sabato 20 maggio 2017

Ipotesi genetiche sul popolamento dell'Europa



La storia demografica e genetica delle popolazioni europee è complicata. I dati primari per il suo studio provengono dalle sequenze di DNA mitocondriale, del cromosoma Y e del DNA autosoma (compresi i polimorfismi a singolo nucleotide) provenienti sia dalle popolazioni moderne che, se disponibili, dai resti delle popolazioni antiche.


Storia della genetica delle popolazioni

Studi di Cavalli-Sforza

Relazioni tra le popolazioni

Percentuale di distanze genetiche tra i maggiori continenti basata su 120 polimorfismi classici
AfricaOceaniaAsia OrientaleEuropa
Oceania24.7
Asia Orientale20.610
Europa16.613.59.7
America22.614.68.99.5
In principio, uno studio di Luigi Luca Cavalli-Sforza della Stanford University School of Medicine, usando 120 polimorfismi ematici, fornì l'informazione sulla parentela delle varie popolazioni continentali.[1] La distanza genetica è una misura usata per quantificare le differenze genetiche tra due popolazioni. Essa è basata sul principio che due popolazioni che condividono frequenze simili riguardo ad un tratto distintivo sono più vicine rispetto a popolazioni che hanno frequenze divergenti di una caratteristica. Nella sua forma più semplice essa è la differenza nelle frequenze di una particolare caratteristica tra due popolazioni. Per esempio, la frequenza di individui RH negativi è del 50.4% tra i baschi, del 41.2% in Francia e del 41.1% in Inghilterra. Perciò la differenza genetica tra i baschi e i francesi è del 9.2%, mentre quella tra i francesi e gli inglesi è del 0.1% per la caratteristica RH negativo. Fatta una media tra diverse caratteristiche, possiamo ottenere la parentela completa di varie popolazioni[2].
Secondo questo studio tutte le popolazioni non-africane sono più vicine tra loro rispetto agli africani in accordo all'ipotesi secondo la quale tutti i non-africani discendono da una singola popolazione africana. Gli europei sono imparentati più alla gente del Vicino Oriente, del Medio Oriente e del subcontinente indiano. Sono connessi in piccola parte con gli africani, per quanto, di tutte le popolazioni non africane, siano i più legati ad essi da vincoli di parentela. Dato che la distanza genetica tra Africa ed Europa (16.6) è più breve rispetto a quell tra Africa ed Asia orientale (20.6) e addirittura molto più corta rispetto alla distanza genetica tra Africa e Australia, Cavalli-Sforza propone che la più semplice spiegazione per questi dati è il sostanziale scambio genico che si è verificato tra i continenti vicini. Cavalli-Sforza propone inoltre che sia le popolazioni asiatiche sia quelle africane hanno contribuito alla composizione dell'Europa che cominciò 40 000 anni or sono. I contributi completi dell'Asia e dell'Africa sono stati valutati rispettivamente intorno ai due terzi e un terzo. L'Europa possiede in genere una variazione genetica di circa un terzo di quella degli altri continenti.[2][3]
Secondo il Guglielmino et al. (1990),
La principale analisi delle coordinate mostra che i Lapponi/Sami sono quasi esattamente intermedi tra le popolazioni che geograficamente sono vicine agli Urali e parlanti lingue uraliche e gli Europei centrali e settentrionali. Gli Ungari e i Finnici sono senza alcun dubbio più vicini agli Europei. Un'analisi della mescolanza tra gli antenati uralici ed europei mostra che i Lapponi/Sami sono per poco più del 50% Europei, gli Ungari lo sono per l'87%, mentre i Finnici per ben il 90%. C'è un'intesa di base tra queste conclusioni e i dati storici sull'Ungheria. Meno è conosciuto sui Finnici e ancor meno per i Lapponi/Sami.[4]

Studi genetici dopo Cavalli-Sforza

Aplogruppi

Aplogruppi del cromosoma Y umano

La distribuzione dell'R1a (porpora) e dell'R1b (rosso). Due dei tre più comuni aplogruppi del cromosoma Y in Europa. Il colore nero rappresenta tutti gli altri aplogruppi.

