martedì 27 ottobre 2020

Vite quasi parallele. Capitolo 91. "Erano i capei d'oro a l'aura sparsi"


Tra Aurora Visconti e Roberto Monterovere non ci fu, almeno nei primi tempi, il classico "colpo di fulmine" alla Petrarca, e a dire il vero nessuno sa esattamente quando e come ebbe inizio la tormentata vicenda dell'amore devastante che Roberto provò per Aurora, che fu sua compagna di classe dalla prima media fino all'ultimo anno del Liceo.
Per quanto tutti i loro conoscenti, col senno di poi, si siano sbizzarriti nell'inventare ipotesi assurde e situazioni improbabili, nessuno di loro si avvicinò mai, nemmeno lontanamente, alla verità.
Soltanto molti anni dopo, quando Roberto, ormai uomo di mezza età, fece ritorno al "natio borgo selvaggio", ci fu l'occasione per rievocare i vecchi tempi con gli "happy few", i pochi confidenti di antichi data che erano miracolosamente sopravvissuti alle periodiche epurazioni con "damnatio memoriae" con cui l'ultimo dei Monterovere scandiva implacabilmente il passaggio da una fase all'altra della sua vita.
Non che Roberto abbia mai avuto intenzione di rivelare tutto, ma c'era qualcosa che andava detto, perché per troppi anni si era preso lui la colpa di tutto, e questo non era giusto.
Bisognava spiegare il perché di alcune decisioni, e soprattutto di alcune omissioni: il motivo delle cose non dette e non fatte, che fu così gravido di sofferenze.


A costo di apparire sentimentale, Roberto rivelò solo allora che "Mille giorni di te e di me" di Baglioni era stata <<la nostra canzone, mia e di Aurora, non fosse altro perché lei me la fece ascoltare almeno un milione di volte, non immaginando che io avrei preso quelle parole così sul serio>>.
In particolare una strofa della canzone fu applicata alla lettera, quando lui decise di fare dolorosissimo passo indietro, per il bene di lei:

"Non ti lasciai un motivo né una colpa
Ti ho fatto male per non farlo alla tua vita
Tu eri in piedi contro il cielo e io così
Dolente mi levai, imputato alzatevi!"

Ma per capire come si arrivò a quella fine, bisogna raccontare le cose fin dall'inizio, almeno quelle che col tempo trapelarono, tanto che solo allora parve chiaro che Roberto aveva raggiunto, in conclusione, la condizione petrarchesca e ne aveva compreso le conseguenze:

 "Ma ben veggio or sì come al popol tutto favola fui gran tempo, onde sovente di me medesmo meco mi vergogno"

E in effetti Aurora aveva molto della Laura petrarchesca, compresi i "capei d'oro a l'aura sparsi".
Tutti concordano nel dire che Aurora aveva la classica bellezza angelica : capelli biondi, occhi azzurri, lineamenti dolci e nel contempo raffinati, corpo longilineo e quasi etereo, voce flautata, portamento armonioso e abbigliamento da "brava ragazza acqua e sapone" con qualche dettaglio di gran classe.


