martedì 7 febbraio 2017

E' morto Tzvetan Todorov, il filosofo che definì la categoria estetica del Fantastico

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Cvetan (o Tzvetan) Todorov (in bulgaroЦветан Тодоров?Sofia1º marzo 1939 – Parigi7 febbraio 2017) è stato un filosofo e saggista bulgaro naturalizzato francese

Dopo il diploma, nel 1963, si è trasferito a Parigi, dove ha studiato filosofia del linguaggio con Roland Barthes. Nel 1967-1968 ha insegnato alla Yale University ed è diventato ricercatore presso il Centro Nazionale della Ricerca Scientifica (CNRS) di Parigi. Dal 1983 al 1987 ha diretto il Centro di Ricerca sulle Arti e il Linguaggio (CRAL) di Parigi.
Dopo i primi lavori di critica letteraria sulla poetica dei formalisti russi, si è occupato di filosofia del linguaggio, disciplina che Todorov concepisce come parte della semiotica. Dagli anni ottanta ha svolto ricerche di tipo filosofico-antropologico come La conquista dell'America (1984) e Noi e gli altri (1989).
Si è poi occupato del ruolo del singolo e della sua responsabilità nella storia. I suoi interessi storici si sono concentrati su temi cruciali come la conquista dell'America e i campi di concentramento nazisti e stalinisti.
Ha pubblicato Le morali della storia (1991), Di fronte all'estremo (1992), una riflessione intensa sulle vittime dei lager e dei gulag, e Una tragedia vissuta (1995).
Le altre sue opere comprendono una ricerca sulle ragioni della socialità dell'uomo, La vita comune (1995), Le jardin imparfait (1998), un saggio sui totalitarismiMemoria del male, tentazione del bene (2000) e Il nuovo disordine mondiale (2003).
È stato visiting professor di numerose università, tra cui HarvardYaleColumbia e la University of California, Berkeley.
I suoi riconoscimenti comprendono la Medaglia di Bronzo del CNRS, il premio Charles Lévêque dell'Accademia Francese di Scienze Morali e Politiche, il primo premio Maugean dell'Académie Française e il Premio Nonino; è anche ufficiale dell'Ordine delle arti e delle lettere.
Nel 2007 è stato vincitore del premio "Dialogo tra i continenti" assegnato dal Premio Grinzane Cavour. Nel 2010 è stato ospite al Salone del Libro di Torino, ricevendo il Premio "Giuseppe Bonura" per la critica militante.

Opere principali


La letteratura fantastica è un saggio di Cvetan Todorov del 1970.

Il saggio è suddiviso in dieci capitoli così riassumibili:

Cap. 1. I generi letterari

Nell'individuazione dei generi letterari, si opera per induzione (come nel metodo scientifico). Deve essere salvaguardata l'applicabilità della teoria e la sua coerenza logica. Vengono criticate alcune classificazioni dei generi letterari operate da Frye: esse sono arbitrarie e non rispondono ad una teoria definita. L'attuale studio non mira ad una classificazione universale, vera ed assoluta ma solo a definire verità e osservazioni approssimative.

Cap. 2. Definizione del fantastico

The Winged Horse
Il fantastico è l'esitazione provata da un essere il quale conosce soltanto le leggi naturali, di fronte a un avvenimento apparentemente sovrannaturale. L'esitazione della funzione lettore è la prima condizione del fantastico; la seconda condizione (facoltativa ma molto spesso presente) è che anche un personaggio può provare la stessa esitazione del lettore; la terza condizione impone che la lettura del testo non debba risultare poetica o allegorica.
Osservazioni: la tematica principale del fantastico non è il soprannaturale: non si può infatti concepire come una categoria che raggruppi tutto i testi a tematica soprannaturale (per quello ci sarà il meraviglioso). Il fantastico non si limita a tematizzare la paura.
L'ambiguità fantastica inoltre può essere di due tipi: esitazione sulla percezione (degli eventi da parte dei personaggi) ed esitazione sul linguaggio (dei personaggi riguardo agli eventi). Nel primo caso si esita sul nome da dare agli eventi (realtà o visione folle) nel secondo caso si esita sul nome da dare alle visioni (follia o superiorità).

Cap. 3. Lo strano ed il meraviglioso

Il fantastico dura soltanto il tempo di un'esitazione. Questa esitazione può durare per tutto il testo (in pochissimi casi) oppure può risolversi con una spiegazione razionale (andando nello strano) o con una spiegazione soprannaturale (andando nel meraviglioso). Quindi, più che essere un genere a sé, il fantastico è una barriera tra lo strano ed il meraviglioso.
Possiamo quindi fare una distinzione di generi più precisa:
  • lo strano puro;
  • il fantastico strano;
  • il fantastico meraviglioso;
  • il meraviglioso puro.
Nelle opere dello strano puro, si narrano avvenimenti che si possono spiegare mediante le leggi della ragione, ma che in un modo o nell'altro sono incredibili, straordinari, insoliti e che, per questo motivo, ci conferiscono una sensazione simile al fantastico (questo genere è però delimitato solo dalla parte del fantastico, dall'altra parte sfocia nella letteratura generale).
Nel fantastico strano, certi avvenimenti che nel corso della storia sembrano soprannaturali ricevono alla fine una spiegazione razionale. Il fantastico meraviglioso raccoglie i racconti che si presentano come fantastici e che terminano con un'accettazione del soprannaturale.
Il meraviglioso puro, alla stregua dello strano puro, non ha limitazioni ben definite: qui gli elementi soprannaturali non provocano nessuna reazione particolare né nei personaggi né nel lettore, ciò che caratterizza il meraviglioso è la natura soprannaturale stessa degli avvenimenti.
Per ben delimitare il meraviglioso puro, conviene eliminare diversi tipi di racconto nei quali al soprannaturale è possibile trovare ancora una certa giustificazione:
  1. meraviglioso iperbolico (modi di dire);
  2. meraviglioso esotico (eventi soprannaturali ma credibilissimi per i lettori del tempo);
  3. meraviglioso strumentale (strumenti allora impossibili ma risultati possibili nella storia);
  4. meraviglioso scientifico (la fantascienza).

