Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
mercoledì 20 novembre 2013
Gli Arcani Supremi. Capitolo 49. Al-Azif: Messaggi dall'Altrove.
Il Necronomicon parlava chiaro: Alhazred aveva inizialmente identificato il Varco di Irem (Iram dhāt al-ʿImād, la città "dalle Mille Colonne") come un passaggio verso l'Aldilà. Ma le voci che aveva sentito provenire dal Varco non erano certo un coro d'angeli. "Ciò che sentii" scriveva Alzhared "era molto simile a ciò che in arabo è chiamato 'al-Azif, l'Ululato dei Demoni".
Al-Azif. Questo era stato infatti il primo nome del testo che, più tardi, dopo la traduzione in greco, sarebbe divenuto noto come Necronomicon, il Libro della Legge dei Morti.
Gli studiosi che l'avevano tradotto e interpretato, avevano creduto che si trattasse di un manuale di evocazione dei defunti o dei demoni.
La formula evocativa era però del tutto incomprensibile.
La chiave per risolvere quell'enigma stava nel fatto che tutti gli esegeti del Necronomicon non avevano le conoscenze scientifiche per capire che ciò che a loro poteva sembrare necromanzia o esorcismo poteva invece avere una spiegazione scientifica.
Questa era la conclusione a cui era giunto lord Robert Oakwood, Duca di Albany, cercando di mettere insieme i tasselli di quel complesso mosaico. Bisognava cercare di far combaciare i pezzi di quel puzzle che aveva messo in difficoltà gli esperti consultati da lady Edith Burke-Roche, baronessa Fenroy e dall'architetto Richard Stocker, Priore degli Iniziati agli Arcani Supremi. Secondo August Derleth la morte di Alhazred era collocabile intorno al 731, a Damasco, ma non se ne conosceva il sepolcro.
Secondo Derleth, Alhazred alla fine era tornato alla Città Senza Nome ed era andato al di là del Varco. Aveva compiuto insomma quello che Lovecraft aveva poi descritto come un grande balzo verso l'Altrove.
Ma quello che nemmeno Lovecraft aveva osato dire esplicitamente, per quanto fosse decodificabile confrontando i suoi testi con gli scritti dello stesso Alhazred, era che quel grande balzo lo aveva condotto non tanto nell'Aldilà, quanto in un Altrove che era un'altra dimensione.
Certo Lovecraft non poteva conosce la teoria fisica quantistica che stava alla base di quell'idea, ma conosceva sufficientemente bene la relatività di Einstein per poter ipotizzare, seppure in modo velato, che il Varco potesse essere qualcosa di simile ad un balzo nell'iperspazio.
Ma se ʿAbd al-Hazred', poiché quello è il suo nome corretto nella lingua araba, anche se poi i traduttori lo storpiarono in Abdul Alhazred, riuscì veramente ad andare al di là dal Varco di Irem, come fece poi a tornare indietro?
Quello era uno dei principali misteri irrisolti.
L'altro era la natura di ciò che, stando a quanto scritto nel Necronomicon, lui aveva visto, o almeno aveva creduto di vedere.
Forse le voci gli sono giunte in sogno, o meglio, in una condizione di ipnosi. Oppure lui stesso comunicò ad altri tramite messaggi dall'Altrove.
In fondo il sonno e l'ipnosi permettevano, stando alle teorie di Richard Stoker, il risveglio delle Altre Memorie di coloro che avevano abbandonato la sembianza umana, passando al di là dal Varco.
E quei messaggi dall'Altrove sono stati captati forse da qualche suo discepolo, che ha completato la stesura del Necronomicon.
Sì, quella era un'ipotesi interessante, ma era tutta da dimostrare.
L'ultima parte del testo sembra scritta da qualcun altro. Ha un altro stile, anche se l'ispirazione dei contenuti veniva sempre dalle memorie di Alhazred.
Chi aveva completato il testo aveva preferito cambiare la dicitura "Città Senza Nome" con quella di "Città Innominabile".
Non è la stessa cosa. Il nome alla fine lo conosceva, ma non poteva dirlo. Era già vincolato dal voto del silenzio.
Eppure era riuscito a trovare un modo per eludere quel giuramento.
Al di là del Varco non ci sono solo i morti: ci sono i Grandi Anziani.
