Maria I Tudor (Greenwich, 18 febbraio 1516 – Londra, 17 novembre 1558) fu regina d'Inghilterra e Irlanda dal 19 luglio 1553 alla morte. Figlia di Enrico VIII e di Caterina di Aragona (figlia di Isabella e Ferdinando di Spagna), Maria, quarta e penultima monarca della dinastia Tudor, è ricordata soprattutto per il tentativo di restaurare il cattolicesimo in Inghilterra dopo la Riforma. Avendo fatto giustiziare almeno trecento oppositori religiosi e Thomas Cranmer, è nota anche con gli appellativi di Maria la Cattolica e Maria la Sanguinaria (Bloody Mary). La sua politica in campo religioso fu abbandonata da Elisabetta I, che le succedette alla sua morte.[1]
La Principessa Maria
I primi anni
Figlia di Enrico VIII e di Caterina d'Aragona (quest'ultima sorella di Giovanna di Castigliadetta "la pazza", madre dell'imperatore Carlo V), trascorse un'infanzia felice, circondata dall'affetto dei genitori e dalle attenzioni della corte. Piccola, bionda, pallida, fu fidanzata in via ufficiosa prima con Francesco di Valois, delfino di Francia e duca d'Angoulême, e poi con il cugino di sedici anni più grande, Carlo V d'Asburgo, imperatore del Sacro Romano Imperoe re di Spagna.
La sua sorte subì una brusca svolta con l'ingresso di Anna Bolena nella vita di Enrico VIII: il desiderio del re di divorziare dalla moglie portò ad un progressivo disinteresse nei confronti di quest'ultima e della stessa Maria; che culminò, dopo il matrimonio con la Bolena, nell'astio dovuto al rifiuto della ragazza di riconoscere la nuova regina.[2] Maria, che era ormai una giovane donna, fu allontanata dalla madre Caterina d'Aragona e non la rivide mai più. Entrambe rimasero ferme sui loro principi e non si piegarono mai a compromessi. All'ex principessa, retrocessa al titolo di Lady Maria dopo la nascita di Elisabetta e dichiarata illegittima, fu imposto di far parte del seguito dei servitori della nuova infante reale.
Le umiliazioni per Maria non ebbero mai fine: il padre non volle mai vederla, ed ordinava che fosse chiusa nelle sue stanze quando si recava ad Hatfield a far visita ad Elisabetta. Maria conobbe un breve periodo di pace con l'esecuzione di Anna Bolena e l'ascesa al trono di Jane Seymour, la quale fu benevola nei suoi confronti, come pure la quarta consorte di Enrico VIII, Anna di Clèves. Le terribili esperienze della prima adolescenza lasciarono un segno indelebile nella personalità della futura regina, segnata soprattutto dall'odio per Anna Bolena e il rapporto conflittuale con la sorellastra Elisabetta, responsabili del suo abbandono da parte del padre, della sua separazione dalla madre e delle sue precarie condizioni di vita.[3]
Il Regno (1553-1558)
Ascesa al trono (1553)
Alla morte del fratellastro Edoardo VI d'Inghilterra, sostenuta dal marito Guilford Dudley[4], assetato di potere, salì al trono Jane Grey, che fu regina d'Inghilterra per soli 9 giorni: infatti, grazie al testamento di Edoardo, fragile ragazzo manipolato dagli uomini di potere della sua corte, il sovrano fu convinto ad apportare delle modifiche alla legge di successione del padre Enrico VIII, e ne promulgò una nuova che escludeva Maria dalla stessa per evitare la ricaduta del regno in mano ai papisti: erano ora quindi da considerarsi pretendenti al trono unicamente la cugina Jane Grey e la sua discendenza, e, in caso di mancata discendenza da parte della donna, la zia Margherita, sorella del padre Enrico VIII.
Maria, appoggiata dal popolo che la considerava la legittima erede al trono e da gran parte degli uomini politici del paese (specie dagli esponenti della gentry del Norfolk[5]), rivendicò i suoi diritti alla successione venendo acclamata ed incoronata regina d'Inghilterra il 19 luglio 1553. Maria, quando salì al trono all'età di 37 anni, era priva di qualsiasi formazione politica e strategica ma puntava a non fidarsi di nessuno; perdonò tutti i suoi oppositori tranne il duca di Northumberland che mandò al patibolo il 22 agosto[6].