Cap. 4. La poesia e l'allegoria

Il fantastico inoltre non deve essere confuso con la poesia e l'allegoria: la poesia (opposto di finzione) in quanto non rappresentativa e l'allegoria (opposto di senso letterale) in quanto rappresentante di un altro significato.
La finzione, che non può che essere presa in senso letterale, può essere fantastica. Inoltre individuiamo tre livelli di interazione tra allegoria e soprannaturale:
  • 1º livello - allegoria evidente, che viola la prima condizione di esistenza del fantastico (manca esitazione del lettore tra soprannaturale e non);
  • 2º livello - allegoria indiretta, che viola la terza condizione di esistenza del fantastico (manca lettura rigorosamente non allegorica);
  • 3º livello - allegoria esitante, che è in dubbio se violi la terza condizione di esistenza del fantastico (non si sa se farne lettura allegorica o meno).

Cap. 5. Il discorso fantastico

Finzione e senso letterale sono condizioni necessarie all'esistenza del fantastico.
Tratti dell'opera attinenti al suo aspetto verbale e sintattico ⇒ 3 proprietà strutturali del fantastico: la prima attiene all'enunciato, la seconda all'enunciazione, la terza all'aspetto sintattico.
  • A. Le figure retoriche sono legate al fantastico in 3 modi:
    • Prolungamento di una figura retorica che porta al soprannaturale (prolungamento iperbolico);
    • Realizzazione in senso proprio di un'espressione figurata;
    • Espressioni figurate che, sincronicamente, descrivono un fatto (“La statua sembra essere viva”).
  • B. La focalizzazione interna è quasi necessaria al fantastico, se il narratore è anche un personaggio l'effetto fantastico rende di più.
  • C. La composizione del racconto (aspetto sintattico) si basa sull'irreversibilità del tempo il quale implica una lettura lineare (dall'inizio alla fine) per non snaturare l'effetto sintattico.

Cap. 6. I temi del Fantastico: introduzione

Arpia
Affrontiamo ora l'aspetto semantico.
Gli avvenimenti strani sono condizione semantica necessaria al fantastico. Quali sono le funzioni degli avvenimenti “strani”? Suscitare un effetto particolare sul lettore, mantenere la suspense, descrivono l'universo fantastico che è della loro stessa natura. Ci soffermeremo sulla terza funzione.
I temi del fantastico sono contigui a quelli della letteratura, il che ci pone una domanda più generale: come parlare di ciò di cui parla la letteratura? Ci sono da temere due problemi: ridurre il tutto a contenuti o ridurre il tutto a forme.
Innanzi tutto, bisogna distinguere le interpretazioni critiche (solo contenuto) dallo studio dei temi (ci terremo lontani dall‘interpretazione come per l'analisi formale). Per l'analisi formale possedevamo una teoria globale, adesso, per l'analisi tematica, dovremo formulare una teoria tematica. La teoria tematica “sensualista” in pratica riduce le categorie tematiche ad ogni manifestazione sensibile ⇒ in questo modo non si forma una teoria che possa essere (per lo più) universalmente applicabile ai testi, bensì una serie infinita di termini concreti che variano sempre di testo in testo. Questo procedimento può essere usato per la critica ad un testo (passaggio di tema in tema). Il primo passo del nostro metodo consisterà in una divisione tra temi compresenti e temi incompatibili.

Cap. 7. I temi dell'Io

Partiamo dal gruppo dei temi che possono essere compresenti. Nella raccolta Le mille e una notte, elementi soprannaturali ⇒ due gruppi:
  • metamorfosi; esistenza di esseri soprannaturali che simboleggiano un sogno di potenza sugli eventi e (ancora meglio) la causalità di un evento ⇒ la causalità, quindi il pandeterminismo. Comune ad entrambi è la rottura del limite tra materia e spirito, quindi il principio generatore di questi gruppi di temi è «la possibilità di passaggio fisico tra spirito e materia».
Tale principio genera il pandeterminismo e la metamorfosi; ma anche la moltiplicazione della personalità, la soppressione della frontiera tra soggetto ed oggetto, la trasformazione del tempo e dello spazio. Questi sono i temi dell'Io.
Possiamo ancora caratterizzare questi temi dicendo che riguardano essenzialmente la strutturazione del rapporto tra l'uomo ed il mondo: siamo nel sistema percezione-coscienza. Il termine di percezione è importante e le opere legate a questa rete tematica ne fanno risaltare continuamente la tematica ed in modo particolare quella del senso della vista. Si potrebbe perciò designare tutti questi temi come «temi dello sguardo».

Cap. 8. I temi del Tu

I temi del Tu (la seconda rete tematica) sono quelli relativi alla sessualità. Questi temi sono incompatibili con quelli dell'Io. Come si sviluppano i temi di questa nuova rete tematica: il desiderio sessuale può diventare quanto di più essenziale nella vita, esso può prendere forme soprannaturali (il diavolo), esso può trasformarsi in incesto, in omosessualità, in amore orgiastico, in sadismo ⇒ violenza ⇒ morte ⇒ necrofilia.
Siamo partiti dal desiderio sessuale ed abbiamo visto come le sue tematiche nel fantastico si sviluppino come “perversioni” della sessualità. Il soprannaturale interviene (per aiutarli) quando l'amore, il sesso e la sessualità non sono condannati. Potremmo chiamare questa nuova rete di temi «Relazione dell'Uomo con il suo desiderio» e di conseguenza con il suo inconscio; l'uomo non è più soltanto osservatore ma entra in relazione dinamica con gli altri.