Quella era la rivelazione principale.
Era la prova dell'esistenza di una razza pre-umana o sovrumanache da quel Varco era giunta fino a noi, sulla Terra.
Gli stessi commentatori cristiani avevano azzardato quell'ipotesi, lo attestava la formula latina: "Ex non terrestris potestatis".
Questo spiegava come mai il Necronomicon era stato bruciato o comunque distrutto durante i processi dell'Inquisizione. I Catari e i Templari avevano tentato di salvare questo testo ed erano stati annientati. Non del tutto però.
La Chiesa non poteva certo apprezzare la descrizione che il Necronomicon fa di queste "potenze non terrestri", che si erano presentate come divinità molto diverse da quelle delle religioni monoteistiche e persino da quelle pagane tradizionali.
I Grandi Anziani erano stati già in parte rivelati da Lovecraft, ma lui si era limitato a citare i meno potenti, come Dagon o Chtulhu.
Ma tra gli schizzi finali dell'Al-Azif c'erano forme demoniache ben peggiori e portavano nomi oscuri e temibili. Alcuni erano citati nello Zoroastrismo, come Atar, signore del fuoco, o Mitra, signore del sole, che dai Celti era detto Belenos o Lug.
Ma c'erano due demoni i cui nomi erano del tutto sconosciuti, anche se a Robert pareva di aver letto qualcosa su di loro, da qualche parte.
I loro nomi erano: Eclion, signore delle tenebre e Gothar, signore dei ghiacci.
P.S. Nota dell'autore. Nel finale di questo capitolo mi ricollego ai romanzi fantasy della trilogia di "Gothian".
martedì 19 novembre 2013
Gli Arcani Supremi. Capitolo 48. Il Codice Lovecraft.
La chiave di tutto stava nel riuscire a decodificare il passo del Necronomicon in cui Abdul Alhazred parlava della Città Senza Nome,a cui H.P. Lovecraft aveva poi dedicato il primo dei suoi racconti, violando la regola del Silentium a cui erano tenuti gli Iniziati agli Arcani Supremi.
Lord Robert Oakwood, duca di Albany, era convinto che la Città Senza Nome fosse uno dei Varchi spazio-temporali di cui gli Iniziati erano alla ricerca. Probabilmente quel varco era già stato chiuso da tempo, ma per poter conoscere come scoprire il Varco di Hollow Beach era necessario capire gli oscuri riferimenti di Alhazred utilizzando gli indizi che Lovecraft forniva.
La città senza nome (The Nameless City) è un racconto di Howard Phillips Lovecraft, scritto nel gennaio del 1921 e pubblicato nel novembre dello stesso anno sulla rivista Wolverine. È spesso considerata la prima storia appartenente al Ciclo di Cthulhu.
Il racconto tratta di una città antichissima, abbandonata, "remota nel deserto d'Arabia", "le basse mura quasi sepolte dalle sabbie di età infinite", senza nome perché "nessuna leggenda è così antica da risalire fino ad essa per darle un nome, o per ricordare che fu mai viva un giorno".
Il protagonista, attratto da strane folate di vento che si alzavano all'interno della città senza nome "sebbene la luna fosse limpida e il resto del deserto immobile", si avventura all'interno della città e poi in un lunghissimo cunicolo dove fa delle scoperte inattese...
Nella descrizione della città il protagonista del racconto accenna a "proporzioni e dimensioni di quelle rovine" che non gli piacciono, anche perché non trova "un solo rilievo, una sola iscrizione che parlasse degli uomini che avevano costruito la città e vi avevano vissuto".
È in questa città, dichiara il protagonista, che il poeta pazzo Abdul Alhazred, l'autore del Necronomicon, formulò i suoi più famosi versi:
"Non è morto ciò che può attendere in eterno, e col volgere di strani eoni anche la morte può morire."
Lovecraft accenna a questa città (o forse ad un particolare edificio di tale città) anche in una suo racconto/poesia intitolato L'abitatore:
« Era già vecchia quando Babele l'antica sorgeva;
e non si sa quanto a lungo ha dormito nel cuore del colle
ove i nostri picconi insistenti frugando le zolle, i suoi blocchi di pietra portarono a luce primeva.
