giovedì 21 giugno 2018

Vite quasi parallele. Capitolo 124. Aristocrazia Bianca e Aristocrazia Nera.

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<<Non ho ben capito quale sia, all'interno dell'Ordine degli Iniziati, la differenza tra l'Aristocrazia Bianca e l'Aristocrazia Nera>> disse Riccardo Monterovere al Consigliere Albedo.
Il Consigliere sorrise:
<<E' un argomento su cui i profani hanno fatto molta confusione. Ogni epoca ha definito a modo suo questa realtà, facendo riferimento ad alcuni dettagli che coglievano solo una minuscola parte del concetto. Succede spesso, tra i profani: le singole cose che dicono possono anche essere vere, ma nel loro complesso non sono mai la Verità.
Fatta questa doverosa premessa, partirei proprio dalle definizioni profane.
Con il termine Aristocrazia Nera, si definiva nel passato quella parte di aristocrazia romana rimasta fedele al Papato dopo il 1870, e che, ricoprendo alte cariche nei ranghi dell'amministrazione pontificia, era tenuta a indossare l'abito di corte o "alla spagnola" rigorosamente di colore nero, visibile nelle sue vesti originali fino al 1968 quando papa Paolo VI, con il Motu proprio Pontificalis Domus, decretò la riforma della Corte Pontificia con la soppressione di parte del suo suggestivo apparato barocco.
Tra l'Aristocrazia Nera romana si ricordano in particolare le famiglie principesche e quelle dei marchesi di baldacchino che ricoprivano cariche tradizionalmente ereditarie presso la Corte Pontificia (Colonna, Orsini, Sacchetti, Massimo, Della Rovere, Patrizi Naro Montoro, Serlupi Crescenzi, Caetani, Ruspoli, Radini Tedeschi, Borghese, Chigi, Gabrielli, Guglielmi, Lancellotti, Aldobrandini, Pallavicini, Odescalchi, Altieri)
Altre famiglie comitali che nel corso dei secoli avevano ricevuto dal romano Pontefice titoli o altri privilegi, furono i Torlonia, Theodoli (marchesi di baldacchino), Soderini (conti di baldacchino), Mazzetti di Pietralata, del Gallo di Roccagiovine, Gentiloni Silveri, Senni, Ricci Parracciani, Lepri di Rota, Rocchi, Nannerini, Bufalari, Datti, Pietromarchi, Pacelli, Nasalli Rocca, Pecci, Cantuti Castelvetri, Ugolini di Montolmo; molti membri delle famiglie predette erano tradizionalmente appartenenti alle Guardie Nobili.
All'epoca si diede il nome di Aristocrazia Bianca a quelle famiglie nobiliari che giurarono subito fedeltà ai nuovi sovrani di Casa Savoia. Tra la nobiltà "bianca" si annoveravano i Boncompagni Ludovisi, Ottoboni, Cesarini Sforza, Doria Pamphilj, Sciarra, Schiaratura, Lovatelli, rami minori dei Caetani, degli Odescalchi e dei Pallavicini. Non mancarono infatti famiglie che, con il venir meno del fedecommesso, si divisero al loro interno accrescendo l'autonomia dei rami cadetti.
Molte delle famiglie della nobiltà nera chiusero i portoni dei loro palazzi (atto che esprimeva il lutto) in segno di dissenso e rifiuto dei nuovi sovrani, fino almeno al 1929, anno dei Patti Lateranensi; tipico il caso del portone del palazzo Lancellotti ai Coronari, sulla omonima piazza, rimasto chiuso fino agli anni settanta.
Ma questo aspetto è solo un granello di sabbia in un immenso deserto, o una piccola goccia in uno sconfinato oceano>>
A Riccardo venne in mente un dato storico:
<<Nel Medioevo, a Firenze, i Guelfi si divisero in due fazioni. I Neri erano la fazione fedele al Papa. C'entra qualcosa, questo fatto?>>
Il Consigliere Albedo annuì compiaciuto:
<<Naturalmente. La corrente dei Neri fiorentini, capeggiata dalla famiglia dei Donati, è sempre stata quella più vicina alla supremazia di Roma.
E' nota anche una Nobiltà nera veneziana, che affermò definitivamente il proprio potere nella prima delle tre crociate, dal 1063 al 1123, sulla Serenissima Repubbliva trasformandola in una oligarchia aristocratica nel 1171-1172 con l'istituzione del Maggior Consiglio, che si arrogò il diritto esclusivo di nominare il Doge. 
Oltre a quella veneziana si aggiunse anche la Nobiltà Nera di Genova, che insieme ai Neri di Venezia, di Firenze e di Roma, aveva diritti privilegiati sin dal dodicesimo secolo.

