Il Silmarillion | |
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Titolo originale | The Silmarillion |
Autore | J. R. R. Tolkien |
1ª ed. originale | 1977 |
1ª ed. italiana | 1978 |
Genere | mitopoiesi |
Sottogenere | fantasy, epica |
Lingua originale | inglese |
Ambientazione | Arda |
Il Silmarillion (The Silmarillion) è un'opera mitopoietica scritta da J. R. R. Tolkien e pubblicata postuma nel 1977, che narra le vicende di Arda, dalla sua creazione fino all'inizio della Quarta Era.
Considerata dal figlio dell'autore Christopher Tolkien l'opera primaria, fondamentale e centrale del padre, è stata forse anche quella più amata dal suo autore; essa non è e non vuole essere un romanzo, ma piuttosto un corpus mitologico, o legendarium, ideato come cuore dell'universo tolkieniano, una serie di narrazioni e vicende a cui l'autore lavorò per tutta la vita, senza terminarle, utilizzandole nel frattempo quale base per sviluppare alcuni dei suoi capolavori, quali Il Signore degli Anelli o Lo Hobbit. Tolkien non vide mai la pubblicazione del materiale del libro (tranne alcuni brani, che, cambiati e riassunti, appaiono nelle Appendici de Il Signore degli Anelli). Il Silmarillion fu pubblicato (come molti altri) postumo dal suo curatore, il figlio Christopher, che ne integrò le parti mancanti.
Indice
Struttura
Il Silmarillion si compone di cinque parti:
- Ainulindalë — la creazione di Eä, l'universo tolkieniano.
- Valaquenta — una breve descrizione dei Valar e dei Maiar, gli esseri soprannaturali.
- Quenta Silmarillion — gli eventi prima e durante la Prima Era, che costituiscono la maggior parte dell'opera.
- Akallabêth — la storia di Númenor durante la Seconda Era.
- Gli Anelli di Potere e la Terza Era — nel quale vengono riassunti gli eventi della Seconda e Terza Era dei quali sono protagonisti gli Anelli di Potere fino all'inizio della Quarta Era.
Stile e ispirazione
Il Silmarillion è un'opera multiforme e può essere letta su numerosi piani:
- La descrizione di un mondo, uno sfondo per le avventure che sarebbero state narrate successivamente, una scenografia mitica ed epica creata ex novo.
- La narrazione approfondita dei fatti riguardanti le prime tre ere del mondo, come se fosse un'opera storica relativa ad una realtà storicamente esistente (nel legendarium tolkieniano la nostra epoca non è altro che la continuazione di quella, alcune ere dopo).
- Una mitologia originale per la cultura inglese, che ne mancava, avendo sempre tratto le proprie leggende dalle altre culture. In questo senso Tolkien fu l'Omero del Nord.
Tolkien, grande saggista e studioso medievista, trasse ispirazione dai grandi autori del passato quali Omero e Macpherson, da miti e saghe nordiche e persino dalla Bibbia. Tra le opere più importanti nella formazione del professore di Oxford, che lo portò a creare Il Silmarillion, sono da citare il Kalevala finnico e l'Edda poetica norrena. Riferimenti molto precisi sono poi nell'Ainulindalë, dove si ritrovano i tratti tipici della Genesi biblica e del "racconto degli inizi" presente in molte culture. L'Akallabêth, o Caduta di Numenor, rivisita il mito di Atlantide, già narrato da Platone nel Timeo, richiamando anche la biblica fine di Babele.
Particolarmente appassionato allo studio degli antichi miti e delle lingue, si avvicinò ad un poema anglosassone, il Cristo di Cynewulf, in cui erano presenti i seguenti versi:
(ANG) « Eala Earendel engla beorhtast ofer middangeard monnum sended » | (IT) « Un saluto a Earendel, il più splendente degli angeli, mandato agli uomini sulla Terra di Mezzo » |
(Cynewulf, Cristo (L’Ascensione)) |
Tolkien fu molto colpito da queste parole, tanto che scrisse in seguito al riguardo:
«Provai un curioso tremito, come se qualcosa in me si fosse mosso, risvegliato per metà dal sonno. Avrei trovato qualcosa di molto remoto, strano e bello oltre quelle parole, se fossi stato capace di coglierlo, molto di più del semplice inglese antico».
In questo nome sta probabilmente l'origine del Silmarillion, passando per un breve componimento del 1914, Il viaggio di Eärendil, la Stella della sera: Eärendil il mezzelfo è infatti uno dei personaggi di maggior statura del Silmarillion e fu il padre di Elrond.
