Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
domenica 26 marzo 2017
sabato 25 marzo 2017
venerdì 24 marzo 2017
Vite quasi parallele. Capitolo 52. Mare mare mare
Il vicepreside Priamo Conti rimase completamente sbalordito quando venne a sapere, in seguito ad una soffiata da parte del suo fedelissimo alleato di partito, il democristiano Tullio Baccarani, direttore della Bancaccia, che il comune di Cervia aveva intenzione di costruire una strada proprio in una fetta dell'ampio terreno antistante alla villa che apparteneva da generazioni alla sua famiglia.
Tale strada avrebbe dovuto collegare la via Milazzo con la via Giove.
Siccome l'indennizzo in caso di esproprio era stato preventivato a livelli risibili, Conti decise che l'unica soluzione era vendere quel terreno a un prezzo superiore a qualche pollo disposto a lasciarsi spennare.
Si rivolse al suo mentore, il Senatore Leandri, il quale promise di interessarsi della faccenda.
Leandri, però, aveva informatori migliori, e dunque venne a conoscenza del fatto che il Comune di Cervia aveva deciso di accantonare quel progetto, dal momento che, in fin dei conti, quella strada era del tutto inutile.
Il Senatore, però, non riferì a Conti ciò che aveva appreso.
C'è una regola fondamentale che contraddistingue gli Italiani: la famiglia prima di tutto.
Per questo il Senatore preferì comunicarlo a sua moglie Caterina Ricci, affinché lo riferisse allo zio Ettore, che da tempo cercava "uno sbocco al mare" per la Contea di Casemurate.
E dato che la strada principale di Casemurate è la Cervese, la cittadina balneare di Cervia era il luogo naturale dove espandersi.
Appena Ettore Ricci fu informato, prese subito in mano la situazione e la gestì da par suo.
Non poteva certo trattare in prima persona, perché Priamo Conti avrebbe sentito subito odore di fregatura.
Incaricò dunque il fido Michele Braghiri, affinché trattasse l'affare come prestanome.
Una volta che ci fosse stato il trasferimento di proprietà, sarebbe poi seguita una successiva donazione a beneficio di Ricci, e il fedele amministratore avrebbe avuto come compenso una quota dell'immobile.
Quando Michele Braghiri ne parlò con sua moglie Ida, lei ebbe un'idea:
<<E se, dopo aver comprato il terreno a tuo nome, ce lo tenessimo noi? Abbiamo già messo da parte abbastanza soldi per renderci indipendenti. Potremmo costruire un albergo, metterci in proprio>>
Lui scosse il capo:
<<Ma sei impazzita? Guadagno molto di più come Amministratore Delegato del Feudo. E soprattutto conosco tutti i segreti del bilancio aziendale. E un giorno questi segreti ci torneranno utili>>
Lei sbuffò:
<<Sentì, sono trent'anni che mi dici di aspettare, ma io non ne posso più di fare la governante! Io voglio godermi la vita! E vorrei farlo prima di diventare vecchia!>>
Michele allora le si avvicinò e disse sottovoce:
<<Ti prometto che nel giro di cinque anni al massimo, avrò in mano tutti gli elementi per ricattare Ettore Ricci e ottenere per noi una fetta enorme del suo impero>>
Ida rimase pensosa:
<<Cinque anni sono lunghi. Non so se ne avrò la pazienza>>
Lui la guardò con i suoi occhi grigi e freddi:
<<Ci sono momenti in cui l'unica virtù che può essere d'aiuto è la pazienza>>
Lei decise di fidarsi di suo marito:
<<E va bene. Facciamo a modo tuo. Ma io mi aspetto molto>>
<<Ne avrai ancora di più>>
Convinta la moglie, Michele Braghiri fece ancora una volta la sua parte.
Comprò la terra a suo nome, con i soldi di Ettore Ricci, poi, trascorso il tempo necessario, gliela donò in cambio una parte dell'immobile.