Anche i consiglieri che erano fedeli a lui vennero riammessi nel Consiglio in quanto la nuova sovrana aveva bisogno della loro esperienza, affiancando loro quei nobili che l'avevano aiutata a conquistare il trono.[7][8] L'insediamento della nuova regina determinò dei mutamenti nella prassi e nelle consuetudini, come l'accesso alle stanze reali consentito solo alle donne, alcune delle quali avevano un enorme ascendente su di lei. Maria per le questioni più rilevanti, come anche in passato, faceva affidamento sui consigli del cugino, l'Imperatore Carlo V.[9]
Stephen Gardiner e Reginald Pole: la restaurazione del cattolicesimo
Il suo primo obiettivo era la restaurazione della religione cattolica. A tal fine il papa Giulio III inviò, nel novembre del 1554[10], il cardinale Reginald Pole, lontano parente della famiglia reale inglese, per assolvere il Regno dal peccato e procedere alla restaurazione del cattolicesimo nel Regno. Pole fu nominato pertanto come arcivescovo di Canterbury(l'ultimo arcivescovo cattolico prima del ritorno dell'anglicanesimo sotto Elisabetta) e cercò di ricostruire la gerarchia romana sullo spirito di quel movimento controriformistico che avrebbe trovato piena legittimazione dal Concilio di Trento[10]. Maria, in campo secolare, fu affiancata dall'arcivescovo Stephen Gardiner, con l'occasione nominato Lord Cancelliere, nell'instaurazione di una politica repressiva contro gli oppositori interni.[11]
Difatti Gardiner, caduto in disgrazia nell'ultimo periodo di regno di Enrico VIII ed imprigionato nella Torre di Londra sotto il regno del successore Edoardo, sotto la cattolica Maria poté rivolgere l'odio accumulato nei confronti dei suoi vecchi aguzzini. Il suo governo durò però appena due anni: il 12 novembre del 1555[12] morì infatti a Whitehall. I due ecclesiastici non potevano essere più diversi l'uno dall'altro: mentre Pole era un seguace dell'erasmismo[5], allineandosi alle linee guida tracciate dal grande umanista Erasmo da Rotterdam (difesa della pace, rifiuto di ogni estremismo religioso, sviluppo di una fede interiore, atteggiamento di dialogo verso i non cattolici), Gardiner era invece legato a quei circoli intransigenti che trovavano a Roma espressione nella rigidissima figura del Cardinale Gian Pietro Carafa, futuro papa Paolo IV.
Il matrimonio con Filippo II: la rivolta di Thomas Wyatt il Giovane (1554)
La Regina, però, sapeva bene di quanto fosse fragile la sua politica di restaurazione. Infatti necessitava di un erede per continuare la sua battaglia e quindi cercò disperatamente un marito. Venne fatto il nome dell'inglese Edward Courtenay, I conte di Devon, uno dei nemici di Enrico VIII, ma fu ritenuto di personalità instabile. Carlo V le consigliò suo figlio, Filippo (che divenne re di Spagna con il nome di Filippo II); ma questo significava in pratica porre la corona dell'Inghilterra in mano agli Asburgo subito dopo le nozze. I consiglieri erano in disaccordo su questa scelta (e lo sarebbe stato anche il popolo)[13], in quanto si temeva un'eccessiva influenza della Spagna sulla politica interna inglese.
Le intenzioni di sposare il figlio del cattolicissimo Carlo V suscitarono le ire dei protestanti del Regno (che mal tolleravano un sovrano straniero e per di più cattolico) e la reazione francese, la quale temeva che la rinnovata alleanza anglo-spagnola potesse svilire il suo piano di predominio. Diffusa dai francesi la voce che Filippo intendesse portare un esercito spagnolo per controllare direttamente l'Inghilterra[14], i protestanti elaborarono piani insurrezionali che provenivano dai membri della gentry esclusi dai favori reali. Il primo focolaio di rivolta si accese nel Kent, all'inizio del 1554: 3000 uomini guidati da Thomas Wyatt il Giovane marciarono verso Londra, la quale fu assediata. Maria si rifugiò con i cittadini nel municipio e fece sbarrare le porte della città. Benché Wyatt avesse proclamato di non volere "far del male alla regina, ma solo migliorare Consiglio e consiglieri"[15], la Regina non fu assolutamente clemente, dopo che le truppe ribelli furono battute a Kingston dalle truppe reali.[15]
Distrutta l'opposizione protestante, Maria poté procedere con il matrimonio. Ottenuta facilmente la dispensa (i due sposi erano infatti secondi cugini), Il 25 luglio 1554, a Winchester, il vescovo Gardiner celebrò il matrimonio fra Maria e Filippo. I rapporti tra i due sposi (che si esprimevano in latino, visto che entrambi non conoscevano le rispettive lingue materne[6]), furono diseguali: se Maria amava sinceramente Filippo, questi invece la trattava sempre freddamente[16], cercando soltanto di consumare il matrimonio per ottenere un erede da porre poi sul trono inglese. Inoltre, Filippo (che diventerà re di Spagna nel 1556, in seguito all'abdicazione del padre Carlo V) si assentava spesso dall'Inghilterra e lasciava governare tranquillamente (anche perché Filippo, secondo i patti prematrimoniali, aveva sì il titolo di re d'Inghilterra, ma privo di qualsiasi potere politico[6]).
