Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
sabato 15 dicembre 2018
Vite quasi parallele. Capitolo 136 La Discendenza Messianica del Sangue Reale
<<E riguardo al Cristianesimo? Mi era sembrato che Albedo desse una grande importanza alla cosiddetta "discendenza messianica">> chiese Riccardo.
Belenos si aspettava quella domanda:
<<Il Cristianesimo è un'ibridazione di realtà molto diverse tra loro: il culto giudaico di Jahvè, il neoplatonismo ellenistico, i miti mediorientali di morte e rinascita e alcuni elementi dello Zoroastrismo.
Joshua il Nazareno si presentò come riformatore del giudaismo sulla base non solo delle proprie esperienze religiose presso gli Esseni o dei suoi viaggi in Oriente, ma anche perché
apparteneva alla Linea di discendenza del Sangue Reale anche per parte di sua madre Miryam, figlia di Joàchim, uomo molto ricco e discendente di re Davide.
L'appellativo "Nazareno" non si riferisce a Nazareth, che all'epoca non esisteva, ma è una derivazione dall'orginale "Nazareo" o meglio ancora "Nazireo", con riferimento al voto di "nazireato", che comportava una pratica di vita ascetica, per un certo numero di anni.
Gesù osservò il Nazireato fino ai trent'anni, prima di iniziare la predicazione.
In molti vedevano in lui il Messia nel senso ebraico del termine, ovvero l' "unto" del Signore, così come lo erano stati Davide, Salomone e i loro discendenti.
Ma come è noto, la divinità descritta dal Cristo è molto diversa dal Demiurgo spietato dell'Antico Testamento, e di questo si accorsero gli Gnostici, che non a caso furono i depositari dell'autentica interpretazione del Cristianesimo delle origini.
In ogni caso, Gesù fu riconosciuto eretico dal Sinedrio, e morì crocefisso come un ribelle all'autorità romana. Non risorse, questo è un mito: non esiste un simile potere a questo mondo.
Dopo la morte di Gesù, la comunità dei suoi seguaci si divise in tre gruppi.
Il gruppo di Pietro era più legato al mondo ebraico.
Il gruppo di Paolo si rivolgeva al mondo ellenistico-romano, trovando seguaci sia tra i filosofi e i ricchi che tra gli schiavi.
Ma c'era un terzo gruppo, quello che portava avanti il messaggio autentico, basato su un dualismo paritario tra Bene e Male, che diede vita al filone dello Gnosticismo cristiano, in seguito condannato come eretico e sopravvissuto nella dottrina dei Catari che poi passò ai Templari dopo la caduta di Montsegur, alla fine della Crociata contro gli Albigesi.
Quel gruppo aveva tra i suoi capi Giuseppe di Arimatea e Maria Maddalena, la Sposa rituale di Gesù, ed è a questo filone che erano legati gli Iniziati.
Furono loro, dietro mia iniziativa, che offrirono protezione alla Linea del Sangue Reale, il Santo Graal, nel suo ramo cosiddetto "messianico", che deriva da uno dei tre figli che Gesù ebbe da Maddalena>>
<<Allora certi romanzieri con troppa fantasia avevano visto giusto?>>
<<Le leggende degli uomini sono in parte frutto dell'immaginazione, dell'invenzione e a volte anche della più spudorata menzogna, ma come è noto contengono tutte qualche elemento di verità, che le rende, se non credibili, quanto meno plausibili. Questo discorso vale anche per la leggenda del Graal, le cui ultime versioni si sono basate su quanto intuito da Baigent che a sua volta riprendeva le tesi dell'opuscolo sul Serpente Rosso.
<<Ma non è sostenibile la tesi secondo cui i Merovingi discendono dalla Stirpe di Davide!>>
<<Gli archivi di Albedo mostrano con un legame tra le due stirpi esiste, in linea femminile.
Il primo Re dei Franchi Salii, Faramondo era figlio del Duca franco Marcomero e della principessa Frimutel, figlia di Anfortas, detto "il Re Pescatore".
Di lui si parla nel Parzifal di Wolfram von Eschenbach, ma questo immagino che tu già lo sappia.
Quello che forse non sai è che le tavole genealogiche del Consigliere Albedo sono sostanzialmente corrette nello stabilire che non solo Anfortas è realmente esistito, come Principe di Septimania, ma era un discendente diretto di Magdalena e di Gesù il Nazareno.
La successione è nota:
Marcomero, Duca dei Franchi Salii + Frìmutel, Principessa di Septimania, figlia di Anfortas
Faramondo, primo Re dei Franchi Salii
Clodione il Lungochiomato
Meroveo, fondatore Eponimo della dinastia Merovingia
Childerico I
Clodoveo, primo Re di Francia.
Quella Stirpe Messianica incorona tutto, è la sommità di tutte le alte aristocrazie europee.
I suoi discendenti sono Principi del Sangue Reale, e quel sangue conferisce potere a colui che lo possiede>>
<<Ma se Gesù era figlio di Giuseppe, allora la sua stirpe non può comunque vantare un fondamento divino>>
<<Gesù era comunque un Messia nel senso letterale del termine: un "unto del Signore", poiché fu consacrato con i Sette Unguenti che io stesso donai al capostipite di quella stirpe, re Davide.
Davide fu il Primo Messia, fui io a dire a Samuele di revocare a Saul il Mandato Celeste, e a donare al giovane i Sette Unguenti con cui fu consacrato Re.
Il motivo di questa scelta fu duplice: Saul mi aveva tradito, passando dalla parte di Eclion e dedicandosi alle Arti Oscure.
E così Davide fu unto con i Sette Crismi e, tramite Samuele, io gli posi le mani sui capelli e gli dissi: "Alzati Re Davide, e onora il Mandato Celeste che io ti ho affidato".
Il secondo motivo è uno dei più grandi Misteri custoditi da millenni dall'Ordine degli Iniziati, e si può certo annoverare tra gli Arcani Supremi.
Gli Israeliti usavano il termine Elohim per riferirsi alla divinità: un termine plurale, non in senso "rafforzativo", come dicono i biblisti arrampicandosi sugli specchi, ma in senso letterale, dal momento che le entità sovrannaturali con cui avevano avuto a che fare erano almeno due.
Uno era Eclion, il Demiurgo, il Signore Oscuro, il Padre delle Lacrime, da loro chiamato "Dio degli Eserciti" e indicato col tetragramma JHVE.
L'altro ero io, Belenos, il Signore della Luce, il Consolatore degli Afflitti, il Risanatore, il "Dio della Pace", anche se non sono affatto un dio, e si rivolgevano a me chiamandomi Adonai, "il Signore".
Ma l'Arcano meglio conservato fu che Davide era mio figlio, concepito secondo la carne, potendo io assumere forma umana.
