domenica 1 dicembre 2024

La Quarta Era. Capitolo 11. Elrond reincontra sua moglie Celebrian.


<<Fai in modo che sia chiaro a lady Celebrian il significato della parola "immediatamente">> dichiarò re Finarfin al suo araldo personale.
Il messaggero era stato incaricato dal re di comunicare a sua nipote che il protratto rifiuto di lei di rivedere il marito Elrond Mezzelfo e la madre Galadriel era ingiustificabile, oltre che imbarazzante per tutta Casata dei Noldor.
La Famiglia Reale, con tutto il suo seguito, era tornata nella capitale, la città di Tirion sul colle di Tuna, dopo aver lasciato il porto di Alqualonde alcuni giorni prima, dove c'era stata una sobria celebrazione del ritorno della madre di Celebrian, lady Galadriel, a cui era stato concesso il perdono reale e la reintegrazione nel suo ruolo di principessa, unica sopravvissuta dei figli del re.

Nei tempi remoti, re Finarfin aveva rinnegato tutti i suoi figli quando, disobbedendogli, erano partiti per la Terra di Mezzo, dove ognuno di loro, tranne Galadriel, aveva incontrato una morte violenta, l'unica che poteva infrangere l'immortalità elfica. Era rimasto così deluso che aveva perso ogni desiderio di essere padre. Non aveva voluto altri figli, e del resto a Valinor l'immortalità degli Eldar non era stata più violata da migliaia di anni e non c'era alcun bisogno di un erede al trono. 
Ma le formalità andavano rispettate e per quanto Galadriel ormai gli fosse estranea, non poteva ignorare la saggezza e l'eroismo che lei ed Elrond aveva dimostrato nella lunga guerra contro Sauron.

L'unico affetto autentico del re andava alla nipote Celebrian, che per quanto fosse nata nella Terra di Mezzo, era stata la sua prima discendente a fare ritorno a Valinor. Con lei Finarfin era stato indulgente, considerando quanto la nipote avesse sofferto, ma c'era un limite a tutto. Non era più ammissibile che lei si rifiutasse di vedere la madre e il marito perché le ricordavano un passato che voleva dimenticare. Era già sufficientemente scandaloso, agli occhi del re, il fatto che Galadriel fosse tornata senza Celeborn, dicendo che il signore di Lothlorien era stato "trattenuto" da questioni di estrema importanza, di cui però non aveva ancora voluto parlare.
Se a questo si fosse aggiunta una plateale separazione tra Elrond e Celebrian, allora la Casata dei Noldor avrebbe perso credibilità agli occhi delle altre famiglie reali elfiche, i Vanyar e i Teleri.

Elrond, che non aveva mai conosciuto re Finarfin, era rimasto deluso dai suoi modi altezzosi e rigidi, simili a quelli di Thranduil, il re degli Elfi Silvani. Tuttavia Galadriel lo aveva preavvertito. Gli aveva detto che Finarfin in gioventù era stato gentile e sensibile, ma si era sentito tradito prima dal padre, poi dai fratelli e infine dai suoi stessi figli. Per quanto fosse una vicenda nota, con risvolti tragici e disonorevoli, come il fratricidio di Alqualonde, ad Elrond sembrava comunque inspiegabile come a Valinor, nel Reame Beato, si potesse nutrire un risentimento così inflessibile. "Tu discendi da suo fratello Fingolfin" gli aveva ricordato Galadriel "e per mio padre questa è una macchia persino maggiore del fatto che tu abbia antenati umani, per quanto gloriosi essi fossero"

Era stato Mithrandir che, con la consueta franchezza, aveva fatto notare a re Finarfin che il serbare antichi rancori familiari non era certo onorevole per la stirpe dei Noldor e non si potevano certo attribuire ad Elrond le colpe di Fingolfin, ammesso che ce ne fossero.
Il re aveva replicato che solo i Valar potevano cancellare i peccati originali che avevano disonorato la Casata dei Noldor. E ciò non era accaduto, come si poteva dedurre dal fatto che per ogni generazione ci fosse stata una morte violenta o un matrimonio infelice.
Quelle parole crudeli, ma innegabili, avevano risvegliato in Elrond il dolore per i tragici eventi che lo avevano colpito negli affetti più cari.

Pochi conoscevano nei dettagli i motivi per cui lady Celebrian di Imladris aveva lasciato la Terra di Mezzo molto tempo prima di tutti gli altri elfi. Secondo la versione ufficiale, nel viaggio di ritorno da Lothlorien a Gran Burrone, Celebrian era stata ferita gravemente da una freccia avvelenata degli Orchi. Elrond, con la sua sapienza e la sua arte, l'aveva guarita nel corpo, ma non nello spirito, ed ella aveva dovuto lasciare la Terra di Mezzo perché solo la potenza dei Valar era in grado di riaccendere in lei la fiamma vitale.




Quella era solo una parte della verità.
Elrond e i suoi figli erano gli unici a conoscere il resto.

Celebrian non era stata soltanto ferita, ma rapita dagli Orchi che le avevano inflitto orribili torture, ed era stato questo a distruggerla moralmente, essendo lei già di per sé era incline alla malinconia e ai repentini cambiamenti di umore, come tutti i discendenti della casa reale dei Noldor.
Non era bastato l'amore del marito, dei figli e dei genitori a trattenerla. Lei aveva voluto andarsene. Avrebbe potuto restare, ma non l'aveva fatto. E questo era stato il primo grande abbandono che Elrond aveva dovuto subire, prima di quello di sua figlia Arwen. 

Ricordava perfettamente le parole di Celebrian:
"Non intendo rimanere in questa terra senza speranza. L'unica salvezza è a Valinor e tu e i nostri figli dovreste venire con me"




Elrond le aveva risposto che era vincolato alla Terra di Mezzo da un giuramento di fedeltà fatto al re Gil-galad, quando gli aveva consegnato l'Anello di Zaffiro.
Quel giuramento si sarebbe dissolto soltanto quando l'anello avrebbe perso il suo potere.
"Portare un anello del potere significa essere soli"
Era stata Galadriel a dirlo sia ad Elrond che a Celebrian.
Quello era stato il momento in cui Celebrian si era sentita tradita dal marito e dalla madre, in nome di un principio astratto. 
E lei li avrebbe ripagati allo stesso modo:
"La Terra di Mezzo è contagiata in maniera irreversibile. Se davvero mi ami, Elrond, vieni via con me. Anche tu, madre, e anche voi, figli miei. Partiamo insieme per l'Ovest. Facciamo vela per le Terre Imperiture, dove l'antenato Finarfin regna sugli Alti Elfi della stirpe dei Noldor, la mia famiglia".

In quel momento, Arwen si era fatta avanti:
"Siamo noi la tua famiglia, madre! E io non voglio lasciare la mia terra!".
Celebrian l'aveva guardata con risentimento:
"Dunque non sono io che vi abbandono! Siete voi che non volete seguirmi! O forse è perché in voi Mezzelfi scorre anche il sangue degli uomini, e li amate troppo per lasciarli da soli. Tu, Arwen, in particolare... troppo a lungo hai dato confidenza ai Dunedain. Se questa è la tua scelta, allora tu devi accettare la mia. Non resterò in questo luogo corrotto, che mi uccide giorno per giorno con la sua malvagità"
Nemmeno Galadriel era riuscita a convincerla a restare:
"Cosa credi di trovare dall'altra parte dell'oceano? Valinor non è perfetta come fingiamo di credere. Persino nel reame beato esistono rancori e ipocrisie. I Valar hanno innalzato un muro tra se stessi e il resto del mondo, eppure dovrebbero sapere che, nascosto dietro alte pareti, il cuore diventa ghiaccio. Io a Valinor ci sono nata e credevo che viaggiando mi sarei lasciata i turbamenti alle spalle, e invece loro mi hanno seguita. La serenità è dentro di noi, oppure non è in nessun luogo"

Celebrian, che già era stata delusa dalla madre, replicò duramente:
"Tu, madre, scambi la serenità con la protezione che ti deriva dal prezioso Anello di Diamante. Ma anche una regina degli Elfi, che possiede uno degli anelli del potere, non cresce e non arricchisce la propria vita: continua semplicemente a sopravvivere, fin quando ogni singolo minuto è stanchezza e vacuità, e allora ti ricorderai di me e anche tu farai vela verso Occidente. Ma non confidare troppo nella mia accoglienza".