V'erano grandi locali e ciclopiche mura
e lastre spaccate e statue scolpite di esseri ignoti vissuti in ere perdute, di molto più antichi del mondo ove l'uomo dimora.
Poi trovammo quei gradini di pietra gettati
verso un antro sbarrato da una lastra assai forte che forse serrava un oscuro rifugio di morte dove eran racchiusi antichi segreti e graffiti.
La strada ci aprimmo... ma atterriti dovemmo fuggire
quando udimmo dal basso quei passi pesanti salire »
Quello era il Varco!
Robert sentì di essere sulla buona strada e decise di proseguire la decodifica del testo sulla base di quell'intuizione e dei dati che Richard Stoker e Vivien Oakwood gli avevano suggerito...
|
La cravatta Ascot. Origini, tipologie e utilizzi attuali.
Questo tipo di cravatta trae il suo nome dall'ippodromo di Ascot, dove l'alta società londinese e britannica si ritrovava in occasione del prestigioso torneo, ill Royal Meeting che si svolge a giugno e che vede in palio la Ascot Golden Cup. La gara più prestigiosa è tuttavia la King George VI and Queen Elizabeth Stakes che si corre a luglio. Fondato nel 1711 dalla regina Anna d'Inghilterra, fu inaugurato con una gara intitolata "Her Majesty's Plate" (dotazione di 100 ghinee) l'11 agosto di quell'anno, con soli sette cavalli in gara. Ascot è uno degli ippodromi più importanti del Regno Unito: ospita nove delle trentadue corse di gruppo del Gruppo 1. Dista circa 11 km dal castello di Windsor. Nelle vicinanze è situato anche l'aeroporto civile Codice EGLT. Di proprietà della Ascot Racecourse Ltd., è, per la sua importanza, l'impianto ippico più strettamente legato alla famiglia reale britannica(il cui entourage ha obbligo di indossare il tight).
I due modi per utilizzare la cravatta Ascot sono il nodo Plastròn, quando si annoda la cravatta Ascot sotto il colletto della camicia, e in tal caso si chiama cravatta Plastron, alla quale ho dedicato un post alcuni giorni fa.
Qui sotto la vediamo annodata da Colin Farrel.
Il secondo modo è invece quello di annodarla sotto il colletto aperto della camicia. Vediamo alcuni esempi di personaggi famosi che l'hanno indossata: Beckham, Robert Downey Jr nella parte di Sherlock Holmes,
Ashton Kutcher, Brad Pitt, George Clooney...
Ed Westwick, specie nel ruolo del ricco Chuck Bass, protagonista della serie Gossip Girl.
Renzi vince il primo round: ha ottenuto la maggioranza del voto dei tesserati.
Il voto nei circoli de PD chiude una fase di polemiche, di numeri tirati da una parte e dall’altra, di accordi unitari nei territori ignorati per collegare i segretari provinciali eletti alle mozioni nazionali. Da ieri è incontrovertibile che gli iscritti al Partito democratico hanno scelto in maggioranza Matteo Renzi. Una maggioranza relativa e non assoluta, dato che il sindaco di Firenze raggiunge a livello nazionale il 46,7 per cento, ma è stato smentito chi paventava un diverso orientamento tra i tesserati e gli elettori delle primarie, ammesso che vengano confermate le previsioni dei sondaggi, che indicano unanimemente Renzi come probabile vincitore ai gazebo.
Gianni Cuperlo si ferma lontano, al 38,4 per cento, dopo che per tutto il fine settimana il suo comitato aveva accreditato sui social network e sulle agenzie di stampa di essere addirittura in vantaggio. Al di sotto delle aspettative anche Pippo Civati, che rivendicava la possibilità di giocarsela testa a testa con Cuperlo per il secondo posto e invece è rimasto sotto il dieci per cento, al 9,2.
Si attesta poco sotto il 6 per cento Gianni Pittella. Un buon risultato per il vicepresidente del parlamento europeo, costruito soprattutto ma non esclusivamente al sud (dove raggiunge il 12 per cento), che non gli basta però a evitare l’esclusione dalle primarie. È questo, infatti, l’unico effetto concreto del voto degli iscritti: l’ammissione alla competizione aperta dell’8 dicembre dei primi tre classificati e l’eliminazione del quarto. Per evitare la tagliola, Pittella avrebbe dovuto raggiungere il 15 per cento dei voti: un obiettivo che si è dimostrato al di sopra della sua portata.
