Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
lunedì 16 dicembre 2013
L' "originale" regalo natalizio della bisnonna Elisabetta
Naturalmente si tratta di un fotomontaggio, anche se l'amore dell'anziana regina per i cani, in special modo i famosissimi Corgie, rende molto verosimile questo regalo natalizio al pronipote principe George.
L'universo tolkieniano tra epica barbarica, cavalleria cortese e idillio campestre borghese.
L'universo di Tolkien non è monolitico. Possiamo riconoscere al suo interno almeno tre mondi, che coesistono, in modo più o meno armonico e coerente, così come è la loro stessa coesistenza all'interno della personalità dello scrittore.
1) Il primo mondo è quello dell'epica barbarica dei popoli pagani del nord, Anglosassoni e Norreni, che nel legendarium tolkieniano sono rappresentati, oltre che dagli Elfi e dai Nani, anche da una parte degli uomini, in particolare i cavalieri di Rohan.
Qui sotto possiamo osservare l'estensione del regno, o Mark, di Rohan.
2) Il secondo mondo è quello della cavalleria cortese, che rientra più nella filologia romanza che in quella germanica. Lo troviamo rappresentato in personaggi come Aragorn e nei Dunedain, oltre che, sotto molti aspetti, nel reame di Gondor, più "evoluto" rispetto a quello di Rohan.
3) Il terzo mondo, quello agreste e borghese, ma pre-industriale, lo ritroviamo nella Contea degli Hobbit.
Ognuno di questi tre mondi rappresenta una fase della storia inglese.
Il primo la storia dell'alto medioevo anglosassone- norreno; il secondo la storia del basso medioevo dell'epoca dei Plantageneti e il terzo l'età moderna che va dai Tudor fino agli Hannover.
Sono tre aspetti diversi della Tradizione ed è quindi veramente difficile negare che Tolkien sia stato ideologicamente un tradizionalista.
Paganesimo nordico, cristianesimo e manicheismo in Tolkien - Parte prima
Una diatriba che dura da mezzo secolo e che ancora non si è risolta riguarda la natura della religiosità implicita nell'universo fantasy di Tolkien.
In realtà una tesi non esclude l'altra.
Possiamo dire che l'universo tolkieniano è in una fase intermedia tra un paganesimo al tramonto ed un cristianesimo che ancora non è sorto.
Gli elementi "pagani" si possono riscontrare nella riedizione della mitologia germanica e norrena, con la presenza di Elfi, Nani, Troll, Draghi e Orchi e anche con un possibile parallelismo tra gli Ainur e gli Aesir e tra i Valar e gli dei Vani.
Tolkien era un filologo germanista e anglosassone, affascinato dalla letteratura epica del mondo barbarico nordico nelle sue varie tradizioni.
Riguardo alla tradizione anglosassone, si pensi al poema Beowulf, il più antico composto in volgare europeo, risalente alla metà dell'VIII secolo, oppure alla Battaglia di Maldon dell'XI secolo. Riguardo ad entrambi, Tolkien portò avanti non solo studi filologici, ma anche interpretazioni originali e persino riscritture, che coinvolsero alcuni suoi scritti importanti come "Il Medioevo e il Fantastico" e "Il ritorno di Beorhtnoth figlio di Beorhthelm", che possiamo ritrovare sia in edizione singola che uniti nell'antologia "Albero e foglia".
Questi scritti sono di straordinario interesse, sia perché sono di carattere divulgativo e quindi fruibili anche da un pubblico di non addetti ai lavori, sia perché mostrano come Tolkien non fosse un ammiratore pedissequo di quel mondo barbarico, basato su valori puramente guerreschi e basati sul coraggio fine a se stesso, ma anzi sapesse prenderne le distanze, quando quelle guerre e quel coraggio non fossero finalizzati al bene della popolazione che doveva essere difesa dalle incursioni del nemico.
Riguardo alla tradizione norrena, legata all'Edda poetica e all'Edda in prosa, Tolkien riprende, anche qui ritraducendo e ricreando secondo una propria logica coerente, uno dei capisaldi di quel tipo di letteratura: La leggenda di Sigurd e Gudrun, che è un'opera in cui si polemizza con la versione riduttiva che Wagner avrebbe tratto dal Nibelungenlied per fornire le basi ai libretti delle sue opere della tetralogia L'anello del Nibelungo.