Si era congedata da tutti con una sola parola: "Namarie", l'addio elfico, un concetto definitivo intriso di amarezza, malinconia e nostalgia di ciò che si è perduto per sempre.

E così era iniziata la loro lunghissima separazione, divisi da un'immensità di spazio e di tempo.
Eppure anche ciò che è immenso può avere una fine.

Nella noiosa tranquillità di Valinor, Celebrian non aveva trovato il sollievo sperato: i Valar non concedevano udienza a chi proveniva dalla Terra di Mezzo, un luogo contaminato dal male.
Celebrian era la vittima di questo male, ma per i Valar lei era soltanto una discendente dei Noldor, e questi ultimi non erano più ammessi alla loro sacra presenza, dopo il Giuramento di Feanor e le sue conseguenze.

Celebrian si ritirò dunque nella reggia di suo nonno, re Finarfin. Per lenire il dolore, beveva pozioni di papavero e si illudeva che quel torpore fosse comunque meglio dei pericoli della Terra di Mezzo. L'unica illusione di serenità che poté trovare in tutto quel tempo fu quella del distacco e della dimenticanza. Ciò che non venne dimenticato fu però il senso di tradimento che Celebrian aveva provato quando il marito, i genitori e i figli avevano rifiutato di seguirla.

E pertanto, quando infine Elrond era arrivato a Tol-Eressea, il dolore di Celebrian si era trasformato in risentimento, soprattutto quando le avevano riferito che sua Arwen era rimasta nella Terra di Mezzo.

Anche per questo non era andata ad accogliere il marito e la madre, né a Tol Eressea, né ad Alqualonde e neppure alle porte della città di Tirion sul colle di Tuna.
Era rimasta nei suoi appartamenti presso il palazzo reale di Finarfin.

Da molto tempo non usciva più dalla reggia e a volte nemmeno dai suoi appartamenti. 
Le uniche visite che gradiva erano quelle della sua migliore amica Calenvir, la moglie di Thranduil che tutti credevano morta a Gundabad ai tempi delle guerre contro il re di Angmar.
Anche Calenvir aveva avuto una vicenda simile a quella di Celebrian, quando era caduta prigioniera del re di Angmar, e poi era fuggita in segreto verso Imladris.
Erano partite assieme e solo Cirdan il Carpentiere conosceva quel segreto. Calenvir non voleva essere cercata, perché sapeva che suo figlio Legolas era destinato a grandi imprese e solo molti secoli dopo avrebbe deciso di partire.
Tuttavia, mentre Calenvir aveva ritrovato le forze morali per ricominciare, Celebrian era rimasta in una condizione di torpore e di perenne stanchezza. 
Gli erano tornate in mente le ultime parole che Elrond le aveva rivolto prima della loro separazione. Non riusciva proprio a dimenticarle.
"Finirai per considerare la vita una semplice abitudine".




Tutto questo era stato riferito ad Elrond fin dal suo sbarco a Tol Eressea, ma aveva dovuto serbare tutti questi pensieri nel suo cuore, ponderandoli con saggezza, soppesandoli, ma non traendone alcun aiuto, perché erano presagio di sventura. 

E quando infine, dopo quell'immensità di tempo e di spazio, lui si ritrovò di fronte alla moglie, che non si era nemmeno alzata dalla poltrona, le parole che aveva immaginato di dirle si dissolsero di fronte alla consapevolezza che Celebrian non aveva ritrovato la pace interiore e ogni minima contrarietà le appariva insopportabile.

Alla fine toccò ad Elrond rompere il silenzio, dopo che la moglie si era persino rifiutata di abbracciarlo:
<<Ho attraversato gli oceani del tempo per ritrovarti, ed ora mi neghi persino un saluto>>

Celebrian, pur sentendosi in colpa per il dolore che infliggeva al marito, non poté fare a meno di esprimere il proprio disappunto su una questione che le stava molto a cuore:
<<Se tu avessi portato con te i nostri figli, forse avrei anche potuto perdonarti. Ma non puoi immaginare il mio dolore nell'apprendere che Arwen ha preferito rimanere nella Terra di Mezzo! E per giunta ha sposato un mortale e scelto una vita mortale! Avresti dovuto impedire questa follia!>>

Elrond, improvvisamente stanco, si lasciò sprofondare in una morbida poltrona, e rispose con grande amarezza e delusione: 
<<Credi che non ci abbia provato? Ho tentato in tutti i modi a convincerla a venire con me, e c'ero quasi riuscito, ma il suo amore per Aragorn era troppo grande ed io non avevo il diritto di negarle la libertà di scegliere con chi vivere e dove vivere. E' stato un matrimonio felice e a quanto mi è stato detto, lei non ha mai rimpianto la sua scelta. Elladan ed Elrohir verranno, quando i tempi saranno maturi. Ci sono ancora incertezze, o almeno così hanno detto coloro che sono sbarcati a Tol Eressea, durante il mio lungo confino. Ma adesso io sono qui, Celebrian, e non intendo arrendermi di fronte al rischio di perderti di nuovo >>

Celebrian era rimasta inespressiva:
<<Ho scelto una vita ritirata e solitaria. Ogni minima emozione mi reca dolore. Se hai accettato la decisione di Arwen, allora dovrai accettare anche la mia>>

Lui si aspettava quel tipo di obiezione:
<<La accetterò  soltanto se tu, prima, mi lascerai provare a risvegliare in te l'antica fiamma. Non sarò invadente, e di certo non intendo turbare il tuo equilibrio. Ma devi concedermi la possibilità di trovare un modo per aiutarti ad andare oltre questo languore intriso di sofferenza.
Ricordati questo: per quanto il dolore nella vita sia inevitabile, la sofferenza è facoltativa>>

Lei valutò quelle parole, ma senza approvazione:
<<Un antico proverbio di cui mi è sempre sfuggito il significato. Dolore e sofferenza sono la stessa cosa>>

Elrond si accigliò:
<<Il dolore è quello patito nel momento in cui la sorte ci ha voltato le spalle. La sofferenza è il male che viene dopo. Di fronte a questo male che è conseguenza del danno, possiamo scegliere se opporci o meno. Tu hai scelto di arrenderti alla sofferenza e non permetti a nessuno di allontanarla da te>>

Celebrian scosse il capo:
<<Ogni volta che ho permesso a qualcuno di "curarmi", la situazione è peggiorata. E' andata sempre così. Io ci ho provato, Elrond, ma nemmeno i Valar sono riusciti a ridarmi la vitalità perduta. La quiete è l'unica cosa che riesce a ottundere la mia sofferenza. Tu invece, con la tua sola presenza, riapri le mie ferite e spargi sale su di loro>>

Lui ritenne ingiuste quelle affermazioni:
<<Questo è dovuto al fatto che è il nostro primo incontro dopo secoli. Ma col tempo ti abituerai alla mia presenza, che sarà comunque discreta e paziente. Ti chiedo soltanto questo: il poter farti visita, anche solo per breve tempo e senza impegno. Persino senza parole, se queste dovessero turbarti. Ti supplico di non escludermi>>

Lei era troppo stanca per muovere ulteriori obiezioni:
<<Non ti escluderò, Elrond, ma non farti illusioni. Per noi due, ormai, è troppo tardi>>