Cap. 9. I temi del fantastico: conclusione

Tre accostamenti: i temi dell'Io e l'universo dell'infanzia; i temi dell'io e la droga; i temi dell'io e la psicosi. L'infanzia, la droga, la schizofrenia e la psicosi hanno in comune un paradigma proprio anche dei temi dell'Io. Un altro accostamento che rivela analogie è quello tra i temi del tu e la nevrosi. Sul piano della teoria psicoanalitica la rete dei temi dell'Io corrisponde al sistema percezione-coscienza mentre la rete tematica del Tu corrisponde al sistema delle pulsioni inconsce. In pratica, i temi dell'Io (i temi dello sguardo) si fondano su una rottura della frontiera tra psichico e fisico, mentre i temi del Tu (i temi del discorso) si formano a partire dalla relazione che si stabilisce, nel discorso, tra due interlocutori. Infine, questa spartizione tematica divide in due tutta la letteratura.

Cap. 10. Letteratura e fantastico

Drago
Ci possiamo adesso porre la domanda: perché il fantastico? Questa domanda tiene conto delle funzioni del genere. Le funzioni sono due, una sociale ed una letteraria. La funzione sociale è quella di consentire un valicamento di certi confini inaccessibili. Ad esempio, i temi del Tu sono tutti trasgressivi di una legge morale.
La funzione del soprannaturale è quella di sottrarre il testo all'intervento della legge e quindi di consentire di trasgredirla. Il fantastico aveva quindi una funzione sociale prima dell'avvento della psicoanalisi. Fantastico e psicoanalisi parlano infatti delle stesse cose.
Per quanto riguarda la funzione letteraria, dobbiamo dividerla in tre parti: una funzione pragmatica (effetto a livello emozionale), una funzione semantica (il soprannaturale manifesta sé stesso) e una funzione sintattica (entra nello svolgimento del racconto).
Prendiamo l'ultima funzione: la struttura sintattica è simile in ogni racconto. C'è prima un equilibrio stabile, poi qualcosa che lo turba e alla fine c'è un nuovo equilibrio; il soprannaturale interviene negli episodi che cambiano l'equilibrio. Il soprannaturale è il mezzo più efficace per avere questo scatto narrativo.
Funzione sociale e funzione letteraria si identificano nella trasgressione di una legge. La funzione del fantastico stesso è quella di suscitare una reazione, di comunicare oltre il normale modo di comunicare. La letteratura, per comunicare oltre il normale ed il reale, doveva introdurre l'irreale nel reale ⇒ per sottolineare questo superamento.
La letteratura fantastica lascia due nozioni: quella della realtà e quella della letteratura. La letteratura del XX secolo ha perso questa funzione. Ne è un esempio La metamorfosi di Kafka: il lettore, messo di fronte ad un fatto soprannaturale, non è esaltato dalla sua straordinarietà ma deve finire con il riconoscerne la naturalità. L'uomo normale è appunto l'essere fantastico; il fantastico diventa la regola non l'eccezione. Ciò che nel fantastico era l'eccezione qui diventa una regola.

Edizioni

Ediz. originale
  • Cvetan Todorov, Introduction a la littérature fantastique, 1ª ed., Parigi, Éditions du Seuil, 1970, SBN IT\ICCU\CAG\0441552.
Ediz. italiane
  • Cvetan Todorov, La letteratura fantastica, "Argomenti", nº 29, Milano, Garzanti, 1977, SBN IT\ICCU\RAV\0018524.
  • Cvetan Todorov, La letteratura fantastica, tradotto da Elina Klersy Imberciadori, 5ª ed., Milano, Garzanti, 1995 [1981; 1985]ISBN 88-11-47285-7.
  • Cvetan Todorov, La letteratura fantastica, in Gli Elefanti, Milano, Feltrinelli, 2000, ISBN 88-11-66978-2.
  • Cvetan Todorov, La letteratura fantastica, tradotto da Elina Klersy Imberciadori, Milano, Garzanti, 2007, ISBN 978-88-11-66978-4.

La dea Ilmatar e la mitologia finlandese



Ilmatar ("Figlia del vento"), detta anche Luonnotar ("Figlia della natura") è un personaggio mitico del poema Kalevala.
Si tratta di un personaggio centrale nella cosmogonia finnica: vergine che aveva preso vita dal movimento dell'aria, abitava sola sotto la volta del cielo, per lungo tempo condusse quella vita finché annoiata non iniziò a discendere fino a giungere a pelo di un mare infinito. Venne fecondata dal vento e dal mare, così che divenne gravida.
(FI)
« Ikävystyi aikojansa, ouostui elämätänsä,
aina yksin ollessansa,
impenä eläessänsä
ilman pitkillä pihoilla,
avaroilla autioilla.
Jop' on astuiksen alemma,
laskeusi lainehille,
meren selvälle selälle, ulapalle aukealle. »
(IT)
« De' suoi giorni sentì noia, sazietà della sua vita,
di star sempre sola sola
e di viver verginella
nei recinti ampi dell'aria
nella volta solitaria.
E dal ciel discese in basso,
si calò fin sopra l'onde,
sopra il mar dal chiaro dorso,
sull'aperta superficie... »
(Kalevala, canto I, versi 117-126, tratto da Bifröst.it)
La gravidanza fu lunghissima, durò settecento anni e fu non poco dolorosa, così dopo aver nuotato fino ai confini del mondo, Ilmatar iniziò a lamentarsi delle doglie, invocando anche il dio supremo Ukko. Dal cielo comparve un uccello in cerca di un luogo dove fare il nido, quando Ilmatar lo vide, alzò il ginocchio sopra il pelo dell'acqua ed il volatile vi si posò, facendo il nido e deponendo sei uova d'oro e una di ferro. Dopo tre giorni di cova, Ilmatar iniziò a sentire un caldo fortissimo che iniziò ad estendersi dal ginocchio a tutto il corpo, scosse l'arto e fece cadere il nido e le uova in acqua, queste si ruppero: la parte superiore divenne il firmamento, la parte inferiore la terra ferma, il tuorlo il sole, l'albume la luna, dando così inizio all'universo.
Dopo ulteriori nove anni di nuoto, Ilmatar alla decima estate iniziò una nuova opera di creazione con i promontori ed i fondali marini, ivi comprese le rocce e la vegetazione. Nel ventre della madre era ancora il figlio non nato di nome Väinämöinen, che nel frattempo era invecchiato per la lunghissima gestazione e si agitava per uscire, dopo inutili implorazioni si dette da fare e finalmente venne al mondo tuffandosi nel mare infinito
Nel successivo dispiegarsi del Kalevala, Ilmatar ricompare al momento in cui il figlio le chiede di mandare in suo soccorso un eroe che potesse abbattere la quercia gigantesca che copriva ed oscurava tutto il mondo.

