Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
lunedì 19 settembre 2016
domenica 18 settembre 2016
Sito delle piramidi di Giza
La necropoli di Giza è situata nella piana di Giza, alla periferia del Cairo, in Egitto. Questo complesso di antichi monumenti dista 8 km circa dall'antica città di Giza, sul Nilo, e 25 km circa dal centro del Cairo in direzione sud-ovest. Al suo interno si trovano principalmente la Piramide di Cheope (o Grande Piramide), l'unica tra le sette meraviglie del mondo antico che sia giunta sino ai giorni nostri, la Piramide di Chefren e la Piramide di Micerino.
Descrizione
La forma piramidale perfetta fu adottata dai costruttori egizi proprio perché, oltre al culto dei faraoni, era praticato anche quello del Sole. Infatti gli spigoli della piramide rappresenterebbero i raggi solari che scendono sulla terra e la piramide era la scala per salire al cielo. Gli egizi erano molto precisi ad orientare ciascuna delle quattro facce nella direzione di un rispettivo punto cardinale. Proprio le tre grandi piramidi di Giza lo testimoniano edificate nell'area sud-occidentale del Cairo.
Questa necropoli dell'Antico Egitto è composta dalle tre piramidi principali di Cheope, Chefren e Micerino, attorniate da altri piccoli edifici satellite, noti come piramidi delle regine, templi funerari, rampe e templi a valle e cimiteri di varie epoche.
La sfinge sorge sulla parte orientale del complesso, rivolta verso est; attualmente gli egittologi ritengono che il volto della Grande Sfinge sia quello di Cheope[1].
I numerosi cimiteri, con mastabe e tombe private, presentano importanti sepolture di alti funzionari e componenti delle famiglie reali tra cui quella della regina Meresankh III.[2]
La costruzione della necropoli avvenne attorno al XXVIII secolo a.C. destinata ad essere una delle necropoli reali di Menfi e fu resa popolare ai tempi dell'Ellenismo nel momento in cui la Piramide di Cheope fu inserita daAntipatro di Sidone nella lista delle sette meraviglie del mondo.
Tra le ultime scoperte vi è il villaggio degli artigiani che costruirono le piramidi con la propria necropoli.[3]
Per via delle foto e dei ritratti realizzati nel XIX secolo, le piramidi di Giza sono in generale immaginate dai turisti come se fossero posizionate in una remota località desertica, sebbene in realtà la loro zona sia circoscritta da una popolosa area urbana formata da numerose palazzine. La necropoli di Giza, assieme agli antichi siti di Menfi, Saqqara, Dahshur, Abu Rawash ed Abusir, sono stati proclamati Patrimonio dell'umanitàdall'UNESCO nel 1979.
Le tre piramidi e le stelle della Cintura di Orione
Lo stesso argomento in dettaglio: Teoria della correlazione di Orione. |
Il libro del 1994 Il mistero di Orione (The Orion Mystery) scritto da Robert Bauval e Adrian Gilbert, best seller internazionale, cercava di dimostrare che le tre principali piramidi della piana di Giza sono accuratamente allineate come le stelle che formano la "cintura" della costellazione di Orione (la cintura di Orione). La realizzazione dei tre enormi monumenti sepolcrali rientrerebbe in un grande e articolato progetto astronomico fatto realizzare dai faraoni nel corso del tempo. Nel libro in questione, i due autori, studiando in particolare la piramide di Cheope, avanzano anche l'ipotesi che gli antichi egizi conoscessero bene il fenomeno astronomico chiamato precessione degli equinozi.
Secondo Andrew Collins, un altro autore in materia che notò come l'allineamento con le tre stelle della costellazione di Orione non fosse per nulla perfetto, le tre piramidi di Giza corrisponderebbero invece a un altro gruppo di stelle nella costellazione del Cigno: le cosiddette ali del Cigno (le stelle ε, γ e δ Cygni), che corrispondono alla perfezione con le tre piramidi.
