I nani in alcune mitologie sono esseri simili all'uomo ma di piccola taglia. Secondo alcune tradizioni hanno poteri magici, secondo altre no. Sono generalmente caratterizzati dalla predilezione per i luoghi sotterranei e per l'oro. I nani sono grandi minatori, si dice che la loro birra sia la più buona del mondo, un nano ubriaco infatti diventa molto pericoloso per chi gli sta vicino (soprattutto se sta combattendo in una guerra).
Nell'antico Egitto era venerato Bes, spirito protettore contro ogni male rappresentato come un paffuto nano deforme che fa smorfie e mostra la lingua. Bes non apparteneva ad una precisa razza come i nani delle mitologie nordiche, spesso paragonabili a elfi o folletti, ma come tutte le divinità egizie era un essere unico nel suo genere.
Nascita dei nani
La stirpe dei nani (dvergar in norreno) si formò sotto terra, dove presero vita come vermi nella carne morta del gigante Ymir, nel suo sangue diventato acqua e nelle sue ossa diventate pietra. Odino ed i suoi fratelli Víli e Vé, riuniti in un consiglio, diedero a queste creature un aspetto antropomorfo e l'intelligenza.
I nani allora andarono ad abitare nella terra e nel fango, nonché nella pietra e fra le rocce:
(NON) « Þá gengu regin öll
á rökstóla,
ginnheilög goð, ok gættusk of þat, hvárt skyldi dverga dróttir skepja ór Brimis blóði ok ór Bláins leggjum. » | (IT) « Andarono allora gli dèi tutti |
(Edda poetica - Völuspá - Profezia della Veggente) |
I nani presero dimora nella terra molle e nel fango, tra le pietre e le rocce. Móðsognir era il più famoso tra loro, e un altro aveva nome Durinn.
(NON) « En þessir eru ok dvergar ok búa í steinum, en inir fyrri í moldu:
Draupnir, Dolgþvari,
Haur, Hugstari, Hleðiolfr, Glóinn, Dóri, Óri, Dúfr, Andvari, Heftifili, Hár, Svíarr. » | (IT) « Anche questi erano nani e abitavano nelle rocce; quelli nominati per primi, invece, nel fango:
Draupnir, Dolgþvari,
Haur, Hugstari, Hleðiolfr, Glóinn, Dóri, Óri, Dúfr, Andvari, Heftifili, Hár, Svíarr. » |
(Snorri Sturluson - Edda in prosa - Gylfaginning - XIV) |
Temevano la luce del sole che poteva trasformarli nuovamente nella pietra da cui erano nati. La loro dimora era il reame sotterraneo di Nidavellir, uno dei nove mondi legato, secondo la Cosmologia della mitologia norrena, al Frassino del Mondo Yggdrasill.
Erano generalmente considerati egoisti, avidi e astuti. Erano abili fabbri e forgiatori ed i creatori della maggior parte degli artefatti degli dèi, sia Æsir che Vanir. Tra le loro creazioni più famose ci sono la lancia Gungnir e l'anello d'oro Draupnir di Odino, il martello Mjöllnir di Thor, i capelli d'oro di Sif, il collare Brísingamen di Freyja ed anche la nave Skíðblaðnir di Freyr. I nani fabbricarono anche certi tipi di elmetti detti huliðshjálmr (elmetti nascondenti), o a volte un mantello, che potevano rendere chi li indossava invisibile. (Vedi wight.)
Potevano essere divinità minori, similmente agli elfi (della luce), il che può suggerire il motivo per cui acquisirono il nome di elfi neri o scuri. I nani Norðri, Suðri, Austri e Vestri sostengono i quattro punti cardinali. Nýi e Niðigovernano rispettivamente la luna crescente e calante.
