lunedì 17 febbraio 2014

Luoghi comuni, frasi fatte e banalità da evitare parlando e scrivendo



Quando ascolto una persona o leggo un articolo o un libro, mi imbatto in frasi fatte e formule trite e banali che squalificano immediatamente il discorso:

- "spesso e volentieri" (basta spesso, volentieri non c'entra niente)
- "delitto efferato"  e "omicidio brutale" (come se esistessero delitti non efferati o omicidi non brutali)
- "vittima innocente" : vorrei anche vedere che una vittima fosse colpevole!
- "vittime" al posto di "morti" (come se solo quando muori sei una vittima)
- "andrà tutto bene" quando invece è evidente che si è nella m...
- "devi reagire" e "pensa positivo" detto a una persona che è sull'orlo dei suicidio
"sono sereno" detto da chi è evidentemente in un mare di guai e nel panico più totale
- "piuttosto che" è usato impropriamente al posto di "oppure", ma non sono sinonimi
"senonché" è un intercalare che si usa troppo spesso e che non vuol dir niente
- "ti ho amato/a dal primo momento che ti ho visto/a" ... no, è che volevi portartelo/a subito a letto!
- "nella misura in cui"... era un'espressione già abusata negli anni '70!
- "niente di trascendentale" ... ma tu lo sai cosa vuol dire "trascendentale"? Hai letto Kant?
- "la bellezza non conta"... non raccontiamoci delle balle, per favore!
- "la vera bellezza è quella interiore" ... forse, ma l'avranno già detto duecento miliardi di volte...
- "l'importante è essere belli dentro" ... idem come sopra

Avete altri suggerimenti?

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