lunedì 13 aprile 2015

Estgot. Capitolo 64. Confidenze con Isabel



<<Parli di amore, ma poi alla fine sembri aver accettato l'idea di un matrimonio combinato con Jessica. E' un controsenso>> disse Isabel con un certo disappunto.

Waldemar non poteva darle torto e decise di confidarle un pensiero che lo tormentava:
<<Ho visto una cosa, durante la mia Premonizione. Non sono in grado di stabilire il livello di probabilità che questa cosa si verifichi, ma il Signore Atar, che mi guidava nella Visione, la dava per certa>>

<<Di cosa si tratta?>>

<<Atar mi ha detto che Jessica morirà in autunno nel dare alla luce mia figlia. Io non so se credergli. Ancora non sono abile nell'affinare le mie percezioni. La mia mente è ancora in subbuglio ed io non so che fare>>



Isabel rimase profondamente turbata da quelle parole:
<<Non l'hai detto ancora non nessuno?>>

<<No. Avevo pensato di chiedere consiglio a lady Margaret, poiché ha ella stessa il dono della Premonizione, ma il suo parere sarebbe necessariamente fazioso, visto che il suo scopo è che io sposi Jennifer, la sua prediletta>>



<<E hai fatto bene a non dirlo nemmeno a mia madre Glynis, che invece vedrebbe benissimo al tuo fianco mia nipote Joelle. 
Io invece, pur essendo una Burke-Roche, ho l'ardire di credere che tu debba sentirti libero di sposare chi ti pare, se ne sei innamorato e ricambiato>>

Waldemar sorrise:
<<Credo di intuire che il "difetto genetico" per cui non ti hanno voluta nel Programma sia un eccesso di onestà e sincerità. Mi sbaglio?>>



Lei sorrise a sua volta:
<<Non ti sbagli. Ci sono anche altri motivi, ma questo sarebbe già sufficiente. Comunque, ora dobbiamo capire cosa è meglio fare con Jessica.
Vedi, io, come sacerdotessa di Atar, tendo a credere che le premonizioni da lui interpretate siano correlate ad un elevato indice di probabilità.
Per quello che so, riguardo al Dono della prescienza, il tentativo di cambiare il corso del futuro è correlato a grandissimi rischi.  
Prima di prendere una qualsiasi decisione, è necessario che tu verifichi la forza del tuo Dono e la possibilità di utilizzarlo per valutare tutte le alternative, ed i rischi a loro connessi>>

Lui annui:
<<Sono d'accordo, ma non ho idea di come procedere. E' come se mi avessero buttato in mare senza prima insegnarmi a nuotare>>

Isabel lo fissò:
<<E' esattamente quello che hanno fatto. Volevano verificare che tu avessi le doti naturali per cavartela da solo. Quello che sto cercando di dirti è che gli Iniziati ritengono che se tu sei veramente il Profeta, allora non hai bisogno di alcun aiuto, poiché hai già in te stesso tutte le risorse per risolvere i problemi. Ma io credo che questo sia vero solo in parte, perché chiunque, anche un profeta, ha bisogno dell'aiuto degli altri. 
La condanna della nostra natura umana è che non possiamo mai essere del tutto autosufficienti.>>



Waldemar fu molto colpito da quelle parole, perché molte volte, nella sua vita, si era illuso di poter bastare a se stesso;
<<Confesso che questa è una verità che mi fa male. Io sono un individualista e la cosa a cui tengo di più è la mia libertà, la mia indipendenza.
Persino la libertà di non amare, a volte, mi è parsa migliore di una relazione soffocante.
E comunque, in generale, le persone mi annoiano. Sono molto selettivo nelle amicizie. 
Virginia diceva che ero anche un po' cinico. Insomma, io credo che nessuno faccia niente per niente. L'altruismo è un'illusione, è soltanto una forma mascherata di narcisismo con cui la gente si sente tanto realizzata quando può fare del bene, perché in questo modo si sente indispensabile.
Date queste premesse, mi sorge spontanea una domanda: se tu mi aiuterai, cosa vorrai in cambio?>>