N.d.A.
Sono consapevole che questo capitolo potrebbe risultare controverso, perché introduce elementi apparentemente nuovi alla concezione tolkieniana di Valinor e del matrimonio di Elrond e Celebrian. Tuttavia, chi ha letto con attenzione "Il Silmarillion" e "I racconti incompiuti di Numenor e della Terra di Mezzo" nonché le famose appendici de "Il Signore degli Anelli", sa che tra gli Elfi di Valinor le discordie incominciarono prima che Melkor le fomentasse. Il personaggio di Feanor ha in se stesso un lato oscuro, fin dalla nascita, che causa alla madre una condizione che chiameremmo coma irreversibile, e che viene considerato pari alla morte, poiché il re Finwe decide di risposarsi con Indis, una principessa dei Vanyar. La rivalità tra Feanor e i figli di Indis, e cioè Fingolfin e Finarfin, è presente già prima che Melkor seminasse zizzania tra i fratellastri. E tra i figli di Finarfin, l'allora giovane Galadriel è la più ribelle e bramosa di avventure, cosa che la porterà a disobbedire al padre, decidendo di seguire Fingolfin nella Terra di Mezzo, passando dai ghiacci eterni dell'Helcaraxe, dove Turgon perse sua moglie. Ci sono molte versioni, tra gli appunti di Tolkien, su come fu il matrimonio di Galadriel e Celeborn, ma quest'ultimo personaggio è sempre apparso opaco, poco significativo, tanto che non si capisce nemmeno se fosse un Sindar, parente di Thingol, oppure uno dei Teleri di Alqualonde, cosa piuttosto sospetta considerando che il "fratricidio di Alqualonde" fu il motivo per cui Finarfin rifiutò di seguire i fratelli e ordinò, senza successo, ai suoi figli, di desistere da quell'impresa. Galadriel appare molto indipendente, anche nella sua ultima scelta. A differenza di quanto avviene nel film, Galadrien parte per l'Occidente molto prima di Celeborn, che resta nella Terra di Mezzo a tempo indeterminato, forse addirittura per sempre. Non è un indizio di grande amore tra i due coniugi. E in generale, sull'argomento del matrimonio, Tolkien mostra un certo sorprendente scetticismo: Bilbo è scapolo, Frodo è scapolo, Elrond è separato, Thranduil è in una condizione incerta (il nome di Calenvir è una leggenda metropolitana riguardante un presunto manoscritto che Christopher si rifiutò di includere nel canone tolkieniano), Theoden è vedovo, Denethor è vedovo, e l'unico racconto riguardante un re di Numenor è quello del burrascoso e infelice matrimonio tra Aldarion ed Erendis (che ricordano vagamente Enrico VIII e Caterina d'Aragona, o Anna Bolena) la cui figlia, Tar-Ancalime, aveva come nome proprio quello di Inzilbeth, molto rassomigliante all'Elizabeth di Elisabetta I. Un solo racconto, e riguardante il fallimento di un matrimonio. Il tema stava molto a cuore a Tolkien, pur avendo lui un matrimonio felice. Ma una parte di lui sentiva il peso delle responsabilità di essere un padre di famiglia e di non poter dedicare più tempo alle proprie passioni. Nel racconto "Albero e Foglia" si trova una spiegazione di questo conflitto interiore. Ho scelto dunque di ammettere in questo mio, seppur velleitario, tentativo di scrittura, due temi da approfondire, insieme ad altri toccati nei capitoli precedenti: 1) la possibile presenza di forme di male persino a Valinor e 2) il sostanziale fallimento del matrimonio tra Elrond e Celebrian, suggerendo l'idea che Elrond fosse più interessato a Galadriel, e quest'ultima a lui, cosa che però non ebbe seguito avendo entrambi due missioni diverse. Essendo entrambi portatori di un anello del potere non sarebbe stato saggio concentrate tutto quel potere in luogo solo, ma creare invece due regni distinti e alleati, cementando tale alleanza proprio col matrimonio tra Elrond e Celebrian, un matrimonio dinastico che unisce due famiglie reali distinte. Ho inoltre scelto di accogliere la leggenda di Calenvir, secondo cui la moglie di Thranduil e madre di Legolas non sarebbe morta a Gundabad, come ipotizzato nella ricostruzione filmica di Peter Jackson (che nella seconda trilogia si è concesso fin troppe libertà), ma avrebbe seguito Celebrian nel viaggio verso Occidente.



venerdì 1 novembre 2024

La Quarta Era. Capitolo 10. Il re Finarfin di Valinor reincontra la figlia Galadriel

 


E passò molto tempo, un centinaio d'anni, e forse anche di più, nell'isola di Tol Eressea, e sia Bilbo che Frodo, infine, erano morti. Gli immortali, invece, guardavano ogni giorno il mare dalla costa occidentale, aspettando notizie dal Continente e visite che non arrivavano mai.
Ma un giorno, finalmente, dopo questa interminabile attesa, quando ormai Galadriel aveva perso ogni speranza di ottenere il permesso di lasciare quel luogo sospeso tra due universi,
era giunto dal Continente di Aman e dal regno di Valinor, su una nave a forma di cigno, un messaggero elfico della stirpe dei Vanyar, i più potenti, per annunciare il grande evento.
Dalla città di Tirion sul colle di Tuna, era giunta la chiamata di Finarfin il Biondo, Re Supremo degli Elfi della stirpe dei Noldor.
La nave del messaggero li avrebbe condotti fino alla prima tappa del loro viaggio sul Continente, ossia il grande e glorioso porto di Alqualonde, dove gli elfi della stirpe dei Teleri costruivano le bianche navi a forma di cigno che erano famose in tutta Arda.

<<Lì, principessa Galadriel, ti attenderanno il Re e la Regina, tuoi genitori>>

Era strano per lei sentirsi chiamare "principessa" dopo tanto tempo, ma in effetti, la più anziana tra le figlie dei re aveva il diritto di essere chiamata Principessa Reale.
Galadriel si chiedeva se suo padre Finarfin l'avrebbe riconosciuta, poiché, nonostante gli Elfi godessero dell'immenso privilegio dell'eterna giovinezza, erano passati 9000 anni, e Tre Ere del Sole e della Luna dall'ultima volta che si erano visti.

<<Forse mio padre sembrerà più giovane di me. Le mie sofferenze nella Terra di Mezzo hanno lasciato un segno che nessun abitante di Valinor rischia di veder impresso sul suo volto e nel suo sguardo, un'ombra che deriva dalla cognizione del dolore>>

Galadriel l'aveva detto a Mithrandir, che nella Terra di Mezzo era chiamato Gandalf dagli uomini del nord, dagli hobbit e dai nani.
<<Come già una volta ti dissi, il tempo può avere cambiato me, ma non la Signora di Lorien!>>
Mithrandir, il Grigio Pellegrino, divenuto ora il Bianco, era sempre stato il più acuto nel capire i sentimenti di lei.
Galadriel aveva più anni di Gandalf, ma lui poteva sembrare il suo bisnonno. Gli Istari preferivano avere l'apparenza di uomini molto anziani, per ispirare l'idea della saggezza, in un'epoca in cui ancora essere anziani era un titolo di merito, non un segno di decadimento da nascondere a tutti i costi.
Eppure gli elfi lo nascondevano, e Galadriel, grazie al suo Anello, aveva aggiunto grazia e bellezza alla sua giovinezza immortale, ma quell'epoca si era conclusa:
<<Non sono più la Signora di Lorien. Non ho più il potere di Nenya, né quello dello Specchio: ora tutto mi è incognito. 
Non sai quante volte ho sognato questo momento, ma ora ho capito qualcosa che prima non mi era chiaro.
 Vivere nella Terra di Mezzo mi ha cambiata e resa diversa da loro, e forse in tutti questi millenni anche loro sono cambiati. Ci illudiamo di rincontrare le stesse persone, ma in verità quelle persone non esistono più.>>





I suoi occhi azzurri come il cielo, come il mare, si erano velati di lacrime.

