Per descrivere la proprietà della famiglia Burke-Roche ad Hollow Beach, negli Hamptons di Long Island (NY, USA), il termine "villa" non era sufficiente. Forse il termine "reggia" avrebbe reso meglio l'idea, ma l'undestatement aristocratico dei Burke-Roche non ammetteva una terminologia troppo appariscente. Si era dunque optato per la più neutra espressione "compound", la stessa che i Kennedy usavano quando si riferivano al complesso degli edifici della loro residenza estiva a Hyannis Port (Massachusetts). Certo non c'era paragone tra la meraviglia dei venti acri di parco di Hollow Beach e i miseri sei di quella di Cape Cod, così come non era nemmeno il caso di pensare ad una qualche forma di similitudine tra il purissimo sangue blu dei Burke-Roche e l'accozzaglia di geni irlandesi e plebei dei Kennedy. Eppure... eppure, alla fine, i tanto altezzosi Burke-Roche avevano dovuto spostare negli Stati Uniti, da loro considerati una repubblica di parvenu, il baricentro degli interessi di famiglia e persino la residenza ufficiale.
Ciò era accaduto in seguito ad un susseguirsi di eventi incresciosi, per lo più segreti, che avevano costellato gli intrecci dinastici pazientemente tessuti da lady Margaret Burke-Roche e dalla sua più cara amica, la compianta regina madre inglese, Elizabeth Bowes-Lyon.
Finché era in vita la Regina Madre era riuscita ad evitare che i Burke-Roche cadessero in disgrazia presso la Famiglia Reale, per via di certi "malintesi", susseguitisi dopo la morte della Principessa del Galles, figlia di lady Frances Burke-Roche e del suo primo marito, il conte Edward Spencer di Althorp.
Resasi defunta, nell'aprile 2002, alla "tenera età" di 101 anni, la Regina Madre, i Burke-Roche si erano visti improvvisamente chiudere in faccia le porte del castello di Windsor così come quelle della residenza reale invernale di Sandringham e di quella reale estiva di Balmoral.
C'era addirittura chi aveva osato collegare la tragica e prematura scomparsa di Charles Burke-Roche e di sua moglie Marie Claire Tessier, nell'incendio del castello di Sleepy Providence, ad Estgot, con qualche segreto indicibile, alla base della rottura diplomatica dei baroni Fenroy con i reali Windsor.
Ma tutto questo, ormai, non aveva più alcuna importanza.
A dire il vero, alla ventenne lady Joelle Burke-Roche, unica ereditiera dell'immenso patrimonio di famiglia, non era mai importato nulla delle estenuanti tradizioni araldiche e degli infiniti intrighi della corte britannica.
Joelle non pensava mai al passato. Preferiva preparare piani per il futuro. E si trattava di piani estremamente ambiziosi.
Il momento tanto atteso era giunto.
Da quando sua nonna Glynis e sua zia Isabel si erano trasferite a Sleepy Providence, quel tetro maniero sperduto nel versante ucraino dei Carpazi, Joelle si era ritrovata ad essere pienamente libera e padrona di se stessa e delle proprietà che aveva ereditato dopo la tragica morte dei suoi genitori.
Finalmente qui comando io, e io soltanto.
In verità, al di sopra di lei c'era rimasto qualcuno, di non trascurabile importanza, ma non si trattava di un mortale.
Solo il Signore Eclion può darmi ordini. Unico tra tutti gli Immortali.
Eclion l'Oscuro.
Il Signore delle Tenebre, Principe dei Demoni, a cui Joelle Burke-Roche aveva consacrato la propria anima.
Somma Sacerdotessa di Eclion: questo era il suo titolo e il suo rango, rispettato e temuto dall'Aristocrazia Nera, una delle quattro sette segrete dell'Ordine degli Iniziati.
Joelle era divenuta un'Iniziata in giovanissima età.
Virginia scelse me. Tra i suoi cloni, sono sempre stata la più forte.
Solo gli Iniziati sapevano che Joelle non era nata direttamente dall'unione di Charles Burke-Roche e di Marie Claire Tessier. Solo Virginia era loro figlia, anche se aveva scelto di far parte della famiglia Dracu. Joelle era un clone di Virginia. Il terzo clone.
La più giovane e la più valorosa.
Non c'erano dubbi.
Persino gli Immortali lo sapevano.
Eclion più di qualsiasi altro.
A differenza di Gothar, Eclion non era un sanguinario. La sua malvagità era raffinata e soggetta ad un codice di comportamento.
Il testo più completo, al riguardo, era senza dubbio il Delomelanicon, la cui unica copia sopravvissuta si trovava proprio nella Collezione Burke-Roche, ad Hollow Beach.
Stampato nel 1666 a Venezia dall'editore Aristide Torchia, il Delomelanicon era anche noto come: "Le nove porte del Regno delle Ombre",
Conteneva un rituale di evocazione di Eclion che nemmeno i più grandi bibliofili di tutti i tempi erano riusciti a decifrare.
C'era quasi riuscito il potentissimo editore newyorkese Boris Balkan, illustre tra gli Iniziati.
Dopo di lui il testo era stato studiato da Dean Corso, sparito misteriosamente durante una spedizione in Francia, alla ricerca di altre copie del sacro testo.
Le ultime analisi filologiche erano state condotte dalla Duchessa di Albany, Viviane Lake, sorella di lady Margaret, da suo nipote Robert e da un compagno di studi di quest'ultimo, un certo Luca Bosco, molto amico di Virginia e quindi anche di Roman Waldemar.