Qualunque altra persona si sarebbe offesa per una domanda del genere, ma non Isabel.
Lei era diversa ed aveva ragione nell'affermare "non ci sono altre persone come me, ci sono io e basta", perché la sua unicità era evidente:
<<Sto cercando di dare un senso alla mia vita. Dopo la fine della mia relazione con l'uomo di cui ti dicevo, la mia vita era naufragata. Per molti anni mi sono sentita completamente svuotata, priva di interesse per le cose, come la vita mi avesse già dato tutto quello che poteva darmi. 
Poi ho capito una cosa: il fatto di essere coinvolta per ragioni di famiglia con i disegni degli Iniziati, mi dava l'opportunità di sorvegliare un progetto che ai miei occhi appariva piuttosto pericoloso. E credo che anche tu, per quanto ora sia il capo di tutta la baracca, sia intimamente convinto che gli Iniziati sono estremamente pericolosi>>



Lui sorrise:
<<Hai molto coraggio, e la tua sincerità mi piace. Sì, io sono ancora convinto che il progetto degli Iniziati sia moralmente discutibile ed enormemente pericoloso. Ne ho assunto la guida per limitarne i rischi, anche se mi rendo conto che non sarà facile>>

Isabel allora lo guardò con aria da cospiratrice:
<<Vedo che abbiamo la stessa concezione del nostro ruolo all'interno della Società degli Iniziati. Per questo ti propongo un'alleanza.
Io ti insegnerò tutto ciò che ho appreso in qualità di sacerdotessa di Atar e di membro della famiglia che governa da anni la Dinastia del Serpente Rosso. Tu imparerai a controllare i tuoi poteri e li userai per compiere scelte che vadano in una direzione moralmente ineccepibile, anche a costo di sabotare il programma degli Iniziati.
Dovrà rimanere un accordo segreto, perché ai loro occhi, noi risulteremmo complici in un crimine>>

4 commenti:

  1. Sembra che Isabel stia pian piano riuscendo a ricondurre alla ragione Waldemar!
    Oltretutto lei è gentile a volerlo aiutare e lui la tratta anche in modo piuttosto brusco: mica tutti quelli che aiutano gli altri lo fanno per un tornaconto o per narcisismo: che brutta idea che ha della gente! Io mi sarei un pò offesa...
    Io se aiuto qualcuno lo faccio perchè mi dispiace per lui e voglio cercare di aiutarlo a risolvere un problema o una situazione, ma di certo non mi aspetto nulla in cambio (anzi sarei davvero molto in imbarazzo se il mio voler aiutare venisse percepito in questo modo) e molto spesso va pure a finire che mi infilo in situazioni che mi creano anche qualche noia, altro che narcisismo!
    Non capisco perchè abbia deciso di sposare Jessica, però... A prescindere che lei muoia o meno, a cosa servirebbe?
    Senza contare che così si inimicherebbe di certo sia Lady Margaret che Glynis... Comunque è già qualcosa che Waldemar si sia ridimensionato, ora voglio vedere come proseguirà quest'alleanza! :)