E non è l'unico figlio che ho avuto da una donna: molti altri illustri personaggi di altri popoli e culture erano miei figli, i Figli della Luce, così come molti altri erano figli di Eclion, i Figli delle Tenebre, oppure di Atar, i Figli del Fuoco (tra cui spicca Alessandro Magno) o di Gothar, i Figli del Ghiaccio, tra cui è bene che tu sappia che c'è Vlad Tsepesh Dracula, Principe di Vallacchia e Transilvania.
Ti parlerò ancora di lui, ma per il momento è meglio che tu non sappia altro, poiché Joanna potrebbe leggertelo nella mente.
Queste sono le quattro stirpi che hanno generato l'Aristocrazia Bianca, l'Aristocrazia Nera, il Serpente Rosso e la Fraternitas Draconis. Queste quattro entità, unite insieme, formano l'Ordine degli Iniziati agli Arcani Supremi.
Ognuna delle quattro società che compongono l'Ordine è a sua volta una confederazione di altre società.
Per esempio i Templari appartenevano al Serpente Rosso ed erano i custodi della Linea del Sangue Reale, il Santo Graal.
Dopo il martirio di Jaques de Molay, l'ultimo Gran Maestro dei Templari, l'Ordine si frammentò e ogni corrente andò per conto suo, ma la custodia del Sangue Reale fu assunta dagli Scozzesi, che da allora controllano il Serpente Rosso tramite alcune famiglie nelle cui vene scorre il sangue dei re, in particolare i Sinclair di Albany, signori di Rosslyn.
Loro parenti sono i Saint-Clair del ramo franco-occitano, da cui discende, tra l'altro, anche la famiglia di Joanna Burke-Roche>>
venerdì 7 dicembre 2018
Vite quasi parallele. Capitolo 135. I Dominatori dell'Universo
Belenos aveva un "sorriso arcaico", come quello dell'Apollo di Veio, a cui assomigliava.
La sua voce era baritonale e autorevole, con una punta di simpatia:
<<Il fatto che ti sia apparso io e non Eclion, indica che la tua indole di fondo è prevalentemente buona, nel senso che tu appartieni alla schiera di coloro che cercano di rispettare e, quando possibile, anche di aiutare il prossimo, specie se si trova in condizioni di debolezza, di sconfitta o è vittima di un'ingiustizia.
La vita è ingiusta, e tu senti profondamente l'esigenza di giustizia.
Tu appartieni alla schiera dei "giusti" e per questo io ti ho scelto per essere mio alleato.
Il male è sempre ingiustificabile, sempre! Non c'è disegno superiore, non c'è provvidenza o altra diavoleria, inventata dalla mente umana e plasmata su quella divina, che possa giustificare l'esistenza del male.
Il male va combattuto, sia dentro di noi che fuori di noi, continuamente, in ogni momento della nostra esistenza.
Ma non è sempre facile distinguere il giusto dallo sbagliato.
Vi sono casi in cui ciò che è bene e ciò che è male finiscono per mescolarsi.
Il nostro compito dovrebbe essere quello di purificare dal male ciò che è buono, poiché, come dite voi, "sanctimonia vincet semper", la purezza vince sempre.
Dunque la purificazione dovrebbe essere il nostro compito e dico dovrebbe perché purtroppo si tratta, nella maggior parte dei casi, di un'utopia, a volte persino pericolosa, se strumentalizzata da fanatici che usano questo nobile scopo per soddisfare il loro sordido sadismo.
E allora che fare?
Vorrei poterti dire che sia sempre possibile separare il bene e il male, ma non è così.
La realtà di questo triste mondo, frutto dell'errore e del caso, è ben diversa da ciò che ci raccontano le favole religiose o mitologiche.
Bene e male, anche quando sono riconoscibili, non sono due entità che si escludono a vicenda, ma possono essere complementari, a tal punto da poter essere concepiti come due opposti reciprocamente necessari.
Questa è la natura di tutti gli esseri senzienti, siano essi uomini o entità sovrumane: forti e deboli, buoni e cattivi, crudeli e gentili, eroici ed egoisti.
Tienilo sempre a mente, se vorrai evitare delusioni, pur conservando la speranza che un raggio di luce alberga persino nei cuori più neri.
Poiché dunque tali caratteristiche sono inscindibili,senza il male non esisterebbe il bene.
Questa è una delle leggi più spietate su cui si fonda questo universo.
Il bene di alcuni coincide sempre con il male di altri e viceversa. Qualcuno ha chiamato questo principio: l'Ipotesi del Male.
Vale anche per coloro che presiedono alla tua Iniziazione, ma di questo parleremo dopo.
Prima devo chiarire un altro punto essenziale.
Io ed Eclion non siamo divinità, pur potendo essere considerati creature soprannaturali.
In ogni caso non abbiamo niente a che vedere con le religioni maggioritarie degli esseri umani.
Dio e Satana, così come li concepiscono i monoteisti, sono solo due facce della stessa moneta falsa.
Tutti sentono l'esigenza di dare un senso alla propria vita, alle proprie sofferenze, alle proprie aspettative, e così sono nate le mitologie e le religioni.
Volevano giustizia, è comprensibile, ma dal momento che la vita è indubitabilmente ingiusta, hanno posticipato la resa dei conti a dopo la morte.
Vana illusione, ma utile a calmare gli spiriti ribelli, come ben sanno i detentori del potere.
Ma non è solo questo: volevano anche poter incontrare di nuovo i propri morti>>
<<Lo vorrei anch'io>> disse Riccardo Monterovere.
Ma la reazione di Belenos fu severa:
<<E' tempo che tu smetta di vaneggiare, mio giovane apprendista, e ciò che hai perduto, consideralo perduto per sempre>>
<<Non c'è dunque speranza? Non resta niente?>>
<<Conosci già la risposta. E' la stessa di un poeta che si chiedeva: "dove sono le nevi di un anno fa?">>
<<Ma io ora ho gli Altri Ricordi>>
<<E' una grande tentazione, vero? Perdersi in quel mare di memoria, rivedere i propri cari. Ma ti invito alla cautela. Quei ricordi potrebbero prendere il sopravvento sulla tua personalità, come se uno spirito del passato ti possedesse.
Meglio guardare il presente, e costruire il futuro.
Vorrei che tu sorridessi di nuovo. Non piangere per coloro per cui è giunta l'ora. Tu vivrai per vedere questi giorni rinnovati. Basta con la disperazione.
Oggi si risvegliano in te doni latenti, che hai posseduto fin dalla nascita, anche se le loro manifestazioni sembravano solo assurde coincidenze.
Questi doni sono preziosi, ma dovrai imparare a controllarli e anche a nasconderli.