Il contorto iter del congresso dem prevede adesso la celebrazione delle convenzioni provinciali, composte dai delegati eletti nei circoli, che eleggeranno a loro volta i rappresentanti alla convenzione nazionale, che si terrà domenica prossima a Roma, all’Hotel Ergife. Un organismo che si riunirà solo ed esclusivamente in quella giornata, per ufficializzare il risultato dei circoli, ascoltare i discorsi dei candidati, animare il dibattito e poi tutti a casa, ché il lavoro vero comincia solo in quel momento. Alle primarie, Renzi, Cuperlo e Civati ripartiranno tutti dalla stessa linea e quella sarà la competizione vera, quella che deciderà chi sarà il prossimo segretario del Pd.
La principale incognita adesso riguarda il numero degli elettori che andranno a votare l’8 dicembre. Al Nazareno temono di non superare la quota dei due milioni, e anche Renzi vorrebbe qualcosa di più. Nel 2009, a mettersi in fila per scegliere il segretario dem tra Pier Luigi Bersani, Dario Franceschini e Ignazio Marino, furono tre milioni e 102mila persone. Allora nei circoli votarono 466mila iscritti al partito, mentre questa volta alle convenzioni hanno partecipato poco meno di 300mila tesserati. Un calo di circa un terzo che, se rapportato ai possibili elettori alle primarie, porterebbe l’asticella dell’affluenza a scendere proprio intorno a quota due milioni.
Per stimolare la partecipazione, oltre che per costruire un buon risultato a proprio vantaggio, Matteo Renzi inizierà domani pomeriggio da Genova il proprio tour, che lo porterà prima dell’8 dicembre a toccare tutte le regioni italiane. Ma sarà soprattutto il confronto tv su Sky (ancora una volta negli studi di X Factor, come fu nell’ottobre scorso) fissato per il 29 novembre a far crescere l’attenzione sulle primarie dem. Finora non sono previsti altri appuntamenti televisivi, ma lo stesso sindaco di Firenze non esclude, se tutti i candidati fossero d’accordo e se il clima attorno alle primarie non montasse, un secondo dibattito per aiutare la mobilitazione in tutto il paese verso i gazebo.
Darth Merkel: l'Impero colpisce ancora. Dieci domande alla dittatrice d'Europa.
Lo avevamo intuito fin dall'estate 2011, è ormai la tesi prevalente in Europa e negli Stati Uniti e tutti gli organismi internazionali sono d'accordo: la crisi dell'euro è intrinseca alla natura stessa della moneta unica, per come è stata progettata. È nella storia e nell'essenza dell'euro che troviamo le cause della crisi e, se volessimo, le soluzioni.
Con un filo conduttore unico: il ruolo egemonico, egoistico e distruttivo della Germania e le più generali differenze tra paesi del Nord e paesi del Sud.
Visto che finalmente ce ne siamo resi tutti conto, allora bisogna chiedere allo Stato tedesco il perché di quelle scelte sbagliate. Ne va della sopravvivenza dell'euro e della stessa Unione Europea. Altro che populismi.
A Come risponde la Germania alla sanzione che la Commissione europea le ha inflitto per aver superato il limite, tra l'altro definito ad hoc nel Six Pack e nel Fiscal Compact, del 6% di surplus della bilancia dei pagamenti? Con l'unione monetaria, la Germania ha beneficiato di un tasso di cambio di fatto favorevole (euro sottovalutato rispetto al marco), che ha rilanciato il commercio con gli altri Paesi e le esportazioni, nella totale assenza di politiche redistributive e di riequilibrio. Squilibri crescenti nella bilancia dei pagamenti per cui l'euro tedesco, contro ogni volontà e sogno, ha di fatto distrutto le economie europee. Da qui la multa, sia pur a scoppio ritardato, della Commissione europea. Come commenta Angela Merkel?
B Come si pone il sistema bancario tedesco rispetto agli stress test cui la Bce si accinge a sottoporre gli istituti di credito dell'Eurozona? Ricordiamo come le banche tedesche abbiano al loro interno rilevanti componenti di debolezza, che derivano dai comportamenti spericolati (vedi il caso dei titoli greci) e da investimenti sbagliati (in titoli tossici), di cui, a dire il vero, mai si è conosciuta la reale consistenza.