Quel nome era una ossessione di Joelle da molto tempo e il suo giudizio su di lui era tranchant.
Waldemar è un debole, un parolaio, un mollusco, un perdente e un incapace!
La sola idea di dover avere una figlia con lui le faceva venire la nausea.
Ma i geni della famiglia Waldemar comprendono la capacità di prevedere il futuro e di leggere nella mente altrui. E mia figlia dovrà avere quelle doti.
Il che implicava necessariamente una sua unione con Waldemar, ma non sarebbe stata un'unione consensuale.
Sarà divertente quando lo violenterò. Sarò la prima donna a stuprare veramente un maschio! Sarà il mio modo di vendicare Virginia!
Virginia aveva ricevuto da Gothar l'ordine di eliminarlo, ma aveva disobbedito.
Waldemar si è salvato solo perché ha la protezione degli altri tre Immortali, compresa quella di Eclion. Per questo Virginia ha fallito.
Joelle non credeva che Virginia avesse veramente amato quel miserabile.
Aveva ancora una lettera, l'ultima che Virginia le aveva scritto, prima di essere uccisa.
La conservava in un mobile della sua camera da letto, e la rileggeva, di tanto in tanto.
Sono passati quasi due anni dalla morte di Virginia.
E' stata l'ultima volta che ho versato lacrime per qualcosa di mortale.
Eclion stesso se n'era meravigliato ed aveva citato le eterne parole di Virgilio:
"Sunt lacrimae rerum, et mentem mortalia tangunt.
Sono le lacrime delle cose, e persino le cose mortali toccano la mente"
Joelle aveva ribattuto sprezzantemente:
<<Lascio le lacrime alle femminucce come le mie sorelle, che sbavano dietro a quello smidollato.
Moriranno presto! Jessica per prima! E' una buona a nulla che si lamenta troppo!
E poi sarà il turno di Jennifer, che è troppo condiscendente verso Waldemar.
Moriranno e saranno dimenticate, come succede a tutti i deboli!>>
Il Signore Eclion aveva ascoltato con interesse e un pizzico di ironia:
"Potrebbe essere un favore che le fai. In fondo, non capirò mai la vostra paura della morte. La morte è semplice. E' la vita ad essere complicata. E dopo miliardi di anni, persino un Immortale incomincia a stancarsi"
Ma Joelle, come la maggior parte dei mortali, amava la vita e voleva godersela alla grande.
Aveva comunicato ad Eclion quel pensiero:
<<Mio Signore, metti da parte queste frasi disfattiste e sostienimi nella battaglia che verrà!
Quel codardo di Waldemar e tutti i suoi smidollati lacchè sono indegni di guidare l'Ordine.
In autunno assumerò personalmente la guida degli Iniziati, e la forza e il coraggio trionferanno sulla debolezza e sulla viltà!>>
Eclion si era spazientito:
<<Abbassa la cresta, ragazzina! Waldemar ha poteri sufficienti per difendersi! Persino Gothar lo teme!>>
Joelle aveva minimizzato:
<<Waldemar ha molti punti deboli ed è lì che io lo colpirò!>>
Eclion era scettico:
<<Joelle, stammi bene a sentire. Tu hai grandi doti, ma hai troppa fiducia in te stessa.
Il tuo orgoglio ti acceca.
La tua insofferenza verso i deboli e il loro grido di dolore farà una brutta impressione presso i benpensanti e ti attirerà molte inimicizie, proprio quando avrai bisogno di alleati.
La tua temerarietà impulsiva esporrà i nostri piani al rischio del fallimento.
Sii prudente.
La posta in gioco è troppo alta per metterla a rischio con atteggiamenti insolenti!>>
Joelle, per nulla turbata, aveva risposto:
<<Queste prediche buoniste non ti si addicono>>
Eclion aveva scosso il capo:
<<Non è buonismo, è buon senso. Tra il buonismo e la spietatezza esiste una via di mezzo>>
Joelle lo fissò con aria di sfida:
<<Dimostrerò che ti sbagli! Le tue paure sono infondate. Andrà tutto per il meglio.
Waldemar sarà soggiogato e soppiantato. E allora sarai fiero di me! E mia figlia diventerà la tua consorte, fondatrice della Dinastia Imperiale degli Eclionner!>>
Caspita che caratterino Joelle! ^^
RispondiEliminaTi dirò, per quanto sembra piuttosto evidente che starà dalla parte dei "cattivi", mi piace come personaggio, anche perchè quell'atteggimento arrogante in qualche modo ha un lato comico: risponde per le rime a Eclion, ha intenzione di violentare Waldemar (il che penso azzererebbe la sua virilità, già non così spiccata) e già pensa a seppellire quelle gatte morte delle altre due cloni... insomma sembra una tipetta che promette di combinarne delle belle! :)
Ah ah!!! :-D :-D :-D Era da molto tempo che preparavo la sua entrata in scena e volevo che fosse efficace come uno squillo di fanfara nel mezzo di una sinfonia in tono minore :-)))))
EliminaSiccome gli altri antagonisti erano tutti troppo ambigui, ho voluto che l'antagonista principale, Joelle, fosse invece estremamente determinata, molto ironica, e con propositi particolarmente spinti ;-)))
Ne combinerà delle belle, questo è garantito!!!^^ :-D