giovedì 23 febbraio 2017

Situazione della guerra civile in Ucraina a fine febbraio 2017

Map of the war in Donbass.svg

In giallo le zone del Donbass sotto il controllo del governo ucraino e in azzurro le città.
In rosa le zone del Donbass sotto il controllo della Confederazione della Nuova Russia, composta dalla Repubblica Popolare di Donetsk e dalla Repubblica Popolare di Lugansk.
In arancione le zone dove sono in atto i combattimenti.

Belligerents

 Russia[note 1]
 Ukraine
Commanders and leaders

 Vladimir Putin[note 1]
 Petro Poroshenko
 Volodymyr Groysman
 Oleksandr Turchynov
 Arsen Avakov
 Stepan Poltorak
 Viktor Muzhenko
 Andriy Parubiy[8]
 Valentyn Nalyvaichenko
 Mykhailo Kutsyn (WIA)
Units involved

 Chechnya (Kadyrovtsy)[31]
Strength
40,000–45,000 fighters[35]
(3,000–4,000 Russian volunteers)[36]
9,000–12,000 regular Russian soldiers (Ukraine & US estimate)[37][38]
64,000–69,000 (active 2015-16)[39]
Casualties and losses
4,102 killed[*] (estimate)[40]3,351 killed,[41][42] 153 missing[43] and 10,926 wounded[44][45]
2,347 civilians killed[46]
9,800 killed and 22,779 wounded overall[47][48]
1,414,798 Ukrainians internally displaced; 925,500 fled abroad[49]
* Figure includes 2,081 Russians (per Cargo 200 NGO),[50][51]of which at least 400–500 are Russian servicemen (per United States Department of State, March 2015)[52]

Situazione della guerra civile in Somalia a fine febbraio 2017

Somali Civil War (2009-present).svg

In rosa le zone sotto il controllo del governo di Mogadiscio.
In nero le zone sotto il controllo del gruppo fondamentalista islamico Al-Shabaab (alleato dell'Isis)
In giallo le zone sotto il controllo del Somaliland
In verde le zone controllate da forze neutrali.

   Under control of the Government and Allies
   Under control of Al-Shabaab and Allies
   Under control of Somaliland Government
   Under control of neutral forces (Khatumo State)

Situazione della guerra civile nello Yemen a fine febbraio 2017

Yemeni Civil War.svg

In verde le zone controllate dal Comitato Rivoluzionario del movimento politico-religioso sciita Houthi
In rosa le zone controllate dal governo del premier Hadi e dall'Arabia Saudita
In bianco le zone controllate da Al-Qaeda
In grigio le zone controllate dall'Isis


  Controlled by the Hadi-led government and allies
  Controlled by al-Qaeda in the Arabian Peninsula (AQAP)
  Controlled by the Islamic State of Iraq and the Levant (ISIL)
(For a more detailed map, see Map of the Yemeni Civil War)

Situazione della guerra civile in Libia a fine febbraio 2017

Libyan Civil War.svg

In rosa le aree sotto il controllo del Governo di Tobruk e dell'Esercito Nazionale Libico del Generale Haftar.
In verde chiaro le aree sotto il controllo del Governo di Accordo Nazionale di Fayez al-Sarraj.
In verde scuro le aree sotto il controllo del Governo di Salvezza Nazionale di Khalifa al-Ghawil
In bianco le aree sotto il controllo delle milizie jihadiste
In azzurro le aree controllate da forze locali.
In giallo le aree controllate dai Tuareg.

  Under the control of the Tobruk-led Government and Libyan National Army
  Under the control of the Government of National Accord and Allies
  Under the control of the National Salvation Government
  Controlled by the Mujahedeen Councils of DernaBenghazi and Adjabiya
  Controlled by local forces
  Controlled by Tuareg forces

Mappa dell'Isis a fine febbraio 2017



   Controlled by the Syrian government 

   Controlled by the Islamic State of Iraq and the Levant (ISIL, ISIS, IS, Daesh)


   Controlled by al-Nusra 

   Controlled by Hezbollah 

   Controlled by the Syrian opposition

   Controlled by the Kurdish Syrian Democratic Forces 

   Controlled by the Iraqi government

   Controlled by the Lebanese Government 

   Controlled by iraqi Kurds

La situazione della guerra in Siria nel febbraio 2017



In rosso sono indicate le zone sotto il controllo del Presidente Assad. In verde le zone sotto il controllo delle milizie islamiche filo-saudite. In grigio scuro le zone sotto il controllo dello Stato Islamico (Isis). In arancione le zone sotto il controllo dei Curdi.