Note
- ^ Riccardo Manzini, Complessi piramidali egizi - Vol. ||, pag. 121
- ^ Edda Bresciani, Grande enciclopedia illustrata dell'antico Egitto, pag.165
- ^ Maurizio Damiano-Appia, Dizionario enciclopedico dell'antico Egitto e delle civiltà nubiane, pag. 121
Bibliografia
- Guy Rachet, Dizionario Larousse della civiltà egizia, Gremese Editore, ISBN 88-8440-144-5
- Edda Bresciani, Grande enciclopedia illustrata dell'antico Egitto, De Agostini, ISBN 88-418-2005-5
- Mario Tosi, Dizionario enciclopedico delle divinità dell'antico Egitto, vol. II, Ananke, ISBN 88-7325-115-3
- Margaret Bunson, Enciclopedia dell'antico Egitto, Fratelli Melita Editori, ISBN 88-403-7360-8
- Maurizio Damiano-Appia, Dizionario enciclopedico dell'antico Egitto e delle civiltà nubiane, Mondadori, ISBN 88-7813-611-5
- Riccardo Manzini, Complessi piramidali egizi - Vol. II, Ananke, ISBN 978-88-7325-233-7
Voci correlate
sabato 17 settembre 2016
Rotte dei migranti e sbarchi in Italia
Sbarchi in Italia[19] | 1999 | 2000 | 2001 | 2002 | 2003 | 2004 | 2005 | 2006 | 2007 | 2008 | 2009 | 2010 | 2011 | 2012 | 2013 | 2014 | 2015 | 2016 all'8 settembre |
Sicilia | 1.973 | 2.782 | 5.504 | 18.225 | 14.017 | 13.594 | 22.824 | 21.400 | 16.585 | 34.540 | n.d. | n.d. | n.d. | n.d. | n.d. | n.d. | n.d. | n.d. |
Calabria | 1.545 | 5.045 | 6.093 | 2.122 | 177 | 23 | 88 | 282 | 1.971 | 663 | n.d. | n.d. | n.d. | n.d. | n.d. | n.d. | n.d. | n.d. |
Puglia | 46.481 | 18.990 | 8.546 | 3.372 | 137 | 18 | 9 | 243 | 61 | 127 | n.d. | n.d. | n.d. | n.d. | n.d. | n.d. | n.d. | n.d. |
Sardegna | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 16 | 182 | 1.548 | 1.621 | n.d. | n.d. | n.d. | n.d. | n.d. | n.d. | n.d. | n.d. |
Totale sbarchi | 49.999 | 26.817 | 20.143 | 23.719 | 14.331 | 13.635 | 22.939 | 22.016 | 20.165 | 36.951 | 9.573 | 4.406[20] | 62.692 | 13.267 | 42.925[21] | 170.081[22] | 153.842[23] | 124.449[24] |
venerdì 16 settembre 2016
L'Awen: la condizione di "ispirazione" del veggente e del bardo nel druidismo celtico gallese.
Awen è una parola gallese per indicare l'"ispirazione" (poetica). È usata storicamente per indicare l'ispirazione divina dei bardi nella tradizione poetica gallese. Chiunque sia ispirato come poeta o indovino è definito awenydd.
Nell'uso corrente, l'awen è ascritto ai musicisti ed ai poeti, ma la parola presto ha cominciato ad essere usata come nome proprio di persona femminile.
La parola compare nella terza strofa di Hen Wlad fy Nhadau.
La prima attestazione della parola si ritrova nella Historia Brittonum di Nennio, un testo latino del 796 d.C. circa, basato in parte su scritti precedenti del monaco gallese Gildas.
Awen deriva dalla radice indoeuropea *wel-, col significato di "soffiare" ed è la stessa radice della parola gallese awel, che significa "brezza". C'è una parola parallela per 'awen' in irlandese: ai, con lo stesso significato di "ispirazione poetica" e che deriva dalla stessa antica radice.[1]
Neodruidismo[modifica | modifica wikitesto]
In alcune correnti del neodruidismo il termine è simboleggiato da un emblema che mostra tre linee dritte che divergono man mano che vanno verso il basso, disegnate all'interno di una o più circonferenze di vario spessore, spesso con un punto in cima ad ogni linea. Il simbolo fu inventato da Iolo Morganwg e fu adottato da alcuni druidisti.
L'Ordine dei Bardi, Ovati e Druidi (OBOD) descrive le tre linee come raggi che emanano da tre punti di luce che rappresentano il triplo aspetto della divinità ed anche i punti in cui sorge il sole durante gli equinozi ed i solstizi - conosciuti come Triade del Sorgere del Sole. L'emblema usato dall'OBOD è circondato da tre circonferenze che rappresentano le tre sfere della creazione.[2]
Vari gruppi e singoli druidisti hanno una loro propria interpretazione dell'Awen. Le tre linee indicano la terra, il mare e l'aria; il corpo, la mente e lo spirito; l'amore, la saggezza e la verità. Si dice anche che l'Awen non indichi la semplice ispirazione, ma l'ispirazione della verità: senza l'Awen non si può esprimere la verità. I tre fondamenti dell'Awen sono la comprensione della verità, l'amore per la verità e l'affermazione della verità. I raggi indicano anche le lettere dalle quali tutte le altre si sono sviluppate: I, O ed U. Si dice: "Nessuno può pronunciare correttamente queste tre lettere senza l'Awen donatogli dalla Divinità."[3]
Oggi l'"Awen" indica l'ispirazione e rappresenta l'energia divina: viene infatti visto come un flusso di energia vitale, che racchiude in sé il significato del numero tre ( cfr. anche in alchimia il 3 rappresenta tutto ciò che è divino, che trascende l'uomo). L'Awen è espressione di energia divina, nel senso che la sua derivazione è legata a tutto ciò che si trova lontano dall'uomo, irraggiungibile, ma sfiorabile; esso giunge come ispirazione, ma non ha una forma precisa: è semplicemente un elemento che infonde energia e tranquillità, raggiungendo il punto più profondo dell'anima. La stessa parola racchiude significati particolari nei due suoni che la compongono: "AW" simboleggerebbe il flusso e il fluire ed "EN" l'essenza e lo spirito, l'Awen sarebbe quindi un'essenza fluida, uno spirito fluente.