Ma non era solo una questione di aspetto fisico!
Aurora era intelligente, sensibile, colta, raffinata : si vedeva che la sua istruzione era stata, fino a quel momento, quella tipica di una fille rangée. una"ragazza di buona famiglia".
Ed in effetti la sua famiglia era una tra le più eminenti nella "buona società" forlivese.
I Visconti di Bertinoro erano veramente visconti della località collinare bertinorese, la Beverly Hills della Romagna Centrale e lì possedevano ancora la principesca dimora degli antenati, restaurata a dovere. In mezzo ad una valle dove nasceva il Bevano, che poi, scendendo, arrivava a Casemurate e quindi al Feudo Orsini.
E forse era proprio destino che tra Bertinoro e Casemurate potesse nascere un'alleanza ideale che controllasse l'intera valle del Bevano fino alla sua foce.
Il padre di Aurora, l'illustre Bartolomeo Visconti-Ordelaffi di Bertinoro, aveva sposato infatti Maria Antonietta Tartaglia. Quest'ultima era figlia di Paride Tartaglia, fratello dell'ex ispettore Onofrio Tartaglia, marito di Maria Teresa Ricci, sorella di Ettore Ricci, marito di Diana Orsini.
Paride era inizialmente un benzinaio che però col tempo aveva aperto molti distributori e si era enormemente arricchito.
Strapiove sul bagnato, fu il commento di tutti quando i due rampolli convolarono a nozze.
Meno bene andò alla sorella minore di Maria Antonietta, ossia Maria Carolina, poco bella (sembrava un barbagianni) , che si dovette accontentare di un tarchiato ragioniere di origine che lavorava per i Visconti.
Questi riguardanti le due sorelle Tartaglia sono di estrema importanza ai fini della nostra storia, poiché coinvolsero due personaggi determinanti nella rovina dei Ricci-Orsini prima e dei Monterovere poi.
Il primo è una nostra vecchia conoscenza, ossia l'onnipresente Massimo Braghiri, che aveva corteggiato invano Maria Antonietta, e si era ritrovato invece nel circolo degli amici di Maria Carolina e del marito ragionier Taddeo Porcu.
Ed è proprio dall'unione del suddetto Porcu con Maria Carolina Tartaglia che nacque il secondo acerrimo di Roberto Monterovere, e cioè il coetaneo Felice Porcu, un personaggio che Svetonio avrebbe descritto con la formula "omni parte vitae detestabilis" , riservato a Gneo Domizio Enobarbo, il padre naturale di Nerone.
Per quanto incredibile potesse essere la cosa, Felice Porcu era il cugino di primo grado di Aurora Visconti e si comportava, nei confronti di lei, come una specie di cane da guardia, essendo in classe con lei dalle elementari al Liceo.
Nella logica dei "gruppetti" all'interno delle medie, Porcu si collocava nella zona mediana, quella di coloro che aspiravano al ruolo di pretoriani del Bullo e alla fine riuscì in qualche modo ad entrare nelle grazie di Martino Aspide, interessato a sua volta alla "principessa Aurora, bella più che mai".
Fu forse la sgradevole presenza di Felice Porcu e di Martino Aspide nell'orbita di Aurora Visconti ciò che inizialmente convinse Roberto a tenersi alla larga da lei, arrivando persino a rifiutare un invito alla sua festa di compleanno.
Questo gran rifiuto fu causa di un "incidente diplomatico" che coinvolse tutta la ragnatela di parentele e affinità che necessiterebbe di vari alberi genealogici per essere ben chiarita al lettore.
La madre di Aurora, Maria Antonietta Visconti, telefonò a Silvia Monterovere ed espresse la sua delusione: <<Mi dispiace che tuo figlio non sia venuto>>
Silvia Monterovere, che non sapeva nemmeno dell'esistenza di quella dannata festa di compleanno, cadde dalle nuvole: <<Io non sapevo niente dell'invito. Forse lui si è dimenticato, sai com'è, ha sempre la le nuvole>>
<<Ah, allora la prossima volta vi mando un invito scritto, puoi venire anche tu, è tanto tempo che non ci vediamo>>
Silvia interruppe quel profluvio di parole senza senso:
<<Volentieri, Maria Antonietta>>
La signora Visconti non aspettava altro:
<<Mi chiedo se per caso Roberto non sia venuto perché il cugino di Aurora è amico di quel Martino Aspide, il bullo...>>
Silvia Monterovere non era molto informata, perché all'epoca Roberto non si confidava con nessuno:
<<Può essere. Con me non ha detto niente, però. E se io gli faccio delle domande, lui si chiude a riccio>>
Maria Antonietta Visconti, nata Tartaglia, interpretò quella risposta come se fosse un messaggio in codice o addirittura un ultimatum:
<<Ma sì, l'avevo detto con Maria Carolina che tenesse suo figlio alla larga da quell'Aspide, che oltretutto è un mezzo teppista, figlio di un ubriacone che lavora alla Cantina Sociale. 
Avrei dovuto capirlo subito...>>
Silvia era confusa:
<<E' un'età difficile per i ragazzi. A volte non so cosa fare, cosa dire, cosa pensare...>>
La viscontessa era d'accordo:
<<Ai nostri tempi era più facile. C'erano delle regole ben precise, dei codici di comportamento... ti ricordi com'eravamo quando andavamo a ballare a Pievequinta?>>
Silvia confermò e per un po' entrambe si abbandonarono ai ricordi.
Poi, dopo alcuni convenevoli, si salutarono.
Silvia si rese conto di un dato di fatto inquietante.
"Non riesco a liberarmi del passato. Più cerco di fuggire e più m'insegue. E temo che sarà mio figlio a pagare questo prezzo più di tutti gli altri. La cosa sta già accadendo, e lo colpirà proprio dove è più indifeso: negli affetti familiari, nelle amicizie e nell'amore"
Si ricordò di una canzone in inglese, una specie di inno patriottico risalente alla prima età elisabettiana e poi rispolverato durante l'ultima guerra.
"She stands and goes alone, ally nor friends has she, old England stands alone" 
Forse era questo il destino che attendeva la sua famiglia, e ogni suo componente, soprattutto il più giovane?
Alla fine decise soltanto di chiedergli perché non era andato alla festa di Aurora.
Roberto fu sincero:
<<Aurora si circonda delle persone sbagliate. Spero che un giorno se ne renda conto. Fino ad allora io preferisco stare alla larga>>
Sua madre era preoccupata:
<<La vita è piena di persone "sbagliate". Non puoi fuggire in eterno: a volte un po' di diplomazia può evitarci molte spiacevoli conseguenze>>
Lui la guardò con un'espressione incredibilmente matura per la sua giovane età:
<<Me ne rendo conto. Ma in questo caso sento che è meglio mantenere le distanze. C'è un legame malsano tra Aurora e suo cugino, e non ne verrà fuori niente di buono>>
Col senno di poi, possiamo dire che aveva ragione e che, se avesse mantenuto con fermezza quel proposito, gran parte dei suoi guai sarebbe potuta essere evitata.
Ma quando ci si innamora, la saggezza si disperde.
Succede così negli affari di cuore: la ragione cerca di frenarlo, ma lui fa quel che vuole.





 



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