Syrian Civil War map.svg

carta di Laura Canali



Risultati immagini per 2016 terrorist attacks map

Sotto, la Battaglia di Deir Ezzor



Sotto, la situazione nei dintorni di Damasco

Risultati immagini per Fatah al-Islam map

Sotto, la Battaglia di Al Bab









Esisterà un Drago del Ghiaccio?

L'immagine può contenere: una o più persone e sMS

L'immagine può contenere: 1 persona, sMS

Purtroppo quest'anno dovremo attendere fino al 3 giugno per l'inizio della settima stagione di Game of Thrones. In mancanza del romanzo corrispondente, The Winds of Winter, atteso ormai da sei anni, a causa dell'imperdonabile lentezza di George Martin, non è disponibile alcun tipo di spoiler.
Alcune domande sono però legittime, e tra queste ce n'è una che ha appassionato i disegnatori delle eventuali copertine: mi riferisco al Drago del Ghiaccio, ossia ad un drago che risponde agli ordini degli Estranei e che dunque possa costituire una seria minaccia per i draghi di Daenerys.
Questa ipotesi è legittima, perché la forza del "team Targaryen" è troppo superiore a quella degli avversari, potendo contare su due eserciti enormi e temibili (i Dothraki e gli Immacolati), una flotta imponente, potentissimi alleati (Dorne e i Tyrell), abili consiglieri (Varys e Tyrion Lannister) e soprattutto tre draghi (Drogon, Rhaegal e Viseryon).
Che cosa potrà mai fare un esercito di zombie contro il fuoco di tre draghi?
Spero che a questa domanda sia George Martin che gli autori di Game of Thrones stiano dando una risposta credibile.

L'immagine può contenere: uccello e pianta

Nessun testo alternativo automatico disponibile.

"Re Jaehaerys una volta mi disse che follia e grandezza sono due facce della stessa moneta. Ogni volta che nasce un nuovo Targaryen, disse, gli Dei lanciano in aria quella moneta, e il mondo trattiene il fiato aspettando di sapere su quale faccia cadrà.
Ser Barristan Selmy a Daenerys Targaryen
"A Storm of Swords", G.R.R. Martin

Nessun testo alternativo automatico disponibile.

Vite quasi parallele. Capitolo 36. Scene da un matrimonio. Ettore e Diana si affrontano.