Nibelunghi è il nome dato dalla tradizione germanica a una stirpe mitologica di nani che viveva sotto terra e conosceva i segreti della fusione del ferro
Dai Nibelunghi sarebbe derivata la stirpe regale dei Burgundi, la popolazione che nel V secolo formò il primo nucleo di un regno romano-barbarico sulla riva sinistra del Reno. Non sappiamo chi abbia raccontato per primo le imprese dei Nibelunghi, e da chi siano state trascritte. Il nucleo mitologico originario si è probabilmente formato intorno agli eventi del V-VI secolo, in particolare alla guerra tra i Burgundi e gli Unni. Le prime forme di narrazione scritta che raccontano le vicende dei Nibelunghi risalgono al XIII secolo,
I principali testi in materia nibelungica appartengono all'area tedesca e nordica, e sono:
- Un gruppo di carmi dell'Edda, raccolta di poesia eroica e mitologica scritta in Islanda nel XIII secolo
- La Saga dei Völsungar, opera islandese in prosa derivata dai carmi eddici (XIII secolo)
- La Canzone dei Nibelunghi ((DE) Nibelungenlied) vasto poema epico tedesco dell'inizio del XIII secolo.
- La Saga di Teodorico da Verona (Þiðrekssaga - inizio XIV secolo), scritta in antico norvegese, ma sulla base di racconti orali tedeschi.
Al centro di tutte le narrazioni sui Nibelunghi c'è la figura di Sigfrido ((DE) Siegfried, o Sigurðr nelle saghe nordiche). Questo eroe ha ucciso un drago, e grazie a questa impresa si è impadronito di un tesoro, è diventato re dei misteriosi Nibelunghi e ha acquisito straordinari poteri.
In età moderna, i manoscritti contenenti le diverse versioni della materia nibelungica vengono riscoperti in Germania e riscritti ai fini della esaltazione del carattere germanico, tema proprio del nazionalismo tedesco. Nel 1755 Johann Jacob Bodmer trova un manoscritto del Nibelungenlied, e nel clima preromantico e in seguito romantico il poema diventa il poema nazionale del popolo tedesco.
Il Nibelungenlied subisce fin dall'inizio una serie di riscritture, mescolando le fonti tedesche e quelle nordiche cercando di ricostruire un ipotetico originale perduto.
Il Nibelungenlied subisce fin dall'inizio una serie di riscritture, mescolando le fonti tedesche e quelle nordiche cercando di ricostruire un ipotetico originale perduto.
La più celebre riscrittura del mito nibelungico è quella effettuata da Richard Wagner, che scrive e mette in musica il ciclo L'anello del Nibelungo, la cui composizione si svolge tra il 1848 e il 1874. È da notare comunque che il capolavoro wagneriano (letterario oltre che musicale) è sorto dalla fusione di vari miti ed elementi derivanti da numerose fonti più antiche del Nibelungenlied e meno dipendenti di questo dal pensiero cristiano: le saghe islandesi e scandinave sono la più vera ed autentica fonte mitologica dell'Anello del Nibelungo. Quest'opera immane nasce nel clima del '48: il ribelle Sigfrido che spezza la lancia del padre degli Dei, Wotan, simbolicamente accende la speranza di un cambiamento radicale. Lo scrittore irlandese George Bernard Shaw vide in Siegfried una trasposizione artistica del rivoluzionario anarchico russo Bakunin.
Il Prof. J.R.R. Tolkien ha riscritto la saga dei Nibelunghi durante i suoi anni di studi riguardanti la letteratura medievale Norrena, ispirandosi alle fonti Eddiche, cioè alle versioni islandesi della saga. Suo figlio Christopher Tolkien ha raccolto questi suoi appunti in un libro, uscito nel 2009, chiamato La leggenda di Sigurd e Gudrùn.
Il tentativo cinematografico più riuscito di mettere in scena la saga dei Nibelunghi è stato quello del regista tedesco Fritz Lang, che con il lungo film muto in due parti I nibelunghi(in tedesco Die Nibelungen) ha creato un capolavoro del cinema.[1] [2]
Citazioni
La parola "Nibelunghi" compare anche nella serie dei Cavalieri dello zodiaco, in particolare nella parte della serie ambientata ad Asgard. I cavalieri di Atena dovranno salvarla dalle grinfie di Hilda, sacerdotessa di Odino, che è sotto l'influsso malefico dell'anello dei "Nibelunghi".
Nella serie di videogiochi Valkyrie Profile, incentrata sulla mitologia scandinava, le tre valchirie, Lenneth, Silmeria e Hrist, e la principessa Alicia utilizzano una tecnica d'attacco denominata "Nibelung valesti", esplicito richiamo alla stirpe mitologica.