Il Silmarillion è elfo-centrico, soprattutto nelle prime due parti, e gli elfi, amanti della musica e della poesia, hanno uno stile alto: Tolkien stesso, a volte consapevolmente, altre meno, usava lo stile degli elfi nello scrivere, come se essi stessi fossero gli autori.
Quest'opera ha argomento e stile epici, le analogie con la Bibbia si ritrovano in molti punti, ma specialmente nella prima parte (una nuova visione della Genesi), alle parti in prosa si alternano a volte componimenti poetici, il linguaggio è "alto". Il tono epico si rispecchia anche nei valori, nelle gesta, nei sentimenti e nelle descrizioni: un contesto di luci intensissime che si contrappongono a tenebre inenarrabili, facendo da sfondo alle gesta epiche, ma senza speranza, di eroi che vivono intensamente il proprio destino, allo stesso tempo distanti e tormentati interiormente. Un senso di fatalità (nel bene e nel male) e di malinconia permea l'opera. Notevole è il numero dei nomi di luoghi e persone; numerose anche le storie che si intrecciano fra loro e si ramificano dal racconto.
Analisi dell'opera
Ainulindalë
In questo primo capitolo Tolkien descrive la genesi di Arda e di tutto l'universo che la ospita ad opera di Dio, Eru Ilúvatar, e di potenti spiriti, gli Ainur, nati dal suo pensiero. Tutti intonano la melodia che darà origine ad Eä, l'universo e ad Arda, la Terra, ma Melkor, il più potente tra gli Ainur (assieme a suo fratello Manwë, secondo in potenza), il quale da sempre bramava il potere di Eru Ilùvatar, slega la sua melodia da quella degli altri Ainur e da Ilúvatar stesso dando origine al male del mondo. L'eco biblica qui è piuttosto sensibile (anche se Tolkien ha più volte sottolineato che non esiste nessun riferimento diretto fra la sua opera di fantasia e le Sacre Scritture della cristianità), in quanto Melkor può essere ben rappresentato come Lucifero, l'angelo malvagio che ebbe la presunzione di voler equipararsi a Dio ma che fu scagliato da esso al centro della Terra come ci narra anche Dante nel suo Inferno. Vedremo, infatti, che col procedere della narrazione, Melkor tenderà sempre di più a stare rifugiato nelle profondità della Terra, condannato in eterno alla materialità e alla nequizia dei suoi disegni di distruzione, caos e rovina. Dopo aver completato la creazione di Ea, Ilúvatar informa gli Ainur della venuta prossima dei suoi figli sulla Terra di Mezzo, gli elfi (i Primogeniti, beneficiati dell'immortalità e della perfezione) e gli Uomini (i Secondogeniti, inferiori agli elfi in molte caratteristiche quali beltà e prestanza e perlopiù mortali, ma tuttavia beneficiati dal dono di un'altra vita dopo la morte dove prenderanno parte alla canzone di Ilúvatar).
Appreso ciò, gli Ainur che più amarono l'iniziale melodia creatrice si trasferiscono su Arda e ne divennero i signori, i Valar, le Potenze della Terra.
Arda a quei tempi era buia e con solo le stelle a dare un po' di luce. I Valar decisero allora di creare due pilastri che delimitassero Arda e vi posero dei giganteschi lumi, che furono consacrati da Manwë,
Appreso ciò, gli Ainur che più amarono l'iniziale melodia creatrice si trasferiscono su Arda e ne divennero i signori, i Valar, le Potenze della Terra.
Arda a quei tempi era buia e con solo le stelle a dare un po' di luce. I Valar decisero allora di creare due pilastri che delimitassero Arda e vi posero dei giganteschi lumi, che furono consacrati da Manwë,
Inoltre tutti gli Ainur percorsero il mondo e lo abbellirono con fiori, alberi, frutti. Anche Melkor aveva contribuito e alla fine dell'opera disse che Arda sarebbe diventato il suo regno, ma gli altri Ainur si opposero. Allora Melkor, mentre gli Ainur festeggiavano il completamento del mondo, abbatté i pilastri facendo riversare su Arda un mare di fuoco. Gli Ainur utilizzarono tutte le loro energie per salvare il mondo, rendendosi deboli agli attacchi di Melkor. Furono costretti a fuggire nella Terra di Aman, dove costruirono il regno di Valinor e fondarono la città di Valimar. I più potenti tra gli Ainur presero il nome di Valar, cioè Potenze del Mondo e gli altri Ainur vennero detti Maiar, il Popolo dei Valar.
This is an overview of the cosmology of J. R. R. Tolkien's Middle-earth legendarium. Each entry is followed by any alternative names, any roughly corresponding primary world name in parentheses, and a brief description. A question mark after the primary world name indicates that the identification may be partially speculative or disputed.
