso ogni dubbio scomodo, ogni rimorso, ogni minimo pensiero che potesse intaccare l’edificio di menzogne su cui aveva costruito la sua vita.
Giulia! Giulia!
Quante parole non dette, quanti equivoci.
Giulia, se tu sapessi tutta la verità, forse potresti persino riuscire a perdonarmi.
Giulia.
Quel nome era ancora musica nelle sue orecchie.
L’amicizia di due fanciulle adolescenti, cosa c'è di più bello, di più puro?
E di più ipocrita.
Perché dobbiamo sempre far del male a chi amiamo?
Si ricordò la ballata di Oscar Wilde, quella scritta dopo la prigione, dopo la devastazione della sua vita a causa di un amore proibito.
<<Each man kills the thing he loves...>>


Ognuno uccide la cosa che ama, ma non è tenuto a morirne.
Lei sì, però.
Lei stava morendo e forse era una punizione di Dio per aver tradito tutte le persone che amava.
Ma la mia stirpe sopravvivrà! Su questo almeno non ci sono dubbi!
La governante rientrò, con una flebo di Oxycontin.
«Ecco, signora Contessa, siete pronta?»
Virginia annuì.
L’iniezione tanto attesa…e poi l’oblio…
Domattina…sì…tutto si risolverà…Giulia…Giulia…
Mentre il sonno stendeva una coltre anestetica su di lei, il sogno disegnò i contorni di una scena di un passato mai accaduto…non così, almeno…
C’era Giulia, sempre lei, sempre in quel prato, era primavera inoltrata, sotto al glicine, si era sciolta i capelli, brillavano al sole, oro, sì, oro…e sorrideva…


«Sei un angelo» le diceva «vorrei essere come te! Vorrei…vorrei…»
«Virginia, tu sei molto più bella di me!» (le sue parole come musica celestiale)


«Cosa conta la bellezza, se non ti permette di avere ciò che desideri?>>
Giulia scosse il capo:
<<Virginia, tu hai già tutto! Oltre che bella sei anche ricca, nobile, hai mille corteggiatori... ma cosa vuoi di più dalla vita?>>
Virginia lo sapeva, ma non poteva dirlo.
Troppi segreti, ci sono troppi segreti...
La scena cambiò…li vedeva, lei e suo fratello Alessio, si toccavano, nella legnaia…
C'erano infinite ragioni per impedire che quel rapporto si consumasse.
Voleva urlare, fermarli ad ogni costo.
Ma la voce non le veniva, voleva gridare e non ci riusciva, e i tetti della legnaia tremavano e sembrava ci fosse il terremoto e il cielo era rosso, e lei correva verso il bosco, e voleva urlare ma non ci riusciva…
Il sogno perse ogni significato, tutto diventava confuso.
Rimanevano solo l'urlo e il furore…e un nome, un solo nome restava e risuonava e martellava…Giulia…Giulia…Giulia…
E poi calarono le tenebre.





Mappa dei comuni che hanno scelto di cambiare regione





Nel 2005 il comune apripista di San Michele al Tagliamento tenne il primo referendum della storia. Il quesito non fu approvato per mancato raggiungimento del quorum. Fu così un piccolo comune delle Dolomiti bellunesi, Lamon, a riaprire la questione dei confini regionali, esprimendosi per l'annessione alla provincia di Trento, della quale non aveva mai fatto parte né politicamente, né geograficamente, ma con la quale vanta solo la vicinanza territoriale ed economica. Il fenomeno così innescato fu poi definito da alcuni Terremoto di Lamon per le dimensioni assunte a livello sia regionale sia nazionale.