Note
- ^ Jarman, A.O.H. Jarman (ed.), A guide to Welsh literature', Vol. 1, cap. 1, di Lewis. Anche Calvert-Watkins 'Indo-European metrics and archaic Irish verse', o P.K. Ford, 'The Celtic Poets: songs and tales from early Ireland and Wales', introduzione, p. xxvii.
- ^ Ordine dei Bardi, Ovati e Druidi, Approaching The Forest: Gwers 2, Pg. 24, Oak Tree Press, 2001.
- ^ "L'Awen" su druidry.org
Bibliografia
- Kenneth Jackson, Tradition in Early Irish Prophecy, Man, Vol. 34, (May, 1934), pp. 67–70.
Voci correlate
giovedì 15 settembre 2016
Ogham: l'alfabeto celtico basato sul calendario arboreo
Storia dell'alfabeto |
---|
Media età del bronzo XIX secolo a.C.
|
Meroitico III secolo a.C. |
Ogham IV secolo d.C. |
Hangŭl 1443 d.C. |
Sillabico canadese 1840 d.C. |
Zhuyin 1913 d.C. |
L'Alfabeto ogamico o Ogham craobh o semplicemente Beth-Luis-Nion (antico irlandese: Ogam, forse derivato dal greco antico ogme[1]) è un tipo di scrittura che fu in uso soprattutto per trascrivere antiche lingue celtiche. La sua caratteristica principale è quella di non avere lettere di forme differenti, bensì di ottenere le differenti lettere con un numero diverso di incisioni a destra, a sinistra o attraverso una linea che costituisce il fulcro dello scritto.
I testi più antichi che si conoscano risalgono al V-VI secolo d.C. e si trovano solitamente su pietre (spesso cippi funerari) poste verticalmente, con lo spigolo della pietra che funge da linea mediana della scrittura e le lettere che si susseguono in verticale.[2] Questi testi su pietra (circa 380[3], disseminati intorno al Mare d'Irlanda, soprattutto in Irlanda, Galles e Isola di Man, con poche attestazioni anche in Inghilterra, Scozia e Isole Shetland) non attestano però le fasi più antiche di questa scrittura, che per molto tempo dovette essere utilizzata su supporti di legno o corteccia, oggi deperiti. L'alfabeto ogamico venne anche utilizzato, sporadicamente, per annotazioni su manoscritti di epoca più tarda, fin verso il XVI secolo. Ad Ahenny, nella contea di Tipperary, si conosce un'iscrizione ogamica su una pietra tombale del 1802.
L'alfabeto ogamico comprende venti lettere diverse, (feda), distribuite in quattro serie o aicmí (plurale di aicme "famiglia"). Ogni aicme prendeva nome dalla sua prima lettera (Aicme Beithe, Aicme hÚatha, Aicme Muine, Aicme Ailme, "la famiglia della B", "la famiglia dell'H", "la famiglia della M", "la famiglia della A"). Nei manoscritti si trovano anche ulteriori lettere, chiamate forfeda.[4] I primi tre aicmi sono composti da consonanti, l'ultimo da vocali. Ogni lettera di questo alfabeto è associata ad un particolare albero il nome stesso Ogham craobh significa scrittura arborea.
Di seguito sono riportati i quattro aicmí, con la loro trascrizione secondo la tradizione dei manoscritti e i loro nomi in antico irlandese normalizzato, seguiti dai loro valori fonetici in irlandese arcaico e quello che si suppone fosse il loro nome in irlandese arcaico quando si conosca l'etimologia del nome.
- tratti in giù (o verso destra)
- B beith [b] (*betwias)
- L luis [l]
- F fearn [w] (*wernā)
- S saille [s] (*salis)
- N nuin [n]
- tratti in su (o verso sinistra)
- H úath [y]?
- D duir [d] (*daris)
- T tinne [t]
- C coll [k] (*coslas)
- Q ceirt [kw] (*kwertā)
- tratti che tagliano obliquamente la riga
- M muin [m]
- G gort [g] (*gortas)
- NG gétal [gw] (*gwēddlan)
- Z straif [sw] or [ts]?