Molto importante è anche l'apporto della tradizione celtica, rivista in chiave cristiana attraverso il ciclo bretone arturiano nell'ambito della letteratura cortese e del poema cavalleresco.
Anche qui Tolkien si occupa di due opere di grande importanza: Sir Gawain e il Cavaliere Verde...
...e La caduta di Artù, entrambi editi postumi sotto la supervisione del figlio Christopher.
I valori cristiani della pietà, della compassione, della carità, del perdono, dell'umiltà, sono fortemente presenti in Tolkien, anche se il tipo di società che egli descrive nei suoi romanzi è ancora essenzialmente pre-cristiana.
Tornerò sull'argomento nei prossimi giorni, anche introducendo il discorso su elementi di manicheismo interni al sistema mitologico e mitopoietico tolkieniano.
domenica 15 dicembre 2013
Chi lo sa cosa dici alle tenebre, nelle amare veglie notturne, quando tutta la tua vita sembra contrarsi e...
"Chi lo sa cosa dici alle tenebre nelle amare veglie notturne, quando tutta la tua vita sembra contrarsi, i muri della tua dimora ti si stringono addosso, come una stia in cui irretire qualcosa di selvaggio...Tu... Così bella…Così fredda... Come un mattino di pallida primavera ancora legato al gelo dell'inverno"
Eowyn of Rohan. The two towers.
Namarie. Il lamento di Galadriel.
"Addio, noi non ci incontreremo più, Elessar" con queste parole, la regina Galadriel di Lorien si congeda da Aragorn, chiamandolo col suo nome elfico e affidandogli le sorti del mondo, così come quelle della nipote Arwen, che ha scelto, per amore di lui, di condividere la sorte dei mortali.
La frase viene pronunciata nella lingua Quenia, l'Alto Elfico dei Noldor, la stirpe reale di Galadriel.
"Namárië. Dan, ú-'eveditham, Elessar."
Galadriel ha deciso di tornare nelle terre dei padri, ad Ovest, da dove era partita, giovane e ribelle, ai tempi della Prima Era del mondo.
Il suo addio si estende quindi a tutta la Terra di Mezzo, su cui per tre ere aveva vegliato.
Ecco dunque il suo lamento:
Questa è la versione "ufficiale" e più conosciuta dell'opera. Contenuta all'interno del VIII capitolo, del secondo libro de La Compagnia dell'Anello è probabilmente il testo più famoso e studiato tra i vari testi redatti in Quenya. Ne Il signore degli Anelli, ecco il testo di "Namarië"
(ART) « Ai! laurië lantar lassi súrinen, yéni únótimë ve rámar aldaron! Yéni ve lintë yuldar avánier mi oromardi lissë-miruvóreva Andúnë pella, Vardo tellumar nu luini yassen tintilar i eleni ómaryo airetári-lírinen. Sí man i yulma nin enquantuva? An sí Tintallë Varda Oiolossëo ve fanyar máryat Elentári ortanë ar ilyë tier undulávë lumbulë ar sindanóriello caita mornië i falmalinnar imbë met, ar hísië untúpa Calaciryo míri oialë. Sí vanwa ná, Rómello vanwa, Valimar! Namárië! Nai hiruvalyë Valimar! Nai elyë hiruva! Namárië! » | (IT) « Ah! come oro cadono le foglie al vento, lunghi anni innumerevoli come le ali degli alberi! I lunghi anni sono passati come rapidi sorsi del dolce idromele in alti saloni oltre l'Occidente, sotto le azzurre volte di Varda ove le stelle tremolano alla voce del suo canto, voce sacra di regina. Chi riempirà ora per me la coppa? Per ora la Vampa, Varda, la Regina delle stelle, dal Monte Semprebianco levò le mani come nuvole ed ogni sentiero è immerso nella profonda oscurità; e fuori dalla grigia campagna l'ombra si distende sulle onde spumeggianti poste fra di noi, e la bruma ricopre i gioielli di Calacirya per sempre. Ed ora persa, persa per chi è in Oriente è Valimar! Addio! Forse un giorno troverai Valimar! Anche tu forse un giorno la troverai! Addio! » |
(J.R.R. Tolkien, La Compagnia dell'Anello, libro II, cap. VIII, pp. 467-468)
Tolkien la scrive anche in alfabeto elfico, in caratteri Tengwar.