Il mito cosmogonico e Ilmatar

Elias Lönnrot, quando compose il Kalevala, decise di scegliere tra le varie possibili versioni del mito cosmogonico, quelle che davano maggiori possibilità di presentare un'epica unitaria e coerente. In questa maniera all'interno del Kalevala sono presenti elementi antichi ad altri molto più recenti, a proposito del mito di Ilmatar, vi sono due elementi portanti:
  • La discesa della Dea primordiale che trovando solo acqua, crea la terra emersa.
  • L'arrivo dell'uccello che non trovando ove deporre il nido, crea la terraferma.
Il mito di Ilmatar comprende come elementi centrali "Aria" e "Acqua" che erano considerati centrali per la vita già dai filosofi presocratici. Inoltre la situazione precedente ad Ilmatar non compare come prologo al mito, ma è dallo stesso personaggio che prende il via la narrazione, così come nella Teogonia di Esiodo.

lunedì 6 febbraio 2017

Vite quasi parallele. Capitolo 18. Le nozze di Ettore e Diana.

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Ettore Ricci e Diana Orsini si sposarono nel mese di giugno del 1936 e quella fu l'ultima grande festa della Contea di Casemurate prima della guerra, e l'ultima occasione nella quale gli aristocratici, i borghesi e il popolo sedettero tutti alla stessa tavola.
Era stata un'idea dello stesso Ettore Ricci, che voleva realizzare una sorta di unione corporativa della comunità, sul modello del corporativismo fascista di cui si discuteva in quegli anni.
La famiglia Ricci aveva aderito al fascismo fin dai primi tempi, anche perché il vecchio Giorgio Ricci conosceva personalmente Mussolini, romagnolo e forlivese, prima di ogni altra cosa.
Ettore era il meno politicizzato tra i membri della famiglia Ricci e questo perché non voleva creare divisioni, tenendo anche conto che la famiglia di sua moglie, i Conti Orsini Balducci di Casemurate, erano liberali conservatori di vecchio stampo, alla Benedetto Croce, e dunque piuttosto scettici di fronte al fascismo.
La cerimonia si tenne presso la parrocchia di Pievequinta, poiché la chiesa di Casemurate era troppo piccola per contenere l'enorme numero degli invitati.
Gli aristocratici erano venuti con il desiderio segreto di assistere ad una ridicolizzazione dei raffinati Orsini da parte dei villani Ricci.
I popolani volevano essere testimoni di un evento che sarebbe stato ricordato molto a lungo nei decenni seguenti e che vedeva il trionfo di uno di loro, che per la prima volta entrava a far parte di una famiglia nobile.
Questa volta non ci furono figuracce. Ad occuparsi del "dirozzamento" dello sposo era stata la Signorina De Toschi in persona, l'unica donna che incuteva terrore anche su Ettore Ricci,
Partecipò persino il Generale De Toschi, padre della Signorina Mariuccia, insieme ad un drappello di attendenti e ufficiali in alta uniforme, che sfoderano la spada all'uscita degli sposi dalla pieve.
Diana mantenne un contegno impeccabile, come una principessa, e per alcuni, addirittura, come una dea.
Ma quali erano i suoi reali sentimenti?
Moltissimi anni dopo, in tarda età, confidandosi con i nipoti, Diana Orsini disse che per lei quel matrimonio era stato un sacrificio per salvare la sua famiglia dalla rovina e il Feudo Orsini dalla disgregazione, che avrebbe reso la Contea di Casemurate una facile preda per gli usurai.
Diana, dunque, si sentiva, in un certo senso, la vittima sacrificale di quella cerimonia, e andava incontro al suo destino con il coraggio e la dignità di chi sacrifica se stesso per il bene di altri.
Gli Orsini si salvavano dal disonore del fallimento, ma i veri vincitori erano i Ricci, che di fatto assumevano il controllo del Feudo e della Villa.
Tra i vincitori bisognava annoverare tutti i sostenitori di quel matrimonio, e per primi Michele Braghiri, amministratore del Feudo, e sua moglie Ida, la governante della Villa.
I coniugi Braghiri divennero ricchi e potenti nel giro di pochissimo tempo e seppero rendersi indispensabili sia agli occhi di Ettore Ricci, sia a quelli di Diana Orsini.
Ettore si sentiva alla pari di un re, e come tutti i re desiderava fortemente un erede maschio.
Diana però gli diede solo figlie femmine: Margherita nel 1937, Silvia nel 1940 e Anna nel 1944.