La Veggenza si manifesta solo in rare anime, eppure dovete rintanarvi nell'ombra. E questo perché hanno prevalso religioni intolleranti, e l'idea monoteista, così cara ai tiranni.
E tutto ciò per una ragione ben precisa: un unico dio onnipotente è l'idea che i leader hanno di se stessi. E ogni leader converte poi tutta l'oligarchia che lo circonda, perché in fondo anche gli oligarchi tendono a considerarsi unici e onnipotenti, e tali "per grazia di Dio">>
<<Compresi gli Iniziati agli Arcani Supremi?>>
<<Ah, gli Iniziati! Per i tre quarti sono dei cinici ipocriti assetati di potere e per il quarto rimanente sono dei fanatici che si credono buoni, ma alla fine si comportano peggio degli altri>>
<<Anche quelli che presiedono alla mia Iniziazione?>>
<<Non ci possono sentire, per cui ti risponderò e proteggerò la sicurezza di questo ricordo.
Albedo è il più pericoloso. Per lui sei solo una cavia da laboratorio o al massimo un esemplare da riproduzione, sacrificabile al primo fallimento.
Tuo zio Lorenzo è di quelli che si credono buoni, ma è fanaticamente devoto all'Ordine.
Fortunatamente è ancora più devoto a me, per cui puoi stare tranquillo: farà quel che gli dico io.
Luca Bosco, l'altro Iniziato, risponderà ad Atar, il Signore del Fuoco, che a volte è mio alleato e a volte invece si allea con i miei nemici, tra i quali il più acerrimo è Eclion, il Signore dell'Oscurità>>
<<Esistono solo entità "maschili"? Qualcuno considererebbe questo un intollerabile elemento sessista e politicamente scorretto>>
Il sorriso arcaico di Belenos si accentuò:
<<Voi umani avete questo terribile vizio di crearvi problemi anche quando non ce ne sono.
In ogni caso, noi "entità" possiamo essere, riguardo al genere e ad altri aspetti simili, ciò che riteniamo più giusto o più conveniente in un determinato momento.
Sarai istruito anche su questi aspetti, quando sarà opportuno.
Ma ora ciò che mi preme è metterti in guardia da Joanna Burke-Roche.
Lei è mentalmente instabile. La sua parte razionale è calcolatrice e serve Gothar, il Signore del Ghiaccio, mio nemico, ma la sua parte emotiva è capace di amare, anche se in maniera disordinata. Quella parte di lei è fedele a me.
Percepisco una sorta di tua attrazione verso Joanna...
Sta' attento: il desiderio è una strada pericolosa e in generale finisce per costituire uno dei principali tormenti dell'essere umano.
Molta bellezza cela spesso molta cattiveria.
Se il mondo fosse cieco, la bellezza fisica non potrebbe essere usata come arma per ingannare, ricordalo>>
<<Joanna serve due padroni?>>
<<Io non mi considero un padrone e non chiedo certo di essere servito. Gli altri ritengono che questo sia una debolezza.
Molti pensano che Gothar sia astuto. Credo che lo trovino un pensiero confortante: in fondo non è poi così grave essere sconfitti da un nemico che viene reputato scaltro.
Sia lui che Eclion si credono incredibilmente furbi, ma si sopravvalutano.
Il vero astuto è Atar, che a volte illumina e riscalda, mentre altre volte distrugge e brucia.
Meglio allora morire nel ghiaccio che nel fuoco.
Ma il senso del discorso è anche un altro: bene e male convivono a volte in maniera inscindibile e dunque non ci sono innocenti.
Nemmeno tu, giovane Monterovere.
Ma io ti indicherò la Via della Luce, perché c'è ancora del buono in te, nascosto nel profondo, c'è un senso di giustizia accompagnato da una grande empatia nei confronti di chi soffre. E' per questo che ti accordo la mia protezione>>
<<Grazie, o splendente Belenos>>
<<Un giorno ti verrà spontaneo chiamarmi senza bisogno di usare aggettivi.
Questo avverrà se manterrai la retta via, il Sentiero Dorato.
Purtroppo non tutti i miei devoti si sono comportati bene.
Gli Iniziati conoscono la verità, ma spesso si comportano come se non la conoscessero affatto.
A volte preferiscono usare le religioni tradizionali come instrumentum regni.
Io prediligo coloro che scelgono l'umiltà. Coloro che danno il proprio contributo con serietà o persino con passione, ma sempre mantenendo un profilo sobrio e defilato. Sono queste persone che, ogni giorno, contribuiscono a salvare il mondo, e quindi anche l'umanità>>
<<Salvare l'umanità? Ma siamo sicuri che l'umanità meriti di essere salvata?>>
<<E' la presenza dei giusti, ciò che salva la specie. Tu sai a cosa mi riferisco... un poeta che tu conosci, amato da tuo padre... Borges... cosa diceva a proposito dei giusti.
In ogni caso, il ruolo dell'umanità nel futuro è ancora incerto e molto complicato da spiegare.
Tieni conto che sono molte le specie di vita intelligenti con cui sono in contatto.
Da questo punto di vista, il tempo che ti ho dedicato è molto, e in genere una persona vale il tempo che gli viene dedicato, o che ti dedica.
Io ti ho soccorso molte volte, e ho soccorso anche la tua famiglia.
Non sono onnipotente, per cui ciò che sono riuscito a fare è stato contenere i danni.
E continuerò a farlo, se avrai fede in me.
E' la fede di chi crede in me, ciò che mi dà la forza per aiutarlo>>
<<E se, nonostante tutto, io dovessi fallire?>>
<<Il fallimento è il più grande maestro, e tu sei sempre stato un buon allievo. Imparerai ed evolverai>>
<<E noi umani, ci stiamo ancora evolvendo?>>
<<Non tutti, ma una parte sì.
Lo stile di vita moderno ha favorito la selezione naturale di tratti utili in ogni campo, a partire dai più materiali, dall'alimentazione al sistema immunitario: è accaduto negli ultimi millenni ed è ragionevole pensare stia succedendo anche adesso.
Ma non così in fretta come crede il consigliere Albedo!
<<E allora come farò a distinguere il vero dal falso?>>
<<E' l'eterno paradosso che incontriamo ogni volta che cerchiamo di comprendere la realtà: tutto sembra com'è e niente è come sembra... persino i più saggi possono essere tratti in inganno>>
martedì 4 dicembre 2018
Simbolo del dio Sole celtico Belenos
Belenos, divinità protoceltica della luce solare (dal protoindoeuropeo *bʰel-, luce[1]), è uno dei maggiori e più influenti tra gli antichi dèi europei per il quale si eseguivano sacrifici e riti collegati ai solstizi e perciò ai cicli solari dell'anno. Il teonimo Belanu è stato ritrovato su alcune iscrizioni scoperte in Italia nei pressi di Oulx e a Bardonecchia[2]. Alcuni lo hanno accostato al dio Apollo della cultura mediterranea[3][4]. La sua compagna era Belisma[5], dea del fuoco.
