mercoledì 18 giugno 2014

Fiori, arte e letteratura

File:The Roses of Heliogabalus.jpg

Le cene di Eliogabalo e i romani della decadenza.



Sotto : "Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemos"... (Il nome della Rosa)



Rosa Triplex, Dante Gabriel Rossetti, 1874, acquerello su carta, 47,8 x 57,8 cm, collezione privata



I triplici ritratti hanno una lunga tradizione nella storia dell’arte, ad esempio quello di Carlo I di van Dyck e quello del cardinale Richelieu; Rossetti tuttavia non concepisce quest’opera come un ritratto celebrativo ma come una meditazione sulla bellezza femminile ruotata nello spazio. Completamente assente del senso opprimente che caratterizza gli altri dipinti di questi anni, è un gioco sofisticato di forme e colori, un accordo che rimanda –ancora una volta- alla musica per l’armonia dei rosa e verdi del fogliame e il complesso gioco delle mani che si torcono come un tema melodico. L’opera viene realizzata principalmente durante la seconda permanenza di Rossetti a Kelmscott Manor, il rifugio di campagna dei Morris. Dopo la crisi devastante e il tentato suicidio del 1872, in questi due anni ritrova finalmente la pace in compagnia di Jane e delle sue due giovani figlie. Rossetti, che aveva perso il figlio della moglie Lizzie Siddal e desiderava avere dei bambini, vede le ragazze Morris come delle figlie e ha con loro un affettuoso rapporto paterno. E’ proprio l’adolescente May a ispirargli questo acquerello, progettato fin dal 1867 ma con la modella adulta Alexa Wilding. Questa variazione fa emergere un nuovo senso di innocenza e giovinezza che manca negli studi preparatori. La veste di seta rossa in sostituzione alla vestaglia bianca crea raffinatezza, così come i gioielli in argento in stile ottomano, arabo e indiano assicurano una composizione più complessa e intricata. Le rose canine che rompono lo sfondo scuro hanno una funzione analoga, e vengono aggiunte tre anni dopo, pur avendo già definito il dipinto “completato”.



















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