Distribuzione dell'Aplogruppo I
Esistono tre maggiori aplogruppi del DNA del cromosoma Y che forniscono una spiegazione alla composizione delle popolazioni odierne dell'Europa.[5][6].
Il più comune di tutti gli aplogruppi tra gli europei occidentali è l'R1b.[7][8] Gli esatti valori dell'Hg R1b che seguono sono: Baschi: 88.1%; Irlandesi: 81.5%; Gallesi: 89.0%; Scozzesi: 77.1%; Spagnoli non baschi: 68.0 (Catalani: 79.2; Andalusi: 65.5); Portoghesi (meridionali): 56.0%; Portoghesi (settentrionali): 62.0%; Britannici: 68.8; Inglesi (centrali): 61.9% Belgi: 63.0; Francesi: 52.2; Danesi: 41.7%, Norvegesi: 25.9; Svedesi: 20.0; Tedeschi: 47.9; Italiani (della Calabria): 32.4; Italiani (della Sardegna): 22.1%; Italiani (centro settentrionali): 62.0; Sloveni: 21%; Croati (continentali): 15.7%; Cechi e Slovacchi: 35.6%; Polacchi: 16.4%; Bulgari: 17.0%; Serbi: 10.6%; Greci: 22.8%; Ciprioti: 9.0%; Albanesi: 17.6%; Romeni: 18.0%;Ungheresi: 13.3%.[9]
Tra le popolazioni europee, la diversità è più alta nell'Europa orientale, malgrado le frequenze siano più basse. L'analisi della diversità indica che tutte le varianti europee del R1b condividevano una esistenza nell'Asia centrale (Kazakhistan) prima della migrazione verso la Russia, poi scissa in due migrazioni principali, che si mosse in primo luogo lungo i fiumi e le coste.[10].
Ciascun aplogruppo inoltre possiede alcuni subcladi.[11] R1a e R1b sono dei subcladi dell'Aplogruppo R (Y-DNA)[12] Due sottogruppi principali di Aplogruppi I (Y-DNA) sono l'I-M253/I-M307/I-P30/I-P40 il quale, secondo la Società Internazionale di Genealogia Genetica, "ha la più alta frequenza in Scandinavia, Islanda e nell'Europa nordoccidentale." L'altro è l'I-S31 che, secondo la Società Internazionale di Genealogia Genetica, "include l'I-P37.2, che è la forma più comune nei Balcani e in Sardegna, e l'I-S23/I-S30/I-S32/I-S33, che ha le sue frequenze più alte nella costa nordoccidentale dell'Europa continentale."[13]
Aplogruppi del DNA mitocondriale umano
Sono stati eseguiti numerosi studi a proposito dell'Aplogruppi del DNA mitocondriale (mtDNA) in Europa. Secondo la biblioteca dell'Università di Oulu in Finlandia:
I classici marcatori polimorfici (ad esempio il gruppi sanguigni, elettromorfi proteici ed antigeni HLA) hanno suggerito che l'Europa sia un continente geneticamente omogeneo con poche eccezioni quali i sami, i sardi, gli islandesi e i baschi (Cavalli-Sforza et al. 1993, Piazza 1993). L'analisi delle sequenze di DNA mitocondriale ha inoltre evidenziato un alto grado di omogeneità fra le popolazioni europee, e le distanze genetiche che sono state trovate risultano molto più piccole rispetto a comparazioni fra popolazioni su altri continenti, specie in Africa (Comas et al. 1997).
Gli aplogruppi del DNA mitocondriale[14] degli europei sono sorvegliati attraverso l'uso di una combinazionedi dati provenienti dalle analisi RFLP (polimorfismo da lunghezza dei frammenti di restrizione) della regione codificante e attraverso il sequenziamento del variabilissimo segmento I. Circa il 99% dei DNA mitocondriali europei appartiene ad uno dei dieci aplogruppi: H, I, J, K, M, T, U, V, W or X (Torroni et al. 1996a). Ciascuno di questi è definito da specifici siti polimorfici stabili e relativamente antichi localizzati nella regione codificante (Torroni et al. 1996a)... L'aplogruppo H, che è caratterizzato dall'assenza del sito AluI at bp 7025, prevale fra questi, dato che comprende la metà di tutti gli europei (Torroni et al. 1996a, Richards et al. 1998)... Sei degli aplogruppi europei (H, I, J, K, T and W) sono invece essenzialmente confinati alle popolazioni europee (Torroni et al. 1994, 1996a), e probabilmente si sono originate a seguito della venuta ancestrale dei caucasici separati geneticamente dagli antenati dei moderni africani e asiatici.[15]
DNA autosoma
Nel 2006, un'analisi autosomica che confrontò campioni provenienti da varie popolazioni europee concluse che “esiste una consistente e riproducibile distinzione tra gruppi di popolazioni europee ‘settentrionali' e ‘meridionali'”. La maggior parte dei singoli partecipanti con antenati dell'Europa meridionale (Italiani, Greci, Armeni, Portoghesi, e Spagnoli) hanno >85% di appartenenza alla popolazione ‘meridionale'; e il maggior numero di Europei settentrionali, occidentali, orientali e centrali hanno >90% nel gruppo di popolazione ‘settentrionale'.