Varianti
Belanu viene identificato con numerosi epiteti e varianti appartenenti alle diverse culture e lingue protoceltiche:
- Beli
- Belus
- Belinos
- Belinu
- Belinus
- Bellinus
- Belanos
- Belanus
- Beleno
- Belenos
- Belenu
- Belenus
- Belemnos
- Belemnus
Etimologia
Belanu probabilmente significa l'equivalente di colui che è luminoso, o il dio luminoso. L'antichissima radice bel presente in molteplici protolinguaggi, secondo alcune fonti avrebbe il significato trascendentale di apparire dall'altro mondo e/o illuminazione dal mondo degli Dei e successivamente stabilizzatosi in luce[6].
La radice è presente con significato di luce o luminoso in :
La radice è presente con significato di luce o luminoso in :
- bʰel- Proto-Indoeuropeo
- bëh- Proto-Nostratico
- bah- Proto-Afroasiatico
- bʰa- Sanscrito
Bel è altresì il dio primordiale della luce in medioriente, venerato sicuramente dai Sumeri a partire dal VI millennio a.C., e forse ancor prima sin dalla notte dei tempi della preistoria neolitica.
Culto
Adorato dai Liguri, Iberi, Celti continentali ed insulari era noto per la sua influenza sulla luce solare e di conseguenza sull'agricoltura, sulla stagionalità, sulla temperatura, sull'allevamento ed in pratica su ogni attività umana dell'epoca protostorica europea, sovrintendeva persino sull'illuminazione della psiche nell'accezione spirituale e mentale come guida alle innovazioni e invenzioni. Iscrizioni con il suo nome sono state rinvenute a sud dalla Gallia sia cisalpina che transalpina e dall'Illiria fino alle isole britanniche a nord.
Da moltissime iscrizioni trovata in Aquileja, si rileva che il dio Beleono vi fosse onorato e che da questa città il culto fosse portato presso le nazioni della Norica. Dopo essere stalo accolto in molli altri paesi, passasse finalmente nelle Gallie, ov'egli divenne una delle divinità maggiori degli Arverni[3].
Ricorrenze
Alcuni miti celtici sembrano derivare dall'antico culto di questa divinità della luce, come ad esempio la festa rituale di Beltane[7], celebrata in primavera o per l'inizio della stagione luminosa, per ricordare la rinascita del Dio della luce. Durante queste feste i druidi compivano alcuni rituali con falò e fuochi.
Per contro, la ciclica morte del Dio della luce veniva ricordata con feste come Yule o Imbolc, intorno alla fine di dicembre e forse poi divenuto il natale cristiano, con riti corredati da piante sempreverdi (confrontare albero di natale e sempreverde) per sottolineare la simbologia della vita che continua, anche durante la morte della luce nel solstizio d'inverno.
Tradizioni
La tradizione endemica europea di accendere fuochi e falò in occasione di festività primaverili o legate ad equinozi e solstizi è la traccia indelebile degli antichissimi riti legati a Belanu. Viene spesso incontrata questo tipo di festività nelle zone rurali che tipicamente sono più legate alla ciclicità della luce naturale e che più attingono alle tradizioni come queste che affondano radici nella notte dei tempi protostorici se non addirittura preistorici. Per i molti riscontri analizzabili, queste festività dedicate a Belanu potevano essere ciò che poi è stato conosciuto come il Beltane celtico, la festività più importante di queste culture.
Cultura attuale
Toponomastici
Probabilmente la radice della località italiana Belluno e delle località irlandesi di Belfast, Belleek, Ballyshannon, Belau e Baal Hills, risale allo stesso etimo della divinità. Vanno poi ricordati alcuni toponimi come ad es. Beligna, una località a sud di Aquileia (prov. di Udine) in cui sorgeva un santuario di Apollo Belenus, soppiantato col tempo dal culto del santo cristiano Martino. Vale infine la pena rilevare (lo attesta il nome della nazione Bielorussia (Belarus) che significa Russia Bianca o della città di Belgrado Beli=bianco grad=città) la trasposizione luce-bianco propria delle lingue slave.
Onomastici
Belan/Belana/Belanu/Belanom è un nome personale sloveno, slovacco, ceco, serbo, croato, dove la radice bel/biel significa bianco (similmente al celtico luce)[8]. Negli Stati Uniti d'America Belanus è un nome personale che si posiziona al 45909 posto della popolarità tra i nomi degli abitanti [9].
Nei fumetti
Il grande pubblico conosce i nomi di Belanu e Belisma anche grazie ai fumetti di Asterix, in cui compaiono molte volte le esclamazioni "Per Belenos!" e "Per Belisama!"[10].
Nella musica
Belìn
L'intercalare belìn, tipico della lingua ligure anche nella variante belan, comunemente utilizzato dai liguri anche in italiano, sembra che abbia origine dal nome della divinità.
Note
- ^ Fortson 2009.
- ^ Encyclopédie de l'Arbre Celtique.
- ^ a b Carlo Antonio Vanzon, Dizionario universale della lingua italiana, ed insieme di geografia ... mitologia &c.., tomo II, 1840, p. 105. URL consultato il 30 settembre 2018.
- ^ The religious beliefs and practices of the ancient Celts.
- ^ Belisama.
- ^ Austric words in IndoEuropean and AfroAsiatic?
- ^ Beltane
- ^ Belan
- ^ Belanus
- ^ Asterix
Bibliografia
- Elena Percivaldi, I Celti una civiltà europea, Giunti, 2003.
- Beltane, su ASEN. URL consultato il 31 gennaio 2014.
- Ward Rutherford, Tradizioni Celtiche, Neri Pozzo, 1996.
- Gerard Dobesch, I Celti, Bompiani per Palazzo Grassi, 1991.
- Asterix, su it.arti.fumetti on line. URL consultato il 31 gennaio 2014.
- (FR) Les divinités celtiques: Belarus, su Encyclopédie de l'Arbre Celtique. URL consultato il 31 gennaio 2014.
- (EN) Torsten Pedersen, Austric words in IndoEuropean and AfroAsiatic?, su angelfire.com, 2009. URL consultato il 31 gennaio 2014.
- (EN) Belan Family History, su Ancestry.com. URL consultato il 31 gennaio 2014.
- (EN) Belanus Name Report, su PokeMyBirthday.com. URL consultato il 31 gennaio 2014.
- (EN) Belisama, su Nemeton - the Sacred Grove. URL consultato il 31 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 21 marzo 2008).
- (EN) Benjamin W. Fortson, Indo-European Language and Culture: An Introduction, Hoboken (New Jersey), John Wiley & Sons, 2009. URL consultato il 31 gennaio 2014.
