La "guerra dimenticata" è entrata in una delle fasi più sanguinarie e caotiche. Non c'è solo la guerra tra gli Sciiti di etnia Houti (sostenuti dall'Iran) e i Sunniti del presidente Hadi (sostenuti dai Sauditi). Esistono infatti guerre interne tra le diverse fazioni.
L'escalation è incominciata con l'assassinio dell'ex presidente Saleh lo scorso 4 dicembre, avvenuta nell'ambito di uno scontro interno tra gli Houti, che controllano il Nord, e i fedelissimi dell'ex presidente, che controllava ancora la capitale Sanaa, divenuta poi roccaforte degli stessi sciiti Houti.
Qualcosa di analogo sta succedendo adesso all'interno dello schieramento sunnita.
E' in atto ad Aden, l'ex capitale dello Yemen del Sud, una resa dei conti tra i separatisti, che vorrebbero ripristinare la divisione in due stati che esisteva durante la Guerra Fredda, e i lealisti del presidente Hadi, sostenuto dalle forze saudite.
Come se non bastasse, a complicare ulteriormente il quadro c'è anche il terrorismo.
Gran parte dello Yemen meridionale è controllata da Al-Qaeda e in parte da cellule dell'Isis.
Tutto questo avviene nel totale disinteresse dell'Occidente, che non vuole incidenti diplomatici con l'Arabia Saudita, il vero dominus della situazione.
Dall'inizio della guerra civile, nel 2015, ad oggi, si contano 7.400–16.200 morti in Yemen
(di cui 4.125–10.000 civili), 500 morti in Arabia Saudita, 40.000 feriti, e ben 3.154.572 di sfollati.
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