Le origini degli Ashkenaziti come quelle dei Sefarditi inoltre hanno mostrato >85% di appartenenza alla popolazione ‘meridionale', in coerenza ad una più tarda origine mediterranea di questo gruppo etnico." [4] Va notato che molti dei partecipanti a questo studio erano in effetti cittadini americani che si sono identificati da soli con le diverse etnicità europee, e non veri europei.

Uno studio simile compiuto nel 2007 sembra contrastare questa scoperta: sulla base di campioni esclusivamente europei ha scoperto che la più importante differenziazione genetica in Europa avviene lungo una linea che parte dall'Europa settentrionale e arriva ai Balcani, insieme ad un'altra asse di differenziazione che attraversa l'Europa da oriente ad occidente. Questa scoperta è in accordo con i risultati ottenuti in base ai primi DNA mitocondriali e agli Y cromosomici in supporto alla teoria che i moderni Iberici, siano spagnoli o portoghesi, detengono il più antico lignaggio genetico europeo, tanto quanto i Baschi e i Sami, separati dalle altre popolazioni europee. Ciò ha confermato che gli inglesi e gli irlandesi si raggruppano con altri europei settentrionali e orientali come i tedeschi e i polacchi sebbene anche una parte dei baschi e italiani siano da essere raggruppati insieme ad essi. Malgrado queste stratificazioni facciano notare l'anomalo alto grado di omogeneità europea: "esiste una bassa e apparente diversità in Europa nei confronti dei campioni dell'intero continente che solo marginalmente è più sparpagliata rispetto ai campioni delle singole popolazioni, altrove nel mondo."[16]
In realtà, secondo un altro studio su scala europea, i principali componenti nel genoma europeo paiono derivare da antenati le cui caratteristiche erano simili a quelle dei moderni baschi e degli abitanti del Vicino Oriente, con valori medi più grandi del 35% per entrambe queste popolazioni parentali, senza prendere in considerazione la presenza o non di informazioni di natura molecolare. Il grado più basso di mescolanza basca o del Vicino Oriente si trova in Finlandia, mentre i valori più alti, rispettivamente, il 70% (di"baschi") in Spagna e più del 60% ("dei Vicino Orientali") nei Balcani.
Nel 2008 una compagnia chiamata "DNA Tribes Europa" ha usato 13 marcatori genetici di DNA per differenziare gruppi genetici imparentati in Europa. Offre un'analisi particolareggiata per persone di discendenza europea, includendo un confronto dettagliato con le subregioni genetiche dell'Europa. Tali subregioni genetiche comprendono sia i territori geografici sia le comunità transnazionali endogame, che hanno mantenuto caratteristiche genetiche uniche. Le regioni stabilite, vale a dire le popolazioni individuate, sono le seguenti: la regione Ashkenazita, i Balcani, i Paesi Baschi, l'area Celtica, quella Ugrofinnica, la Germanica, l'area Greca, quella Italiana, la Scandinava, quella Polacca, quella Portoghese, quella Russa e la regione Spagnola.