venerdì 23 gennaio 2015

L'Arabia Saudita dopo la morte di re Abdullah



Abdullah bin Abdulaziz, re dell'Arabia Saudita dal 2005 e figlio del fondatore del Regno Ibn Saud, è morto all'una di notte di venerdì a circa 90 anni di età in ospedale.

Gli succede suo fratello Salman, che ha 79 anni; il fratellastro Muqrin, è stato nominato principe ereditario. 

La morte di Abdullah, malato da tempo, avviene in un momento molto delicato per l'Arabia Saudita, potenza sunnita impegnata su vari fronti. 

Il confronto con l'Iran sciita per la supremazia in Medio Oriente e ilcontrasto alla Fratellanza Musulmana hanno guidato le più importanti decisioni prese da Riyad in questi ultimi anni. 

Dal finanziamento e armamento dei ribelli anti-Asad (jihadisti compresi) al sostegno all'Egitto di al Sisi e al governo di Tobruk in Libia, fino alla decisione di non tagliare la produzione di petrolio, Abdullah ha cercato di colpire Teheran e l'islamismo dei Fratelli, inconciliabile con il wahhabismo.

Sul piano interno, negli ultimi anni di Abdullah Riyad è riuscita ad allontanare qualsiasi ombra di "primavera araba" grazie a straordinari esborsi di denaro investiti in misure di welfare

Sul piano internazionale, l'alleanza con gli Stati Uniti appare meno solida che in passato

Con Obama, Washington ha avviato un processo di allontanamento dal Medio Oriente sgradito ai Saud, che temono - uniti in una strana alleanza con Israele oltre che con gli altri paesi sunniti - un accordo tra l'Occidente e l'Iran sul nucleare di Teheran.

La morte di Abdullah arriva nei giorni in cui il vicino Yemen, altro teatro della rivalità tra Iran e Arabia Saudita, è al collasso istituzionale, aggiungendo un ulteriore fattore di incertezza in un'area da tempo instabile. 

(da Limes)



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