Per quanto riguarda il MMORPG World of Warcraft, la parola "Nibelunghi" si riferisce chiaramente alla classe dei nani, locati ad "Ironforge", una città sotterranea dove è presente un'enorme fornace. Ironforge è il paradiso per il "blacksmith" principiante e medio. Il blacksmith è colui che fa il mestiere del fabbro nel gioco, ovvero chi fonde i minerali per creare armi e oggetti non comuni. La città sotterranea di Ironforge è circondata da un terreno innevato, ennesimo particolare in comune con le terre e le mitologie norrene.
Note bibliografiche
- ^ *Lotte H. Eisner, Lo schermo demoniaco. Le influenze di Max Reinhardt e dell’espressionismo, traduzione di Martine Schruoffeneger, Editori Riuniti, Roma 1983, pp. 202-203. ISBN 88-359-2640-8
- ^ Georges Sadoul, Storia del cinema mondiale dalle origini ai nostri giorni, traduzione di Mariella Mammalella, Feltrinelli, Milano 1964, pp. 111-114.
Nani nelle opere Tolkeniane
Tolkien era un ottimo filologo, pertanto si presume conoscesse il "catalogo dei nani" attestato nei testi norreni. I tredici nani che fanno visita a Bilbo Baggins, all'inizio de Lo Hobbit, Balin, Dwalin, Kili, Fili, Dori, Nori, Ori, Oin, Gloin, Bifur, Bofur, Bombur e Thorin, hanno nomi che derivano dalla versione del "catalogo" contenuta nell'Edda in prosa. Solo il primo nome, Balin, è stato inventato da Snorri, gli altri li ritroviamo tutti: Dvalinn, Kili, Fili, Dóri, Nóri, Óri, Óinn, Glóinn, Bífurr, Báfurr, Bömburr e Þorinn. Si può ancora aggiungere che il nano Thorin era chiamato "Scudodiquercia", ed è infatti questo il significato del nome di un altro dei nani eddici: Eikinskjaldi.
Anche Gandalf, lo stregone che giunge a casa di Bilbo assieme alla numerosa compagnia, deriva il suo nome da quello del nano Gandálfr, che significa "elfo incantatore" (in norreno gandr è parola legata alle pratiche magiche e incantatorie).
Nani menzionati
Alvis
Alvis ("all-wise", "tutto saggio") aveva stretto un patto con gli dei, in cambio delle armi che avrebbe fabbricato gli era stata promessa in sposa Thrud, figlia di Thor. Thor progettò un piano per impedire ad Alvis di sposare sua figlia: gli disse che a causa della sua bassa statura avrebbe dovuto provare la sua saggezza. Alvis si disse d'accordo e Thor fece durare la prova fino al sorgere del sole — tutti i nani esposti alla luce si tramutavano in pietra e così Alvis rimase pietrificato e Thrud non dovette sposarlo
Andvari viveva sotto una cascata ed aveva il potere di mutarsi in luccio a volontà. Possedeva un anello magico chiamato Andvaranautr, che lo manteneva ricco. Nella versione di Richard Wagner è conosciuto come Alberich. Lokilo catturò di sorpresa con una rete fornita da Rán e lo obbligò a consegnargli Andvaranautr ed il suo oro. Andvari gettò una maledizione sull'anello in modo che distruggesse chiunque lo possedesse, conducendo (inevitabilmente) a molte sfortune.
Brokk e Eitri sono due fratelli. Loki riuscì ad ottenere i capelli di Sif, Skidbladnir la nave di Freyr, Gungni la lancia di Odino forgiata dai figli di Ivaldi e scommise, mettendo in palio la propria testa, con Brokk che suo fratello Eitri non sarebbe riuscito a produrre oggetti di pari valore. Eitri lavorò alla sua fornace mentre suo fratello pompava sui mantici, ma una mosca (a volte ritenuta Loki stesso) iniziò a pungere Brokk cercando di fermarlo e di fargli rovinare gli oggetti. Eitri riuscì nell'impresa creando l'anello d'oro Draupnir, il cinghiale d'oro Gullinbursti ed il martello Mjöllnir (anche se quest'ultimo con un'impugnatura più piccola di quanto non sarebbe dovuto essere). Brokk vinse la scommessa, ma Loki non gli permise di prendergli la testa poiché così facendo avrebbe ferito il suo collo che non era incluso nella scommessa.
