lunedì 16 maggio 2016

Egeria (poesia)




Non celare la chiara tua luce
sotto oscuri moggi, Egeria, ora
che il coro delle Muse ci blandisce,
nello specchio di Fonte sempiterna
dove tardi t'incontrai. Rifiorisce
così la beata speranza che illude
talora i volti degli adolescenti.
M'avvolse in te la magia, poi vidi
tornare in alto ad ardere le favole.
Ninfa e Fata delle selve bisbiglianti,
che a Numa sussurrò parole di sapienza,
e che incantò Merlino a Broceliande,
come Venere e Viviana, con te porti
perenne giovinezza e rinascenza.
L'inverno ormai passato già si scioglie
al pensiero del tuo volto,
ed il canto intenerisce anche le pietre
che gravano sul cuore.


di Riccardo Querciagrossa

2 commenti:

  1. Che bella poesia!
    Per fortuna non tutte le poesie che hai dedicato alle tue ex (suppongo che Egeria sia una di loro, visto che la vera fonte Egeria sta qui a Roma, proprio vicino casa mia tra l'altro!^^) sono tristi!
    Mi piace il tono classico che hai usato, con i riferimenti alle divinità dell'antica Roma ded alla primavera(anche perchè effettivamente la fonte Egeria si trova nel Boschetto Sacro, quindi ci stanno benissimo).
    Questa, tra quelle che hai pubblicato, è una delle mie preferite, crea un'immagine molto "luminosa" ed anche romantica ma nient'affatto sdolcinata! :)

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    1. Grazie!!! *_* Ogni tanto mi è capitato di scrivere qualche poesia d'amore che non fosse triste, anche se è sempre stata una rarità, del resto l'unico poeta che si sia concentrato sull'amore felice è, almeno per quanto ne so io, Neruda. Tutti gli altri, pur avendo dedicato un certo numero di poesie all'amore felice, ne hanno dedicato molto di più a quello perduto o a quello mai iniziato o a quello finito male... uno di potrebbe chiedere perché alla fine i poeti siano produttivi quando stanno male. La mia risposta è che nei momenti in cui si è felici sia preferibile godersi la vita senza scrivere niente, mentre negli altri momenti la letteratura è una forma di sublimazione del dolore, un modo per oggettivarlo ed esorcizzarlo.
      Lei si chiamava Ilaria e per questo nelle poesie a lei dedicate ho usato un nome dal suono simile, Egeria, anche perché lei mi ispirava un po' come la famosa ninfa ispirava Numa Pompilio.
      La Fonte Egeria è meravigliosa, rappresenta al meglio la bellezza del Latium Vetus, delle campagne a sud di Roma che fanno da sfondo a tante tue bellissime foto.
      Ed è vero che ho scelto un linguaggio classicheggiante per meglio evocare l'atmosfera sacra del cuore della classicità romana.
      Mi fa molto piacere che tu abbia riconosciuto questa atmosfera nella quale hai la fortuna di vivere quotidianamente.
      Grazie di cuore!!! *_*

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