Vite quasi parallele. Capitolo 17. L'infanzia rimossa di Francesco Monterovere

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Quando Sigmund Freud formulò la teoria della rimozione come meccanismo di difesa dell'Io da ricordi troppo sgradevoli, non poteva immaginare fino a che punto questo fenomeno potesse estendersi.
Non poteva perché non conosceva Francesco Monterovere, il quale nacque nell'anno stesso in cui Freud morì, e cioè il 1939.
Francesco era il primogenito di Romano Monterovere, ex "eroe" della Guerra d'Africa e socio della premiata Azienda Escavatrice e Idraulica Fratelli Monterovere, e di sua moglie Giulia Lanni, figlia dell'ingegner Francesco Lanni, anch'egli socio della ditta nonché Profeta delle Acque.
Molti anni dopo, interrogato sulla sua infanzia fino ai 10 anni circa, Francesco Monterovere dovette confessare di non ricordarsi quasi nulla, e questo non perché soffrisse di qualche deficit mentale (tutt'altro, egli era di gran lunga il più intelligente membro della famiglia), o di tardiva demenza senile (i vecchi di solito ricordano benissimo il passato e tendono a dimenticare cos'hanno mangiato per pranzo), bensì piuttosto perché aveva operato una vera e propria rimozione freudiana di quegli anni.
Riguardo ai primi sei la cosa è facilmente spiegabile, tenendo conto che furono gli anni della Seconda Guerra Mondiale.
Circa gli anni successivi, tra i sei e i dieci, la rarità dei suoi ricordi risulterebbe alquanto anomala se non si tenesse conto di alcuni fatti che, in termini di conseguenze materiali, provocarono traumi ulteriori, destinati a sommarsi a quelli della guerra appena terminata.
Degli anni della guerra non aveva ricordi diretti, e si limitava a riportare ciò che i suoi genitori gli avevano raccontato.
Erano stati anni catastrofici per tutti, ma in modo particolare per la famiglia Monterovere.
Romano, pur essendo caporalmaggiore, non venne richiamato in guerra, poiché riconosciuto invalido civile a causa di un incidente sul lavoro, che gli aveva danneggiato una gamba e lo aveva costretto a un periodo di immobilità.
Dei suoi fratelli, furono scelti per il Fronte i due più giovani e cioè Edoardo e Tommaso, destinati il primo alla Libia e il secondo alla Francia (pochi sanno che esistette, per un brevissimo periodo, nel 1940, un fronte francese).
Edoardo non giunse mai in Libia: la nave in cui viaggiava, poco al largo della Sicilia, fu silurata da un bombardamento aereo inglese e non ci furono superstiti, né corpi recuperati, né tombe su cui piangere.
Tommaso giunse in Francia giusto in tempo per l'armistizio e fu collocato nella caserma di Mentone.
Quando gli arrivò la chiamata per il fronte russo, intuendo che se fosse partito non sarebbe mai tornato indietro, disertò e si diede alla macchia nelle terre della Repubblica di Vichy, dove visse per molti anni come clandestino, ritornando poi in patria a guerra finita, senza un soldo, ma carico di avventure.
Ferdinando e Romano rimasero soli a mandare avanti l'Azienda, che incontrava le prime difficoltà, poiché in tempo di guerra le cave di ghiaia e i canali di scolo erano l'ultima preoccupazione.
Ma il tracollo avvenne quando, nel 1943, l'Italia si spaccò in due: la Repubblica Sociale fascista a nord e il Regno d'Italia a Sud.
I bombardamenti anglo-americani si intensificarono.
Gran parte dei cantieri dell'Azienda andarono completamente distrutti.
Durante un bombardamento a tappeto particolarmente efferato, Romano Monterovere si vide scoppiare una bomba a breve distanza, riportando gravi danni all'udito.
Lui, la moglie e il piccolo Francesco riuscirono a mettersi in salvo in un rifugio nei pressi del casolare di campagna dove il vecchio nonno Enrico e sua moglie Eleonora si erano ritirati.
Rimasero nelle campagne per molto tempo e se per caso un bombardamento li coglieva durante il lavoro nei campi dei nonni, Francesco veniva subito messo in una stia per polli per evitare, come era accaduto altre volte, che si mettesse a correre in mezzo all'aia, sgusciando tra le mani degli adulti, come un'anguilla impazzita.
Quella famosa stia fu solo la prima di una serie di "prigioni" meno piccole, ma più coercitive, che segnarono la sua infanzia e la sua adolescenza.
La morte di Edoardo e la fuga di Tommaso avevano privato la famiglia e l'Azienda di due braccia utili, mentre la nascita dei fratelli di Francesco, e cioè Enrichetta nel 1942 e Lorenzo nel 1945, portarono due bocche in più da sfamare.
Anche Ferdinando era sposato con figli.
A tutti costoro si aggiunse la sorella Anita, che era stata maestra a Fiume per vent'anni e che era scampata per un pelo alle foibe.
La situazione economica della famiglia Monterovere nell'autunno 1945 era talmente disastrosa che, in gran segreto, Romano si mise a rovistare nei cassonetti.
Una sera di novembre, zoppicando e con le orecchie che gli fischiavano, Romano arrivò a casa con un prosciutto che per metà era andato a male ed era pieno di vermi.
Ma per la sua famiglia fu come se fosse tornato da una delle leggendarie cacce del bisnonno Ferdinando, nei boschi dell'Appennino modenese, carico di fagiani, lepri e talvolta cinghiali.
Quel famigerato prosciutto andato a male, ripulito dal marcio e dai vermi, costituì uno dei pasti più cospicui della famiglia nel '45 e divenne il simbolo del punto più basso della loro parabola esistenziale.
Quando, molti anni dopo, l'Azienda si riprese e la famiglia tornò al benessere, nessuno di loro, nemmeno Francesco, dimenticò mai quel prosciutto pieno di vermi, e il volto trionfante di Romano, che l'aveva trovato rovistando nei cassonetti.