- Timeless Halls (Heaven) — The home of Eru (God) outside of Time. They are similar to Heaven in that they exist outside the boundaries of the universe and in that they do not have a physical form. Some hypothesize they are the final destination of the souls of Men; however, it is a greater possibility they may be only a temporary, intermediate dwelling before the restoration of Arda. In fact, it is confirmed in the tale of Adanel that Men return to Eru, but it is doubtful if that tale can be considered canon, although Christopher Tolkien once considered putting it in the appendices of The Silmarillion.
- Eä (the Universe) — Eä is the Quenya name for the universe, as a realization of the vision of the Ainur. The word comes from the Quenya word for to be. Thus, Eä is the World that Is, as distinguished from the World that Is Not. It may thus be assumed that everything outside Eä, including the Timeless Halls, has no material form. The Ainur, angelic beings from the Timeless Halls beyond Eä, refer to it as "the Little Kingdom", because all creation that humans can perceive is tiny in comparison to the mind of Eru Ilúvatar (God). Eä was the word spoken by Eru Ilúvatar by which he brought the universe into actuality.
- The Void, Avakúma, Kúma, the Outer Dark, the Eldest Dark, the Everlasting Dark — An uninhabited region of nothingness described as existing outside Arda, and reached through the Doors of Night. Nothing of any power or strength can be used within the Void. Melkor was cast into The Void after the War of Wrath, but legend predicts his return to the world before the end. There is some confusion between this concept of the Void, as the vast spaces that surround Arda but that are a part of Eä, and the Void that predated the creation of Eä, as a state of Not-being.[2]
- Arda, Ilu — See Arda. The world, including everything in the skies around it.
- Vaiya, Ekkaia, the Enfolding Ocean, the Encircling Sea (Outer space) — A dark sea that surrounds the world before the cataclysm at the end of the Second Age. Vaiya flows completely around the world, forming a sea below it and a form of air above it. Arda is described as floating on Vaiya, like a ship on a sea. Ulmo the Lord of Waters dwells in Vaiya, below the roots of Arda. Vaiya is described as extremely cold: where its waters meet the waters of Belegaer in the northwest of Middle-earth a chasm of ice is formed, the Helcaraxë. Vaiya cannot support any ships except the boats of Ulmo: the ships of the Númenóreans that tried to sail on it sank, drowning the sailors. The Sun passes through Vaiya on its way around the world, warming it as it passes. After Arda was made round Vaiya apparently disappeared, although it may have been changed into the upper atmosphere of the world.
- Ilmen (the Solar system) — A region of clean air pervaded by light, before the cataclysm at the end of the Second Age. The stars and other celestial bodies are found in this region. Tolkien likely derived its name from ilma, the Finnish word for air. The Moon passes through Ilmen on its way around the world, plunging down the Chasm of Ilmen on its way back.
- Eärendil’s Star, "Gil-Amdir",[3] "Gil-Estel",[4] "Gil-Oresetel", and "Gil-Orrain" [5] - The light of the Silmaril set on Eärendil's ship Vingilot, which represents the planet Venus.
- Anarrima
- Eksiqilta, Ekta- (Orion’s Belt)[11]
- Menelvagor, Daimord,[6] Menelmacar, Mordo,[11] Swordsman of the Sky, Taimavar, Taimondo, Telimbektar, Telimektar, Telumehtar (Orion)[9] — A constellation meant to represent Túrin Turambar and his eventual return to defeat Melkor in The Last Battle. Menelmacar superseded the older form, Telumehtar (which nonetheless continued in use), and was itself adopted into Sindarin as Menelvagor.
- Soronúme
- Telumendil
- Til
- Valacirca, the Sickle of the Valar,[14] Burning Briar,[15] Durin’s Crown,[9] Edegil,[16] Otselen, the Plough, Seven Stars,[17] Seven Butterflies,[18] Silver Sickle, Timbridhil,[19] (Ursa Major / Big Dipper)[20] — An important constellation of seven stars set in the sky by Varda as an enduring warning to Melkor and his servants, and which precipitated the Awakening of the Elves. It also formed the symbol of Durin, seen on the doors of Moria, and inspired a song of defiance from Beren. According to the Silmarillion it was set in the Northern Sky as a sign of doom for Melkor and a sign of hope for the Elves. The Valacirca is one of the few constellations named in the book, another significant one being Menelmacar.
- Wilwarin (Cassiopeia?)[21]
- Vista, Air (the Atmosphere) — Vista is the breathable air.
- Fanyamar, Cloudhome — The upper air where clouds form.
- Aiwenórë, Bird-land — The lower air where the paths of birds are found.
- Ambar, Imbar (Earth) — The actual solid land mass of the world. Middle-earth is one continent of Ambar.
- Ëar (Oceans) — The seas of the world.
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