Risultati immagini per 50's married couple

Forse, se l'incidente fosse avvenuto in tempi più recenti, i moderni mezzi di indagine sarebbero riusciti a scoprire qualcosa di più sulle circostanze della morte del giovane Augusto Orsini,
Ma era il 1954, e il fatto era avvenuto nelle campagne di una cittadina sperduta in un'Italia ancora rurale e arretrata.
Fu comunque avviata un'inchiesta, coordinata da un magistrato molto amico del giudice Papisco.
Nel frattempo, a Villa Orsini, le cose andavano di male in peggio.
Ettore Ricci era tornato a casa col cappello in mano, strascicando i piedi, scarmigliato e con un'espressione affranta disegnata sul volto.
Non aveva concesso a nessuno il tempo di dire alcunché:
<<Ah, che tragedia! Sono sconvolto... questo è il giorno peggiore della mia vita. Io e Augusto avevamo le nostre divergenze, si sa, ma per me era come un fratello. No, no... non dite niente, non è neanche il caso di parlarne... >>
Diana, che non credeva a una mezza parola di quella sceneggiata, riuscì a interrompere il monologo del marito:
<<Sì, immagino il tuo dolore, un po' come dopo la morte di Isabella>>
Ettore incassò il colpo:
<<Mi hai tolto le parole di bocca. Povera ragazza, dopo quello che aveva subito dal tenente Muller, quel maledetto nazista. Ah, che perdita! E adesso questa... Povero Augusto, pace all'anima sua, correva troppo forte con quella moto. Quante volte io stesso gli ho detto di fare attenzione! Sono sconvolto, non mi reggo in piedi, devo stendermi...>>
Diana allora gli si avvicinò e gli sussurrò all'orecchio:
<<Io so chi sei. Non si può vivere per quasi vent'anni a fianco di un uomo, senza capire chi è. Conosco la potenza distruttrice della tua rabbia, della tua invidia, della tua sete di vendetta. 
Mi fa disperare il pensiero che le mie figlie siano anche figlie tue, e possano trasmettere ai loro eredi queste tue caratteristiche. 
Prego il Signore che mi possa far vivere più a lungo di te. Almeno vent'anni più di te, in modo da poter rimediare ai tuoi danni e salvare quello che resta della mia famiglia e di coloro che nasceranno>>
Ettore scosse il capo:
<<Sei sconvolta, Diana... è naturale! Capisco il tuo bisogno di sfogarti. se ti fa sentire meglio... Sfogati pure come. Insultami... Non me ne avrò a male...>>
Lei rispose sempre a voce bassa:
<<Smettila di fare il buffone. Almeno una volta nella vita, sii sincero!>>
Ettore si passò una mano sulla guancia non rasata:
<<Sincero? Anche se le cose che penso realmente possono urtare i tuoi sentimenti?
Vuoi che smetta di fare il buffone? Va bene, allora sarò molto serio, e tu rimpiangerai i tempi in cui ti facevo ridere.
Li rimpiangerai, ma sarà troppo tardi.
E pensare che c'è stato un tempo in cui ti amavo.
Non ti voglio rimproverare, tu non mi volevi. Tu hai sempre desiderato un uomo della tua stessa classe sociale, uno come Federico Traversari Anastagi.
So dei tuoi tradimenti. Avrei potuto fare delle storie, e invece ho sopportato in silenzio. 
Ho sopportato le lunghe notti in un letto freddo, abbandonato. 
Non sei stata capace di vegliare neanche un'ora insieme a me. 
Ma io ho rispettato la tua decisione. Non ti ho voluto imporre la mia presenza a letto.
Certo, ho smesso di amarti e anch'io mi sono innamorato di altre persone, ma non ho mai consumato il tradimento. Eppure sei tu ad accusare me.
Cosa vorresti fare, adesso, Diana? Mi vuoi lasciare? E dove vuoi andare? Dal tuo amante? Allora non potrai più rivedere le tue figlie. 
Vuoi portami via anche loro? Tu e le tue figlie non avreste di che vivere, se non fosse per me. Non è bello da dire ma dipendete da me, tutti quanti, in questa casa. Se succede qualcosa a me, siete rovinati. Non sapreste da che parte farvi per gestire gli affari che ho a mezzo.
 I miei fratelli e le mie sorelle vi farebbero a pezzi nel giro di due giorni, per non parlare di quegli avvoltoi della famiglia Braghiri, che gioiscono delle nostre debolezze.
No, Diana, pensaci bene prima di tagliare i ponti con me. 
Pensaci bene, e lo dico per te, non me per me. 
Il nostro matrimonio è finito da un pezzo, ma bisogna salvare le apparenze, almeno per le nostre figlie.
E' inutile aggrapparsi ai fantasmi del passato.
Degli Orsini resta solo il nome e quel nome si estinguerà con te, mia cara Diana.

Risultati immagini per nwo map

Devi fartene una ragione.
Ma non dare la colpa a me. Nessuno degli Orsini può darmi la colpa.
E' stata la vostra superbia a condurvi alla rovina...>>
Diana si voltò, ma prima di uscire disse:
<<Ci saranno delle indagini. E se troveranno che la moto è stata manomessa...>>
Ettore si limitò a fissarla:
<<Non troveranno niente. Non c'è niente da trovare, Diana.  Avete fatto tutto da soli, tu e i tuoi fratelli. Siete stati troppo sicuri di voi stessi, troppo pronti a scaricare sempre le colpe sugli altri, Ma la mia unica colpa è stata quella di non essere raffinato come voi. I miei modi diretti, i miei appetiti manifestati rozzamente, queste sono le mie uniche colpe. Sono colpevole di non appartenere a quel mondo che la presunzione dei nobili chiama "l'alta società">>
Detto questo si trascinò a passi lenti verso le sue stanze.
Diana rimase immobile, come una statua di marmo levigata dal tempo.
Un dubbio atroce la tormentava.
E se avesse ragione lui? Siamo stati davvero troppo arroganti? Troppo sicuri di noi stessi? Troppo snob?Troppo pronti a scaricare la colpa sugli altri?
In cuor suo non poteva negarlo.
Come per una premonizione, Diana si immaginò il suo futuro, gli interminabili decenni che l'attendevano, oltre mezzo secolo, oltre il nuovo millennio, e si chiese come avrebbe fatto ad arrivare fino all'età estrema, trascinandosi, giorno dopo giorno, nell'oscurità e nel dubbio, come una notte d'inverno che arriva, incombe e si dilunga senza una stella.