[17] Gli individui dentro tutte le subregioni d'Europa ottengono uno spettro completo delle affinità genetiche regionali. Data le vicine relazioni genetiche all'interno dell'Europa, gli individui in una subregione possono ereditare materiale genetico che è più comune in altre subregioni. Gli individui provenienti da queste subregioni con una storia di endogamia etnica oppure un isolamento geografico (come le subregioni ashkenazita, basca o celtica) esibiscono le più alte frequenze di affiliazione genetica in primo luogo legate al gruppo. Gli individui che sono originari delle subregioni centralmente circoscritte, come l'aree balcanica e germanica, mostrano invece una maggiore varietà nell'affiliazione genetica e più basse frequenze di affiliazione genetica fondamentalmente relative al gruppo.[18]
Nello stesso anno due squadre di ricerca internazionale hanno compilato una mappa genetica dell'Europa, rivelando la piccola diversità genetica tra le varie nazionalità. Tuttavia le differenze sono abbastanza per riconoscere da quale paese proviene un individuo. I ricercatori hanno scoperto che la mappa genetica assomiglia strettamente al modello delle tre maggiori migrazioni umane partite principalmente dal meridione. Gli europei meridionali hanno rivelato una maggiore diversità genetica, rispecchiando le onde migratorie dei primi esseri umani all'incirca intorno a 35000 anni fa, a seguito dell'espansione durante l'era glaciale di 20000 anni fa e i movimenti delle popolazioni guidati dai metodi dell'allevamento e dell'agricoltura provenienti dal Medio Oriente intorno a 10000 anni or sono.
Sottostruttura genetica dell'Europa
Uno studio condotto nel maggio 2009 usando 270.000 SNPs[19] su 19 popolazioni europee ha messo in evidenza la diversità fra queste e in particolare ha rilevato l'esistenza di quattro "regioni genetiche" all'interno dell'Europa:

Ipotesi genetiche sul popolamento dell'Europa

La preistoria dei popoli europei può essere dedotta tramite l'esame dei siti archeologici, gli studi linguistici ma anche attraverso l'esame del DNA delle popolazioni che vivono attualmente in Europa o ancora meglio dal DNA antico. La ricerca è in continuo aggiornamento cosicché teorie che sembravano provate e consolidate possono rivelarsi, tramite nuovi studi sempre più avanzati ed efficaci, improvvisamente errate.

Paleolitico e Mesolitico

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Paleolitico e Mesolitico.