C Perché la Germania vuole costruire l'unione bancaria a propria immagine (niente affatto virtuosa e piena di lati oscuri) e somiglianza? Perché Angela Merkel lavora per una vigilanza unica affidata alla Bce (come chiedono anche gli altri Stati), ma solo sulle banche di rilevanza sistemica, e assolutamente no sugli istituti regionali? Non sarà perché nelle Landesbanken o nelle casse di risparmio - le Sparkasse - si annida la più alta opacità e la più alta compromissorietà tra credito e potere politico locale?
D Come spiega, la Germania, l'andamento degli spread negli anni della crisi? Un dubbio sorge spontaneo. Che la finanza privata tedesca, con l'appoggio implicito del proprio governo, abbia trasferito la crisi potenziale del suo sistema bancario sui Paesi più deboli dell'Eurozona, per riportare i rendimenti dei Bund sotto il 3% e che poi l'operazione abbia finito per sfuggire di mano?
E Perché all'inizio della crisi, in maniera del tutto inspiegabile, Deutsche Bank ha venduto titoli del debito sovrano greco e italiano, innescando un circolo vizioso sui mercati finanziari? Il rendimento dei Bund ha cominciato a ridursi proprio a giugno 2011, quando in Germania le banche hanno iniziato a vendere i titoli di Stato dei Paesi dell'area euro in portafoglio, creando un meccanismo che ha generato panico sui mercati. Ne è derivato un forte aumento della domanda di titoli decennali tedeschi, considerati l'unico bene rifugio in Europa.
F Come spiega, Angela Merkel, il fatto che le imprese del suo Paese si finanzino a tassi più bassi rispetto ai concorrenti degli altri Paesi? I livelli minimi dei rendimenti dei titoli di Stato tedeschi negli anni della crisi hanno di fatto consentito alla Germania di pagare il servizio del proprio debito pubblico a scapito degli altri partner europei. I rendimenti reali (tasso di rendimento nominale meno tasso di inflazione) di fatto negativi dei titoli di Stato tedeschi hanno altresì determinato una riduzione del costo dei finanziamenti del settore bancario alle imprese tedesche, rendendo queste ultime più competitive rispetto ai loro concorrenti operanti negli altri Paesi.
G Ricorda, la signora Merkel, la passeggiata con il presidente francese Sarkozy a Deauville il 18 ottobre 2010? Tutto il masochismo folle della crisi finanziaria che ha investito l'area euro è iniziato lì: tutto è partito dalla dichiarazione di Angela Merkel e Nicolas Sarkozy secondo cui, in caso di fallimento di un qualsiasi Paese europeo, le banche sarebbero dovute intervenire. Bella stupidaggine autolesionista del duo Merkozy! Uno: perché questa affermazione sottintendeva che gli Stati possono fallire. Due: perché con il coinvolgimento dei creditori privati si è creata di fatto la saldatura tra crisi finanziaria e crisi del debito sovrano.
H Perché la Germania blocca il funzionamento del Meccanismo Europeo di Stabilità? L'obiettivo del meccanismo era ed è quello di mobilitare risorse finanziarie a beneficio dei membri che si trovassero o rischiassero di trovarsi in situazioni di grave difficoltà. Ma il suo funzionamento è di fatto posto in stand-by dai veti di Germania, Finlandia e Olanda: il Mes per adesso resta inattivo, ma, paradosso dei paradossi, ha l'obbligo di investire comunque i versamenti effettuati dagli Stati (80 miliardi entro i primi mesi del 2014). E lo farà acquistando i titoli più sicuri dell'eurozona, vale a dire i titoli tedeschi, finlandesi, olandesi. L'esatto contrario di quello per cui è stato creato.
I Perché la Germania non vuole gli Eurobond? La Germania teme l'effetto «spiazzamento» che i titoli tedeschi si troverebbero a subire con l'introduzione degli Eurobond. Questi ultimi, infatti, diventerebbero i titoli pubblici più solidi dal punto di vista degli investitori, che correrebbero a comprarli. Di conseguenza, diminuirebbe la domanda di Bund tedeschi e i rendimenti tornerebbero a salire.
