lunedì 28 luglio 2014

Gothian. Capitolo 40. Ellis e Bial: l'addio.







Da quando era giunta alla Vedetta Lathearica, Ellis Eclionner aveva trascorso molti giorni in volontario isolamento e meditazione.
La Vedetta era una fortezza situata in cima a una rupe a strapiombo sull'Oceano Orientale, a sud della Grande Muraglia e ad est dela Sublime Porta, tra la pineta e il mare. 


Era una costruzione antichissima, di grande fascino.
Il silenzio della stanza personale di Ellis, profumata di incensi, venne interrotto da una implorazione:
«Maestà, vi prego tornate in voi!»
 La voce dell'eunuco Bial era roca, ed egli si passava nervosamente le mani tra i lunghi capelli neri, che sul suo corpo snello e androgino lo facevano apparire una triste odalisca.
«Ho già deciso»
Nelle parole di Ellis c’era la tranquilla fermezza di chi aveva preso una decisone irrevocabile.
Bial non capiva.
Ellis, perché lo fai?
Provò a ripetere per l'ennesima volta le solite obiezioni.
«Mia signora, al di là della Grande Muraglia troverete solo nemici! Da decenni covano un tremendo desiderio di vendetta contro l'Impero. Non ci hanno perdonato l'aggressione ad Elenna sul Dhain, nell'anno della Primavera di Sangue.»
Era vero, ed Ellis lo sapeva meglio di chiunque altro, visto che da quella battaglia suo padre e suo fratello non erano mai tornati.
Eppure sembra che tutto ciò non la riguardi.
La sovrana pareva una statua, nella sua bellezza sovrumana: il suo collo alto e sottile era coperto dai ricami neri delle gramaglie vedovili, ed il suo volto dai tratti aristocratici era immobile, e non lasciava trasparire emozioni.


«Non entrerò come una conquistatrice, ma come una supplice. Come ultimo mio atto politico, mettererò le mie legioni a disposizione della Federazione Keltar, per proteggerla dalla grave minaccia che viene da Nord, dal castello di Gothian...»


L'eunuco non era convinto. Secondo i Servizi Segreti che lui dirigeva da diciotto anni, i Keltar non avrebbero affatto gradito che quindici legioni di Lathear alle dipendenze di Ellis varcassero la Sublime Porta per giungere in loro "soccorso".
Espresse questo suo pensiero all'Imperatrice madre, la quale non si scompose.
«Mio padre e mio fratello mi aiuteranno»
Il riferimento a Sephir e a Masrek Eclionner apparve del tutto fuori luogo agli occhi dell'eunuco.
«E in che modo? Sono loro che hanno guidano la spedizione di Elenna sul Dhain! Le loro legioni hanno violato l'Antico Patto! Vostro padre ha sulla coscienza ogni singola vittima della Primavera di Sangue!»
Ellis annuì:
«E' vero, ma io offrirò loro l'occasione per ripulirsi la coscienza! E' la loro ultima possibilità di  redimersi... ed anche la mia»
La sua voce calma era qualcosa a cui Bial si doveva abituare, ma non ne avrebbe avuto il tempo.
Nobile semplicità e serena grandezza: Ellis non è mai stata così bella.
Bial non credeva di poter provare attrazione per una donna, ma avrebbe ingannato se stesso se non avesse ammesso che in quegli ultimi mesi ciò che provava per lei era diventato un sentimento importante.
Sapeva che ogni suo discorso ormai era inutile, eppure continuava a ribattere:
«Spehir e Masrek sono cambiati. La loro stessa identità è celata. Lo Sciancato e l'Eremita, come oggi si fanno chiamare, non sono affidabili. Mi è giunta voce che potrebbero persino sostenere un candidato al trono diverso da Elner, un ragazzo nato nel Ducato di Amnisia. Siamo vicini a scoprire un segreto che ci è stato abilmente nascosto per diciotto anni. Masrek potrebbe aver avuto altri figli, forse anche legittimi!»
Ellis scrollò le spalle, e con un secco gesto del capo spostò i capelli che le erano scesi sulla fronte.
«Il compianto padre Mollander mi aveva accennato all'esistenza di un altro possibile erede. Padre Sulmen ne conosce l'identità e così pure padre Ulume. Ma ogni cosa a suo tempo. Prima devo rivedere mio fratello. Masrek si trova a Colonia Fluvia. Tra pochi giorni gli parlerò e chiariremo tutto! Ho atteso per quasi vent'anni questo momento!»