Ricostruzione di una scena di vita del paleolitico
Nel Paleolitico medio l'Europa era popolata da tribù di Homo neanderthalensis. Nel Paleolitico superiore nuove popolazioni di specie Homo Sapiens, dette Cromagnon, sostituirono progressivamente i neanderthaliani. Questi cacciatori-raccoglitori erano verosimilmente portatori dell'aplogruppo Y-DNA di tipo I
L'aplogruppo I si ritiene che si sia originato in Europa prima dell'ultima glaciazione. È probabile che sia stato confinato nel rifugio balcanico durante la glaciazione e che poi si sia ridiffuso verso nord con il ritiro dei ghiacciai. All'aplogruppo appartengono due subcladi, ognuno dei quali marca un'indipendente espansione della popolazione lungo diversi percorsi migratori durante e immediatamente dopo la glaciazione; tra queste l'I1a registra le più alte frequenze in ScandinaviaIslanda ed Europa nord-orientale (tanto che una sua mutazione, ricorrente sulle Isole britanniche, è interpretata come marcatore di invasioni scandinave).
Oltre ai Balcani, gli altri rifugi degli uomini del Paleolitico durante l'ultima era glaciale furono:
  • La Spagna settentrionale e la Francia sud-occidentale, noto come rifugio "Franco-Cantabrico"
  • L'Ucraina e più in generale la costa settentrionale del Mar Nero, rifugio di popolazioni portatrici dell'aplogruppo R1a[20]
  • L'Italia.[21]
  • L'Anatolia, possibile rifugio di popolazioni portatrici dell'aplogruppo R1b[22]
Per quanto riguarda il DNA mitocondtrale l'aplogruppo mitocondriale N si evolse nei millenni in vari sottogruppi del tipo U, tra cui alla fine del Paleolitico e nel Mesolitico prevaleva l'aplogruppo mt-DNA U8 la cui subclade di tipo K rappresenta uno dei principali aplogruppi mitocondriali presenti oggi in Europa.

Neolitico

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Neolitico e Rivoluzione neolitica.

Culture neolitiche europee intorno al 4500 a.C.
Nel Neolitico si diffusero in Europa popolazioni di agricoltori provenienti dal Vicino oriente portatori degli aplogruppi del cromosoma Y di tipo G, E e R1b[23][24] (che secondo altre ipotesi potrebbe essere penetrato in Europa nel calcolitico o nel paleolitico). Questi antichi agricoltori erano intolleranti al lattosio per cui potevano consumare il latte solo sotto forma di latticini[25]. La successiva comparsa del gene della tolleranza al lattosio si ebbe 7500 anni fa fra le popolazioni della cultura della ceramica lineare e della cultura Starčevo in Europa centrale e nei Balcani, da dove successivamente si diffuse.[26]
Per quel che riguarda l'Europa, l'aplogruppo G, originato in Medio-Oriente, nel Caucaso o forse nell'odierno Pakistan, intorno a 30.000 anni fa, secondo alcuni studi potrebbe essersi diffuso in Europa nel Neolitico, oppure, vista la sua forte discontinuità, aver raggiunto l'Europa già nel Paleolitico. L'aplogruppo G nella variante G2 è associato a sepolture appartenenti alla cultura della ceramica cardiale[27] e della ceramica lineare del VI millennio a.C., per cui dovrebbe essere stato introdotto in Europa centrale da agricoltori neolitici provenienti dalla prima cultura agricola europea sorta nei Balcani i cui antenati in definitiva vennero dall'Anatolia via terra prima dell'apertura del Bosforo.
L'aplogruppo E1b1b è un aplogruppo di remota origine africana (Egitto) e secondo i ricercatori sarebbe presente in Europa sud-orientale almeno a partire dal Mesolitico[28][29]. Oggi i suoi portatori si trovano concentrati nelle regioni meridionali dei Balcani (AlbaniaKosovoGrecia), ma durante il neolitico medio tra il VI e il V millennio a.C., in gran parte dell'Europa meridionale dominava questo tipo di aplogruppo portato via mare dagli uomini della Cultura della ceramica cardiale.
Con l'ingresso in Europa nel neolitico di popoli agricoltori ampiamente diversificati geneticamente, provenienti dall'Anatolia, sono comparsi portatori degli aplogruppi mitocondriali H,J,V,T,X e altri. Per l'ipotesi anatolica dell'archeologo britannico Colin Renfrew, l'espansione delle lingue indoeuropee è da associare alla propagazione di queste popolazioni dal sud-est verso il nord e l'ovest dell'Europa.
Nell'estremo nord-est del continente europeo, i portatori della aplogruppo N si insediarono nella regione baltica dalla Siberia. Benché la datazione del loro arrivo risulti incerta la diffusione geografica dell'aplogruppo N in Europa sembra essere correlabile con l'areale della cultura della ceramica a pettine (la cui origine viene comunemente datata al 4200 a.C.) e delle lingue uraliche.