Ettore era raggiante:
<<Caro Michele, muoio dalla voglia di vedere la faccia che farà Priamo Conti quando scoprirà che nelle terre che ci ha venduto per un tozzo di pane non passerà nessunissima strada! Voleva fregarci ed è rimasto fregato lui, quel minchione!>>
Michele Braghiri sorrise, con quella sua faccia da faina, che nascondeva molti più segreti di quanti Ettore Ricci avrebbe mai potuto immaginare.
Non bisogna mai credersi troppo furbi, perché c'è sempre qualcuno più furbo di noi, pronto a farci le scarpe. E così come Conti era stato fregato da Ricci, quest'ultimo a sua volta sarebbe stato fregato da qualcun altro, molto vicino a lui, su cui aveva riposto troppa fiducia, e di cui aveva sottovalutato la scaltrezza.
giovedì 23 marzo 2017
Vite quasi parallele. Capitolo 51. Piove sul bagnato
A Casemurate e dintorni non si parlava d'altro. In ogni punto di ritrovo, le comari formavano assembramenti e bisbigliavano tra loro. La fonte principale, come sempre, era la governante di Villa Orsini, Ida Braghiri, regina del pettegolezzo.
Il luogo era quasi sempre il negozio della "donna coi baffi", la Lucia Biasoni.
<<Allora, ci sono novità da Villa Orsini?>> chiese, lisciandosi i baffoni gialli.
<<Ieri è venuto il Senatore Leandri, insieme al giudice Papisco e alla Signorina De Toschi in persona. Poi è arrivato l'assessore Tommaso Monterovere, col fratello Romano, il padre di Francesco.
Hanno confabulato per un bel po' di tempo, nello studio di Ettore Ricci, che per l'occasione aveva chiamato anche Onofrio "Compagnia Bella" Tartaglia, che è diventato ispettore capo.
Era presente anche mio marito Michele, in qualità di amministratore delegato del Feudo. Quello che si sono detti è segretissimo, per questo entro domani lo sapranno tutti>>
Le comari rimasero a bocca aperta, con gli occhi fissi, come grasse oche in attesa del pasto.
<<E allora, cosa si sono detti?>> chiese la Biasoni
<<Sembra che si siano messi d'accordo su un "equo indennizzo" per le terre dove passerà il Canale, il che è una buona notizia per tutti i proprietari, anche se la maggioranza delle terre sono proprietà dei Ricci-Orsini e dei loro soci, gli Spreti di Serachieda e i Zanetti Protonotari Campi>>
La Biasoni continuava a tormentarsi i baffi:
<<E cosa vorrebbe dire "equo indennizzo"?>>
La Braghiri, con le mani sui fianchi, dichiarò:
<<Vuol dire che la Regione pagherà un sacco di soldi per quelle terre. Soldi che andranno a finire nelle tasche di Ettore Ricci, di Ercole Spreti e di Saverio Zanetti. Sempre loro... >>
La Biasoni si strappò un baffo per la rabbia:
<<Insomma, piove sul bagnato! Strapiove sul bagnato!>>
Ida Braghiri annuì:
<<Esattamente. Piove sul bagnato... o come si suol dire, soldo chiama soldo... e questo vale anche per il fatto che alla fine, a coronare questo accordo, le famiglie hanno dato l'assenso al matrimonio di Silvia con Francesco Monterovere. I due piccioncini si amano, su questo non ci sono dubbi, ma i loro parenti hanno sempre guardato le cose in un altro modo. Adesso vedono i vantaggi. I Monterovere diventeranno soci dei Ricci-Orsini, degli Spreti e dei Zanetti. Un'unica grande famiglia, che vorrebbe controllare un territorio che va da Faenza fino al mare... poi vi racconterò anche la storia dei terreni che Ettore ha comprato a Cervia e di quelli che Enrichetta Monterovere ha comprato a Casal Borsetti. Sì, piove proprio sul bagnato... >>
Questa serie di notizie gettò il pubblico delle comari nella costernazione.