mercoledì 22 febbraio 2017

Vite quasi parallele. Capitolo 35. La morte "on the road" di Augusto Orsini

Risultati immagini per vestiti anni 50 uomo

Come molti suoi coetanei romagnoli, Augusto Orsini era un appassionato di motociclismo.
C'è una lunga tradizione che lega l'Emilia-Romagna ai motori, sia per quel che riguarda le automobili da corsa che per quel che riguarda le moto e i motociclisti.
Questa sua passione per i motori era ben nota a tutti, così come la sua propensione al rischio.
Tutte le mattine si recava al lavoro in motocicletta, sollevando un polverone notevole sulla Cervese che, nel 1954, non era ancora asfaltata.
La gente scuoteva la testa, ma in fondo provava simpatia per Augusto.
Gli amici lo chiamavano James Dean, senza immaginare che sia lui che l'attore avrebbero fatto una fine analoga, alla stessa età, a un anno di distanza l'uno dall'altro.
Il fatto è che Augusto gli assomigliava anche fisicamente, e sotto tanti aspetti si poteva considerare come un antesignano della "beat generation" e della "gioventù bruciata", fenomeni che in Italia si sarebbero visti solo negli Anni Sessanta.
Ma Augusto Orsini non vide mai gli Anni Sessanta.
Una mattina del maggio 1954, mentre si recava al lavoro, la sua moto deragliò presso la curva della Bastia, poco dopo Pievequinta, e il giovane erede della dinastia dei Conti di Casemurate si schiantò contro un pioppo e morì a 25 anni, lasciando una vedova poco più che ventenne.
Per una strana coincidenza, era di servizio proprio da quelle parti il vice-ispettore Onofrio "Compagnia Bella" Tartaglia, il quale, dopo aver accertato il decesso del giovane, si mise a trafficare intorno alle lamiere della motocicletta.
Poi, mentre Tartaglia trascinava il cadavere sulla strada, la moto prese fuoco.
Poco dopo si formò un assembramento di passanti, ai quali Tartaglia diede ordine di allontanarsi e di chiamare i Vigili del Fuoco e la Croce Rossa, mentre lui con una radiolina cercava di mettersi in contatto con gli agenti di polizia più vicini.
Mezz'ora dopo, sistemate tutte le formalità, Onofrio "Compagnia Bella" Tartaglia, che era marito di Carolina Ricci e quindi cognato di Ettore, decise di andare di persona ad annunciare la notizia a Villa Orsini.
Ma la notizia lo aveva preceduto e quando arrivò alla Villa trovò una situazione pietosa.
Il vecchio Conte Achille si era ritirato nelle proprie stanze, in preda da un attacco di gastrite, che nel giro di pochi mesi si sarebbe manifestata per quello che era veramente e cioè un cancro allo stomaco.
La Contessa Emilia, per annegare il dolore nell'alcool, era corsa in cantina e aveva scelto una bottiglia di Bordeaux del 1826, tenuta in serbo per i momenti di crisi più nera.
La vedova Angelica era scoppiata in un pianto incontrollabile e dovette essere sedata.
Ettore Ricci era al lavoro. Sua sorella Adriana inscenò un lamento funebre che avrebbe fatto invidia a una prefica. Ida Braghiri si era messa a recitare il rosario.
L'unica a mantenere una ferrea lucidità era stata Diana, perché per sua natura era sempre preparata al peggio.
Inoltre, nutriva profondi dubbi sulla dinamica dell'incidente.
Dopo che Tartaglia le ebbe comunicato la versione ufficiale, i dubbi di Diana divennero certezze.
Sapeva che Tartaglia era un fedelissimo di Ettore e questo la insospettiva enormemente:
<<Mio fratello sapeva guidare molto bene. Non credo che sia finito fuori strada per un proprio errore. Sei sicuro che non ci fosse un guasto alla moto?>>
"Compagnia Bella" Tartaglia inarcò le folte sopracciglia:
<<Non ho fatto in tempo a verificare. Mentre trascinavo sulla strada il corpo di Augusto, la moto ha preso fuoco. Il motore è esploso. Succede in questi casi. Sarà molto difficile stabilire se c'era un guasto>>
Diana si convinse che qualcosa, in quella ricostruzione dei fatti, non tornava.
Se qualcuno ha manomesso i freni, ha fatto anche in modo che sparissero le prove. 
Un delitto perfetto. E Tartaglia è complice. E Papisco cercherà di insabbiare tutto come è successo con la morte di Isabella. 
Mentre pensava queste cose, vide sua madre, la Contessa Emilia, che si aggirava nei corridoi con la bottiglia in mano e ripeteva, con una voce quasi disumana:
<<E' la Fine della Dinastia>>