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Allo stesso modo Galadriel si congeda da ognuno dei componenti della Compagnia dell'Anello.
"Addio, Frodo Baggins. Ti dono la Luce di Earendil, la nostra stella più amata. Namarie. Possa essere per te una luce in luoghi oscuri, quando ogni altra luce si spegne"
La Luce di Earendil, la stella che porta il nome del padre di Elrond, salverà la vita a Frodo.
Lui e Galadriel sono destinati a incontrarsi ancora, ai Rifugi Oscuri, il giorno della partenza verso Valinor.
Forse lei ha visto questa possibilità nel suo specchio, ma la speranza è appesa a un filo.
Namarie.
Quanti significati in un'unica parola.
Theoden di Rohan. The days have gone...
"Questi giorni funesti spettano a me: i giovani periscono e i vecchi resistono. E io dovrò vivere per vedere gli ultimi giorni della mia stirpe"
"Dove sono il cavallo e il cavaliere? Dov'è il corno che suonava? Sono passati come la pioggia sulle montagne, come il vento sui prati. I giorni sono calati a ovest, dietro le colline, nell'ombra. Come siamo giunti a questo?"
sabato 14 dicembre 2013
Gli Arcani Supremi. Capitolo 56. Memoria di luce.
<<Vivien non avrebbe mai acconsentito a tutto ciò>> furono le parole di Robert Oakwood, le prime dopo un lungo silenzio.
Lady Edith Burke-Roche soppesò attentamente la sua risposta:
<<Vivien si faceva degli scrupoli, non posso negarlo. Ma a cosa sono serviti? Hanno portato solo divisione, conflitto e disgrazia. Pretendeva di saper distinguere il bene dal male, come nelle favole! Ma alla fine la situazione le è sfuggita di mano e la catastrofe si è abbattuta su tutti noi, buoni e cattivi, senza distinzione, senza discernimento, perché è il voler giudicare che ci ha portati alla sconfitta>>
Non era facile replicare a quelle considerazioni.
Lady Edith ha posto l'interrogativo di base: chi siamo noi per giudicare?
In fondo la sospensione del giudizio poteva essere anche una forma di umiltà.
C'era però un'obiezione valida, che Robert espresse con convinzione:
<<Il giudizio è implicito. Ogni nostra azione si basa su un giudizio. Possiamo non esprimerlo a parole, possiamo perfino non esserne consapevoli, ma se analizziamo le motivazioni delle nostre scelte, scopriamo che dietro di essere c'era uno schema valoriale. Ogni volta che attribuiamo a qualcosa una priorità, noi operiamo un giudizio di valore>>
Gli occhi pallidi di lady Edith divennero due fessure, come se stesse cercando di mettere a fuoco un'immagine sfocata:
<<Parli come lei. Le stesse parole, le stesse frasi, persino la stessa intonazione. A volte mi viene il dubbio che le sue memorie si stiano risvegliando in te. Dopotutto sei suo nipote>>
Robert scosse il capo:
<<Non sono i ricordi che appartenevano a Vivien, ma quelli che io ho di lei. E' la mia memoria, ed è una memoria di luce>>
Era una luce lunare, che emergeva da uno sfondo notturno, ma era pur sempre una luce.
Lady Edith sospirò:
<<Sei manicheo come lei, a parole. Ma alla fine scenderai anche tu a un compromesso. Se non lo farai con la mia famiglia, lo farai con quella di Richard Stoker. In fondo siamo tutti parenti>>
Improvvisamente un dubbio si affacciò alla mente di Robert:
<<In che rapporti sei con Evelyn Stoker? Sei sua zia... forse con te si confida...>>
Lady Edith si lasciò sfuggire un sorriso:
<<Eve Stoker è quella che io definirei una "portatrice sana" del gene dei Van Garrett. Ha fatto il suo dovere, ha sposato chi le era stato destinato, e ha messo al mondo una figlia nella quale tutti riponiamo grandi speranze>>
Robert pensò all'enigmatica ragazza di nome India Stocker e si rese conto di non sapere quasi nulla di lei.