Il giorno della partenza, Galadriel aveva voluto Elrond e Gandalf al suo fianco, e il messo dei Vanyar aveva detto che sia il Mezzelfo che l'Istar erano i benvenuti a Valinor, ma che, nel momento in cui avrebbero messo piede nel Continente di Aman, non sarebbero potuti più tornare indietro.

Durante il viaggio, la prospettiva di trascorrere l'eternità a Valinor parve a Galadriel, improvvisamente, noiosa fino alla nausea.
Quel pensiero la preoccupò a tal punto che sentì il bisogno di parlarne con Elrond:
<<Ora capisco perché tuo padre Earendil preferì volare in cielo con i Silmaril e diventare una stella, la nostra stella più amatapiuttosto che rimanere qui a vivere di ricordi tra persone che non conosceva, o, peggio ancora, non riconosceva più>>
Il riferimento al padre Earendil aveva riscosso Elrond dal senso di stupore di fronte alle prime rive del Continente che si scorgevano all'orizzonte, in lontananza:
<<Se mio padre fosse qui, sarebbe per me una gioia rivederlo. Quando partì per il suo viaggio io ed Elros eravamo solo infanti. Ne ho pochi ricordi, specie ora, dopo tutto questo tempo.
Perché dunque il tuo cuore si affligge alla prospettiva di rivedere tuo padre Finarfin e tua madre Earwen, e di riabbracciare tua figlia Celebrian, la mia amata sposa?>>
Galadriel lo fissò intensamente, con aria severa:
<<Tu davvero ti illudi che Celebrian ci accoglierà a braccia aperte? Non è venuta a trovarci neanche una volta, nei tanti anni della nostra permanenza forzata a Tol Eressea, pur avendone il permesso. Ci ha scritto solo due lettere talmente formali e fredde da apparire insultanti. Ma ha le sue buone ragioni. In cuor suo ha sempre saputo la verità, gliel'ho letto nel pensiero, quando l'anello Nenya mi dava quel potere>>

Quella verità a cui lei alludeva e di cui non parlava mai era stata, molto tempo prima, un sospetto di molti.
Io ed Elrond eravamo più che amici, e se io non fossi stata già sposata con Celeborn, da cui avevo avuto Celebrian, di sicuro avrei sposato Elrond.
Lui ha sposato mia figlia soltanto perché non ha potuto sposare me.
La verità indicibile.
Elrond si era limitato a sospirare con lo sguardo rivolto verso Valinor, mentre il vento gonfiava le vele che in suo onore portavano lo stemma stellato di suo padre Earendil.




 Insieme a loro, a prua, c'era anche Gandalf, che appoggiò una mano sulla spalla del suo vecchio amico:
<<Mio caro Elrond, non ho mai avuto una fissa dimora: la mia casa era il mondo. Il distacco è stato meno doloroso che per voi, ma non temete, dopo gli anni di attesa a Tol Eressea, avete saldato ogni debito e pagato ogni errore: adesso sarete accolti in quella che sarà la vostra ultima dimora: il palazzo reale di Tirion. Quanto a me, soltanto i Valar sanno quale destino mi attende >>
Galadrie allora gli aveva domandato:
<<Tu credi davvero che Grande Disegno si sia compiuto, che la nostra Grande Narrazione finisca qui?>>
Gandalf non ne era affatto convinto:
<<Il Male non può essere scacciato per sempre: ritornerà, per questo il Grande Disegno non si è ancora compiuto e noi dobbiamo impiegare il tempo che ci resta per preparare la strada a coloro che verranno. Un'altra battaglia li attende>>
Elrond aveva corrugato le folte sopracciglia:
<<Un'altra battaglia?>>
Lo stregone annuì:
<<La Dagor Dagorath, ma non posso dire di più, poiché questo appartiene ai Misteri degli Istari>>
Tutto questo sembrava irreale, poiché nella Terra di Mezzo si credeva che la Dagor Dargorath fosse già accaduta, con la distruzione di Barad-Dur e la morte di Sauron.
Galadriel si chiese se Finarfin l'avesse convocata per parlare anche di questo.

In quel momento videro le prode del porto di Alqualonde, con le sue navi a forma di cigno, dove sbarcarono per la prima tappa del loro viaggio.






Ad attendere il loro arrivo c'erano i genitori di Galadriel, antichi eppure giovanissimi, perché la loro vita beata nelle Terre Imperiture li aveva preservati da ogni forma di imperfezione.
Qui Galadriel tornò ad essere ciò che era un tempo, la Principessa Reale dei Noldor, e  scorto davanti a tutti loro c'erano i suoi genitori: Finarfin, Re Supremo, e sua moglie Earwen di Alqualonde.

Galadriel scorse anche un altro elfo in abiti regali, con un diadema che fermava i suoi capelli argentei.
E' mio nonno, re Olwe di Alqualonde, il padre di mia madre. Mi ero dimenticata persino della sua esistenza, eppure eccolo lì, come quando l'ho visto da bambina. 
Olwe le sorrideva amichevolmente, forse in ricordo di quella bambina che era infine tornata da lui.
Lui mi ha perdonata.

Ma ciò che vide dopo non le piacque.
Celebrian non c'è, e nemmeno Calenvir, la madre di Legolas. I miei timori erano fondati, dunque. 
Che Iluvatar mi salvi! 

I suoi genitori parevano più giovani di lei e suo padre la osservava con un distacco che non prometteva niente di buono.
Galadriel si era infine inginocchiata davanti al Re Supremo.

Finarfin le fece cenno di alzarsi, ma la sua voce era tetra e fredda:
<<Cinque figli partirono da Valinor alla volta della Terra di Mezzo. Quattro maschi e una femmina. E lei sola, la più ribelle, ha fatto ritorno.
Ricordo ancora la notte in cui dissi addio a Finrod, il più caro tra i miei figli, e poi ad Amrod e Amras, e ricordo che Orodreth era al tuo fianco.
Io donai a Finrod un anello... ma questo non bastò a salvarlo...
Dimmi, Galadriel, come morirono i tuoi fratelli? >>






Galadriel era certa che suo padre sapesse benissimo la risposta e che quel quesito era una punizione per farla sentire in colpa.
Per lei era un ricordo straziante:
<<Padre, tu mi comandi di rinnovare un dolore indicibileI tuoi figli caddero combattendo valorosamente contro Melkor il Morgoth, durante la Prima Era del Sole.
 Finrod sacrificò la sua vita per salvare l'amico Beren e la sua sposa Luthien...>>
Il viso di Finarfin si rabbuiò:
<<Il sangue più nobile dei Noldor fu versato per la salvezza di un uomo?>>
Galadriel fissò suo padre negli occhi:
<<Da quell'uomo e dalla sua sposa, tramite loro nipote Elwing, discese la valorosa stirpe dei Mezzelfi. Ella sposò Earendil, il cui vascello vola in cielo assieme all'ultimo dei Silmaril, luminoso come una stella, la nostra stella più amata.
Ed Earendil portava il sangue dei Noldor, poiché sua madre era Idril Celebrindal, la figlia di  Turgon di Gondolin>>




Ma Finarfin non si lasciò incantare dalla voce flautata di sua figlia:
<<Ricordo bene il giorno in cui Earendil sbarcò su queste prode, e ricordo anche quando chiese ai Valar di entrare in guerra contro Morgoth: essi lo fecero con la speranza che dopo questo loro intervento, tutti i Noldor tornassero a Valinor, seguiti poi dagli elfi delle altre stirpi. Certo, doveva essere una vostra libera scelta, ma voi siete rimasti nella Terra di Mezzo per tutta la Seconda e la Terza Era: avete preferito starvene per altri seimila anni in quel luogo infestato dalla malvagità, piuttosto che tornare qui, dove tutto è perfetto>>