La legge per la punizione degli eretici (1555): "Mary The Bloody"
La rivolta di Wyatt e l'alleanza con la Spagna accelerarono la restaurazione cattolica di Maria. Ne seguì in primo luogo una repressione che le valse il nome di Maria “la sanguinaria”; i primi a morire furono, il 12 febbraio, Lady Jane Grey e Guilford Dudley[4]. Maria sospettò anche della sorellastra Elisabetta, facendola rinchiudere nella Torre di Londra in quanto c'era il sospetto che Wyatt intendesse porla sul trono[17]. Rinchiusa nella Torre di Londra, Elisabetta fu poi liberata in quanto non si trovarono prove a suo danno. A partire dal mese di febbraio, morirono 274 protestanti: tra i maggiori martiri protestanti, ricordiamo i vescovi Hooper, Ridley, Latimer e Thomas Cranmer.[18]L'arrivo degli spagnoli, inoltre, portò malcontento nel Paese e la paura dell'Inquisizione si fece presto realtà quando il vescovo di Londra, Edmund Bonner, aprì la caccia agli eretici nella sua diocesi[19].
La guerra contro la Francia e la perdita di Calais (1557-1558)
Mentre il Regno d'Inghilterra sprofondava nella caccia agli eretici, Maria si affidò completamente alla politica del marito, ormai divenuto nel 1556 re di Spagna. Filippo II aveva ereditato dal padre la guerra contro una Francia rinvigorita dall'energia di Enrico II, figlio del suo arcinemico Francesco I, ed aveva la necessità di un alleato che potesse impegnare i francesi sul fronte settentrionale. Benché Maria intendesse seguire le imprese belliche spagnole, la sua volontà trovò inizialmente una forte resistenza all'interno del consiglio: l'instabilità interna, l'esercito impegnato a tenere a freno eventuali riforme protestanti ed un dissestamento generale delle finanze erano delle scusanti per non dichiarare guerra al ben più organizzato Regno di Francia[20]. L'influenza spagnola, ancora una volta, vinse sulle resistenze interne: nel giugno del 1557[21] fu inviata la dichiarazione di guerra ai francesi, i quali in tutta risposta attaccarono l'ultimo possedimento inglese sul continente, Calais. Questa fu poi facilmente conquistata dal duca di Guisa il 7 gennaio 1558, ponendo fine alla presenza inglese sul continente.[22]
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Benché si trattasse di un piccolo possedimento, insignificante dal punto di vista militare, aveva invece un fondamentale valore simbolico dal punto di vista ideologico e commerciale: nel primo caso, la città era il ponte del commercio delle lane inglesi sul continente; nel secondo, invece, Calais era l'ultimo rimasuglio della grandezza militare inglese dei secoli passati, emblema della prodezza con cui Edoardo III riuscì a conquistarla nel 1347.[15] Infine, un altro duro colpo per la cattolica Maria: l'alleanza con la Spagna portò alla rottura con il papa Paolo IV Carafa[23], fanaticamente antispagnolo ed alleato con la Francia[24]. Inoltre, il Pontefice aveva anche accusato Reginald Pole di essere troppo mite[13] nel perseverare la ricostruzione della Chiesa Cattolica in Inghilterra, criticando indirettamente la figura della regina Maria.
