La più famosa delle Villae romane di età imperiale è certamente la Villa Adriana di Tivoli, nella quale l'imperatore Publio Elio Adriano (76-138 d.C.), che regnò dal 117 alla 138, all'epoca dell'apogeo dell'Impero Romano.
Realizzata gradualmente nella prima metà del II secolo a pochi chilometri dall'antica Tibur, la struttura appare un ricco complesso di edifici estesi su una vasta area, che doveva coprire circa 120 ettari, in una zona ricca di fonti d'acqua a 17 miglia romane dall'Urbs.
Più che una residenza è una vera reggia e rappresenta il punto di arrivo di una lunga tradizione, che, partendo dalle
domus patrizie e passando per le villea urbane e suburbane di età repubblicana e per l'edilizia pubblica delle
terme romane, dei teatri e dei ginnasi ellenistici, degli anfiteatri e dei fori dell'urbe e di tutto il meglio della storia del giardinaggio dell'età antica, arriva ad un enorme e multiforme complesso architettonico che si può considerare, in un certo senso,
la Versailles dell'antichità classica.
Il complesso del Pecile
I
l Pecìle è una ricostruzione della Stoà Pecile (stoà poikìle, "portico dipinto") nell'agorà di Atene, centro politico e culturale della città di Atene, la prediletta da Adriano durante i suoi numerosi viaggi.
Il Pecile, un'immensa piazza colonnata di forma quadrangolare, decorata al centro da un bacino e circondata da un portico, si innalzava su poderose costruzioni artificiali. Attraverso una serie di edifici termali poi si giungeva al Canopo. Sulla piazza centrale, si affacciavano gli alloggi delle guardie, del personale amministrativo e di servizio.
La complessità della residenza, più che alle numerose sfaccettature della personalità di Adriano, fu dovuta alla necessità di soddisfare esigenze e funzioni diverse (residenziali, di rappresentanza, di servizio), oltre che all'andamento frastagliato del terreno; la magnificenza e l'articolazione delle costruzioni rispecchiano le idee innovative dell'imperatore in campo architettonico. Si afferma comunemente che egli volle riprodurre nella sua villa i luoghi e i monumenti che più lo avevano colpito durante i suoi viaggi nelle province dell'impero, sulla base di un passo del suo biografo tardo-antico Elio Sparziano. In realtà gli edifici della villa presentano tutti i caratteri più innovativi dell'architettura romana del tempo, per cui le riproduzioni adrianee di monumenti della Grecia o dell'Egitto vanno intese piuttosto come suggestioni evocative che non come ricostruzioni reali.
Sicuramente la più suggestiva di queste è il Cànopo.
Il Cànopo
Questa struttura evoca un braccio del fiume Nilo con il suo estuario, che congiungeva l'omonima città di Canopo, sede di un celebre tempio dedicato a Serapide, con Alessandria, sul delta del Nilo. L'identificazione col
Canopum citato nell'
Historia Augusta si deve a
Pirro Ligorio, architetto
napoletano al servizio di
Ippolito d'Este.J.C. Grenier vi vide invece la rievocazione simbolica del viaggio di Adriano in Egitto, da cui l'imperatore ricondusse numerosi materiali e statue,
e durante il quale trovò la morte il suo celebre amante e favorito, il bellissmo giovane Antinoo.
L'ampia esedra alla fine della vasca presenta il triclinio imperiale al cui interno si trova lo stibadium, il letto triclinare; vi si tenevano i banchetti, resi spettacolari dagli effetti d'acqua e dagli zampillii che attorniavano i commensali. In realtà, tuttavia, come sembrano suggerire i bolli presenti sui laterizi, la costruzione del Canopo va collocata in una data antecedente al 132, anno del soggiorno in Egitto dell'imperatore
Il Serapeo
Protetto da una monumentale
semicupola rivestita di mosaico, ad una estremità del Canopo, il santuario di Serapide, o Serapeo, era composto da una parte pubblica, destinata a banchetti e feste con giochi d'acqua, e da numerose parti private sotterranee dedicate al culto di Serapide come
divinità ctonia.
Il tempio aveva l'aspetto di un ninfeo a forma di grotta, ornato da sculture egizie e statue che ricordavano Antinoo, il favorito dell'imperatore, annegato nel Nilo.
Per ricordare l'inaugurazione del suo tempio Adriano fece coniare monete che riportavano la sua effigie insieme a quella divinità al di sopra di una pedana ove due colonne sorreggevano un
canopo rotondo. In tale modo l'imperatore divenne
synnaios, il compagno dell'ancestrale divinità del
naos ed uguale beneficiario del culto di Serapide a Canopo.
