NEVROSI, NEGATIVO DELLA PERVERSIONE
di Davide Scapaticci
di Davide Scapaticci
Nel corso del Seminario VI, Lacan afferma l'esistenza di "un contrasto totale tra la struttura del desiderio del nevrotico e quella del desiderio perverso" (p.507). Il "contrasto totale" qui evocato da Lacan rimanda a quanto già Freud aveva avuto modo di esprimere in modo paradigmatico nei Tre saggi sulla teoria sessuale, ovvero che "la nevrosi è il negativo della perversione". L'inconciliabilità strutturale sta proprio qui. Ma in che senso, per Freud, la nevrosi è il "negativo" della perversione? Nel senso "fotografico" del termine. Il desiderio del nevrotico, infatti, resta collocato su un versante chiaroscurale, in cui le rappresentazioni perverse permangono in uno stato di mera potenzialità, di fantasticheria priva di traduzione reale. E' il soggetto autenticamente perverso, invece, che "riempie di colore", ovvero che agisce sul piano reale quelle stesse intenzioni che nel nevrotico risultano inibite. Si potrebbe dire, in altri termini, che il soggetto perverso realizza ciò che il nevrotico si concede soltanto di elaborare a livello di fantasia. Nella nevrosi, infatti, rimane viva una dialettica tra il soggetto desiderante e la Legge, essa è operativa seppur in termini conflittuali. Il nevrotico potrà arrivare a collocare il godimento nel luogo stesso della Legge (come nel caso dell'ossessivo, il cui plus-godere deriva proprio da una rigida rinuncia al godimento) ma mai -come per contro avviene nel caso del perverso- a collocare la Legge nel luogo del godimento, a fare cioè di quest'ultimo l'unica istanza normativa a cui votarsi.
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