Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
giovedì 2 febbraio 2017
Vite quasi parallele. Capitolo 15. Le trame della famiglia Braghiri
<<E Diana cos'ha detto, dopo che Ettore è andato via?>> chiese Michele Braghiri, il marito della governante, mentre lei gli serviva la cena a base di patate lesse.
<<Ha riso come una matta per due ore. Non l'avevo mai vista così. Poi è andata dai suoi e ha detto: "Siete proprio sicuri di volerlo come genero? Perché lui si insedierà qui a Villa Orsini come un padrone, e a quel punto farà meno ridere". E allora il Conte ha risposto: "Sono disposto a sopportarlo. Del resto, non abbiamo altra scelta". E Diana "C'è sempre un'altra scelta", e lui "Dobbiamo pensare anche alle tue sorelle, a tuo fratello. La famiglia viene prima di tutto. In ogni dubbio, in ogni conflitto interiore, la famiglia deve vincere. Deve sempre vincere">>
Michele Braghiri annuì:
<<Sono d'accordo. La famiglia deve vincere. Anche la nostra famiglia. La nostra fortuna è legata a quel matrimonio. Ettore Ricci mi farà diventare il suo braccio destro, e tu, come governante, avrai al tuo servizio un esercito di domestici. Diventeremo ricchi anche noi e non dovremo più mangiare patate lesse al lume di una lampada ad olio in un seminterrato umido>>
Da quando gli Orsini erano finiti sull'orlo del fallimento, tutto il vecchio personale era stato licenziato e il peso dell'amministrazione (senza però gli onori corrispondenti) era caduto su Michele Braghiri e sua moglie Ida.
Il loro stipendio era basso, anche contando gli "anticipi" della famiglia Ricci.
E siccome tenere aperti gli alloggi della servitù costava troppo, Michele e Ida erano rimasti nella Cameraccia, come tutti chiamavano il seminterrato che dava sull'interno.
<<Mah, era meglio non confondersi con quella gente>> lo rimproverò Ida <<Ettore Ricci mi mette le monete d'argento in tasca come se mi facesse la carità. Non mi piace>>
Michele era un uomo magro, dagli zigomi pronunciati e dalla pelle cotta dal sole.
Guardò la moglie con severità, e i suoi occhi grigi s fissarono su quelli marroni di lei:
<<La boria dei Ricci non piace a nessuno, ma non saremo noi a fare il sacrificio più grande. Sarà Diana Orsini a doverselo portare a letto. Saranno gli Orsini il bersaglio dei suoi scherzi. Noi possiamo anche sopportare che ci metta i soldi in tasca. Siamo venuti dal niente, ma un giorno, io te lo giuro, questa Villa e questo Feudo diventeranno nostri!>>
Ida scosse il capo:
<<Nostri? I Ricci e gli Orsini sono molto più numerosi di noi, e molto più potenti>>
Lui continuò a fissarla, e nei suoi occhi grigi c'era una un luccichio particolare:
<<Per ora... ma se io divento l'amministratore del Feudo, e vengo a conoscenza di tutti i loro segreti, allora vedrai che le cose cambieranno. Ti dico che i nostri figli, o almeno i nostri nipoti, diventeranno i veri Signori di questa casa e di questa terra, e noi lo vedremo, quando saremo vecchi. Perché noi siamo forti. Noi sopravvivremo a tutti loro. Me lo sento. Li seppelliremo uno dopo l'altro>>
Ida intuiva che dietro a quelle parole c'era un disegno criminale, e proprio per questo preferì non chiedere nient'altro.
Aveva imparato che a questo mondo ci sono cose che è meglio non sapere.
N.d.A.
In copertina, il quadro I mangiatori di patate di Vincent Van Gogh
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