Ceramica della cultura di Jamna

Età dei metalli

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Età dei metalli e Teoria kurganica.
Le popolazioni neolitiche furono in parte sostituite durante l'età del rame e del bronzo dai nomadi provenienti dalle steppe pontico-caspiche, portatori dell'aplogruppo R1a, che avevano addomesticato il cavallo e che erigevano grandi tumuli funerari detti kurgan; per i sostenitori della cosiddetta teoria kurganica sarebbero identificabili con i Proto-indoeuropei.

Evoluzione dell'aspetto fisico dei primi europei

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Colore della pelle umanaColore degli occhi e Capelli § Colore.
L'analisi dei geni della pigmentazione ricavati dai resti scheletrici di uomini vissuti in Europa nel periodo compreso fra il Paleolitico e l'età del bronzo, ha dimostrato che l'aspetto fisico degli europei ha subito vari mutamenti nel corso della preistoria.
La prima popolazione di Homo Sapiens raggiunse l'Europa circa 40mila anni fa, al volgere del Paleolitico medio. Secondo le analisi effettuate sui resti di alcuni individui vissuti nel Mesolitico sia nell'Europa settentrionale che nell'Europa meridionale, questi antichi cacciatori-raccoglitori avevano capelli neri e la pelle olivastra, ma possedevano già la mutazione che provoca gli occhi azzurri o verdi[30].
Circa 8000 anni fa iniziarono a migrare in Europa, probabilmente dall'Anatolia, ondate di popolazioni dedite principalmente alla agricoltura. Queste popolazioni a causa della carenza di vitamina D nella loro dieta, dovuta alla insufficienza di cibi di origine animale, possedevano la mutazione che provoca la pelle chiara, presente anche fra gli attuali europei[31].
A partire dal Calcolitico comparvero, dapprima nei Balcani e poi anche in Europa centrale, le popolazioni seminomadi indoeuropee provenienti dalle steppe a nord del Mar Nero che si imposero e sostituirono in parte le precedenti popolazioni di agricoltori neolitici. I dati riguardanti l'aspetto fisico di queste genti sono discordanti: gli individui eneolitici della cultura di Jamna (Ucraina e Russia meridionale) esaminati mostrano in maggioranza capelli ed occhi scuri mentre le successive genti della cultura di Andronovo (Kazakistan) possedevano in maggioranza capelli ed occhi chiari[32]. Secondo i ricercatori il sopravvento della pigmentazione di tipo chiaro sarebbe dovuto ad un forte processo di selezione[33].