- (EN) The religious beliefs and practices of the ancient Celts, su International World History Project. URL consultato il 31 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 21 marzo 2008).
Voci correlate
sabato 1 dicembre 2018
Mappa del Regno sotterraneo dei Nani di Moria e itinerario della Compagnia dell'Anello
Nell'universo immaginario fantasy creato dallo scrittore inglese J.R.R. Tolkien, quelle di Khazad-dûm (Moria) erano le più grandi miniere mai costruite dai nani, nonché uno dei loro reami più potenti e splendenti. Esse erano infatti note anche con il nome di Khazad-dûm, il Reame di Nanosterro.
Situate nella parte centrale delle Montagne Nebbiose, furono fondate da Durin il senzamorte agli albori della Prima Era. Al tempo erano solamente delle caverne di Azanulbizar, la Valle dei Rivi Tenebrosi, il successivo arrivo di nani della stessa stirpe di Durin, prima, e dalle distrutte Belegost e Nogrod, successivamente, contribuì all'espansione geografica delle miniere, tanto da raggiungere le quaranta miglia da un lato all'altro della montagna, e all'ascesa del Regno, che diventò così il più ricco e il più influente dei regni dei nani.
La ricchezza di Khazad-dûm, a differenza di quelle degli altri regni nanici, non stava nei gioielli, né nel ferro (seppur questi materiali siano stati abbondanti nelle miniere, i nani potevano ottenerli con il commercio), ma nel mithril, o veroargento, prezioso metallo bramato da molti popoli della Terra di Mezzo. Moria era infatti l'unico luogo conosciuto dove era possibile reperirlo, ma così come fu fonte di ricchezza, il mithril fu anche causa di rovina per la stirpe di Durin. Scavando sempre più in profondità, infatti, i nani risvegliarono un Balrog di Morgoth, un essere orrendo fuggito da Thangorodrim un'era prima e rifugiatosi nelle viscere delle Montagne Nebbiose. Esso decimò i nani e causò la fuga degli stessi dalle miniere. Ai tempi de Lo Hobbit e de Il Signore degli Anelli, le miniere erano ormai un luogo tenebroso, dalla terribile fama, dimora di un innumerevole numero di Orchi, Troll e dello stesso Balrog.
Il nome
Il nome khuzdûl dell'antico regno nanico era Khazad-dûm, che significa letteralmente Casa dei nani. La parola è composta da Khazâd, che sta per "nani" e dûm, che sta per "casa". Gli elfi, inizialmente, usavano il termine sindarin Hadhodrond, traducibile come Sotterranei dei Nani, essendo Hadhod traducibile in "nani" e rond in "sotterranei" o case a volta. Casarrondo, termine usato dai Noldor, ha lo stesso significato. Nella lingua corrente, veniva utilizzato il termine Phurunargian (inglesizzato in the Dwarrowdelf, Nanosterro nella traduzione italiana). Dopo la fuga dei nani a causa del Balrog, e la successiva colonizzazione da parte di orchi e troll, le miniere presero il nome di Moria, termine sindarin, ma usato in tutte le lingue dell'ovest della Terra di Mezzo, traducibile in "Pozzo nero", essendo la parola composta da mor "nero", e -ia "pozzo, abisso". Nonostante il nome Moriarichiami quello biblico di Moriah (il luogo dove Abramo avrebbe dovuto sacrificare il figlio Isacco), lo stesso Tolkien negò con fermezza ogni possibile analogia.
Storia
Età degli Alberi
La leggenda narra che Durin il Senzamorte, il più anziano dei padri dei nani, svegliatosi alle pendici del Monte Gundabad non molto tempo dopo che i primi Elfi si svegliassero, decise di incamminarsi da solo verso sud. Arrivato ad Azanulbizar, la Valle dei Rivi Tenebrosi, rimase stupito dalla bellezza della valle e delle circostanti caverne naturali, e giungendo infine sulle sponde del Mirolago (che chiamò Kheled-Zarâm), notò che quel grande lago ovale era dotato di capacità magiche: sebbene il sole brillasse alto nel cielo, nelle sue profondità oscure si scorgeva uno scintillare di stelle. Chinatosi, Durin vide quelle stelle riflettersi e brillare come una corona sulla sua testa, e lo prese come il segno che quel luogo sarebbe diventato la dimora del suo popolo. Alla fine della Terza Era era ancora presente un monolite istoriato in ricordo di quell'evento. Tornato alle pendici del Monte Gundabad, Durin condusse il suo popolo nella valle da lui scoperta, e si stabilì nelle grotte, che in poco tempo furono trasformate in grandi sale, corridoi infiniti e profondi labirinti che si estendevano in tutta la lunghezza e la larghezza delle viscere delle tre vette sovrastanti, Bundushathûr, Zirak-Zigil e Barazimbar "(...) ivi colpiva l'incudine il martello / ivi l'incisor scrivea operando lo scalpello / ivi il minator scavava e il murator costruiva con fatica (...)" (SdA, Libro II, Capitolo IV).
Prima Era
Per tutta la Prima Era, i nani fecero di Khazad-dûm un importante centro commerciale. Ferro, gemme, e oro venivano venduti a Belegost e Nogrod, nel nord, nelle valli tra il Celduin e Carnen, ad est, o nella vicina valle dell'Anduin. Essi finirono anche per colonizzare le Montagne Grigie, controllandone anche i passi che conducevano nel Beleriand, e i Colli Ferrosi. Seppur citato nella lunga serie di reami coinvolti nelle Battaglie del Beleriand, esso fu sempre neutrale, ottenendo una tregua dalle ostinate e terribili incursioni degli Orchi che Morgoth riteneva più utile usare su altri fronti.
Con l'arrivo di popoli Edain nell'Eregion, regione sulla quale si affacciavano i cancelli occidentali di Khazad-dûm, i Lungobarbi stabilirono forti relazioni con questi, beneficiandone: gli uomini gli fornivano cibo, e loro ricambiavano andando a lavorare nei loro villaggi come artigiani, e fornendo loro armi.
Per quanto riguarda i rapporti con gli Elfi Silvani della Grande Foresta Verde e di Lothlórien, non avendo sufficienti notizie, possiamo solo presupporre che vi fossero, anche se a volte non erano del tutto cordiali, come dimostrerebbe il fatto che, nella Seconda Era, gli Elfi Silvani di Oropher abbandonarono le loro abitazioni in prossimità di Amon Lanc per spostarsi più a sud.