domenica 5 febbraio 2017

Il Giubileo di Zaffiro di Elisabetta II : 65 anni di regno



Domani la regina Elisabetta II del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord batterà un nuovo record e in questo caso si tratta del suo Giubileo di Zaffiro, ossia del 65esimo anniversario di regno.
Il 6 febbraio 1952, infatti, mentre Elisabetta, all'epoca Duchessa di Edimburgo, era in missione diplomatica in Kenya, assieme al marito Filippo Mountbatten, Duca di Edimburgo, giunse la notizia che suo padre, re Giorgio VI della Casa Windsor era morto nel sonno presso la residenza invernale di Sandringham, dopo una lunga malattia (cancro ai polmoni).
Tutto questo accadeva 65 anni fa.
Gran parte delle persone oggi viventi non era ancora nata, e gran parte delle persone che vivevano allora sono morte.
Alcune persone sono nate e morte durante il lunghissimo regno di Elisabetta II, e la loro vita non è stata necessariamente breve, perché a 65 anni incomincia la terza età.
Elisabetta Windsor di anni ne ha 90 e compirà i 91 ad aprile. Suo marito il principe Filippo è ancora più vecchio: ha 95 anni e ne compirà 96 quest'anno.
Sempre quest'anno Elisabetta II e il Principe Filippo festeggeranno il 70esimo anniversario di matrimonio: le nozze di platino.

Ma chi sono gli altri monarchi inglesi o britannici che hanno regnato più a lungo?
#NomeRegnoDurata
dalalgiornianni e giorni
1Elisabetta II del Regno Unito6 febbraio 1952regnante23 74164 anni e 365 giorni
2Vittoria del Regno Unito20 giugno 183722 gennaio 190123 22663 anni e 216 giorni
3Giorgio III del Regno Unito25 ottobre 176029 gennaio 182021 64459 anni e 96 giorni
4Giacomo VI di Scozia24 luglio 156727 marzo 162521 06657 anni e 246 giorni
5Enrico III d'Inghilterra e Signore d'Irlanda18 ottobre 121616 novembre 127220 48356 anni e 29 giorni
6Edoardo III d'Inghilterra e Signore d'Irlanda25 gennaio 132721 giugno 137718 41050 anni e 147 giorni
7Guglielmo I di Scozia9 dicembre 11654 dicembre 121417 89248 anni e 360 giorni
8Llywelyn di Gwynedd1 gennaio 119511 aprile 1240> 16 17245 anni (circa)
9Elisabetta I d'Inghilterra e Irlanda17 novembre 155824 marzo 160316 19844 anni e 127 giorni
10Davide II di Scozia7 giugno 132922 febbraio 137115 23541 anni e 260 giorni

Dopo il Trattato di Unione

Regno Unito

Il 1º gennaio 1801 il Regno di Gran Bretagna si unì al Regno d'Irlanda per costituire il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda, che divenne poi Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord a seguito dell'indipendenza della Repubblica d'Irlanda.
NomeRegnoDurata
dalalgiornianni e giorni
Elisabetta II6 febbraio 1952regnante23 74164 anni e 365 giorni
Vittoria20 giugno 183722 gennaio 190123 22663 anni e 216 giorni
Giorgio III[3]25 ottobre 176029 gennaio 182021 64459 anni e 96 giorni
Giorgio V6 maggio 191020 gennaio 19369 39025 anni e 259 giorni
Giorgio VI11 dicembre 19366 febbraio 19525 53515 anni e 57 giorni
Giorgio IV29 gennaio 182026 giugno 18303 80110 anni e 148 giorni
Edoardo VII22 gennaio 19016 maggio 19103 3919 anni e 104 giorni
Guglielmo IV26 giugno 183020 giugno 18372 5516 anni e 359 giorni
Edoardo VIII20 gennaio 193611 dicembre 1936326326 giorni

Gran Bretagna

Il 1º maggio 1707, con l'Atto di Unione, il Regno d'Inghilterra si unì con il Regno di Scozia per formare il Regno di Gran Bretagna.
Il periodo più lungo della pretesa al trono fu quello di Giacomo Francesco Edoardo Stuart (il "Vecchio Pretendente"), il cui regno come pretendente giacobita ai troni di Inghilterra, Scozia e Irlanda durò 64 anni, 3 mesi e 16 giorni.
NomeRegnoDurata
dalalgiornianni e giorni
Giorgio III[3]25 ottobre 176029 gennaio 182021 64459 anni e 96 giorni
Giorgio II22 giugno 172725 ottobre 176012 16833 anni e 114 giorni
Giorgio I1 agosto 171411 giugno 17274 69712 anni e 314 giorni
Anna[4]8 marzo 17021 agosto 17144 52912 anni e 146 giorni