Avevano sperato di sentire il resoconto di una lite furibonda, magari anche di un'ennesima disgrazia famigliare, e invece si trovavano davanti ad un successo diplomatico che univa l'utile col dilettevole.
La Lucia Biasoni si strappò altri ciuffi dai baffoni da tricheco:
<<Io dico che non potrà durare. E' una nave che sta diventando troppo grande, e sta viaggiando troppo veloce. Presto o tardi finirà contro qualche scoglio e farà naufragio, perché nella vita, prima o poi, si fa sempre naufragio>>
mercoledì 22 marzo 2017
Vite quasi parallele. Capitolo 50. La Guerra delle Due Rose
Nel conflitto tra la famiglia Monterovere e il clan Ricci-Orsini, riguardo alla questione del Canale Emiliano Romagnolo e delle terre confiscate, si potrebbe vedere, in piccolo, si parva licet componere magnis, una miniatura di ciò che fu la Guerra delle Due Rose tra gli York (Rosa Bianca) e i Lancaster (Rosa Rossa), nell'Inghilterra di fine medioevo.
Secondo questo ironico parallelismo, i Monterovere, per le loro convinzioni politiche di sinistra potevano essere sicuramente il partito della Rosa Rossa e i Ricci-Orsini, per le loro alleanze politiche di centro-destra, potevano essere rappresentati dalla Rosa Bianca.
I due capi-fazione erano Romano Monterovere ed Ettore Ricci.
Ognuno di loro espresse la propria perplessità sulla relazione tra Francesco e Silvia, ma ognuno lo fece a modo suo.
Ettore Ricci partì subito alla carica giocando l'asso di bastoni:
<<Se ti sposi quello lì, io ti diseredo!>>
La minaccia era credibile, dal momento che nel 1973 ancora non era stata introdotta la quota di legittima nell'ambito della successione mortis causa.
Ma dal momento che Silvia non aveva mai mostrato alcun interesse ai beni patrimoniali dei genitori, la minaccia cadde nel vuoto:
<<Meglio! L'eredità Orsini è come l'Oro del Reno, porta disgrazia a chiunque ne venga in possesso!>>
Ettore fraintese:
<<Disgrazia? Vorresti forse insinuare che sono un disgraziato?>>
Silvia fece segno di no con l'indice:
<<Ma no, è la nostra famiglia che ha subito duri colpi. E io non voglio portarmi dietro questa maledizione. Mi chiamo fuori da ogni questione di soldi. Ho il mio stipendio e mi basta>>
Lui ridacchiò:
<<Ti basta? E dove andrai ad abitare, dopo che io ti avrò cacciato di casa? Sotto un ponte?>>
Silvia si accorse che il padre aveva gli occhi lucidi e capì che stava bluffando:
<<Non ne saresti capace, papà. In fondo non sei così cattivo come fingi di essere. In ogni caso, io e Francesco faremo un mutuo, per un appartamento in città>>
Ettore assunse un atteggiamento beffardo:
<<Ah ah, sì, bello, due cuori e una capanna! Commovente! Ma hai idea di quanto sono alti i tassi di interesse, dopo la crisi petrolifera? E poi, cosa offriresti in garanzia? Andresti alla Bancaccia, dal caro cugino Goffredo a chiedere un occhio di riguardo?>>
Silvia sospirò:
<<Sai bene che non lo farei. Non ho mai voluto una raccomandazione dai nostri "illustri" parenti. Non voglio avere debiti con quella gente, nemmeno con i figli di zia Ginevra. Questa forse è la principale differenza tra me e te>>
Lui si indignò:
<<Cosa vorresti dire? Forse che Ettore Ricci ha bisogno di raccomandazioni? Baggianate! Ho avuto onori più grandi, ai miei tempi!>>
Lei conosceva bene quel tono:
<<Non so se le hai chieste, ma di sicuro non le hai mai rifiutate in passato e non lo farai ora, nel momento del massimo bisogno. Tutta la questione dell'esproprio delle terre per il Canale gira intorno all'entità dell'indennizzo.