J Perché i due membri tedeschi del Consiglio direttivo della Bce hanno votato contro la riduzione dei tassi di interesse lo scorso 7 novembre? I tedeschi sono ossessionati dall'inflazione. Ma in Europa oggi l'inflazione è allo 0,7%, quando il target fissato dalla Bce è del 2%. Troppo basso. Per portare l'inflazione media europea attorno al 2% significa che quella tedesca potrebbe superare il 3%. Può sembrare ingiusto, ma è così che l'euro dovrebbe funzionare. Se si condivide una valuta con altri Paesi, le regole del gioco impongono solidarietà. La Germania è pronta ad accettare queste regole? Se no è la fine, della moneta unica e dell'Europa.
Un'ultima questione. Non alla Germania, ma al premier Letta. Condivide, il presidente del Consiglio, queste dieci domande? E se sì, perché non si impegna a proporle al prossimo Consiglio europeo? Questo sarebbe il miglior contributo alla pacificazione, in Europa e, perché no?, anche in Italia: fare chiarezza e fare giustizia del grande imbroglio che nel 2011 il nostro Paese e il suo presidente di allora Silvio Berlusconi ha dovuto subire. Con tutti i sacrifici che da quell'imbroglio sono derivati per tutti gli italiani, condannati all'estremismo fiscale di Mario Monti, il Dracula delle Tasse, servo della Merkel?
Un'ultima questione. Non alla Germania, ma al premier Letta. Condivide, il presidente del Consiglio, queste dieci domande? E se sì, perché non si impegna a proporle al prossimo Consiglio europeo? Questo sarebbe il miglior contributo alla pacificazione, in Europa e, perché no?, anche in Italia: fare chiarezza e fare giustizia del grande imbroglio che nel 2011 il nostro Paese e il suo presidente di allora Silvio Berlusconi ha dovuto subire. Con tutti i sacrifici che da quell'imbroglio sono derivati per tutti gli italiani, condannati all'estremismo fiscale di Mario Monti, il Dracula delle Tasse, servo della Merkel?
lunedì 18 novembre 2013
Elisabetta II con il marito ed i figli Edoardo, Anna, Andrea e Carlo nel 1983.
Trent'anni fa veniva scattata questa foto che ritrae in alta uniforme della marina il principe Filippo Mountbatten, duca di Edimburgo, suo figlio Edoardo, conte di Wessex, la regina Elisabetta II, la principessa reale Anna, il principe Andrea, duca di York e Carlo, Principe del Galles.
Lei, a parte il colore dei capelli, è sempre uguale!!!
Le sette Principesse Reali della storia del Regno Unito
Nella foto qui sopra vediamo la Principessa Reale Vicky, figlia primogenita della regina Vittoria.
Principessa Reale (the Princess Royal) è il titolo usualmente (ma non automaticamente) conferito da un monarca britannico alla sua figlia maggiore. Il titolo viene detenuto a vita, cosicché una principessa non può riceverlo mentre è in vita un'altra principessa reale (in particolare, la regina Elisabetta II non godette mai del titolo in quanto sua zia, la principessa Mary, ne era in possesso). In complesso ci sono state sette principesse reali. L'attuale principessa reale è la principessa Anna Windsor, unica figlia femmina di Elisabetta II.
Qui sotto ne vediamo un ritratto giovanile.
La seguente è la lista completa delle donne ufficialmente insignite del titolo di principessa reale:
- 1642-1660: Principessa Maria Enrichetta (1631-1660), figlia maggiore di re Carlo I e moglie di Guglielmo II d'Orange;
- 1727-1759: Principessa Anna (1709-1759), figlia maggiore di re Giorgio II e moglie di Guglielmo IV di Orange-Nassau;
- 1789-1828: Principessa Carlotta (1766-1828), figlia maggiore re Giorgio III e moglie di re Federico I del Württemberg;
- 1841-1901: Principessa Vittoria (1840-1901), figlia maggiore della regina Vittoria e moglie di Federico III di Germania;
- 1905-1931: Principessa Luisa (1867-1931), figlia maggiore di re Edoardo VII e moglie di Alexander Duff, 1° Duca di Fife;
- 1932-1965: Principessa Mary (1897-1965), figlia unica di re Giorgio V e moglie di Henry Lascelles, 6º Conte di Harewood;
- 1987-in carica: Principessa Anna (n. 1950), unica figlia della regina Elisabetta II, moglie in prime nozze di Mark Phillips ed in seconde nozze di Timothy Laurence.