Note

  1. ^ Genes, peoples, and languages - Cavalli-Sforza 94 (15): 7719 - Procedimenti della National Academy of Sciences
  2. ^ a b Genes, Peoples, and Languages, by L. L. (Luigi Luca) Cavalli-Sforza ISBN 0-520-22873-1
  3. ^ Primo Capitolo: 'Genes, Peoples, and Languages'
  4. ^ I geni uralici in Europa di Guglielmino CR, Piazza A, Menozzi P, Cavalli-Sforza LL [1]
  5. ^ DNA Heritage
  6. ^ Semino et al (2000),The Genetic Legacy of Paleolithic Homo sapiens sapiens in Extant Europeans, Science Vol 290. Nota: I nomi degli aplogruppi sono differenti in questo articolo. Per esempio l'aplogruppo I viene nominato come l'M170
  7. ^ Mappa mondiale degli aplogruppi
  8. ^ Aplogruppi del DNA del cromosoma Y
  9. ^ Oxford Journals
  10. ^ Variazioni dell'R1b Ydna in Europa: la distribuzione e le origini
  11. ^ Diagramma ad albero degli aplogruppi dell'Y-DNA 2006
  12. ^ L'aplogruppo R dell'Y-DNA e i suoi subcladi
  13. ^ L'aplogruppo I dell'Y-DNA e i suoi subcladi
  14. ^ Mappa mondiale degli aplogruppi di DNA mitocondriale
  15. ^ Variazione della sequenza di DNA mitocondriale nelle popolazioni umane, Biblioteca dell'Università di Oulu (Finlandia)
  16. ^ Misurazione della stratificazione della popolazione europea con l'uso di dati genotipici di microarray [2]
  17. ^ L'analisi genetica della "DNA Tribes Personal"
  18. ^ "DNA Tribes Europa". Una nuova mappa genetica degli esseri umani nelle regioni mondiali interconnesse - E. Valaitis and L. Martin, p. 13.
  19. ^ Genetic Structure of Europeans: A View from the North–East, Nelis et al. 2009
  20. ^ Semino et al. 2000
  21. ^ Pala, Alessandro Achilli, Anna Olivieri, Baharak Hooshiar Kashani, Ugo A Perego, Daria Sanna, Ene Metspalu, Kristiina Tambets, Erika Tamm, M Accetturo, V Carossa, H Lancioni, F Panara, B Zimmermann, G Huber, N Al-Zahery, F Brisighelli, S. R. Woodward, P Francalacci, W Parson, A Salas, D. M. Behar, R Villems, O Semino, H. J. Bandelt e A Torroni, Mitochondrial Haplogroup U5b3: A Distant Echo of the Epipaleolithic in Italy and the Legacy of the Early Sardinians, in The American Journal of Human Genetics, vol. 84, nº 6, 2009, pp. 814–21, DOI:10.1016/j.ajhg.2009.05.004PMC 2694970PMID 19500771URL consultato il 22 luglio 2009.
  22. ^ Cinnioglu et al. Excavating Y-chromosome haplotype strata in Anatolia. 2003
  23. ^ DOI10.1371/journal.pbio.1000285
  24. ^ Per Sjödin e Olivier François, Wave-of-Advance Models of the Diffusion of the Y Chromosome Haplogroup R1b1b2 in Europe, in Carles Lalueza-Fox (a cura di), PLoS ONE, vol. 6, 6:e21592, 2011, pp. e21592, DOI:10.1371/journal.pone.0021592.
  25. ^ nature.comhttp://www.nature.com/news/archaeology-the-milk-revolution-1.13471 .
  26. ^ Itan Y, Powell A, Beaumont MA, Burger J, Thomas MG, The Origins of Lactase Persistence in Europe, in PLoS Comput Biol, vol. 5, nº 8, 2009, p. e1000491, DOI:10.1371/journal.pcbi.1000491PMC 2722739PMID 19714206.
  27. ^ Lacan M, Keyser C, Ricaut F-X, Brucato, N, et al., Ancient DNA suggests the leading role played by men in the Neolithic disseminationtolia, in Proc Natl Acad Sci U S A., vol. 108, nº 45, novembre 2011, pp. 18255–9, DOI:10.1073/pnas.1113061108PMC 3215063PMID 22042855.
  28. ^ Underhill and Kivisild; Kivisild, T (2007), Use of Y Chromosome and Mitochondrial DNA Population Structure in Tracing Human Migrations, Annu. Rev. Genet. 41: 539–64,
  29. ^ Battaglia (2008), Y-chromosomal evidence of the cultural diffusion of agriculture in southeast Europe, European Journal of Human Genetics 17 (6): 820
  30. ^ Ancient human genomes suggest three ancestral populations for present-day Europeansnature.com.
  31. ^ 7,000-Year-Old Human Bones Suggest New Date for Light-Skin Gene
  32. ^ [3] C. Keyser et al. 2009. Ancient DNA provides new insights into the history of south Siberian Kurgan people. Human Genetics.
  33. ^ Wilde et al., Direct evidence for positive selection of skin, hair, and eye pigmentation in Europeans during the last 5,000 y, PNAS, Published online before print on March 10, 2014, DO:I10.1073/pnas.1316513111

Voci correlate

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