<<E' stata anche lei "destinata" a qualcuno?>>
<<In un certo senso, sì>>
<<Cosa vuol dire "in un certo senso"?>>
<<Non l'hai ancora capito? Eppure è quasi ovvio, alla luce di quanto ci siamo detti. India è stata scelta come possibile destinataria delle memorie di Vivien. Ha già dato il suo consenso al riguardo. Ora tutto dipende da te. Se le tue ricerche giungeranno a buon fine, avrai svelato il più grande mistero della fede: la resurrezione>>
venerdì 13 dicembre 2013
La strana mappa dei "veri padani".
Pensavate che bastasse essere nati in una regione del nord Italia per essere dei "veri padani"?
Assolutamente no! Una mappa che circola su internet è destinata a sconvolgere tutte le nostre certezze. Persino Milano è in "Terronia". Secondo la cartina, la "vera Padania" sarebbe infatti molto più circoscritta. In pratica sotto Torino, Monza, Bergamo, Brescia, Verona, Padova e Treviso si è inesorabilmente considerati "terroni".
Ma attenzione! Non è finita qui! Perché se abitate troppo a nord, non siete nemmeno voi dei "veri padani", bensì., secondo la mappa, dei "montanari"!
E non basta!
Perché se poi abitate in Friuli, siete già catalogati come "albanesi".
Persino i Veneti sono "terroni", e il Veneto diventa la Terronia del Nord.
Ma non temete... sul web girano anche mappe più rassicuranti della Padania, che ci permetteranno di dormire sonni tranquilli, nella certezza di essere di "pura razza padana", forse...
Difendere la Terra di Mezzo: Wu Ming "sdogana" Tolkien nell'Empireo radical-chic
Si intitola Difendere la Terra di Mezzo ed è pubblicato dalla casa editrice bolognese Odoya. E’ un libro che fa tesoro del lavoro e del dibattito prodotto su Giap nel corso degli ultimi tre anni. Wu Ming 4 ha raccolto i suoi scritti su Tolkien pubblicati sul blog, li ha rielaborati, allungati, rivisti, e ne ha aggiunti altri completamente nuovi. Ne è uscito un saggio diviso in due parti: la prima riguarda il fenomeno letterario; la seconda tratta invece la poetica di Tolkien, entrando nel merito dei testi, con particolare attenzione per gli Hobbit (ma non solo).
Possiamo già anticipare che non si tratta di un libro per specialisti, bensì di un testo divulgativo, che si propone di fare un buon servizio al lavoro dei più ferrati studiosi anglosassoni e italiani, cercando comunque il confronto diretto con le pagine tolkieniane.
In anteprima ecco l’Indice del volume:
PREMESSA: dove il sole non tramonta mai
PRIMA PARTE: Spettri di Tolkien
- Cap. I. Nascita e destino di un fenomeno letterario (1937-1973).
- Cap. II. L’eredità impossibile: Tolkien dopo Tolkien.
- Cap. III. Il grande gioco, il mito, il linguaggio: una teoria non letteraria della letteratura.
INTERMEZZO: Made in Italy
- Cap. IV. Tradizioni, traduzioni e tradimenti: i simbolisti all’opera.
SECONDA PARTE: Le pagine e il paesaggio
- Cap. V. Hobbit e habitat: il giardiniere costante.
- Cap. VI. Hobbit ed ethos: il perfetto gentilhobbit.
- Cap. VII. Un dialogo nel Riddermark: mitopoiesi, etica, rinnovamento.
POST SCRIPTUM: lacrime e sorrisi
PRIMA PARTE: Spettri di Tolkien
- Cap. I. Nascita e destino di un fenomeno letterario (1937-1973).
- Cap. II. L’eredità impossibile: Tolkien dopo Tolkien.
- Cap. III. Il grande gioco, il mito, il linguaggio: una teoria non letteraria della letteratura.
INTERMEZZO: Made in Italy
- Cap. IV. Tradizioni, traduzioni e tradimenti: i simbolisti all’opera.