L’edificio andrebbe piuttosto interpretato come rappresentazione esotica di un ambiente nilotico, ricollegabile al ramo canopico sul delta del fiume, che sfociava presso la città di Canopo ed era poi stato collegato con un canale ad Alessandria, quando la città fu fondata nei pressi della laguna Mareotis, a ovest della stessa Canopo
Ma torniamo al complesso della Villa Adriana
Il Teatro marittimo
il Teatro marittimo: sullo sfondo, la Biblioteca greca
Il Teatro marittimo, definizione assegnata dai moderni, è una delle prime costruzioni della villa, tanto che è stata interpretata come la primissima, provvisoria residenza di Adriano nel sito. Le sue caratteristiche di separatezza rendono credibile l'ipotesi che il luogo costituisse la parte privata del palazzo.
La struttura, iniziata nel
118, fu edificata nei pressi della villa repubblicana. È un complesso assai singolare, ad un solo piano, senza alcun rapporto con la forma abituale di un teatro romano, costituito da un
pronao di cui non resta più nulla, mentre sono riconoscibili la soglia dell'atrio e tracce di mosaici pavimentali. All'interno consta di un portico circolare a
colonne ioniche, voltato. Il portico si affaccia su un canale al centro del quale sorge un isolotto di 45
m di diametro, composto anch'esso da un atrio e da un portico in asse con l'ingresso, più un piccolo giardino, un complesso termale minore, alcuni ambienti e delle latrine. La struttura non prevedeva alcun ponte in muratura che collegasse l'isolotto al mondo esterno, e per accedervi era necessario protendere un breve ponte mobile.
Le Terme
In asse con la valle del Canopo si levano i resti di due stabilimenti termali detti, per le loro differenti dimensioni, Grandi e Piccole Terme.
La diversità delle dimensioni indica che diversi dovevano essere i destinatari: ospiti di riguardo e famiglia imperiale per le Piccole Terme, decorate con grande ricchezza e raffinatezza, e personale addetto alla Villa per le Grandi Terme.
Degli altri edifici annessi a questo complesso, costituiti da una serie di ambienti, si ritiene fossero destinati ad alloggio della guardia imperiale (sono detti infatti Pretorio) o del personale della Villa.
L'Antinoeion
L'
Antinoeion con le
Cento Camerelle sullo sfondo
Nel
2003 vengono alla luce lungo la strada di accesso al Grande Vestibolo e davanti al fronte delle Cento Camerelle i resti di quello che verrà identificato come un luogo di culto dedicato ad
Antinoo, amante dell'imperatore e da esso divinizzato dopo la sua morte prematura
[13][14]. La struttura presenta il basamento di due templi affrontati all'interno di un recinto sacro con un'esedra sul fondo. Al centro, tra i due templi, il basamento dell'obelisco che è stato identificato con l'
Obelisco del Pincio. Datato al 134 d.C. si pensa fosse anche luogo dell'inumazione del dio amante di
Adriano.
All'interno del complesso sono stati rinvenuti frammenti di statue in marmo nero, relative a divinità egizie o a figure di sacerdoti che confermerebbero che quello fosse il luogo di culto del dio Osiride-Antinoo.
Sala dei Filosofi
La Sala dei Filosofi è la sala intermedia tra la Piazza del Pecile e il Teatro Marittimo questa sala era adibita alle riunioni con i politici più importanti e era ricoperta di marmo rosso che ricordava la potenza dell’imperatore, come documentano le impronte delle lastre sulla malta di allettamento lungo le pareti e i fori per le grappe di sostegno. Sul muro vi erano sette nicchie dove probabilmente erano rappresentati sette filosofi o parenti.
Valle di Tempe
Era il luogo dove soggiornavano i soldati romani.In ogni stanza c'è una pavimentazione diversa ed in ogni stanza entravano 3 soldati.
Teatro greco e Accademia e I livelli sotterranei
Ciò lo portò ad avere una visione del ruolo di imperatore più assolutistica. Proprio per questo per separarsi dal popolo e dai sudditi (così come lui lo intendeva) decise di erigere questa imponente costruzione, che a tutt'oggi resta un patrimonio storico molto importante e una testimonianza della grande capacità dei
Romani nella costruzione degli edifici. La villa fu realizzata in tre fasi successive dal 121 al 137 d.C. Si tratta di una vera e propria città, estesa su di un'area di circa 300 ettari, nella quale il grandioso complesso si presenta diviso in quattro nuclei diversamente caratterizzati.
Attorno alla piscina sono situate delle
statue, copie romane di quelle dell'
Eretteo, che sono rivolte verso la piscina e non verso i visitatori, creando così un riflesso incantevole sulla superficie dell'acqua.