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Tra queste famiglie si crearono delle alleanze sancite da accordi matrimoniali.
In generale possiamo dire che l'Aristocrazia Nera è sempre stata alleata del Papato, e prima ancora della classe sacerdotale ufficiale. Per questo le sue idee politiche sono considerate "tradizionaliste", persino all'interno dei fedeli della Chiesa Cattolica.
Ma attenzione! Questa è solo la "facciata", l'immagine pubblica.
La realtà invece, come sempre, è molto diversa ed estremamente più complessa.

Le famiglie italiane sono decadute, ma il loro sangue scorre in alberi genealogici di case reali straniere.
La casata più importante è diventata quella dei Welfen (da cui il termine Guelfi), ed è il momento che tu sappia chi è attualmente, e segretamente, al vertice dell'Aristocrazia Nera>>
Riccardo aveva sentito delle voci in proposito, ma voleva prima farsi un'idea generale:
<<Credo di conoscere, almeno in parte, la risposta. Ma prima vorrei sapere qualcosa di più sull'Aristocrazia Bianca>>
Albedo e il professor Monterovere si scambiarono uno sguardo d'intesa:
<<I Bianchi fanno riferimento a un Principio Metafisico differente.
Sono sempre stati su posizioni che potremmo definire "eretiche" e accostare allo Gnosticismo e all'eresia dei Catari. Portavano avanti le istanze dei Manichei e dello Zoroastrismo, che sono poi quelle che maggiormente risultano coerenti con i Misteri dell'Ordine degli Iniziati.
Vi troviamo quindi tutte le famiglie aristocratiche che si sono opposte apertamente al Papato, e quindi i Waiblingen (da cui il termine Ghibellini), detti anche Hohenstaufen, e tutti i loro alleati in Germania, in Italia e in Francia, specialmente in Provenza e in Occitania, con alcune diramazioni che arrivano alla Catalogna e alla Navarra.
Ufficialmente hanno "perso la guerra" contro l'ortodossia cristiana, ma in realtà sono sopravvissuti come federazione di società segrete, ed il loro potere, come può testimoniare il Professor Monterovere, è ancora notevolmente elevato, e vive un momento di crescita>>
Riccardo si trovò a simpatizzare istintivamente verso questi ultimi e si chiese come mai erano stati disposti a scendere a patti con i loro eterni rivali dell'Aristocrazia Nera.
Anche questo punto doveva essere chiarito, ma restava un'ultima domanda preliminare:
<<L'Aristocrazia Bianca e l'Aristocrazia Nera che legami hanno con la Dinastia del Serpente Rosso?>>
Il Consigliere Albedo sorrise con ostentata condiscendenza:
<<Mio caro ragazzo, il Serpente Rosso è il tronco da cui si è diramato tutto il resto, e quindi anche le due aristocrazie contrapposte. 
Queste famiglie eminenti sono tutti rami collaterali dello stesso grande albero, e in esse scorre la stessa linfa, lo stesso sangue, ciò che noi chiamiamo "I Fiumi di Porpora">>



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