Regione di appartenenza
Regione di aggregazione
Data del referendum
Esito del referendum
S. Michele al Tagliamento
Veneto
Friuli-Venezia Giulia
29-30 maggio 2005
Non ha partecipato la maggioranza degli aventi diritto
Lamon
Veneto
Trentino-Alto Adige
30-31 ottobre 2005
Favorevole al distacco
Pramaggiore, Gruaro, Teglio Veneto
Veneto
Friuli-Venezia Giulia
26-27 marzo 2006
Non favorevole al distacco
Cinto Caomaggiore
Veneto
Friuli-Venezia Giulia
26-27 marzo 2006
Favorevole al distacco
Savignano Irpino
Campania
Puglia
11-12 giugno 2006
Non favorevole al distacco
Sovramonte
Veneto
Trentino-Alto Adige
8-9 ottobre 2006
Favorevole al distacco
Noasca
Piemonte
Valle d’Aosta
8-9 ottobre 2006
Favorevole al distacco
Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, Sant’Agata Feltria, San Leo, Talamello
Marche
Emilia-Romagna
17-18 dicembre 2006
Favorevole al distacco
Carema
Piemonte
Valle d’Aosta
18-19 marzo 2007
Favorevole al distacco
Asiago, Conco, Enego, Foza, Gallio, Lusiana, Roana, Rotzo
Veneto
Trentino-Alto Adige
6-7 maggio 2007
Favorevole al distacco
Montecopiolo, Sassofeltrio
Marche
Emilia-Romagna
24-25 giugno 2007
Favorevole al distacco
Cortina d’Ampezzo, Livinallongo del Col di Lana, Colle S. Lucia
Veneto
Trentino-Alto Adige
28-29 ottobre 2007
Favorevole al distacco
Monte Grimano Terme, Mercatino Conca
Marche
Emilia-Romagna
9-10 marzo 2008
Non ha partecipato la maggioranza degli aventi diritto
Sappada
Veneto
Friuli-Venezia Giulia
9-10 marzo 2008
Favorevole al distacco
Pedemonte
Veneto
Trentino-Alto Adige
9-19 marzo 2008
Favorevole al distacco
Valvestino, Magasa
Lombardia
Trentino-Alto Adige
21-22 settembre 2008
Favorevole al distacco
Meduna di Livenza
Veneto
Friuli-Venezia Giulia
30 novembre-1° dicembre 2008

Leonessa
Lazio
Umbria
30 novembre-1° dicembre 2008

Il primo e unico iter portato a termine è stato quello per il distacco-aggregazione dell'Alta Valmarecchia dalle Marche all'Emilia-Romagna. La variazione territoriale è in vigore dal 15 agosto 2009. La regione Marche ha interposto ricorso alla Corte costituzionale per riottenere il territorio, ritenendo violati alcuni principi della Carta fondamentaleNel luglio 2010 la Corte ha deciso sul ricorso, ritenendolo infondato e rendendo definitivo il distacco-aggregazione dei sette comuni


Luoghi da sogno e curiosità acquatiche



Le piscine termali naturali sono tra i luoghi da sogno che meritano di essere visitati o anche solo di essere osservati e gustati anche per il piacere degli occhi. L'isola che vedete qui sotto, Santorini, con quella meravigliosa spiaggia e quel lago interno, si trova in Grecia.






Meno da sogno, ma molto simpatico e sempre relativo all'acqua è questo parco dove si può stare comodi e asciutti in mezzo al lago.

martedì 25 marzo 2014

Le bassezze dell'Alta Società. Capitolo 9. Il Sommo Poeta


Laura Ozzani di Fossalta, un'altra delle sorelle del conte Umberto destinata ad un matrimonio catastrofico, sposò in giovanissima età, di nascosto e contro la volontà della famiglia, un sedicente poeta futurista e avanguardista, di nome Adriano Trombadore, uomo bruttissimo (assomigliava a Montale, purtroppo solo nel fisico), ma inspiegabilmente affascinante agli occhi delle donne, forse per la sua voce baritonale.



I Trombadore erano una famiglia della media borghesia (oggi si direbbe "di ceto medio"): il padre di Adriano era insegnante di liceo classico (cosa che a quell'epoca aveva un prestigio ben maggiore rispetto ad oggi) e possidente di terre nella zona di Fossalta (i nonni infatti erano agricoltori agiati, i bisnonni coltivatori diretti e i trisavoli braccianti presso il feudo Ozzani), la madre era figlia di un farmacista.
Erano tutti ferventi fascisti dal ’22 al ’43, poi repubblichini di Salò fino al 25 aprile ‘45, improvvisamente liberali fino al ’48, democristiani fino al ’54, socialdemocratici fino al ’63, socialisti fino al 75’, comunisti di ferro in seguito.
Adriano, il Sommo Poeta, si era sempre distinto per le sue idee dannunziane e ciò gli era valsa la stima del generale De Toschi e della Signorina Carlotta, sua compagna di studi (e non solo di studi), che lo aveva introdotto a Villa Ozzani.
Fu in tale occasione che, dopo essersi distinto per la sua personalità dandy e per la sua eloquenza, venne assunto dal Conte Ozzani per scrivergli i discorsi ufficiali.