Seconda Era
Nei primi secoli della Seconda Era i nani avevano assunto il pieno controllo delle Montagne Grigie, di Erebor e dei Colli Ferrosi, nonché di tutta la parte orientale delle Montagne Nebbiose, fino ai confini con la terra di Lórien e, grazie all'arrivo dei Nani da Belegost e Nogrod, fuggiti dagli Ered Luin a causa della distruzione del Beleriand, alla scoperta del Mithril e al consolidamento delle relazioni con gli Uomini del Nord (grazie ai quali riuscirono a fronteggiare le invasioni degli orchi dopo la caduta di Angband, garantendo sicurezza e prosperità ad entrambi i popoli), Khazad-dûm accrebbe in potenza e influenza.
I rapporti con gli elfi silvani e quelli di Lórien rimasero controversi, ma lo stabilimento dei Noldor, gli elfi fabbri, in Eregion, intorno al 750, portò importanti cambiamenti nel rapporto tra i nani di Khazad-dûm e gli Elfi. Furono avviati forti legami non solo a livello commerciale, ma anche livello di amicizia e reciproca ammirazione, con i Nani che aprirono una porta ad ovest per favorire il traffico tra le comunità. Il Mithril, ammirato ed apprezzato dai Noldor fu largamente utilizzato per la fabbricazione di splendidi gioielli, e da ambedue i popoli che contribuirono ad accrescere lo splendore della regione.
Terza Era
Con la Terza Era arrivò il declino di Khazad-dûm. Anche se per lungo tempo il regno dei nani fu un luogo sicuro, il numero dei suoi abitanti diminuì, sicché molti dei grandi palazzi, simboli dell'apogeo nella Seconda Era, rimasero vuoti e bui.
La crisi demografica non intaccò tuttavia la potenza commerciale, che rimase per secoli forte e florida. Ma quando Sauron si insediò a Dol Guldur, il Bosco Atro e molte zone circostanti caddero sotto la sua ombra. Gli orchi si insediarono e si moltiplicarono nelle caverne delle Montagne Nebbiose, tagliando le comunicazioni con gli altri regni dei nani, essendo le strade nelle Valli dell'Anduin e nel Bosco Atro diventate pericolose, abbandonate o sorvegliate da creature mostruose arrivate insieme con il dominio del Negromante.
Nonostante la crisi, sia sul fronte demografico che su quello commerciale, i nani continuarono ad estrarre ed a esportare mithril. Essendo i filoni superficiali del prezioso metallo quasi tutti esauriti, essi scavarono sempre più in profondità e con sempre più cupidigia sotto il Caradhras, risvegliando un Balrog di Morgoth, un essere orrendo fuggito da Thangorodrim un'era prima e rifugiatosi nelle viscere delle Montagne Nebbiose: esso decimò nani, nell'anno 1980 della Terza Era questa creatura uccise il re di Khazad-dûm Durin VI, e l'anno seguente suo figlio Náin I[1]. I Lungobarbi, che vivevano per intero a Moria furono costretti a lasciare la loro patria e vagare per varie zone della Terra di Mezzo. La maggior parte dei discendenti di Durin si rifugiò nel Ered Mithrim, mentre Thráin I, figlio di Náin I e nipote di Durin VI fondò il regno di Erebor. Svuotata dai nani e scomparsi anche gli elfi che vivevano al confine occidentale, Moria divenne dimora di un gran numero di orchi e di troll.
Molti secoli dopo Thrór, ormai vecchio e disperato, si diresse a Khazad-dûm. La sua mente ormai ottenebrata lo spinse a entrare in quella che era la "sua" dimora, solo per venire brutalmente assassinato da un orco di nome Azog. Nove anni dopo, suo figlio Thráin combatté gli Orchi ad Azanulbizar; la battaglia si trasformò in un massacro. Thráin fu storpiato, mentre il giovane Dáin Piediferro decapitò Azog. La vittoria arrise ai Nani, ma non fu una vittoria da festeggiare. I morti erano innumerevoli, non vi era tempo per erigere un simile numero di tombe in pietra. Così i superstiti spogliarono i loro morti, prima di bruciarli su immensi roghi; per alimentarli i Nani disboscarono l'intera valle di Azanulbizar. Thráin non entrò nell'avita dimora, dietro consiglio di Dáin.
«[...] "Al di là dell'ombra il Flagello di Durin è in agguato. Il mondo dovrà cambiare e qualche altro potere dovrà sopraggiungere prima che il popolo di Durin varchi di nuovo la soglia di Moria."»
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Un tentativo importante per riconquistare Khazad-dûm venne fatto da Balin, un nano amico di Bilbo Baggins, che guidando un gruppo di consanguinei rientrò a Moria e si proclamò re. Il tentativo fallì e tutti i nani vennero uccisi come si deduce dal libro che viene trovato vicino alla tomba di Balin dalla Compagnia dell'Anello durante il suo attraversamento delle miniere.
La profezia di Dáin si avverò solo poco dopo il passaggio della Compagnia dell'Anello: quasi alla fine del loro viaggio nell'oscurità, infatti, la compagnia fu attaccata dagli orchi e dallo stesso Balrog, che precipitò insieme a Gandalf nell'abisso del ponte. Il duello continuò tuttavia nelle viscere delle montagne, per proseguire nella Scala Infinita e nella Torre di Durin, dove Gandalf sconfisse il suo nemico e gettò la sua carcassa contro il fianco di Zirakzigil. La battaglia prese il nome di "Battaglia del Picco".
Quarta Era
Dopo la morte del Balrog ad opera di Gandalf il Grigio, secoli dopo l'inizio della Quarta Era, il re Durin VII (discendente da Thorin III Elminpietra) riportò il suo popolo a Khazad-dûm, ritrovando quanto rimaneva delle immense ricchezze di Khazad-dûm. Darà inizio alla rifondazione di Khazad-dûm e alla nuova ricerca dell'Ascia di Durin.
Geografia
Le miniere di Moria si estendevano per quaranta miglia in linea d'aria dai cancelli occidentali a quelli orientali, sotto tre delle più alte vette delle Montagne Nebbiose e dell'intera Terra di Mezzo: Celebdil il bianco, Fanuidhol il grigio e il Caradhras. Non è nota la sua estensione in altezza, anche se doveva sicuramente essere molto elevata. La parte più antica, situata nel versante orientale delle montagne, era caratterizzata da ampi saloni cavernosi con pilastri scolpiti nella pietra dura con le sembianze di maestosi alberi. La parte più recente era situata nel versante opposto ed aveva, probabilmente, saloni meno ampi. Le vie di comunicazione più importanti all'interno delle miniere si potevano distinguere dalle altre perché più larghe e non avevano aperture ai lati. Negli abissi più profondi, nonostante i nani non vi avessero mai lavorato, vi erano delle gallerie scavate da esseri che rodono la terra, che persino Sauron non conosce, essendo più vecchi di lui, come riferito da Gandalf.