- R ruis [r]
- tacche oppure tratti che tagliano perpendicolarmente la riga (vocali)
- A ailm [a]
- O onn [o] (*osen)
- U úr [u]
- E edad [e]
- I idad [i]
Il calendario arboreo
Lo scrittore e poeta Robert Graves, con la sua opera La Dea bianca, fece del calendario di Edward Davies il nucleo intorno al quale costruì "l'antico calendario arboreo", riallineando le consonanti secondo l'ordine del Beth-Luis-Nion; tale calendario è formato da tredici mesi lunari (consonanti) e cinque giorni intercalari (vocali).[5] Il calendario è così composto:
Calendario | Lettera ogamica | Albero |
---|---|---|
24 dicembre - 20 gennaio | Beth | Beithe / betulla |
21 gennaio - 17 febbraio | Luis | Luis / sorbo selvatico |
18 febbraio - 17 marzo | Nion | Nin / frassino |
18 marzo - 14 aprile | Fearn | Fern / ontano |
15 aprile - 12 maggio | Saille | Sail / salice |
13 maggio - 9 giugno | Uath | Úath / biancospino |
10 giugno - 7 luglio | Duir | Dair / quercia |
8 luglio - 4 agosto | Tinne | Tinne / agrifoglio |
5 agosto - 1º settembre | Coll | Coll / nocciolo |
2 settembre - 29 settembre | Muin | Muin / vite |
30 settembre - 27 ottobre | Gort | Gort / edera |
28 ottobre - 24 novembre | Ngétal | Gétal / giunco |
25 novembre - 23 dicembre | Ruis | Ruis / sambuco |
Le vocali del Beth-Luis-Nion costituiscono una sequenza stagionale complementare e rappresentano delle stazioni nel corso dell'anno, ecco quindi i giorni intercalari
Periodo | Lettera ogamica | Albero |
---|---|---|
25 dicembre | Ailm | Ailm / abete bianco |
Equinozio di Primavera | Onn | Onn / ginestrone |
Mezza Estate | Úr | Úr / erica |
Equinozio d'Autunno | Eadhadh | Edad / pioppo bianco |
Solstizio d'Inverno | Idho | Idad / tasso |
L'idea di ricostruire il calendario arboreo risale ad Edward Davies, un antiquario del XIX secolo, che trasse spunto a sua volta dall'Ogygia di Ruairí Ó Flaitheartaigh. Questa Ogygia era una sorta di storia d'Irlanda scritta nel XVI secolo, nel quale si riportavano alcune informazioni relative alla scrittura ogamica, perlopiù desunte dal Libro di Ballymote, e si stabiliva una relazione tra le varie lettere di quella scrittura e una serie di alberi e arbusti da cui quelle lettere avrebbero tratto i nomi. L'Ogygia di Ó Flaitheartaigh non faceva alcuna menzione ad eventuali calendari: fu Edward Davies a scoprire che quei nomi di alberi, presi secondo la successione alfabetica, implicassero l'esistenza di un antico calendario celtico basato sulla loro successiva fioritura. In seguito Robert Graves fece del calendario arboreo di Davies il nucleo attorno al quale costruì, con La Dea bianca, le sue riflessioni sul significato del mito e la natura della poesia. Il libro di Graves offrì una gran quantità di profonde intuizioni alla moderna rinascita celtica e rese popolarissima l'idea di tale calendario arboreo. La suggestione esercitata da tali arcane «conoscenze» ha indotto molte persone - tra cui anche studiosi di una certa levatura - ad una grande quantità di asserzioni azzardate riguardo al calendario arboreo, ancora oggi popolarissimo presso celtofili, romanzieri, neodruidi, wiccani e newagers, e tuttora seriamente trattato in un gran numero di pubblicazioni. Più prosaicamente, l'alfabeto ogamico fu principalmente un metodo di scrittura dei Celti insulari, le cui lettere erano forse legate ai nomi degli alberi, ma non aveva alcun riferimento a calendari o simili.[6]
Note
- ^ Barry Fell, Ogam Scales from The Book of Ballymote, The Epigraphic Society Occasional Papers, volume 22, pag. 87
- ^ ogamico, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 15 marzo 2011.
- ^ Damian McManus, A Guide to Ogam, Maynooth, 1991. ISBN 1-870684-17-6
- ^ Ogam writing system: Forfeda
- ^ Il calendario arboreo: storia di una presunta scienza druidica, in bifrost.it
- ^ Mary Jones, The Celtic Tree Calendar
Bibliografia
- Elena Percivaldi, Gli Ogam. Antico alfabeto dei Celti, Aosta, Keltia Editrice, 2006, ISBN 88-7392-019-5.
- Ogam, in Medioevo, gennaio 2012, p. 34.
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