L’eunuco scosse la testa: «Vi fidate troppo di vostro fratello. I tanti anni di eremitaggio lo hanno cambiato. Se gli affiderete il comando delle legioni, tutto il Continente Centrale sprofonderà nell’anarchia, e la Vedetta Lathearica brucerà come tutte le altre fortezze, fino alla stessa Lathena! »
Lathena.
Sentire il nome della grande capitale dei Lathear le fece provare una stretta al petto.
Ellis annuì, con gli occhi lucidi: «Lathena! Non rivedrò mai più la città dai cieli carneliani, non sentirò mai più la presenza dei fratelli della Dinastia, degli illustri senatori, dei pazienti ministri...>>


Sta male! Sta male per tutto ciò che ha perduto!
Quel tono così rassegnato e definitivo preoccupava l'eunuco più di ogni altra cosa.
«Voi potete ancora vincere la guerra e tornare a Lathena da Imperatrice Regnante!»
La risposta di Ellis fu rapida e incontrovertibile:
«No! Lascerò ad altri questo compito, ammesso che vincere le guerre sia un merito. Ora io ora sono un’altra persona, ho altre mete, altre speranze.  Devo porre rimedio al male che ho fatto. Ho commesso errori imperdonabili>>
Bial sospirò:
<<A volte bisogna fare qualcosa di imperdonabile per continuare a vivere>>
Un metodo pericoloso, ma spesso necessario.
Lei scosse il capo:
<<Ero guidata solo dalla rabbia, dalla superbia e dalla sete di potere! E ora cosa sono diventata? Guardami ora, e dimmi cosa vedi!»
L'eunuco vedeva solo una giovane donna in tutta la sua bellezza:
«Maestà, voi siete più bella che mai: non vedete che meraviglia vi restituisce il vostro specchio di argento? »
La donna scosse il capo:
 «Forse non è tutto passato, ma il sogno che interrompi non ritorna uguale. Lo diceva anche Marigold. Guarda meglio. Vedrai nel mio volto le ferite dell'anima»
Bial era sempre più scettico:
«Vedo la vostra angoscia, ma temo per voi. Cosa succederebbe se per caso Masrek non volesse collaborate? » si azzardò a chiedere, con un filo di voce.
Ellis pareva aver contemplato anche questa eventualità.
«Se lui non vuole, allora, per me, finisce qui» ebbe un attimo di smarrimento, poi: «Ti lascerò un testamento, ci saranno le mie ultime volontà, ed eredità per tutti, riconoscimenti e lasciti per ognuno di voi, e in particolare per te, amico mio. Io esco di scena, esco dalla Grande Storia, forse, ma non dalla storia di questa famiglia, gli Eclionner, che cercano un riscatto dopo mille anni di dispotismo e prevaricazione. Dobbiamo tutti pagare un prezzo molto alto per ciò che gli dei ci hanno concesso, ed io più di tutti gli altri!»
Parlava mantenendo gli occhi fissi, che non guardavano nulla, ma riflettevano la profondità del suo pensiero. Non c’erano più le pagliuzze violacee di rabbia, anzi, l’indaco degli Eclionner quella sera si era attenuato e addolcito in una sorta di color lavanda.
«Non potete parlare sul serio, Maestà»
Ellis sorrise e gli accarezzò il volto:
 «Amico mio, qualunque cosa mi accada, racconta la mia vita ai posteri, fa’ che conoscano chi ero, nel bene e nel male, senza trascurare nulla. E’ l’ultimo mio desiderio»
Bial chinò il capo, per nascondere le lacrime che rigavano il suo ancor efebico viso da fanciulla: «Maestà… voi siete tutta la mia vita...»
La sovrana finalmente lo guardò, e anche i suoi occhi blu si sciolsero in lacrime, ma continuò a sorridere nel pianto, e poi, abbracciò l’amico di sempre.
Si scambiarono, sussurrandole, parole dolcissime.
Poi Ellis abbandonò l’abbraccio e tornò ad essere statuaria e determinata:
 «Domattina mi guarderai per l’ultima volta mentre me ne andrò via. Ma non ti abbandonerò mai: entrerò nei tuoi pensieri, in una notte che non dormi, e sentirai freddo dentro. Entrerò dentro ai tuoi sogni, quando è già mattino, e per quel giorno tu mi porterai con te»



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