Durin
Il primo dei sette padri dei nani.
Dvalin
Dvalin era il signore dei nani ed uno dei più potenti di essi, famoso principalmente per aver inventato le rune. Egli aveva anche creato la parrucca d'oro di Sif, Gungnir la lancia di Odino, Skidbladnir la nave di Freyr, la spada magica Tyrfing e con l'aiuto di Alfrik, Berling e Grer Brísingamen. l'incredibile collare di Freyja, (Freyja ripagò i quattro artigiani con quattro notti nel suo letto).
Fjalarr e Galarr
Fjalarr e suo fratello Galarr uccisero Kvasir e trasformarono il suo sangue nell'idromele della poesia che ispirava i poeti. Fjalarr e Galarr uccisero poi un gigante chiamato Gillingr, insieme con sua moglie, ma il loro figlio Suttungcercò i suoi genitori e minacciò i due fratelli che gli offrirono l'idromele magico. Suttung lo prese e lo nascose al centro di una montagna, dove lo sorvegliò con sua figlia Gunnlöð. Odino decise infine di ottenere l'idromele. Per un'intera estate lavorò al servizio di Baugi, un contadino fratello di Suttung, quindi chiese in cambio un singolo sorso di idromele. Baugi perforò la montagna, ma Odino cambiò forma in serpente e si introdusse all'interno. Dentro Gunnlöð stava di guardia ma si lasciò convincere a lasciargli bere tre sorsi. Odino bevve tutto l'idromele, mutò forma in aquila e scappò.
Note
I Nani vennero creati nei tempi antichi da Aulë, uno dei Valar più importanti, prima che i Primogeniti, ovvero gli Elfi, scendessero su Arda. Aulë sapeva che su Arda vi era abbastanza spazio per più razze, e così pensò di creare un popolo diverso da quello progettato da Ilúvatar. Aulë lavorò in gran segreto, ma quando Eru lo scoprì lo rimproverò; tuttavia egli non ordinò ad Aulë di distruggere la propria opera, bensì gli ordinò di aspettare la comparsa degli Elfi su Arda prima di mandarvi i Nani. Siccome i Nani dovevano comparire durante gli anni di potere di Melkor, essi erano resistenti come la pietra, testardi e pronti all’amicizia come all’ ostilità. Aulë creò prima i Sette Padri dei Nani, di cui Durin, detto il Senzamorte, era il più vecchio; così i Nani assunsero anche il soprannome di Popolo di Durin. Quest’ultimo guidò il suo popolo a est delle Montagne Nebbiose, dove poi sorsero le famose Miniere di Moria. Dopo la sua morte, la sua linea continuò a prolificare. Il potere di Moria o Khazad-dûm continuò a crescere, e i suoi abitanti impararono arti raffinate anche grazie ai Nani che provenivano da altre regioni, come le Montagne Azzurre.
Moria perdurò attraverso gli Anni Oscuri, benché il suo popolo cominciasse a diminuire di numero. Verso la metà della Terza Era, sotto Durin (il sesto della sua stirpe con questo nome), il potere dell’Oscuro Signore ricominciò a crescere. I Nani, popolo da sempre avaro di ricchezze, scavava in quei tempi nelle viscere della terra per trovare il mithril, un metallo dal valore inestimabile. Ma proprio la loro ingordigia li portò a scoprire un Balrog, un essere malefico, nelle viscere della terra. Il Balrog uccise Durin e suo figlio Náin I. La gente di Moria da allora cominciò a disperdersi. I Nani si andarono a rifugiare prevalentemente a nord est, vicino alla Montagna Solitaria, dove fondarono la città di Dale. Il loro tesoro venne però depredato dal Drago Smaug, ed essi scapparono nuovamente. Moria era però stata conquistata dagli Orchetti, e solo dopo una sanguinosa battaglia i Nani riuscirono a farla di nuovo loro. Essi però non osarono entrarvi, visto che temevano il flagello di Durin, il Balrog; i Nani si dispersero così per la Terra di Mezzo. Dopo molti anni Thorin Scudodiquercia guida insieme a Bilbo Bagginse altri Nani una spedizione per riconquistare il tesoro della Montagna Solitaria sottratto al suo popolo da Smaug.