martedì 21 febbraio 2017

Vite quasi parallele. Capitolo 34. Presagi di tempesta a Villa Orsini

Risultati immagini per tempest shakespeare

Tutte le volte che Ettore Ricci si aggirava intorno alla cognata Angelica, moglie di Augusto Orsini, non riusciva a trattenersi dal fischiettare il motivo di qualche canzone d'amore, e addirittura, se non c'era il marito, dal canticchiare espressamente temi amorosi.
Era più forte di lui, e piuttosto compatibile con la sua indole istrionica e con il suo debole per le belle donne.
All'inizio la cosa era sembrata talmente ridicola da non poter essere presa sul serio.
Era il 1954, e ancora gli Orsini continuavano a ridere di lui.
<<Non imparano mai>> disse allora Ettore a sua sorella Adriana <<non hanno ancora capito con chi hanno a che fare>>
Adriana Ricci, la cui bocca "a culo di gallina" impediva di capire quali fossero i suoi reali stati d'animo, ammesso che ne avesse, rispose:
<<Meglio così. Meglio che abbassino la guardia. Ma fa' attenzione a Diana. Lei è l'unica che non ti sottovaluta>>
Ettore scrollò le spalle:
<<Diana è troppo presa dal suo amante e per il momento è meglio così. Mi occuperò di Federico Traversari dopo aver risolto le questioni in sospeso con Augusto e Angelica>>
Adriana sapeva che i rischi erano alti:
<<Sei sicuro che il giudice Papisco ti coprirebbe ancora, se ce ne fosse bisogno?>>
<<Se io dovessi affondare, Papisco affonderebbe con me. Non avrebbe altra scelta che collaborare, come ha sempre fatto>>
E così l'atteggiamento di Ettore verso Angelica divenne sempre più imbarazzante.
Un giorno Augusto affrontò Ettore di persona:
<<Se non smetti di fare il cascamorto con mia moglie, io e Angelica lasceremo Villa Orsini, anche se tu dovessi licenziarmi>>
Ettore parve cadere dalle nuvole:
<<Oh, avanti, Augusto! Cosa sarà mai se io fischietto e canticchio qualcosa? Se avessi in mente chissà quali piani, me ne starei zitto... non c'è niente da temere. Tua moglie mi disprezza, così come del resto anche mia moglie e in generale tutto voi nobili... ma io non mi offendo, siamo ormai una sola famiglia, lavoriamo insieme, la nostra fortuna economica è in crescita. Non roviniamo tutto per queste piccinerie!>>
Augusto scosse il capo:
<<Non riesco a capire a che gioco stai giocando, ma se oserai anche soltanto sfiorare mia moglie, io e tutti gli Orsini prenderemo apertamente le distanze da te, e le porte dell'alta società torneranno ad esserti sbattute in faccia>>
Era una frase terribilmente snob, e forse furono proprio le frasi di questo tipo quelle che portarono ai tragici eventi che stavano per abbattersi sulla stirpe degli Orsini.
Ettore sorrise, ed era un sorriso terribile a vedersi:
<<Sta' tranquillo, Augusto. Non ho intenzione di sfiorare nessuno>>
Lo disse con tono ironico e nel contempo vagamente minaccioso.
La tensione era diventata palpabile alla Villa.
L'aria era così grave e densa che sembrava potersi tagliare con un coltello.
La stessa governante, Ida Braghiri, riferì al marito Michele:
<<Sta per succedere qualcosa di grosso. Me lo sento. E' come quando trovarono Isabella impiccata al salice>>
Michele aveva l'aria di saperla lunga:
<<Tutto procede come avevo previsto. Gli Orsini e i Ricci si distruggeranno a vicenda, e allora sarà il nostro momento>>
Ida si sentì percorrere da un brivido di emozione:
<<Ma non siamo abbastanza ricchi per aspirare al controllo del Feudo!>>
Michele le lanciò uno sguardo complice:
<<La più grande ricchezza sono le informazioni riservate. Se si è in grado di ricattare una persona ricca e potente, allora è come se si fosse più ricchi e potenti di quella persona, e della sua famiglia. Il tramonto degli Orsini è vicino. E i Ricci saranno ricattabili.
Molto presto tutto sarà compiuto>>

