domenica 13 aprile 2014

Virginia D. Capitolo 18. Pensiero stupendo



E' straordinario pensare a come un capo di abbigliamento così semplice come la lingerie possa riuscire ad accendere il desiderio in maniera esplosiva.
Ero ancora molto giovane all'epoca, e molto inesperto, ma la mia immaginazione era riuscita a supplire in maniera eccezionale ciò che l'esperienza non mi aveva ancora insegnato.
La mia fantasia eccessiva e la mia accentuata sensibilità erano il frutto di una vita di desiderio. E in genere ciò che si desidera di più è quello che non si ha. Il frutto proibito.




Ecco, Virginia D. mi stava offrendo quel frutto.
Era molto di più di quanto avessi potuto sperare anche solo poche settimane prima.
Ma c'era una parte di me che ricordava le conseguenze che erano costate ad Adamo per aver assaggiato il frutto proibito offertogli da Eva su istigazione del serpente.



Sarei stato cacciato anch'io dal mio Eden?
Qual era il mio Eden? Una vita libera da vincoli e condizionamenti? Ancora non ero in grado di rispondere a quella domanda. 
Mi veniva in aiuto la favola di Esopo sulla volpe e l'uva.
Prima di dire che l'uva è acerba, bisogna averla assaggiata.
Sapevo che quell'età tra i 20 e i 30 anni era dedicata alla sperimentazione.
Primum vivere, deinde philosophari.
Quella citazione di Seneca era una delle preferite di Virginia.
Leggevo in lei il desiderio di essere amata, di essere completata.



Era il mio stesso desiderio, che però non era da considerare solo nel suo aspetto passionale. 
A volte la tenerezza può essere persino più importante della passione.
Se il rapporto sessuale non è preceduto o seguito da momenti di tenerezza, perde gran parte del suo valore.
A me la dolcezza è sempre venuta istintivamente dopo che sia io che la mia partner avevamo raggiunto il culmine del piacere. 
C'era un dettaglio che costituiva la prova incontestabile della sincerità del mio innamoramento, ed era una cosa in apparenza trascurabile: un piccolo, rapido bacio sulla bocca, istintivo, immediatamente dopo l'orgasmo.
Un'inezia, certo, ma era un istinto rivelatore: nel momento in cui si manifestava, mi rendevo conto che il motivo per cui ero lì insieme a quella donna non era solo il desiderio fisico del suo corpo, ma anche e soprattutto la gioia che derivava dalla pura e semplice compagnia di lei in quanto persona unica e irripetibile.



Se mi chiedessero che definizione dare dell'amore, nel senso più ampio del termine, risponderei che è quell'insieme di sentimenti per cui la presenza di una persona ci dà gioia e la sua assenza ci dà dolore.
Questa definizione comprende l'affetto e l'amicizia, ma si distingue dal "voler bene".
Al riguardo ha già detto tutto Catullo:
"quod amantem iniuria talis cogit amare magis, sed bene velle minus"
E' un concetto fondamentale. Se la persona che amiamo non ricambia il nostro sentimento, allora si manifesta un paradosso: la amiamo di più, ma le vogliamo meno bene.
Solo a pochi succede di far coincidere, per tutta la vita, l'amore e il voler bene.
Nel mio caso specifico posso dire che c'è sempre stata una consapevolezza della distinzione tra questi due concetti, dovuta al fatto che le donne che ho amato avevano tutte una colpa, anche se involontaria, e cioè mi avevano sottratto la libertà di non amare.



Ho sempre vissuto l'amore come una forma di dipendenza: se la donna che amavo era con me, stavo bene, se non era con me, stavo male. Tutto molto semplice e nel contempo terribile.
Questo mi rendeva una potenziale preda di donne che desiderassero esercitare su di me una forma di dominazione e che prosciugarmi di tutto, come farebbe un vampiro.
Tutti i pensieri stupendi di piacere e di dolcezza erano offuscati dalla paura di perdere la mia libertà e di diventare schiavo di una personalità dominante.
Era stato così per mio padre. Nel matrimonio dei miei genitori era mia madre la personalità dominante.
Se Sigmund Freud mi avesse conosciuto, avrebbe citato il mio caso come esempio di un complesso di Edipo irrisolto, ma con un esito diverso da quello da lui ipotizzato. Nel mio caso, infatti, la conseguenza era stata una singolare coazione a ripetere: le donne di cui mi innamoravo avevano gli occhi e la personalità di mia madre e della mia nonna materna.
Questo può essere sconcertante, ma è un meccanismo molto più comune di quel che si pensi.
Ricordatevi che tutti noi desideriamo soprattutto ciò che non possiamo avere.




Starring

Emmy Rossum - Virginia D.


Nessun commento:

Posta un commento