Galadriel era stanca di quella specie di processo pubblico a cui il padre la stava sottoponendo.
Qui sarebbero stati seimila anni di noia!
Lo pensò, ma non lo disse: non voleva protrarre quella discussione all'infinito, per cui scelse la ragione più seria della sua scelta:
<<Io, insieme al re Gil-Galad e a molti altri, tra cui Elrond Mezzelfo, figlio di Earendil ed Elwing, che è qui al mio fianco, scegliemmo di rimanere nella Terra di Mezzo per proteggerla dai servi di Morgoth sopravvissuti alla distruzione di Angband. E fu una scelta saggia, poiché per ben due volte abbiamo sconfitto Sauron e i suoi alleati. Meriteremmo un encomio, e tu ci accogli come se fossimo dei postulanti costretti ad implorare clemenza>>
Finarfin rimase impassibile:
<<La salvezza di Arda non dipende dalla Terra di Mezzo. Quel luogo fu profanato dal Male e i Valar sanno una verità che voi stessi avete intuito, parlando della "lunga sconfitta". Il Male ritornerà, e ogni volta sarà peggiore, e questo è il destino della Terra di Mezzo. 
Se ora ti riaccolgo qui, nel Continente, è per esaudire il desiderio di tua madre>>

Galadriel allora, finalmente, poté rivolgere lo sguardo a sua madre Earwen, dai capelli color madreperla, come i Teleri di Alqualonde, le pose le mani sulle spalle e la abbracciò.





La regina ricambiò l'abbraccio e poi disse:
<<Bentornata, figlia mia, alle prode della città in cui io nacqui, la bella Alqualonde, che oggi vede sanato ogni minimo ricordo del Fratricidio commesso da Feanor.
A lungo ho pregato per te, chiedendo la grazia al supremo Iluvatar, ed ecco, ora sei qui, unica tra i miei figli, poiché gli altri giacciono come ombre nelle Aule di Mandos, e per loro a lungo piansi e sparsi gigli a piene mani>>
Galadriel, pur felice di riabbracciare sua madre e di ricevere, almeno da lei, il benvenuto, non poté fare a meno di dire:
<<Io sono arrivata a Tol Eressea un secolo fa. Perché non sei venuta a trovarmi? Dici di aver pregato Iluvatar per me, ma avresti fatto meglio a pregare il re tuo marito, poiché egli non pare affatto felice di di rivedermi>>
L'amore di Earwen di Alqualonde verso il marito Finarfin di Tirion, Re Supremo dei Noldor, era tale che superava persino quello per sua figlia:
<<Finarfin non ha mai superato lo sdegno per ciò che fece Feanor e non riesce a perdonare chi lo ha seguito e persino chi ha seguito Fingolfin lungo i ghiacci dell'Helcaraxe.
Io ho rispettato la volontà di tuo padre per tre motivi: lui è il Re, lui è mio marito e lui è l'unico elfo che io abbia mai amato. 
Tu mi hai fatto aspettare 6500 anni, prima di tornare nelle Terre Imperiture: la tua attesa, invece, è stata molto minore>>

Galadriel era esasperata e si rivolse ai genitori in questo modo:
<<Voi credete che io sia rimasta nella Terra di Mezzo per un capriccio, ad oziare, come fate voi qui a Valinor? Noi abbiamo combattuto per una giusta causa! Abbiamo salvato i popoli della Terra di Mezzo!
E se il Male dovesse far ritorno in quei luoghi, io salirò in vetta al Taniquetil, per implorare Manwe di concedermi il permesso di combattere di nuovo>>




<<No!>> disse Finarfin con sdegno: <<Manwe si è espresso molto chiaramente: nessuno di coloro che sono tornati a Valinor potrà mai fare ritorno nella Terra di Mezzo. Se il Male tornerà un'altra volta, toccherà agli uomini sconfiggerlo o soccombere ad esso, poiché il cuore degli uomini si corrompe facilmente>>

Galadriel osservò suo padre più attentamente e gli parve un giovincello viziato e poi osservò sua madre e le parve una ragazzina che sta vivendo il suo primo amore:
<<Sarei dovuta rimanere a Lothlorien. Qui vedo solo indifferenza e supponenza. Vi credete tanto superiori, eppure a cosa sono servite le vostre esistenze? Cos'avete fatto di utile per gli altri? Non vi è venuta a noia questa festa eterna in cui continuate ad auto-glorificarvi?>>

Il re suo padre la osservò con la stessa espressione con cui si guarda un pazzo:
<<Noi abbiamo vissuto migliaia di anni felici, nell'eterna giovinezza e continueremo a farlo per sempre. Io e tua madre possiamo avere altri figli. Lei ha voluto attendere di parlare con te, prima di decidere, e tu, come sempre, hai mostrato la tua natura ribelle. 
Credevo che dopo tutti questi millenni, la tua sete di battaglie si fosse estinta, ma a quanto pare tu trovi noiosa e inutile un'esistenza dove non ci sia un nemico da combattere.
Ma questa volta non ti sarà permesso lasciare Valinor.
Hai solo due possibilità: o vieni con me a Tirion su Tuna, per poi recarti a Valmar, per rendere omaggio ai Valar presso l'Anello del Destino, oppure tornerai a Tol Eressea, nella Casa del Gioco Perpetuo, e lì passerai l'eternità a cantare e ballare con ciò che resta del tuo popolo>>

Quel luogo era anche detto Casa del Gioco Perduto, perché chi si perdeva nei suoi piaceri, alla fine perdeva anche la memoria del passato e diventava come un eterno bambino. O un eterno sciocco.

Galadriel non intendeva fare quella fine:
<<Ti seguirò a Tirion, e poi mi recherò a Valmar, al cospetto dei Troni dei Valar, e al mio fianco ci saranno Elrond Mezzelfo e Mithrandir il Saggio, che sono stati miei compagni in molti pericoli.
Ma ora ti chiedo: perché mia figlia Celebrian non è qui, ad abbracciare sua madre e suo marito?>>

Finarfin scosse il capo:
<<Non lo sospetti, Galadriel? Credi che Celebrian non avesse capito di essere stata soltanto un ripiego, per Elrond Mezzelfo? Tutti noi qui sapevamo la verità: tu ed Elrond vi amate molto più di quanto avete amato i vostri coniugi.
Lei lo sapeva, e quello è il vero motivo per cui è tornata qui migliaia di anni prima di voi.
E qui ha trovato il vero amore, e non intende rivedervi>> 




A Galadriel mancò la terra da sotto i piedi. Elrond, istintivamente, la soccorse, e quello che per anni avevano cercato di dimenticare, ritornò vivo in un istante.

Nel frattempo Gandalf si fece avanti:
<<Supremo Re, io sono Mithrandir, un Istar, ossia uno dei Maiar che hanno assunto sembianze umane per volontà dei Valar, che mi hanno incaricato di vegliare sulla Terra di Mezzo.
Ma qui a Valiron sono conosciuto come Olorin e attendo anch'io di conoscere il mio destino, quando i Valar mi riceveranno.
Ma ora che sono qui davanti a te non posso fare a meno di domandarti se è proprio necessario che nel Reame Beato si coltivino antichi rancori?
Galadriel è tua figlia, tornata da te dopo aver combattuto per una giusta causa, e tu invece di abbracciarla e accoglierla con gioia, la tratti con freddezza e rimprovero: ti sembra di agire saggiamente?>>