lunedì 20 febbraio 2017

Vite quasi parallele. Capitolo 33. I conflitti interiori di Silvia Ricci


Silvia Ricci era la figlia secondogenita di Ettore Ricci e di Diana Orsini Balducci di Casemurate.
Per sua fortuna assomigliava più a sua madre che a suo padre, soprattutto fisicamente.
Per quanto il suo cognome fosse Ricci, Silvia era e si sentiva prima di tutto una Orsini.
Nata nel 1940, ricordava fin troppo bene gli anni della guerra.
E tuttavia, essendo in quel periodo ancora molto piccola, li aveva vissuti come se fossero un gioco.
I suoi traumi non derivarono dall'essere spettatrice della più terribile tra le guerre della Storia, bensì dalle tensioni familiari, soprattutto dopo il presunto suicidio di sua zia Isabella, a cui era molto affezionata.
In particolare soffriva molto nell'assistere al fallimento del matrimonio dei suoi genitori.
Una delle cose che la faceva soffrire di più era l'accusa, da parte di Ettore nei confronti di Diana. di non avergli dato un figlio maschio, ma solo "tre femmine inutili".
Silvia, nel sentire quei discorsi, aveva maturato, senza rendersene conto, perché era ancora bambina, un senso di colpa per il suo essere "figlia femmina" e non l'agognato erede maschio che suo padre desiderava a tutti i costi.
Va detto, tuttavia, che Ettore non era cattivo con lei: a volte poteva essere perfino affettuoso, ma Silvia si rendeva conto che suo padre era ossessionato dalle brame di ricchezza e potere, così come dai forti appetiti, specialmente nei confronti delle belle donne.
Per questo era consapevole che Ettore Ricci poteva diventare, se contrariato, un uomo molto pericoloso.
Silvia, sapendo di essere sua figlia, si chiedeva quale elemento caratteriale avesse ereditato da lui.
Sentiva che c'erano alcuni aspetti, in lei, che venivano dal padre: una certa ostinazione, una buona dose di ambizione, una volontà di realizzare qualcosa di importante.
Percepiva un conflitto dentro di lei: era come se sua madre e suo padre continuassero a litigare nella sua mente, come se i Ricci e gli Orsini si facessero la guerra anche all'interno della sua personalità.
Forse era anche per questo che aveva implorato i suoi genitori di mandarla in collegio.
Diversamente dalle sue cugine, le gemelle Clara e Benedetta Papisco, che in collegio sentivano la mancanza dei genitori, Silvia si sentiva finalmente libera. Preferiva di gran lunga il collegio delle suore all'atmosfera cupa e piena di intrighi di Villa Orsini.
A scuola era molto brava, molto brillante e decisamente molto promettente.
Ogni tanto sua madre veniva a trovarla, ma Silvia sapeva che quelli erano gli stessi giorni in cui Diana andava a trovare l'amante, e per quanto non la biasimasse per questo, tuttavia era preoccupata che qualcosa di terribile sarebbe potuto accadere.
<<Mamma, devi stare attenta. Non voglio che tu faccia la fine di zia Isabella>>
Diana allora stringeva forte le mani della figlia:
<<Silvia, tu sei una ragazza forte e intelligente, oltre che molto bella. Andrai all'università, diventerai qualcuno, e potrai lasciarti alle spalle tutte le angosce della tua infanzia. Non aver paura per me. Non posso dirti altro, ma non sono io ad essere in pericolo, e nemmeno tu.
Qualunque cosa dovesse succedere a Villa Orsini, tu dovrai andare avanti per la tua strada.
E forse un giorno, quando il peggio sarà passato, potrai ritornare nei luoghi della tua infanzia e far sì che diventino, per i tuoi figli, se vorrai averne, quel luogo felice che non sono stati per me e per te>>