Cancelli occidentali
Le Porte di Durin, o cancelli occidentali, erano l'ingresso occidentale al regno di Khazad-dûm. Furono costruiti nella Seconda Era, quando i rapporti tra i Nani e gli Elfi dell'Eregion erano maggiori di quanto non lo fossero mai stati.
Furono costruiti da Elfi e Nani. Fu Narvi, forse il più grande artigiano dei Nani, a progettare e costruire i cancelli; Celebrimbor, Signore dell'Eregion, li decorò con l'ithildin: fu inciso l'emblema di Durin, un martello e un'incudine coronata con sette stelle, gli alberi gli Alti Elfi e la stella della Casa di Fëanor.
I cancelli furono progettati in modo che, dall'interno, bastasse una semplice spinta per aprirli. Un nano, tuttavia, avrebbe avuto bisogno dell'ausilio di un compagno per aprirli. Per questo, i nani tennero sempre una guardia nei pressi di essi, che avrebbe aiutato un nano ad uscire, o avrebbe fermato qualsiasi intruso volesse fuggire. Dall'esterno, nessun nano, elfo o uomo avrebbe potuto aprire le porte, se non a conoscenza della parola magica.
Le porte rimasero aperte per parecchi anni, con delle sentinelle che sedevano ai lati, per velocizzare il commercio tra i Nani di Khazad-dûm e la gente di Celebrimbor. Ma furono chiuse dopo che l'Eregion fu distrutto dalla guerra tra Sauron e gli Elfi. Anche se le porte non sono più menzionate fino ai fatti antecedenti la Guerra dell'Anello, senza dubbio il Popolo di Durin avrà aperto e chiuso le porte numerose volte prima dell'arrivo del Balrog nel 1980 TE, quando Khazad-dûm era ancora, seppur scarsamente rispetto al passato, popolata.
Quando la Compagnia passò nei pressi dei cancelli, trovò che le arti di Sauron avevano profondamente trasformato il luogo: il Sirannon (un torrente che passava nei pressi delle porte) era stato arginato e riempiva l'intera vallata antistante, apparendo come un cupo e malsano stagno. Quest'ultimo era abitato dall'Osservatore nell'acqua, una creatura senza nome, strisciata fuori delle profondità delle montagne, che attacca la compagnia, prima che questa avesse varcato le soglie di Khazad-dûm.
Sulla porta d'ingresso di Khazad-dûm c'è scritto: « Ennyn Durin Aran Moria / Pedo mellon a minno » cioè « Le porte di Durin Signore di Moria / Di' amico ed entra ». Gandalf prova per lunghi istanti con varie parole e incantesimi; infine Gandalf intuisce che il significato della frase è « Di' "amico" ed entra » e non « Di', amico, ed entra », perciò la parola chiave è "mellon" che significa appunto "amico". Nell'adattamento cinematografico di Peter Jackson è Frodo ad avere quest'intuizione.
Camera di Mazarbul
La Camera di Mazarbul era, anticamente, la camera degli scritti del regno. Era situata in un corridoio della ventunesima sala dell'estremità Nord, in cui la luce del giorno penetrava da profondi pozzi. Durante il viaggio nell'oscurità, la Compagnia dell'Anello entrò nella camera, dove trovò la tomba di Balin, che li aveva deciso di stabilire la sua dimora durante l'ultimo tentativo di riconquistare la città-miniera. Oltre all'ingresso principale, che si affacciava nella ventunesima sala, vi era un'altra porta, più piccola, che dava su delle scale che conducevano ai saloni dell'antica Khazad-dûm. Nella camera si trovavano varie casse di legno, distrutte dagli orchi, e varie asce e scimitarre, segno di una disperata resistenza da parte dei nani. Gandalf rinvenne all'interno della sala il Libro di Mazarbul, un'epopea del popolo di Balin. Proprio durante la lettura di quest'ultimo, un gruppo di orchi proruppe nella ventunesima sala e diede battaglia alla compagnia, che riuscì infine a scappare. Una parte o la totalità della camera venne distrutta dalla tensione causata dai contro-incantesimi del Balrog e di Gandalf durante il tentativo di quest'ultimo di chiudere la porta con la magia.
Il Ponte di Khazad-dûm
Il ponte di Khazad-dûm era un esiguo ponte di pietra che attraversava una voragine per condurre ai cancelli orientali delle miniere. Il ponte era stato concepito con un'esigua larghezza per facilitarne la difesa: qualsiasi esercito nemico avesse preso le sale e i corridoi esterni, avrebbe potuto camminare solo in fila indiana per raggiungere l'interno delle miniere, il che avrebbe facilitato il compito dei difensori nani ed impedire al nemico di penetrare. Il ponte crollò durante il duello fra il Balrog e Gandalf, che precipitarono nell'abisso.
Cancelli Orientali
L'ingresso principale di Khazad-dûm era situato ad est delle Montagne Nebbiose, dove si affacciava su Azanulbizar. Questo ingresso era conosciuto come il Cancello di Dimrill. Le grandi porte erano precedute da un ampio salone, con enormi colonne ed alte finestre che consentivano la penetrazione della luce del giorno. Prima della loro distruzione, sui cancelli erano incise rune di diverse lingue con divieti ed ammonimenti per chiunque avesse intenzione di entrare nel regno nanico senza l'autorizzazione del re. Dopo la fuga dei nani, i grandi cancelli giacevano a terra, rotti e consunti dalle intemperie. Nel corso dei secoli, tanti avvenimenti, più o meno importanti, si svolsero nei pressi di queste porte: davanti a queste si svolse la guerra fra nani ed orchi per vendicare Thror, la cui testa decapitata e sfregiata fu gettata proprio da quella porta alcuni anni prima. Gandalf entrò a Moria attraverso il cancello di Dimrill per cercare Thráin II, scomparso nel 2845. Anche Aragorn passò attraverso questo cancello durante uno dei suoi viaggi nella terra di mezzo. Gollum varcò il cancello nell'agosto 3018 con lo scopo di raggiungere i cancelli occidentali per poi dirigersi verso la contea. Dopo il duello sul ponte di Khazad-dûm e la caduta nel baratro di Gandalf, Aragorn portò il resto della compagnia fuori dalle miniere attraverso questo cancello.
L'Interminabile Scala
L'Interminabile Scala partiva dall'abisso più basso delle miniere e terminava nella vetta di Celebdil. I nani dubitavano della sua esistenza, considerandola una leggenda, ma Gandalf confermò la sua esistenza a Gimli durante il racconto del suo duello con il Flagello di Durin, che, tra l'altro, causò la distruzione della parte superiore di esse. L'altezza della scala non è nota, ma Gandalf disse di essere salito per molte migliaia di passi in una spirale ininterrotta. La scala avrebbe dovuto avere proporzioni veramente colossali, infatti essa parte da abissi sconosciuti persino ai nani per condurre fino ad una delle più alte vette della Terra di Mezzo.