Immagino che alla fine il caro cugino Senatore Edoardo Leandri riuscirà a farti spuntare un buon prezzo. Potrebbe essere persino un affare. In fondo sono terre aride, e la vicinanza di un canale di irrigazione aumenterebbe decisamente il loro valore>>
Ettore rimase impressionato:
<<Per essere una che disprezza il denaro, mi sembra che te ne intendi fin troppo, figlia mia. Forse ti ho sottovalutata. Avrei dovuto farti studiare qualcosa di utile, tipo economia e commercio, ma come si fa... una donna non può occuparsi di queste cose>>
Silvia si accigliò:
<<Tu dici, papà? Hai capito ben poco delle donne. La sorella di Francesco, Enrichetta Monterovere, è diplomata ragioniera e dirige i lavori per il Canale di Bonifica "Destra di Reno", vicino a Casal Borsetti. Praticamente là è tutta terra dei Monterovere. Altro che Feudo Orsini, loro hanno un'Azienda che fa soldi a palate, e sarebbe molto più conveniente, per te, allearti con loro, invece che stare lì a litigare per questioni di puntiglio>>
Lui socchiuse gli occhi:
<<Enrichetta Monterovere è un mastino! Ed è la prediletta di Romano. Scommetto la mia reputazione che quel vecchio taccagno lascerà tutto la lei, mentre tu e il tuo Francesco resterete con le pive nel sacco!>>
Silvia sorrise:
<<Staremo a vedere. C'è anche un terzo fratello, Lorenzo. Nessuno lo tiene mai in considerazione, ma potrebbe essere quello che farà più strada. Zitto zitto, lui diventerà un Barone universitario, e credimi, papà, essere un Barone Universitario conta molto di più, al giorno d'oggi, che aver sposato la figlia di un Conte!>>
Gli occhi di Ettore si fecero opachi, come se stesse guardando lontano:
<<Tu non ci crederai, ma io ho sposato Diana per amore. Sì sì, ridi pure! Lo so che sono stato un vero idiota a illudermi che lei potesse ricambiare i miei sentimenti. Ma quando aveva vent'anni era di una bellezza che lasciava senza parole. Le è bastato uno sguardo, con quei suoi occhioni... e io sono rimasto incastrato>>
Silvia sapeva che lui era sincero:
<<Dovreste ricominciare a parlarvi. State invecchiando... un giorno potrebbe essere troppo tardi...>>
<<E io che pensavo di spedirla a vivere con te a Forlì! Lei e la sua Contessa Madre, e magari anche Ida Braghiri e tutta quella sua cagnara di figli e nipoti>>
<<Potrebbe farlo sul serio, papà, e tu ti ritroveresti solo in questa grande casa piena di fantasmi e di brutti ricordi>>
Ettore si sentì improvvisamente, per la prima volta in vita sua, vecchio e stanco:
<<Ci sarebbero ancora le mie sorelle e magari verrebbe a stare qui anche mia madre, la maestra Clara, che è tutta la vita che desidera piantare le radici nel Salotto di Emilia Orsini>>
Silvia sorrise:
<<C'è posto per tutti, qui. Per la nonna Clara, la nonna Emilia, per te e la mamma, per le tue sorelle, per la famiglia Braghiri e credo anche per me e il mio futuro marito, quando capirai che con i Monterovere si può arrivare ad un accordo. Mi piacerebbe che i miei figli crescessero qui in campagna, amati da una grande famiglia unita. Può ancora succedere. Sarebbe un gran bene per tutti e soprattutto per te>>
In quel momento Silvia intuì che un figlio suo e di Francesco avrebbe potuto favorire i buoni rapporti tra le due famiglie e persino all'interno delle famiglie stesse.
I bambini a volte possono compiere simili miracoli e ricomporre le più antiche fratture.
Le venne in mente l'incipit del Riccardo III, che indicava una possibile fine della Guerra delle Due Rose: "L'inverno del nostro scontento si è fatto estate sfolgorante sotto i raggi di questo sole di York"
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