domenica 19 febbraio 2017

Vite quasi parallele. Capitolo 32. Villa Orsini: chi viene e chi va

Risultati immagini per villa liberty

Augusto Orsini sposò Angelica Traversari Anastagi nel giugno 1954, dopo essersi laureato in ingegneria nel febbraio dello stesso anno.
Il matrimonio fu celebrato, come tradizione per la famiglia Orsini, nella chiesa di Pievequinta, e i festeggiamenti si tennero presso la Villa, nella Contea di Casemurate.
Apparentemente Ettore Ricci, il vero capo della famiglia Orsini, fu molto contento del fatto che gli sposi avessero scelto di abitare presso la Villa.
C'erano infatti varie ragioni che facevano sentire Ettore di buon umore.
In primo luogo, dopo che la famiglia Ricci aveva fatto valere le ipoteche sul Feudo Orsini, Ettore controllava la maggioranza delle aziende agricole ad esso collegate, di fatto era divenuto il nuovo Signore della Contea, anche se di nome il Conte rimaneva suo suocero Achille.
La famiglia Ricci e i suoi alleati (in primo luogo la famiglia Braghiri) avevano, in tutto e per tutto, sostituito gli Orsini dalla gestione economica.Se dunque Armando avesse voluto dare un suo contributo, lo avrebbe fatto come azionista di minoranza.
<<Tuo padre è un Conte "scontato">> amava ripetere Ettore a sua moglie Diana, divertendosi molto per quel gioco di parole <<E tuo fratello è l'erede di un titolo che non vale più niente>>
Il matrimonio di Ettore e Diana era altrettanto vuoto di significato. Vivevano da separati in casa fin dai tempi del suicidio (o per meglio dire presunto suicidio) di Isabella Orsini.
Diana non replicava alle provocazioni del marito. Era il periodo del suo amore felice per Federico Traversar, e quando si è felici non si è mai permalosi.
Il vecchio Conte Achille Orsini, pur sentendosi tradito dalla famiglia Ricci, era troppo preso dai successi del figlio Augusto per preoccuparsi delle questioni economiche.
L'anziana Contessa Emilia, però era sospettosa nei confronti di Ettore, e continuava a soffocare nell'alcool la propria inquietudine.
Ettore Ricci era, di fatto, il padrone ed era intenzionato a far valere la sua autorità.
In secondo luogo Ettore si era invaghito della cognata Angelica Traversari, e gli piaceva l'idea che lei sarebbe abitata a Villa Orsini, sotto il suo attento controllo.
Inizialmente la convivenza delle varie coppie nella Villa si svolse in maniera tranquilla.
Diana era stata molto occupata a curarsi dell'educazione delle figlie, in particolare della secondogenita, Silvia, che era la più portata per gli studi.
Quando Silvia comunicò ai genitori la propria volontà di proseguire gli studi al Ginnasio e poi al Liceo Classico, all'inizio suo padre Ettore mostrò delle resistenze, ma dopo qualche giorno di riflessione, cambiò idea e sembrò quasi felice di spedire la figlia in un collegio in centro a Forlì.
In fondo, preferiva che ci fossero, presso la Villa, meno testimoni per ciò che aveva in mente di fare, e che non aveva ancora rivelato a nessuno.
Il suo piano scattò con un'astuta mossa padronale: offrì al cognato Augusto Orsini la direzione della Fabbrica Macchine Agricole Ricci, corredando tale offerta con un generoso stipendio.
Tutti ne rimasero meravigliati, dal momento che credevano che Ettore Ricci fosse invidioso e geloso di Augusto, e sperarono che questo gesto generoso e pacificatore potesse finalmente porre fine alle rivalità tra i due.
Diana però mise in guardia il fratello citando Virgilio: <<Timeo Danaos, et dona ferentis>>
<<Ed io dovrei temere Ettore Ricci anche quando porta doni?>>
<<Sì>> confermò Diana <<Conosco troppo bene mio marito e so che quando prende qualcuno in antipatia è impossibile fagli cambiare opinione. Vuole farti abbassare la guardia. E' sempre stata la sua strategia. Nei momenti in cui fa il finto tonto e la gatta morta, puoi stare sicuro che presto scatterà il suo agguato>>
Augusto aveva scrollato le spalle:
<<Non ho paura di lui>> 
Diana scosse la testa, sospirando:
<<E' proprio per questo che sei in grave pericolo>>