Inghilterra

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Sovrani d'Inghilterra.
NomeRegnoDurata
dalalgiornianni e giorni
Enrico III18 o 19 ottobre 121616 novembre 127220.482 o 20.48356 anni e 28 giorni o 29 giorni
Edoardo III25 gennaio 132721 giugno 137718.41050 anni e 147 giorni
Elisabetta I17 novembre 155824 marzo 160316.19844 anni e 127 giorni
Enrico VI[5]31 agosto 1422
31 ottobre 1470
4 marzo 1461
11 aprile 1471
14.065
162
Totale: 14.227
38 anni e 185 giorni
162 giorni
38 anni e 347 giorni
Etelredo II[5]18 marzo 978
3 febbraio 1014
25 dicembre 1013
23 aprile 1016
13.065
810
Totale: 13.875
35 anni e 282 giorni
2 anni e 80 giorni
37 anni e 362 giorni
Enrico VIII22 aprile 150928 gennaio 154713.79537 anni e 281 giorni
CarloII[6]30 gennaio 16496 febbraio 168513.15636 anni e 7 giorni
Enrico I3 agosto 11001 dicembre 113512.90335 anni e 120 giorni
Enrico II
(sovrano insieme a Enrico il Giovane)
25 ottobre 11546 luglio 118912.67334 anni e 254 giorni
Edoardo I20 novembre 12727 luglio 130712.64634 anni e 229 giorni
Alfredo24 aprile 87126 ottobre 89910.41228 anni e 185 giorni
Edoardo il Vecchio27 ottobre 89917 luglio 9249.02924 anni e 264 giorni
Carlo I[7]27 marzo 162530 gennaio 16498.71023 anni e 309 giorni
Enrico VII22 agosto 148521 aprile 15098.64223 anni e 242 giorni
Edoardo il Confessore8 giugno 10425 gennaio 10668.61223 anni e 211 giorni
Riccardo II22 giugno 137729 settembre 13998.13422 anni e 99 giorni
Giacomo I[1]24 marzo 160327 marzo 16258.03922 anni e 3 giorni
Edoardo IV[5]4 marzo 1461
11 aprile 1471
3 ottobre 1470
9 aprile 1483
3.500
1.381
Totale: 7.881
9 anni e 213 giorni
11 anni e 363 giorni
21 anni e 211 giorni
Guglielmo I12 dicembre 10669 settembre 10877.56320 anni e 258 giorni
Edoardo II7 luglio 130720 gennaio 13277.13719 anni e 197 giorni
Canuto30 novembre 101612 novembre 10356.92118 anni e 347 giorni
Stefano[5]22 dicembre 1135
1 novembre 1141
7 aprile 1141
25 ottobre 1154
1.933
4.741
Totale: 6.674
5 anni e 106 giorni
12 anni e 358 giorni
18 anni e 99 giorni
Giovanni6 aprile 119919 ottobre 12166.40617 anni e 196 giorni
Edgardo1 ottobre 9598 luglio 9755.75915 anni e 280 giorni
Atelstano2 agosto 924
(o 925)
27 ottobre 9395.564
o 5.199
15 anni e 86 giorni
o 14 anni e 86 giorni
Enrico IV29 settembre 139920 marzo 14134.92013 anni e 172 giorni
Guglielmo III[8]
(sovrano insieme a Maria II)
13 febbraio 16898 marzo 17024.77013 anni e 23 giorni
Enrico il Giovane
(sovrano insieme a Enrico II)
14 giugno 117011 giugno 11834.74512 anni e 362 giorni
Guglielmo II9 settembre 10872 agosto 11004.71012 anni e 327 giorni
Anna[4]8 marzo 17021 agosto 17144.52912 anni e 146 giorni
Riccardo I6 luglio 11896 aprile 11993.5619 anni e 274 giorni
Edredo26 maggio 94623 novembre 9553.4689 anni e 181 giorni
Enrico V21 marzo 141331 agosto 14223.4509 anni e 163 giorni
Edmondo I27 ottobre 93926 maggio 9462.4036 anni e 211 giorni
Edoardo VI28 gennaio 15476 luglio 15532.3516 anni e 159 giorni
Maria II[9]
(sovrana insieme a Guglielmo III)
13 febbraio 168928 dicembre 16942.1445 anni e 318 giorni
Maria I19 luglio 155317 novembre 15581.9475 anni e 121 giorni
Edwing23 novembre 9551 ottobre 9591.4083 anni e 312 giorni
Giacomo II[10]6 febbraio 168511 dicembre 16881.4043 anni e 309 giorni
Edoardo il Martire9 luglio 97518 marzo 9789842 anni e 253 giorni
AroldoI12 novembre 103717 marzo 10408562 anni e 126 giorni
Canuto II17 marzo 10408 giugno 10428132 anni e 83 giorni
Riccardo III26 giugno 148322 agosto 14857882 anni e 57 giorni
Luigi (contestato)14 giugno 121622 settembre 12174651 anno e 100 giorni
Aroldo II5 gennaio 106614 ottobre 1066282282 giorni
Edmondo II23 aprile 101630 novembre 1016221221 giorni
Matilde (contestata)7 aprile 11411 novembre 1141208208 giorni
Edoardo V9 aprile 148326 giugno 14837878 giorni
Edgardo II15 ottobre 106617 dicembre 10666363 giorni
Sweyn Forkbeard25 dicembre 10133 febbraio 10144040 giorni
Jane (contestata)10 luglio 155319 luglio 155399 giorni