SECONDA PARTE: Le pagine e il paesaggio
- Cap. V. Hobbit e habitat: il giardiniere costante.
- Cap. VI. Hobbit ed ethos: il perfetto gentilhobbit.
- Cap. VII. Un dialogo nel Riddermark: mitopoiesi, etica, rinnovamento.
POST SCRIPTUM: lacrime e sorrisi
giovedì 12 dicembre 2013
La desolazione di Smaug. Peter Jackson fa meglio persino di Tolkien!
Ho appena terminato di vedere l'anteprima del secondo film della trilogia de "Lo Hobbit", intitolato "La desolazione di Smaug" e l'impressione è stata eccellente.
Devo dire, con tutta sincerità, che il regista Peter Jackson è riuscito in un'operazione difficile, quasi impossibile e cioè, col suo film, superare il livello del romanzo di Tolkien da cui è tratto.
Il romanzo era stato concepito come una fiaba per bambini e se fosse stato reso in maniera pedissequa, sarebbe risultato inadeguato persino per i bambini di oggi, molto più smaliziati di quelli del 1936 a cui il professor Tolkien si rivolgeva.
Il film dona una coloritura epica e adulta a una fiaba che resta comunque godibile per un pubblico di tutte le età, e infatti ho trovato al cinema tantissime persone sia adulte che adolescenti, che hanno mostrato di appassionarsi a questo lungometraggio che è nel contempo avventuroso e divertente.
La trama è stata arricchita con gli eventi narrati nella Cronologia de "Il Signore degli Anelli", con riferimento alla scoperta che il Negromante di Dol Guldur è Sauron, che ha radunato i Nazgul e gli Orchi e si prepara a risorgere.
Gandalf e Radagast scoprono che la tomba del capo dei Nazgul, il Re Stregone di Angmar, è vuota. E' chiaro che Sauron lo ha riportato in vita e che si prepara al contrattacco. Occorre dunque fermarlo, sorprendendolo nella sua roccaforte di Dol Guldur.
Gandalf è il regista dell'operazione ed affronta Sauron in un duello imperdibile!
Parallelamente si svolge l'azione della compagnia di Thorin, nella quale il ruolo di Bilbo diventa sempre più importante. Lo Hobbit diventa più forte, anche per merito dell'Anello, che lo rende nel contempo coraggioso e temerario, abile, ma anche spietato. C'è una evoluzione del personaggio che pone l'accento sull'ambivalenza rappresentata dall'Anello.
Durante il percorso incontriamo Legolas, per il quale Orlando Bloom è tornato al ruolo che dodici anni fa lo rese famoso al grande pubblico.
Insieme a lui vi è il padre Thranduil, re degli Elfi Silvani e la guerriera elfica Tauriel, personaggio inserito ex novo, ma che ci voleva, in un cast dove la presenza maschile era troppo preponderante.
Molto interessante è la simpatia che si viene a creare tra Tauriel e Kili, il giovane nipote di Thorin.
Anche gli ambienti sono resi con grande maestria: la casa di Beorn, il Bosco Atro e la città di Esgaroth, sul lago.
E naturalmente la montagna di Erebor!
La ricerca di Bilbo però sortisce come unico effetto quello di risvegliare il drago, con le conseguenze drammatiche a cui lo Hobbit e i Nani dovranno far fronte, per salvarsi.
La situazione precipita: il drago infuriato si dirige verso Esgaroth, dove l'unico in grado di tenergli testa è Bard, tenuto prigioniero dal ridicolo Governatore della città, che è anche assediata dagli Orchi.
Tutto è pronto per la Battaglia dei Cinque Eserciti!
E il deserto rispose: raggiunta la quota 200.000!
Un ringraziamento a tutte le persone che hanno visitato, per un totale di 200.000 volte, questo blog!
La voce di uno che grida nel deserto era nata come un blog estremamente elitario, e invece ha avuto un numero incredibile di visitatori, che cresce di giorno in giorno ed è per me motivo di grande entusiasmo!
Spero di avervi fatto leggere o vedere qualcosa di interessante o quantomeno divertente...
Grazie! Grazie a tutti coloro che seguono e che ascoltano questa Vox clamantis in deserto!
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