Finarfin studiò a lungo Gandalf:
<<Tu dunque sei Olorin, di cui tanto bene mi fu parlato dai Valar. Hai compiuto onorevolmente la tua missione e ora puoi abbandonare i panni di Mithrandir e tornare ad essere un Maiar in tutto il suo splendore. 
Saranno i Valar a decidere il tuo destino, ma certo sarai premiato per aver svolto bene la tua missione.
La sorte di Galadriel, però, non è affar tuo. Fin troppo è l'amore che provi per mia figlia, e per quanto mi onori che un Maiar sia così devoto verso la figlia di un Eldar, io credo che Galadriel sia stata fin troppo amata nei suoi anni trascorsi lontano da qui. 
Il mio rimprovero verso di lei ha molte ragioni: invece di fare ammenda per la sua ribellione, mi si è rivolta con parole irriverenti. Mi ha accusato di essere indifferente e supponente, ignorando il rispetto che mi deve come figlia e suddita, e anche il fatto che le mie scelte sono state dettate dall'obbedienza verso i Valar, che mai hanno amato i ribelli>>

La regina Earwen di Alqualonde intervenne:
<<Vi siete parlati con franchezza, tutti quanti, e ognuno conosce le ragioni dell'altro. Ma oggi è un giorno di festa.
Sospendete ogni diverbio e ogni giudizio: saranno i Valar a dirimere tutte le questioni, quando verrà il momento.
Ora unitevi a noi con animo sereno al banchetto che abbiamo preparato per festeggiare il vostro ritorno con tutti i doni che Yavanna e i suoi Maiar ci concedono.
Vi sarà reso onore per aver sconfitto il Nemico con tanto coraggio.
In questo giorno voi festeggerete con noi, con animo sereno: questa notte dormirete in pace>>



domenica 20 ottobre 2024

La Quarta Era. Capitolo 9. Galadriel torna a Valinor

 



Il viaggio era finito lì, molti anni prima, nella baia di Avallone, il porto principale dell'isola di Tol Eressea.

Quel luogo incantato erano l'unico, tra tutte le Terre Imperiture di Valinor, in cui gli Elfi provenienti dalla Terra di Mezzo avevano avuto il permesso di abitare, in attesa del definitivo perdono dei Valar.

Arda, il pianeta creato dal canto degli Ainur, le entità angeliche che affiancavano il supremo Iluvatar nello spazio extra-dimensionale tra un universo e l'altro, aveva tre continenti, uno occidentale, chiamato Aman, uno centrale, chiamato Endor, la Terra di Mezzo, e uno orientale, di cui non si sapeva pressoché nulla, e di cui persino gli Istari, che tutto conoscevano, avevano ritenuto cosa saggia e giusta tacere persino il nome.

Durante il viaggio verso Aman, Galadriel aveva soltanto ammesso: "Ho sentito dire che laggiù esista un portale che conduce al regno delle Ombre, per questo alcuni lo chiamano Terra Oscura" 




Ma Gandalf l'aveva corretta:
<<Mia adorata lady Galadriel, le Ombre e l'Oscurità sono cose diverse: nell'Oscurità non può esserci l'Ombra, a meno che non sia proiettata dalla Fiamma di Udun, evocata dagli stregoni malvagi che vestono di rosso. Esiste una città. dall'altra parte di quel varco, ma non pronuncerò mai quel nome, ora che il Portale è stato sigillato per sempre>>

Così si era detto anche di Utumno e di Angband, e più volte di Mordor, ma l'Oscurità era sempre tornata, e i sigilli erano stati sempre spezzati.
<<Gli Stregoni Rossi potrebbero tornare, Mithrandir. Conoscere il nome della loro città, oltre il Portale di Ulthor, come alcuni lo chiamano, non sarebbe una difesa per noi?"
Gandalf scosse il capo: 
<<Non pronunciare mai più quel nome nelle Terre Imperiture. Esso contamina tutto ciò che tocca, persino come suono. E il nome della città è contaminato oltre ogni dire, e qui a Valinor potrebbe creare dei portali segreti. Noi abbiamo già protetto la Terra di Mezzo: ora è nostro dovere attenerci alle regole dei Valar>>

Nel continente di Aman, che aveva la forma di una mezzaluna con gobba a ponente, c'era il Reame Beato di Valinor, dove vivevano le somme potenze di Arba, i Valar, che spesso si riunivano nella città di Valmar, presso l'Anello del Destino.




Tol Eressea si trovava al centro della Baia di Eldamar, protetta da un semicerchio di Isole Incantate che separavano con un velo di magia il mondo degli uomini da quello dei Valar, dopo il folle assalto che Ar-Pharazon, ultimo Re di Numenor, aveva tentato, con la sua flotta, contro lo stesso continente di Aman, sobillato da Sauron, per abbattere i troni dei Valar.
Galadriel aveva intuito il destino di Numenor fin da quando aveva indossato l'Anello di Diamante, uno dei Tre, creato da Celebrimbor: l'anello che dava le premonizioni, la telepatia e a volte persino la bilocazione.
Ho sostenuto i Principi di Andunie, col potere di Nenya, ho guidato Elendil e i suoi figli verso la salvezza, ma non sono riuscita a salvare Tar Miriel dalla follia di suo marito, né Isildur dal suo destino.
Le era mancato l'appoggio di Celeborn, in quei frangente: il loro amore non era stato affatto così perfetto come appariva, e dopo la creazione di Lothlorien era diventato un matrimonio di facciata.
Celeborn era bello e forte, ma gli mancava la sottigliezza richiesta ad un sovrano.
E' rimasto a Lothlorien molto più a lungo di me, nonostante certe ricostruzioni facciano credere diversamente. Ci sono troppe leggende contraddittorie, fummo fidanzati nel Doriath, poi io andai a Nargothrond e lui alla corte di Amroth a Lothlorien.  
Era stata la loro prima separazione, ma alla fine lui era tornato e l'aveva supplicata di seguirlo a Lothlorien, perché grandi sventure stavano per accadere nel Beleriand.
E così, prima della caduta di Nargothrond o Gondolin valicai le montagne, e insieme attraverso le ere del mondo abbiamo lottato contro la lunga sconfitta.
Così aveva detto a Frodo, ma aveva omesso le altre separazioni.
Quando suo nipote Gil-Galad l'aveva mandata nell'Eregion per tenere d'occhio Celebrimbor, Celeborn non l'aveva seguita, perché disapprovava il ruolo dei Nani a Ost-in-Edhil e la simpatia che lei nutriva nei loro confronti, ed era rimasto nelle terre dei Nandor, a Ovest delle Montagne Nebbiose.





Celebrimbor l'aveva corteggiata, forgiando per lei il gioiello dell'Elessar, il primo di tanti doni che lei aveva accettato per ordine di Gil-Galad.
Spesso Elrond giungeva a portare notizie e tra loro avrebbe potuto esserci più di un'amicizia, se la questione dei Tre Anelli non avesse preso il sopravvento.
Ma dopo la caduta di Ost-in-Edhil, quando lei non avrebbe disdegnato di essere la signora di Imladris, Celeborn era tornato pieno di amore e attenzioni e insieme avevano rinnovato i loro voti nuziali.
Si erano poi trasferiti nel Belfalas, nella futura Dol Amroth, presso il porto elfico di Edhellond, recandosi a volte a Lórien.
E avevano ripreso la loro battaglia, la loro "lunga sconfitta", poiché il Male non si estingue mai.

Per tutto il resto della Seconda Era, avevano preso parte alla sanguinosa guerra contro le armate di Sauron.  
Celeborn fu creduto morto nella battaglia di Dagorlad. Io me ne ero fatta fin troppo presto una ragione. Partecipavo ai consigli di guerra, l'Anello di Diamante accresceva il mio potere oltre ogni limite.
Per ordine di Gil-Galad le era stato rifiutato il permesso di combattere e il re, suo nipote, le aveva detto: "Se io ed Elendil dovessimo cadere, tu consegna il mio Anello ad Elrond e insieme aiutate Isildur a sconfiggere il Nemico".