Moria nel viaggio della Compagnia dell'Anello
Lo stesso argomento in dettaglio: La Compagnia dell'Anello (romanzo). |
Durante il viaggio verso sud, l'antica Khazad-dûm, ora Moria, diviene per la Compagnia dell'Anello l'unico percorso possibile per attraversare le montagne: la breccia di Rohan è troppo vicina a Isengard e le terre lungo il mare sono sorvegliate; infine, il passo del Caradhras, la via proposta da Aragorn, si presenta subito ostile e pericolosa: la Compagnia è aggredita da una terribile tempesta di neve, certamente provocata da qualche malvagia volontà, che riduce all'impotenza gli hobbit e costringe i viaggiatori a tornare indietro. Dopo l'ascesa, non senza difficoltà, dal Caradhras, Gandalf riunisce la compagnia in consiglio e suggerisce l'attraversamento delle miniere, nonostante l'iniziale riluttanza della maggior parte dei viandanti.
Dopo un'incursione da parte di un branco di lupi, respinta dalle arti magiche di Gandalf, la Compagnia giunge alle porte occidentali delle miniere: chiuse e dimenticate, esse sono situate in una profonda gola montagnosa invasa da un lago oscuro e limaccioso creato artificialmente con l'ostruzione delle acque del fiume Sirannon, il Rivo del Cancello. L'apertura delle porte si rivela però più complessa del previsto, essendo porte magiche, che rispondono solo a parole segrete ormai dimenticate. Dopo ore di tentativi, Gandalf riesce a decifrare l'enigma delle porte (la cui parola-chiave è nascosta nell'iscrizione «Di' "amico" ed entra»), ma nello stesso istante in cui le porte si spalancano, dalle profondità dell'oscuro lago emergono dei tentacoli, che si avvinghiano alla gamba di Frodo. Dopo che lo hobbit è sottratto al mortale pericolo e tutti si sono posti in salvo oltre l'ingresso delle miniere, l'Osservatore nell'Acqua avvinghia i battenti delle porte e li chiude rovinosamente alle spalle dei fuggiaschi, che non hanno altra scelta che proseguire.
Un viaggio nell'oscurità
Per decine di miglia, Gandalf guida alla luce del suo magico bastone i viaggiatori per l'immensa città sotterranea dei nani, composta da un labirinto oscuro e pericoloso di scale, corridoi, sale disabitate disseminate di crepacci e trappole appositamente create per la difesa dagli invasori. Per esorcizzare il desolante silenzio, Pipino fa cadere un sasso in un profondo pozzo oscuro, con grande disappunto di Gandalf: dalle profondità della terra giunge un inquietante martellio, come un segnale, che ben presto, però, si perde nell'eco, tranquillizzando i nove viandanti. Dopo aver superato il primo serio scacco, quello di scegliere la via giusta, la compagnia si incammina verso la ventunesima sala dell'estremità nord, giungendovi a notte fonda. In questi luoghi, secondo Gandalf, grazie a profondi pozzi, era possibile vedere la luce del giorno. Durante il suo turno di guardia, a Frodo pare di scorgere due occhi gialli e pallidamente illuminati che lo spiano da lontano.
A fianco del salone, la Compagnia trova la Camera di Mazarbul, un vano fiocamente illuminato da un pozzo aperto verso il cielo, al cui centro giace la tomba di Balin, signore di Khazad-dûm. È così che Gandalf e Gimli apprendono del fallimento dell'ultimo tentativo dei nani di reimpadronirsi del loro reame.
Il Ponte di Khazad-dûm
Nella Camera di Mazarbul i viaggiatori si attardano a leggere il diario degli ultimi giorni di vita della guarnigione di Balin, quando improvvisamente il battito di tamburi già udito in precedenza e momentaneamente assopitosi, rompe nuovamente il silenzio, facendosi rapidamente sempre più vicino. Dalla parte del salone centrale giunge un violento attacco di orchi, capeggiati da un gigantesco troll di caverna. La resistenza è accanita e serrata, e i nemici vengono sbaragliati facilmente, ma Frodo è colpito da un violento colpo di lancia, che lo lascia a terra come morto, rialzandosi poco dopo con grande sorpresa di tutti. La compagnia cerca di fuggire da una uscita secondaria, cercando di serrare la porta alle loro spalle, quando sopraggiunge un nuovo nemico, in grado di forzarla con la sola volontà. Con grande sforzo, Gandalf riesce a tenere bloccata la porta, ma la tensione è tale che la camera di Mazarbul crolla, lasciando Gandalf stesso debole e quasi cieco. Incomincia la fuga disperata verso l'uscita est di Moria. Ancora guidati da un esausto Gandalf, i viaggiatori sbucano nell'ultimo salone, nel cui centro percorso da un'immensa voragine si alzano delle fiamme, e da lì, poco dopo, emerge il Balrog. La Compagnia si avventa sul ponte portandosi all'estremità opposta, mentre Gandalf, cerca di opporre resistenza al nemico, riuscendo a frantumare con la magia il sottile ponte di pietra sotto i piedi del Balrog: questi precipita nell'oscurità, ma prima di scomparire avvinghia con la sua frusta le ginocchia di Gandalf, che cade così con esso nelle immense profondità della terra. Gandalf è caduto, ma i suoi compagni sono salvi e possono correre, benché accecati dalle lacrime, fuori dalle miniere.
Adattamenti
Film
Nel film d'animazione di Ralph Bakshi, le miniere di Khazad-dûm appaiono come un'interminabile labirinto fatto di archi, scale, e crepacci. Essendo una pellicola animata, i colori usati non danno l'idea dell'oscurità come nel libro o negli altri adattamenti. Nella trasposizione cinematografica di Peter Jackson, il regista neozelandese si è sostanzialmente basato sulle illustrazioni di Alan Lee, con la differenza che, a parte il Ponte, l'architettura è interamente costituita da poligoni, e non contiene minimamente curve.
Videogiochi
Sulle miniere di Khazad-dûm è anche basato un vecchio gioco in stile rogue. Lo scopo del gioco è di raggiungere il fondo di un labirinto delle miniere e uccidere il Balrog. A questo gioco si sono ispirati anche altri videogiochi, come Angband e Diablo. Le miniere sono presenti anche sul gioco da tavolo de Il Signore degli Anelli, ideato da Reiner Knizia. La prima espansione al gioco MMORPG Lord of the rings Online è intitolato proprio Mines of Moria, contenente numerosi livelli ambientati in varie parti delle miniere, come l'Interminabile Scala, il Ponte di Kazad-dum e i vari cancelli.
Note
- ^ J. R. R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Bompiani, 2002, p. 1298. ISBN 88-452-9005-0.
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