Come ebbe a scrivere, all'incirca, Mordecai Richler, i ricchi possono permettersi quasi tutto, ma un poeta non dovrebbero permetterselo: "è qualcosa che ha a che fare con la dignità umana, con la sacralità della parola"



Ma Adriano Trombadore, pur disprezzando "il vile denaro" a parole e facendone, come tutti i radical-chic, un usus pauper (seguendo la regola di San Bonaventura riguardo ai beni materiali posseduti dai francescani, che potevano sì possederli, ma erano tenuti a "usarli nel disprezzo") sotto sotto aveva già fatto suo l'antichissimo adagio latino secondo cui pecunia non olet.
In tal modo divenne, presso gli Ozzani, qualcosa di simile a ciò che Ovidio era diventato presso la dinastia imperiale Giulio-Claudia ai tempi di Augusto, e, allo stesso modo del grande poeta latino, finì per cadere in disgrazia a causa di un eccesso di licenziosità erotica e di un errore imperdonabile (carmen et error me perdiderunt).



La sua personalità seducente e dannunziana fece sì che la figlia preferita del Conte, la dolce Laura Ozzani di Fossalta, si innamorasse di lui.



Fu così che, in un dì fatale del ‘33, mentre leggeva “per diletto” assieme alla dolce Laura, un passo del canto V dell’Inferno (scelta non del tutto casuale), fu travolto da un’insolita passione (questa era la sua versione dei fatti) per la nobile (e ricca) donzella.
E siccome l’amore a nullo amato amar perdona, Laura fu presa del costui piacer sì forte ecc. ecc…
Galeotto fu il libro e chi lo scrisse (povero Dante!) e quel giorno più non vi lessero “avante”.
Fuggirono dalla Villa la sera stessa, pernottarono in un albergo e il giorno dopo partirono per Firenze.
 Lì vissero per un mese in un appartamento con vista su Piazza della Signoria, pagando vitto e alloggio con i denari ricavati al Monte dei Pegni, dove Laura aveva depositato tutti i suoi gioielli e anche altri trafugati dallo scrigno della madre, la Contessa Adelaide della nobile famiglia Aldrovandi.
(A tal proposito farà bene un rapidissimo ripasso dell'albero genealogico della nobile famiglia Ozzani di Fossalta e delle famiglie ad essa collegate, tra cui i Trombadore, i De Toschi, i Papisco, i Rubini, i Federici e i Bruni)


 Ippolito Ozzani di Fossalta   +   Valeria Serbelloni  
                                                                                 |
                                                 --------------------------------------------------------
                                                |                                                          |
                              
       Vittorio Ozzani di Fossalta + Adelaide Aldrovandi      Violetta + Gen. DeToschi                                              
                1892- 1948                |    1899-1994                   1909-1929     1895-1978  
                                                  |                                                         |          
                                                  |                                              Carlotta De Toschi
                                                  |                                                      1929
        -------------------------------------------------------------------------------------------------------
        |                           |                      |                              |                     |
  Umberto              Carlo                 Grazia                 Laura                   Margherita
1915-1986       1917-1995           1919-1997            1921-1998         1923 -2000
       +                                                                                +                    +
 Claudia                                                         Adriano Trombadore   Giuseppe Papisco
Protonotari                                                         1912 – 1987                1916-1998
Bonaccorsi                                                                                              |        divorzio 1975               |                                                                                                              |         risposatosi poi con 
1919-2000                                               --------------------------------------------------
       |                                                     |                      |               |                
----------------------------                Piergiuseppe      Benedetta      Goffredo                 +
|                          |                           1944               1947              1949          Serena Sarpi
Alessio          Virginia                                         +                                              1937
1940-1999     1942                                Massimo Piccioni                                        | 
+                                                           1940        |                                             Bramante
Esther                                  ----------------------------------------------                                1967
Rubini                                  |                                     |
1943-1999                     Alberto Piccioni              Cristina Piccioni

(+ Giulia                        1970                                     1975                                            
      Federici
       1942)
   |
Roberto Bruni Ozzani
1962