Ed era accaduto proprio questo: Gil-Galad ed Elendil erano caduti, ed Elrond aveva indossato Vylia, l'Anello di Zaffiro, ed Isildur aveva ucciso il nemico.
Ecco, quello fu il momento di massima esaltazione della mia vita: Sauron appariva annientato, Elrond poteva reclamare la corona di Alto Re degli Elfi, ed io, che mi credevo vedova, e indossavo Nenya, l'avrei sposato e avremmo regnato fianco a fianco sulla Terra di Mezzo.
Soltanto ora, tremila anni dopo, riusciva a confessare a se stessa quella verità.
Ma Elrond non era riuscito a impedire a Isildur di distruggere l'Unico Anello, e questo lo aveva portato ad un tale sconforto che aveva rifiutato la corona di Alto Re degli Elfi e si era ritirato a Imladris, dichiarando che la rottura tra lui e Isildur era insanabile e l'alleanza tra Elfi e Uomini era finita.
L'Ultima Alleanza.
Fu allora che Celeborn ricomparve: era stato tenuto prigioniero a Minas Ithil, la futura Minas Morgul. E ancora una volta rinnovammo i nostri voti nuziali. E poiché la guerra sembrava finita, ci parve giusto generare un erede: nacque così Celebrian e mio marito, per rinsaldare le alleanze, la offrì in moglie ad Elrond.
Che ironia! Il suo destino era stato quello di diventare suocera di colui che in segreto avevo imparato ad amare. E almeno fosse stato un matrimonio felice! Ma ormai erano tutti pensieri inutili.

Quei pensieri erano stati banditi nel momento insieme ad ogni rimpianto della Terza Era.

Adesso erano nella Quarta Era del Sole! E stavano valicando le Isole Incantate e avvistando la gloriosa luce della Baia di Eldamar, Al cui centro spiccava l'Isola di Tol Eressera col suo porto, Avallone, tra le bianche scogliere.
E, come si è detto, per molti il viaggio era finito lì, ma non per Galadriel.




Per i meriti acquisiti durante la Guerra dell'Anello, Galadriel ed Elrond erano stati autorizzati, in data da destinarsi, a raggiungere le città degli Eldar nel Continente, come il Porto di Alqualonde, dove vivevano i Teleri di re Olwe, zio di Galadriel, o la capitale elfica Tirion, dove dominava il re supremo dei Noldor, Finarfin, padre di Galadriel, erano i discendenti delle Famiglie Reali delle stirpi dei Noldor e dei Sindar, un piccolo manipolo di reduci, ormai.

In seguito, i Sindar vennero indirizzati, col tempo, ad Alqualonde, presso i loro cugini Teleri, che parlavano una lingua molto simile alla loro.
I Noldor invece, che erano la minoranza, furono tenuti "in anticamera" molto più tempo, per il sospetto che il loro Re Supremo nutriva verso coloro che avevano seguito Feanor e verso i loro eredi.

Tra essi, in verità, l'unica sopravvissuta tra i Noldor nati a Valinor che avevano seguito Feanor, novemila anni prima,  prima che iniziasse la Prima Era, prima che fossero creati il Sole e la Luna, quando c'era ancora la Luce degli Alberi, c'era proprio lady Galadriel, anzi, la Principesssa Reale Galadriel.

Fosse stato per suo padre Finarfin, il Re Supremo dei Noldor, lei sarebbe rimasta a Tol Eressea per tutta l'eternità. 









Sono l'ultima sopravvissuta, tra i ribelli che lasciarono Valinor.
E la più vecchia, tra i reduci di Endor.

Novemila anni...persino per un elfo incominciano ad essere troppi... ma la mia missione non è ancora finita: mio padre deve sapere tutta la verità!

Galadriel veva lasciato quei luoghi insieme ai suoi fratelli, quando era una giovane ribelle, con tanta energia e curiosità, e sete di giustizia. Il suo non era stato un capriccio.
Morgoth aveva distrutto gli Alberi della Luce e rubato i Silmaril, e minacciava di regnare incontrastato sulla Terra di Mezzo, lasciando che a Occidente regnassero i Valar sui loro troni immortali.

Qualcuno doveva fare qualcosa per impedirlo! I miei fratelli non sono morti invano!

Finrod, Amrod, Aegnor e Orodreth, tutti caduti nelle guerre della Prima Era.
Ma durante la lunga pace dell'Alto Re dei Noldor della Terra di Mezzo, che all'epoca era Fingolfin, il fratello maggiore di Finarfin, ognuno dei figli di quest'ultimo, e cioè i fratelli di Galadriel, aveva avuto un suo regno nel Beleriand, prima della Battaglia delle Innumerevoli Lacrime, prima della Guerra dell'Ira e dell'inondazione del Beleriand.



Caddero l'uno dopo l'altro, ed ora le loro ceneri sono disperse in mare.

E mentre la Seconda e la Terza Era si succedevano, tra molte sconfitte e poche vittorie inutili, tranne l'ultima, Galadriel aveva condiviso con Celeborn quella che i Noldor chiamarono "la Lunga Sconfitta".

Eppure alla fine abbiamo vinto noi! Morgoth e Sauron sono stati distrutti ed io sono tornata carica d'anni e di ricordi, e sopravvissuta a millenni di battaglie. 

La prima impressione che aveva provato, scorgendo di lontano le scogliere di Tol Eressea, era stata di estraneità.

Ad attenderli nel porto di Avallone non c'era quasi nessuno, tranne pochi curiosi.
Lei ed Elrond si erano scambiati uno sguardo deluso: non era venuta nemmeno Celebrian!

"Voi andate" aveva detto agli altri "io farò due passi sulle scogliere".
Aveva bisogno di smaltire da sola la sua delusione per la mancanza dei parenti, compresa sua figlia!
Aveva pianto in silenzio, senza farsi notare, in una piccola insenatura scogliosa dove da piccola aveva nuotato con i suoi fratelli, quando ancora tutto sembrava perfetto.
Quanti tuffi aveva fatto da quelle scogliere!

Me le ricordavo bianche e luminose. Ora sono scure e opacheAnche il mare si è fatto peggiore, l'acqua è fredda e torbida, le onde molto più agitate: ne vedo i crudeli assalti al molo. 
Il porto di Avallone era deserto.
Non s'imbianca più di vele, non è lo specchio di nulla, neppure di se stesso.
Quella malinconica visione l'aveva rattristata.
Abbiamo commesso un errore a venire qui. Era miglior pensiero restare dove eravamo, non andare oltre, sognare. 


Persino senza il potere degli Anelli gli Elfi sarebbero stati di grande aiuto nel proteggere la Terra di Mezzo dal ritorno dell'Ombra.
Perché prima o poi l'Oscurità ritorna sempre: ecco perché noi Eldar chiamiamo la Storia: "La lunga sconfitta".










Anche gli altri a quella vista si erano incupiti..
Elrond, che mai aveva visto Tol Eressea, mi guardavano come per dire: 
"E' tutto qui? E' questa la gloria delle Terre Imperiture? Dov'è lo splendore degli Eldar? Ci avevano detto: siate benedetti fino a quando dureranno i Troni dei Valar!"
Ma quei Troni erano lontani più che mai.

E' così che i Valar accolgono i salvatori della patria?"
Avrebbe voluto rispondere di no, ma non poteva.
Sarebbe stata una bugia, o quantomeno una mezza verità.

Le era tornata in mente una poesia, scritta in gioventù, e ne aveva pronunciato i versi:
<<Vero viaggio è il ritorno, ma il sogno che interrompi non ritorna uguale>>.


mercoledì 9 ottobre 2024

La Quarta Era. Capitolo 8. Re Aelfwine il Bello, figlio di re Eomer di Rohan e suo successore

 


Il Gran Consiglio dei Sovrani della Terra di Mezzo giunse al suo apice quando la parola passò a re Aelfwine di Rohanche era succeduto alla guida del Mark dopo la morte di suo padre Eomer.

Aelfwine appariva molto giovane, ma non lo era. La sua longevità e apparente giovinezza erano dovute al sangue numenoreano di sua madre Lothiriel di Dol Amroth, una dama influente nella corte di Minas Tirith.

