E venne il giorno tanto atteso del mio primo appuntamento con Virginia.
In realtà non si trattava di un appuntamento formale, ma quello che ci eravamo detti il giorno prima faceva presagire che avremmo trascorso la giornata insieme.
La attesi alla fermata dell'autobus e la vidi scendere con la stessa grazia principesca che fin dal primo giorno mi aveva conquistato.
Aveva scelto un outfit veramente strepitoso, che come sempre riusciva ad essere molto elegante senza però risultare fuori luogo per le circostanze.
L'abbinamento era originale e geniale: giacca nera, corta sul davanti e stretta in vita, come fosse un frac, vestito floreale a predominanza rosa e azzurra con tocchi di giallo, calze nere molto sexy, scarpe rosso bordeaux, con tacco. Capelli sciolti, con la scriminatura nel mezzo, ricadenti sui risvolti della giacca, lisci, con una leggera ondulazione sul petto. Il trucco metteva in risalto i suoi occhi meravigliosi, il rossetto era tenue, ma conferiva alla bocca una morbidezza e una pienezza che lasciavano senza parole.
Quando mi vide mi sorrise con dolcezza ed io mi sentivo l'uomo più fortunato del mondo all'idea che una ragazza così bella ed elegante avrebbe trascorso con me buona parte della giornata.
Le andai incontro e dopo che ci fummo salutati, non potei fare a meno di esprimere il mio apprezzamento, con un cavalleresco, anche se forse un po' ridicolo: <<Enchantée>>
Virginia, che colse subito lo spirito da Ancien Regime da cui ero animato, mi disse:
<<Sei proprio un gentiluomo d'altri tempi, ed è un complimento da parte mia. Credo di essere una delle poche giovani donne che pone apprezza questo aspetto al massimo grado e in tutta sincerità, a costo di apparire snob e asociale di fronte a tutta quella fauna di maschi che vanno dal tamarro cavernicolo al fighetto senza cervello, passando per il radical chic ipocrita e per il fattone alternativo fino ad arrivare al nerd cervellotico. In tutta la facoltà, per quello che ho potuto osservare in queste settimane, ti salvi solo tu>>
Io ovviamente ero al settimo cielo per quei complimenti e anche se nella mia mente una vocina, fresca del ripasso dell'Eneide, mi ammoniva dicendo "Timeo Danaos, et dona ferentis", non potei fare a meno di ricambiare il complimento.
Per questo, mentre salivamo le antiche scale del Dipartimento di Italianistica e Filologia classica della Facolta di Lettere e Filosofia, recentemente rinominata, in maniera discutibile, Scuola di Lettere e Beni Culturali, dissi a Virginia:
<<Ti ringrazio, è un complimento che mi rende felice e che ricambio pienamente, nel senso che fin dal primo giorno di lezione mi sono subito reso conto che tu ti stagliavi al di sopra di tutte le altre come un'aquila. Tutte le altre, da quel che ho potuto osservare, vanno dalle oche giulive ai maschiacci, dalle fighette conformiste alle fattone alternative, dalle radical chic supponenti alle sciattone nerd senza speranza. Ti salvi solo tu, e non a caso io sono subito entrato in orbita intorno alla tua stella>>
Lei sorrise a questa mia battuta, mentre prendeva posto, accavallano le sue splendide gambe, e sistemandosi i capelli, lasciando intravvedere dei raffinati orecchini.
<<Sei molto galante. Ti ringrazio>>
Io a quel punto azzardai la domanda che mi stava a cuore da due settimane:
<<Spero di non dover incorrere nella gelosia di un fidanzato>>
Lei si fece seria e per un attimo temetti di aver rovinato l'atmosfera cordiale con quell'affermazione troppo esplicita.