Morte (1558)
L'ultima illusione per la regina venne con l'avvicinarsi della morte, che le si manifestò con un ingrossamento del ventre e la scomparsa delle mestruazioni. Credeva di essere, finalmente, incinta del sospirato erede. Quando i mesi trascorsero e del nascituro non ci fu traccia, tutti compresero che si trattava di un tumore. Il partito cattolico (guidato dal duca di Norfolk) al potere sapeva benissimo che, con la morte senza figli della regina, il trono sarebbe passata alla sorellastra Elisabetta, di fede protestante, e che tutta la politica di restaurazione del cattolicesimo operata da Maria sarebbe stata abbandonata. Si spinse la Regina a firmare l'atto con cui si condannava a morte la sorella, ma Maria non osò giungere a tanto. Morì il 17 novembre 1558, dopo aver ascoltato la messa. Fu fatta tumulare nella cappella dell'Abbazia di Westminster, costruita a suo tempo dal nonnoEnrico VII, nella stessa cripta dove verrà inumata la sorellastra Elisabetta I.[25] Poche ore dopo, morì anche l'arcivescovo e cardinale Reginald Pole.[15]
Ascendenza
Maria I d'Inghilterra | Padre: Enrico VIII d'Inghilterra | Nonno paterno: Enrico VII d'Inghilterra | Bisnonno paterno: Edmondo Tudor | Trisnonno paterno: Owen Tudor |
Trisnonna paterna: Caterina di Valois | ||||
Bisnonna paterna: Margaret Beaufort | Trisnonno paterno: John Beaufort, I duca di Somerset | |||
Trisnonna paterna: Margaret Beauchamp di Bletso | ||||
Nonna paterna: Elisabetta di York | Bisnonno paterno: Edoardo IV d'Inghilterra | Trisnonno paterno: Riccardo Plantageneto | ||
Trisnonna paterna: Cecilia Neville | ||||
Bisnonna paterna: Elisabetta Woodville | Trisnonno paterno: Richard Woodville | |||
Trisnonna paterna: Giacometta di Lussemburgo | ||||
Madre: Caterina d'Aragona | Nonno materno: Ferdinando II d'Aragona | Bisnonno materno: Giovanni II d'Aragona | Trisnonno materno: Ferdinando I d'Aragona | |
Trisnonna materna: Eleonora d'Alburquerque | ||||
Bisnonna materna: Giovanna Enríquez | Trisnonno materno: Federico Enriquez | |||
Trisnonna materna: Marina Fernandez di Cordoba e Ayala | ||||
Nonna materna: Isabella di Castiglia | Bisnonno materno: Giovanni II di Castiglia | Trisnonno materno: Enrico IV di Castiglia | ||
Trisnonna materna: Caterina di Lancaster | ||||
Bisnonna materna: Isabella d'Aviz | Trisnonno materno: Giovanni del Portogallo | |||
Trisnonna materna: Isabella di Braganza |
Onorificenze
Gran Maestro dell'Ordine della Giarrettiera | |
Rosa d'Oro | |
— 1555 |
Note
- ^ Dhanys, p. 56
- ^ Prescott, p.20
- ^ Erickson, p. 25
- ^ a b Lady Jane Grey nell’Enciclopedia Treccani
- ^ a b O'Morgan, p. 228.
- ^ a b c Ibidem
- ^ Prescott, p. 48
- ^ Dhanys, p. 52
- ^ Dhanis, p. 54
- ^ a b O'Morgan, p. 229.
- ^ Ibidem, pag.228
- ^ Stephen Gardiner in “Enciclopedia Italiana” – Treccani
- ^ a b Storia moderna, pag.138
- ^ Ibidem, pag.138
- ^ a b c d O'Morgan, p. 230.
- ^ Filippo Ii Re Di Spagna in “Enciclopedia Italiana” – Treccani
- ^ Elisabetta I Regina D Inghilterra nell’Enciclopedia Treccani
- ^ Erickson, p. 73
- ^ Edmund Bonner (English bishop) - Encyclopedia Britannica
- ^ Whitelock, Anna (2009). Mary Tudor: England's First Queen. London: Bloomsbury, pag.288
- ^ Whitelock, Mary Tudor, pag.289
- ^ Erickson, p. 84
- ^ Storia Moderna, pag.138
- ^ Claudio Rendina, i Papi - storia e segreti, sotto la voce "Paolo IV"
- ^ Mary I
Bibliografia
- Carolly Erickson, Maria la Sanguinaria, Mondadori, Milano 2002.
- William H. Prescott. Maria Tudor, Paoline, Roma 1974.
- Marcel Dhanys, Le quattro mogli di Filippo II, De Agostini, Novara 1970.
- Kenneth O'Morgan, Storia dell'Inghilterra da Cesare ai giorni nostri, Edizioni Bompiani.
- Storia Moderna, a cura di Mario Bendiscioli, Istituto Geografico De Agostini, Novara.
- Whitelock, Mary Tudor: England's First Queen. London: Bloomsbury.
- Claudio Rendina, I Papi - storia e segreti, Newton&Compton editori.
- Enciclopedia Treccani, voci "Lady Jane Grey", "Filippo II", "Maria I Tudor", "Elisabetta I d'Inghilterra".
- Tudor History, Queen Mary.
- Edmund Bonner.
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