Per coronare il loro sogno d'amore, anche se forse nel caso di Adriano si sarebbero potute usare parole un po' diverse, almeno riguardo ai moventi che spinsero uno scapolo impenitente come lui a recarsi all'altare con gioia paragonabile a quella di un condannato che si reca al patibolo, decisero di regolarizzare la loro unione.
Va però riconosciuto al Trombadore che il suo addio al celibato e alla vita di tombeur de femmes, per quanto temporaneo, sia avvenuto in grande stile.
Lui e Laura Ozzani di Fossalta si scambiarono i voti nuziali nientemeno che nella basilica di Santa Croce, giurandosi eterna fedeltà sulle tombe di Foscolo e Alfieri, di Machiavelli e Galilei (i quali ancora si rivoltano).





L'idillio fiorentino fu breve e non sopravvisse alla clausola "in ricchezza e in povertà".
Finiti i soldi, infatti, data l'impossibilità, per un poeta del calibro di Adriano Trombadore, di umiliarsi lavorando in attività indegne del suo genio creativo, se ne tornarono nella ariostesca Ferrara, che non li accolse proprio a braccia aperte.
Ma ormai ineluttabilmente sposati agli occhi di Dio, della Patria e della Famiglia, oltre che del Duce, del Vate e del Re. Inoltre, piccolo dettaglio, Laura era incinta di un futuro balilla della grande nazione proletaria italiana, poi chiamato Dante Gabriele, in onore dei colleghi del Sommo Poeta (che ignorava che la stessa idea era venuta anche ad un certo Rossetti, un secolo prima)
Soggiornarono per qualche settimana presso la Villa De Toschi, che in fatto di mediazioni di coppia non aveva rivali.
Ma qui il Sommo Poeta, come ormai Adriano si faceva chiamare dai suoi ammiratori, per quanto non avesse ancora scritto il capolavoro che aveva in mente e che si sarebbe dovuto intitolare, profeticamente, "La grande bellezza", decise, per raggranellare quel po' di "vile denaro" (che gli serviva per i sigari Montecristo e per il whiskey della McTavish, acquistato in contrabbando, oltre che per onorare i debiti contratti nei casini e nei casinò),  di concedere lezioni private alle giovani e avvenenti studentesse di buona famiglia.



Questo poté durare fintanto che il mercato delle lezioni private non fu monopolizzato dalla signorina Carlotta De Toschi. Nel momento in cui la De Toschi si accorse che il Trombadore era un concorrente di non poco conto, decise che "non era decente" ospitare a casa sua, "una dimora onorata" un uomo "di dubbia moralità".
Oltre a sbattere fuori lui e famiglia, la devota Grand Mademoiselle dell'alta società ferrarese, iniziò contro di lui una campagna denigratoria senza precedenti e, a voler essere onesti, non del tutto infondata.



Laura Ozzani di Fossalta era però troppo orgogliosa e ostinata per tornare da sconfitta alla Villa di famiglia, e quindi decise che la cosa migliore fosse andare a vivere presso la famiglia Trombadore. Qui divenne grandissima amica dei suoceri e della cognata Carolina, della cui generosità fece ampiamente tesoro. Le nacque una seconda figlia, Angela Beatrice, di una bruttezza imbarazzante, che però avrebbe avuto una vita sentimentale molto intensa.
Infine, quando nacque il terzo figlio, Ludovico Torquato, le lezioni private non bastarono più e il Sommo Poeta dovette tornare, col capo cosparso di cenere, a Canossa, ovverosia a Fossalta, a implorare (ma solo tatticamente, come faceva intendere lui ai suoi devoti discepoli) il perdono degli Ozzani.
Poiché il nuovo Conte, il "giovane" Umberto, suo cognato, aveva bisogno di qualcuno che lo rendesse meno pregiudizialmente condannato dalla nascente potenza delle cooperative rosse, alla fine, unendo gli appoggi della destra con quelli della sinistra, il Sommo Poeta Trombadore riuscì a diventare prima insegnante di liceo classico (collega e concorrente numero uno della signorina Carlotta De Toschi) e poi addirittura libero docente di Letteratura Italiana presso l'Università, entrando subito in polemica, tramite audaci provocazioni, con personaggi "di peso" quali don Benedetto Croce, anche se di questa notizia non si hanno fonti del tutto attendibili. Pare che Trombadore scrivesse a Croce lettere di fuoco alle quali don Benedetto, regolarmente, non rispondeva.