Scozia

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Sovrani di Scozia.
Il più lungo periodo ricoperto da un pretendente al trono fu quello di Giacomo Francesco Edoardo Stuart (il "Vecchio Pretendente"), la cui pretesa al trono durò 64 anni, 3 mesi e 16 giorni come pretendente giacobita ai troni di Inghilterra, Scozia e Irlanda (17 settembre 1701 - 1º gennaio 1766).
NomeRegnoDurata
dalalgiornianni e giorni
Giacomo VI[1]24 luglio 156727 marzo 162521.06657 anni e 246 giorni
Guglielmo I9 dicembre 11654 dicembre 121417.89248 anni e 360 giorni
Davide II7 giugno 132922 febbraio 137115.23541 anni e 260 giorni
Alessandro III6 luglio 124919 marzo 128613.40536 anni e 256 giorni
Malcolm III17 marzo 105813 novembre 109313.02535 anni e 241 giorni
Alessandro II4 dicembre 12146 luglio 124912.63334 anni e 214 giorni
Giacomo I4 aprile 140621 febbraio 143711.28130 anni e 323 giorni
Giacomo V9 settembre 151314 dicembre 154210.68829 anni e 96 giorni
Davide I23 aprile 112424 maggio 115310.62329 anni e 31 giorni
Giacomo III3 agosto 146011 giugno 148810.17427 anni e 313 giorni
Carlo II[6]30 gennaio 1649
29 maggio 1660
3 settembre 1651
6 febbraio 1685
946
9.019
Totale: 9.965
2 anni e 216 giorni
24 anni e 253 giorni
27 anni e 104 giorni
Giacomo IV11 giugno 14889 settembre 15139.22025 anni e 90 giorni
Maria I14 dicembre 154224 luglio 15678.98824 anni e 222 giorni
Carlo I[7]27 marzo 162530 gennaio 16498.71023 anni e 309 giorni
Giacomo II21 febbraio 14373 agosto 14608.56423 anni e 164 giorni
Roberto I25 marzo 13067 giugno 13298.47523 anni e 74 giorni
Roberto II22 febbraio 137119 aprile 13906.99619 anni e 56 giorni
Alessandro I8 gennaio 110723 aprile 11246.31517 anni e 106 giorni
Macbeth14 agosto 104015 agosto 10576.21017 anni e 1 giorno
Roberto III19 aprile 13904 aprile 14065.82815 anni e 350 giorni
Guglielmo II[8]11 maggio 16898 marzo 17024.68312 anni e 301 giorni
Anna[4]8 marzo 17021 agosto 17144.52912 anni e 146 giorni
Malcolm IV24 maggio 11539 dicembre 11654.58212 anni e 199 giorni
Maria II[9]11 maggio 168928 dicembre 16942.0575 anni e 231 giorni
Giacomo VII[10]6 febbraio 168511 dicembre 1688
contestato fino al 16 settembre 1701
1.404
contestati 6.065
3 anni e 309 giorni
contestati 16 anni e 222 giorni
Giovanni17 novembre 129210 luglio 12961.3313 anni e 236 giorni

Galles

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Sovrani del Galles.
NomeRegnoDurata
dalalgiornianni e giorni
Llywelyn il Grande119511 aprile 1240> 16.172circa 45 anni
Owain Gwynedd11371170> 11.688circa 33 anni
Llywelyn ap Gruffudd125311 dicembre 1282> 10.572circa 29 anni
Dafydd ab Owain Gwynedd11701195> 8.766circa 25 anni
Owain Glyndŵr (contestato)16 settembre 1400c. 1416> 5.585circa 16 anni
Owain Goch ap Gruffydd26 febbraio 12461253> 2.500circa 7 anni
Owain Lawgoch (contestato)maggio 1372luglio 1378> 2.221circa 6 anni
Dafydd ap Llywelyn12 aprile 124025 febbraio 12462.1455 anni e 319 giorni
Dafydd ap Gruffydd12 dicembre 12823 ottobre 1283295295 giorni

Elisabetta II

La Regina Elisabetta II ha festeggiato il suo Giubileo di Diamante (60 anni sul trono) il 6 febbraio 2012, all'età di 85 anni e 291 giorni. Il 9 settembre 2015, all'età di 89 anni e 143 giorni, ha superato la Regina Vittoria come sovrana con la maggiore durata del regno nella storia britannica, e la sovrana donna con il regno più duraturo nella storia mondiale.[11][12] Il 13 maggio 2016 ha superato anche il regno del pretendente Giacomo Francesco Edoardo Stuart (il "Vecchio Pretendente").
Se sarà ancora sul trono:
  • Il 6 febbraio 2022 (all'età di 95 anni e 291 giorni), festeggerebbe il suo Giubileo di Platino, che segna i 70 anni sul trono.
  • Il 27 maggio 2024 (all'età di 98 anni e 36 giorni), supererebbe Luigi XIV di Francia come sovrano con regno più lungo in una grande nazione della storia europea.
  • Il 18 ottobre 2034 (all'età di 108 anni e 180 giorni), potrebbe superare Sobhuza II dello Swaziland come sovrano con regno più lungo nella storia mondiale.

Note

  1. ^ a b c Giacomo VI, Re degli scozzesi, divenne Giacomo I, Re d'Inghilterra, nel 1603.
  2. ^ Patricia Treble, Palace calculations: Queen Elizabeth II set to lap Victoria, in Maclean's, 30 dicembre 2014. URL consultato il 4 settembre 2015.
  3. ^ a b Giorgio III, Re di Gran Bretagna, divenne Re del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda nel 1801.
  4. ^ a b c Anna, Regina d'Inghilterra e Regina degli scozzesi, divenne Regina di Gran Bretagna nel 1707.
  5. ^ a b c d La lunghezza totale del regno è la somma dei due regni elencati
  6. ^ a b Carlo II ebbe entrambi i titoli di Re d'Inghilterra e Re degli scozzesi dal 30 gennaio 1649 al 6 febbraio 1685.
  7. ^ a b Carlo I fu insieme Re d'Inghilterra e Re degli scozzesi.
  8. ^ a b Guglielmo d'Orange divenne Guglielmo III, Re d'Inghilterra, il 13 febbraio 1689 e Guglielmo II, Re degli scozzesi, l'11 maggio 1689.
  9. ^ a b Maria II divenne Regina d'inghilterra il 13 febbraio 1689 e Regina degli scozzesi l'11 maggio 1689.
  10. ^ a b Giacomo fu allo stesso tempo Giacomo II, Re d'Inghilterra e Giacomo VII, re degli scozzesi.
  11. ^ Warren Gaebel, Longest Reigning British Monarch, Warren Gaebel. URL consultato il 15 giugno 2015.
  12. ^ Elizabeth is about to become Britain’s longest-reigning queen. Here’s how she’s changed monarchy, The Spectator, 3 gennaio 2015. URL consultato l'8 marzo 2015.