<<Purtroppo io e il mio ex fidanzato ci siamo lasciati durante l'estate. Stavamo insieme da due anni, sembrava una relazione solida, e invece ho scoperto che mi ha tradita più volte e se c'è una cosa che io non posso perdonare è il tradimento. Aveva ragione Dante a mettere i traditori nella parte più profonda dell'Inferno. Ho sofferto molto, e confesso che la mia fiducia nei maschi è crollata a livelli minimi>>
Questo spiegava molte cose e rispondeva a una gran parte dei miei interrogativi.
<<Anche io esco da una storia che sembrava essere molto seria e invece si è conclusa in modo analogo>>
Lei si mostrò solidale:
<<Mi dispiace, Luca. Immagino che anche tu avrai sofferto e che la tua fiducia nelle donne sia molto diminuita>>
Annuii, e non riuscii a trattenermi dal citare una massima francese divenuta una canzone:
<<Come si suol dire, "Plaisir d'amour ne dure qu'un moment. Chagrin d'amour dure toute la vie">>
Virginia apprezzò il secondo francesismo della giornata:
<<E' proprio vero. E' una frase che fa riflettere>>
E per un attimo i suoi occhi sembrarono guardare lontano, ma si trattava di una lontananza interiore, che sembrava andare a ritroso di secoli, come a rincorrere uno spettro perduto negli oceani del tempo
L'ingresso della docente e l'inizio della lezione sospese il nostro dialogo, anche se, per una strana coincidenza, il tema della lezione di quel giorno riguardava l'amore infelice di Didone per Enea.
A quel punto fu il turno di Virginia a sfoggiare una dotta citazione:
<<Agnosco veteris vestigia flammae>> e mi sorrise ironicamente, come a dire "le citazioni classiche sono di gran lunga più efficaci di quelle moderne". La rivalità tra classicisti e modernisti, all'interno della facoltà di Lettere, si svolgeva senza esclusione di colpi.
Alla fine delle due ore di lezione di Lingua latina, ci fermammo a prendere il caffè alla macchinetta e lei mi consigliò di provare il caffè al ginseng.
Ci sedemmo in una panca ed io, con un po' di batticuore, le domandai:
<<Come avevi previsto ieri, ora ti domando se per la pausa pranzo posso avere l'onore di offrirti una pizzetta nel chiosco qui dietro, che è di fianco a casa mia>>
Lei annuì:
<<Ma certo! L'avevamo già messo in conto! Piuttosto... poi dovrò chiederti un altro favore>>
<<Di che si tratta?>>
Virginia parve momentaneamente a disagio.
<<Una cosa da niente, ma non molto poetica>>
Io sollevai le spalle:
<<Ah ah, ma mica penserai che io sia un poeta ventiquattr'ore su ventiquattro! C'è un tempo per tutte le cose!>>
Lei parve sollevata, anche se tenne gli occhi bassi:
<<Sei molto saggio per essere un diciannovenne! Il fatto di riuscire a tenere in equilibrio l'aspetto romantico con quello, diciamo, più prosaico della vita è un segno di grande equilibrio interiore>>
E accompagnò questa considerazione con una gestualità che pareva rappresentare il movimento di una bilancia.
<<E' un equilibrio instabile, ma cerco di preservarlo>>
Lei approvò, poi si riscosse:
<<Oddio, è già iniziata la lezione di Lingua greca, devo correre in aula. Ho visto che voi con Linguistica italiana finite un quarto d'ora prima. Ti chiedo troppo se quando esci mi puoi raggiungere qui, così quando esco ci vediamo subito>>
Io ero al settimo cielo per la gioia:
<<Ti aspetterò qui in prima fila!>>
Virginia mi ringraziò e corse in aula.
Io non riuscivo a credere alla fortuna che mi era letteralmente piovuta addosso, anche se una parte di me continuava ad ammonirmi che se una cosa è troppo bella per essere vera, allora, molto probabilmente, non è vera.
Ma ero giovane, ero innamorato ed ero apprezzato. E non importava niente che il piacere d'amore durasse solo un momento e la pena d'amore durasse tutta la vita.
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