Se come poeta e critico letterario non aveva ancora ottenuto il meritato successo, ben altri furono i suoi allori come seduttore. Tutte le studentesse e le colleghe si innamoravano di lui, per motivi inspiegabili agli occhi della maggioranza “illetterata”. La sua bruttezza era infatti peggiorata a causa dell’abuso di alcool e fumo: era diventato grasso, paonazzo, con occhi sporgenti da batrace, capelli biancastri scarmigliati, a volte, insinuavano i soliti maligni, aveva persino la bava alla bocca.
Ma più diventava laido e osceno, almeno a detta degli invidiosi, che lui giudicava "autorità borghesi reazionarie e seguaci del capitalismo", più le donne impazzivano per lui.
La sua fama di Sommo Poeta si accrebbe, anche se nessuno avrebbe saputo citare nemmeno un verso delle sue poesie.
In verità nessuno le aveva lette. Anzi, per dirla tutta, nessuno aveva mai avuto la prova che tali poesie esistessero veramente.
Per anni, il Trombadore esercitò il suo fascino “letterario” su studentesse e colleghe, riuscendo però, a riprova del fatto che non fosse certo uno stupido, a non farsi mai cogliere in flagrante adulterio né da sua moglie, né dai mariti o fidanzati o genitori delle sue donzelle.
Il suo prestigio di professore e poeta divenne tale che sua moglie Laura era talmente fiera di cotanto marito che preferiva farsi chiamare Signora Trombadore piuttosto che Signora Ozzani di Fossalta.
Tra le frequentatrici di Villa Ozzani, l’unica che non si fece mai incantare dalle fanfaronate del Trombadore fu proprio la nostra Giulia Federici, e questo le costò l’ostilità non solo del Sommo Poeta, ma anche di sua moglie Laura, che la gente chiamava “la Somma Poetessa, quasi che la presunta poesia del primo si potesse trasferire per osmosi alla seconda.



Tra l’altro la giovane Giulia Federici ebbe come docente di lettere, al liceo, proprio il Trombadore, e siccome si mostrò "inspiegabilmente" refrattaria alle "raffinate" avances del Sommo Poeta, ne dovette subire le angherie e le rappresaglie in termini di interrogazioni punitive e voti non troppo brillanti.
 Fortunatamente, però, il Sommo era quasi sempre assente da scuola a causa di imprecisate malattie, che sarebbe stato meglio chiamare postumi di sbornie colossali.
Avremo modo di ritornare a parlare di costui e della sua famiglia e del legame inestricabile che questa ebbe con Giulia Federici e con suo figlio Roberto Bruni, oltre che, naturalmente, con la saga familiare degli Ozzani di Fossalta.

La frattura interna all'estrema destra tra antisionismo e anti-islamismo



Pochi lo sanno, ma l'estrema destra non è affatto unita come sembra contro il pericolo dell'islamizzazione dell'Europa denunciato dal Fronte Nazionale di Marine Le Pen.



Per esempio, per Forza Nuova, che rifiuta, tra l'altro, l'etichetta di partito di estrema destra e persino quello di destra identitaria (che viene rivendicato da Fratelli d'Italia e dalle altre formazioni di destra interne alla coalizione di centro-destra), preferendo quello di partito nazional-popolare e sociale, ispirandosi alla linea di Terza Posizione del suo fondatore Roberto Fiore, l'Islam non è un nemico, anzi è un amico, come si evince da questo articolo di un intellettuale di area:

http://www.informarexresistere.fr/2012/11/06/borgheziogeert-le-pen-e-gli-altri-amici-di-israele-che-fomentano-razzismo-e-guerra/

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Sicuramente Forza Nuova, così come altri movimenti politici e culturali di ispirazione neofascista, pone l'anti-sionismo come presupposto principale (i nemici principali restano i sionisti e i massoni) e rimprovera alla destra identitaria nazionale di Fratelli d'Italia o alla destra regionalista della Lega Nord, che guardano con una certa simpatia al Fronte Nazionale francese, una linea troppo anti-islamista e troppo filo-sionista.