Anna Windsor: la Principessa Reale che ama i cavalli (e se li mangia pure).
Anna Mountbatten-Windsor, Principessa Reale inglese (Londra, 15 agosto 1950), è l'unica figlia femmina della regina Elisabetta II del Regno Unito e del principe Filippo, duca di Edimburgo.
Principessa Reale è il titolo usualmente (ma non automaticamente) conferito da un monarca britannico alla sua figlia maggiore. Il titolo viene detenuto a vita, cosicché una principessa non può riceverlo mentre è in vita un'altra principessa reale (in particolare, la regina Elisabetta II non godette mai del titolo in quanto sua zia, la principessa Mary, ne era in possesso). In complesso ci sono state sette principesse reali.
Il 14 novembre 1973, nell'Abbazia di Westminster, Anna sposò Mark Phillips, Luogotenente del 1º reggimento di Dragoni della Regina, figlio del maggiore Peter William Garside Phillips e di Anne Patricia Tiarks; la cerimonia venne trasmessa in mondovisione ed ebbe un pubblico di circa 100 milioni di spettatori.[3]. Dopo il matrimonio, Anna si recò col marito a vivere a Gatcombe Park.
Giorgio V (1917-1936)
▼ mostra
Figli
Edoardo VIII (1936)
Giorgio VI (1936-1952)
▼ mostra
Figli
Elisabetta II (1952-...)
▼ mostra
Figli
|
Dal 1989 i due coniugi avevano annunciato la loro intenzione di separarsi, anche se la coppia poté completare il processo di divorzio solo il 23 aprile 1992.
Essi ebbero due figli:
- Peter, nato il 15 novembre 1977, sposato dal 2008 con Autumn Kelly;
- Zara, nata il 15 maggio 1981, sposata dal 2011 con Mike Tindall.
che divennero i primi nipoti di un sovrano a non portare un titolo nobiliare in quanto il padre non era titolato e aveva rifiutato il titolo di conte che gli era stato offerto dalla regina. Che idiota!!!
Anna si sposò una seconda volta il 12 dicembre del 1992, presso il Castello di Balmoral, con il comandante della Royal Navy Timothy Laurence, figlio del comandante Guy Stewart Laurence e di Barbara Alison Symondsil .
Come il primo marito, anche il comandante Laurence non ha ricevuto nessun titolo.
Appassionata di equitazione, durante gli anni settanta praticò questo sport a livello agonistico, vincendo diverse competizioni a livello europeo. Nel1976 prese parte alle Olimpiadi di Montreal. Dal 1988 è membro del Comitato Olimpico Internazionale.Come il primo marito, anche il comandante Laurence non ha ricevuto nessun titolo.
La passione per i cavalli è comune a tutta la famiglia reale, come quella per i cani, che fece litigare Anna con sua madre Elisabetta II perché uno dei suoi labrador sbranò uno degli amatissimi corgie della regina.
La figlia di Anna, Zara Phillips è campionessa olimpionica di equitazione.
L'ultima cosa, quindi, che ci saremmo aspettati è che la Principessa Reale dichiarasse pubblicamente che era opportuno mangiare carne di cavallo!
“Il nostro atteggiamento verso il commercio della carne equina deve cambiare”, ha esclamato la principessa Anna dal podio dell’annuale conferenza della World Horse Welfare di Londra. “Se la carne equina avesse un vero valore, avremo forse un numero minore di casi di maltrattamento”, ha detto ancora Anna, sottolineando che gli allevatori potrebbero avere più cura dei loro animali se questi fossero destinati al consumo.
“Dobbiamo capire se questo valore può giocare un ruolo per ridurre il numero dei casi di maltrattamento”, ha insistito la Princess Royal, spiegando che in Francia, un filetto di carne equina è il pezzo più prelibato e caro in vendita nelle macellerie. Tutte dichiarazioni che puntualmente hanno suscitato l’indignazione dei gruppi animalisti.
Iscriviti a:
Post (Atom)