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    1. Vedo che la pensiamo allo stesso modo su questo tema, perché anche io per natura tendo ad aiutare le persone, proprio spontaneamente, mi viene naturale come istinto, che se vedo qualcuno in difficoltà, cerco di aiutare nei limiti del possibile, e a volte anche a costo di trovarmi in situazioni difficili.
      Ecco mi è capitato che una persona mi dicesse più o meno quello che Waldemar ha detto ad Isabel e che io ho voluto presentare così, in modo molto netto, per capire se ero io che sbagliavo ad avere l'istinto di aiutare o se invece era una cosa normale.
      Insomma, ci si rimane male se una persona che abbiamo aiutato volentieri e spontaneamente, poi pensa che l'abbiamo fatto per secondi fini o addirittura per metterci in mostra... eppure a volte c'è qualcuno che ragiona in termini puramente utilitaristici...
      Waldemar è chiaramente un anti-eroe, un personaggio controverso, che più che salvare è lui che deve essere salvato, almeno ciò che vorrei che emergesse è che questo è un romanzo in cui la salvezza viene dall'incontro con l'altro. Non c'è uno che salva tutti, ma piuttosto ci sono alcuni che salvano altri i quali a loro volta, essendo salvati, sono poi messi in grado di rendersi utili positivamente. Questo per dire che ciò che dà la forza all'eroe non è una dote intrinseca, quanto piuttosto ciò che lui riesce ad apprendere tramite l'interazione con personaggi positivi, che gli insegnano qualcosa che lui aveva come dimenticato a causa di un perenne stato di competizione quasi selvaggia.
      Non so se ho reso l'idea, ma le stranezze dei personaggi vanno lette in questa ottica e cioè che la competizione eccessiva può portare ad un eccessivo cinismo, ad una visione totalmente utilitaristica, la quale può essere spezzata solo da un atto sincero di amicizia o di amore.
      Sono ancora indeciso se il personaggio di Jessica possa essere "salvato" non tanto dalla morte (anche se la questione è certamente rilevante^^), ma dalla sua visione utilitaristica e arida dei rapporti umani.
      Waldemar vorrebbe salvare Jessica, nonostante tutto. Io non ho ancora deciso :-D :-D :-D
      Grazie mille per questo commento così efficace, che mi ha permesso di esprimere riflessioni che a volte non ho ben chiare nemmeno quando scrivo!!! ;-)

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  2. Avevo immaginato che Waldemar fosse un personaggio del genere, anche se il fatto della competizione non emerge tantissimo, anzi, soprattutto all'inizio mi ha dato l'impressione di un tipo abbastanza restio al confronto, però l'idea di creare una specie di "catena" di bontà la trovo verametne bella!
    Quanto a jessica secondo me ormai la dovresti far morire come predetto, e magari nel frattempo migliorare ma solo di poco (se non altro immagino che il fatto di diventare mamma qulache sentimento positivo dovrebbe riuscire a smuoverlo).
    Un cambiamento radicale di carattere e poi anche il fatto che si salvi da una predizione (mentre tutte le altre suppongo vadano più o meno a realizzarsi) diventerebbe troppo poco credibile, senza contare che di personaggi femminili positivi ce ne sono già diversi in giro!
    Comunque ovviamente questa è solo la mia impressione personale, di certo non so nulla di come si scrive un romanzo e delle dinamiche che stanno dietro la decisione di far prendere uan certa piega agli eventi o meno, sono sicura che la soluzione che troverai sarà certamente la più valida! :)

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    1. Concordo in pieno con le tue osservazioni e credo proprio che seguirò il tuo consiglio!^^
      Waldemar all'inizio del romanzo è un uomo che ha appena perso una battaglia politica con il suo avversario, il ministro Kaiserring, che lo ha esiliato con un "incarico di punizione" in un luogo sperduto, per questo sembra un cane bastonato... avrei dovuto inserire dei flash-back per indicare questo fatto,,, magari in seguito alcuni elementi della competitività di Waldemar e della dinamica della sua sconfitta potranno emergere nel dialogo con i genitori.
      Hai fatto molto bene a farmi notare questa cosa, perché in effetti l'impressione che può dare un uomo che crede di avere perso definitivamente e che si è stancato della battaglia non presuppone automaticamente che lui, prima, fosse battagliero.
      Ti ringrazio moltissimo: mi sei sempre di grandissimo aiuto e i tuoi consigli mi permettono di mettere a fuoco questioni di cui altrimenti, da solo, nella complessità della trama e dell'intreccio, non riuscirei a rilevare il livello di coerenza, coesione, credibilità, che sono essenziali nel processo in cui si passa dalla fase creativa alla strutturazione del testo.
      Quindi, veramente, grazie di cuore!!! *-*

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