<<Il mondo è cambiato>> esordì Aelfwine <<e tutto ciò che un tempo era stabile, ora si rivela insicuro>>
Solo Legolas e Gimli ricordarono che un tempo il prozio di Aelfwine, re Theoden di Rohan, aveva pronunciato parole molto simili, anche se in un contesto completamente diverso.

<<Non lasciatevi ingannare dalla gioventù del mio aspetto: anch'io, come l'Alto Re Eldarion, per volontà dei Valar e diritto di discendenza sovrano del Regno Unito di Arnor e Gondor, sono per metà un Dùnedain, un discendente di Numenor, e solo per l'altra metà un discente di Eorl il Giovane, fondatore del Regno del Mark di Rohan e della dinastia che lo governa da secoli.
Quando ero realmente giovane, e mio padre Eomer regnava da pochi anni, la Terra di Mezzo era ancora un meraviglioso insieme di diversi popoli legati da vincoli di amicizia, fratellanza, alleanza e parentela.
Gli Elfi di tutte le grandi casate, Noldor, Sindar e Nandor (i Silvani), gli Uomini, sia i nativi di Endor, la Terra di Mezzo, sia discendenti dei Dùnedain della perduta Nùmenor.

Ma ora, ahimè, tutto è cambiato, e non in meglio.

Gli Elfi sono quasi tutti migrati ad Ovest. I Nani e gli Hobbit sono diminuiti di numero, e me ne dispiace, perché mi ritengo un loro sincero amico alleato. 
Da alcune generazioni nessun uomo ha più avvistato un Ent, e questo non è un buon segno.
Così come mi preoccupa il fatto che tra i Beorniani metaforfi e gli animali che un tempo comunicavano alla pari con noi e ci aiutavano, come le grandi Aquile, ora ci sfuggono, e solo il saggio Radagast riesce ancora a comunicare con loro.
Mentre non è affatto certo che gli Orchi, i Mannari, i grandi Ragni o i Draghi si possano ritenere estinti: forse hanno solo mutato forma.
Questo è ciò che accade all'interno della Terra di Mezzo, ma i regni di confine, come quello di Rohan, sono consapevoli che esistono cambiamenti anche all'esterno, che comportano minacce molto pericolose.
Le orde immense degli Esterling di Rhun premono sui nostri confini orientali, così come le popolazioni dell'Harad si accalcano ai nostri confini meridionali. Sono un numero incalcolabile, e di certo infinitamente superiore a quanti siamo noi. Ecco spiegato il motivo per cui la nostra civiltà rischia di estinguersi e di crollare sia per le nostre divisioni interne che per la pressione dei Barbari dall'esterno>>

Quello che Aelfwine aveva detto non era una novità, ma era il modo in cui lo aveva detto che poneva alcune questioni di fondo, a partire dal concetto di civiltà e di barbarie.
<<Nella Quarta Era, il nemico appare più prosaico: non ha più la natura assolutamente malvagia o l'aspetto ripugnante. Non è un nemico con la N maiuscola. Si tratta di uomini che minacciano ciò che ci è più caro e sacro. Li combattiamo non perché noi siamo "i buoni" e loro "i cattivi", ma perché noi dobbiamo, possiamo e vogliamo difendere noi stessi, le nostre famiglie, i nostri popoli, la nostra terra, la nostra tradizione. 

Per questo il mio appello a tutti i membri di questo sommo Consiglio è di non combattersi tra loro, ma di unirsi contro il comune nemico, così come ha giustamente suggerito l'Alto Re di Arnor e Gondor, il nostro sovrano Eldarion, di cui mi onoro di essere amico d'infanzia>>




Era stato un discorso efficace ed elogiativo per tutti, specie per l'esaltazione di ciò che era stata la Terra di Mezzo nel "buon tempo antico", (anche se, a dire il vero, era stata così soltanto nei racconti degli eroi e dei protagonisti) e ottenne l'effetto di placare di animi che prima di erano contrapposti.

l'Alto Re Eldarion colse questa occasione al volo:

<<La saggezza di Rohan ci mostra una strada per comporre i dissidi che si sono manifestati in seno a questo Consiglio. E affinché sia chiaro per tutti il pericolo che corriamo di fronte alle minacce esterne, chiederei ai sapienti Alatar e Pallando di parlarci delle intenzioni degli Esterling e degli Haradrim>>

Indicò Alatar, il quale si alzò:
<<Vostra Maestà del Reame Riunito, e Vostra Maestà del Mark di Rohan, mi rivolgo per primi a voi che avete posto la questione di Rhun, ma nel contempo mi rivolgo a tutti gli altri sovrani ed  eminenti membri del Consiglio Supremo della Terra di Mezzo, e ai capi delle delegazioni dei popoli associati.
Come ben sapete io ho trascorso la maggior parte della mia esistenza tra gli Esterling e ho ancora numerosi contatti con alcuni di loro. Come membro dell'Ordine degli Istari, il mio compito è quello di tutelare la pace tra i popoli ed evitare che qualcuno commetta atti di prepotenza verso qualcun altro, sia all'interno che all'esterno di questo regno. Ciò premesso, non nasconderò che informazioni in mio possesso sono allarmanti. 
Un enorme impero è sorto a Est, l'Impero di Rhun. La sua forza cresce ad un ritmo così veloce che già ora sta superando la nostra. E' un impero in espansione, con una politica estera aggressiva.


Attorno all'Impero di Rhun ci sono molti regni ad esso alleati, che ne moltiplicano la forza. 
La loro popolazione è in rapido aumento e ha bisogno di nuove terre e nuove risorse. Se noi non sapremo difendere le nostre, se le prenderanno, in un modo o nell'altro>>

La concisione era una dote di Alatar e rendeva efficaci i suoi interventi, ma questo non era l'unico motivò della brevità del suo discorso.
<<E' una grande minaccia per la pace tra i popoli e la libertà di ogni singolo popolo, ma credo che la minaccia costituita dagli Haradirm sia ancora maggiore, come può spiegarci il sapiente Pallando, capo del mio Ordine>>


Quest'ultimo si sollevò lentamente, con aria grave e solenne.
<<Ebbene sì, miei cari amici della Terra di Mezzo: la pace e la libertà dei vostri popoli e delle vostre comunità è in pericolo ed è mio compito, quale superiore dell'Ordine degli Istari, avvertire coloro che stanno per essere aggrediti ed aiutarli a fronteggiare l'aggressione. 
Sarebbe un errore fatale, per la Terra di Mezzo, che i suoi popoli si mettessero a guerreggiare tra loro quando ai suoi confini esistono minacce di estrema pericolosità.
In particolare il pericolo viene dall'Harad, dove è sorta una alleanza tra diversi regni e poteri avente come obiettivo principale quello di conquistare il regno di Gondor, di annientarne la tradizione e soggiogarne la popolazione. 
Naturalmente le decisioni finali spettano al Re, ma il mio consiglio è quello di trovare il prima possibile un accordo in seno a questa assemblea, perché l'alleanza degli Haradrim è pronta a colpire in modo subdolo. 
Hanno infiltrato molte spie nella Terra di Mezzo e dunque il pericolo è già in mezzo a noi. 
I miei poteri sono al vostro servizio per identificare tutti coloro che sono potenzialmente ostili prima che mettano in atto i loro piani.

Tutto questo, come suggeriscono le loro Maestà, Eldarion di Gondor ed Aelfwine di Rohan, può essere sconfitto soltanto tramite una grande alleanza comune di tutti i popoli della Terra di Mezzo, in cui ciascuno faccia la sua parte, superando le attuali divisioni.

Occorre ritornare a quello spirito di unità che ci fu nei tempi passati, nei Grandi Anni alla fine della Terza Era. 

Ora è giunto il momento in cui anche nella Quarta Era la Terra di Mezzo lotti unita per la propria sopravvivenza: anche noi avremo i nostri Grandi Anni!>>