martedì 26 agosto 2014

Cos'è la deflazione? Perché la deflazione è un male?

La deflazione, cos'è e perché è un pericolo

La deflazione è il vero pericolo dell’economia europea, e italiana in particolare, visto che, insieme a quella greca, è quella più debole del continente. Il nostro Paese, infatti, non è solo in recessione , ma è anche in deflazione. Il combinato disposto di queste due realtà rende la situazione economica al limite del sopportabile perché non solo in Italia il valore dell’economia diminuisce (-0,2% nel secono trimestre) ma la deflazione rende molto più difficile l'uscita dal tunnel. I dati sulle 10 grandi città italiane che già vivono lo stato di deflazione  stanno lì a dimostrare che i problemi da affrontare sono molto più grandi di quello che si pensa: se con una manovra (fatta di tagli e/o di tasse questo si vedrà a settembre) i conti pubblici possono tornare a viaggiare sui binari del 3% nel rapporto tra deficit e Pil, più difficile è affrontare il nodo del calo dei prezzi: una delle tante "bestie nere" sul tavolo del governo.
E se la deflazione non viene combattuta rischia di innescare una spirale pericolosissima che aggraverebbe ancora di più la recessione. Il grafico in alto spiega perché. Un calo continuato dei prezzi farà anche la felicità del consumatore ma innesca un circolo vizioso il cui primo effetto è che le imprese guadagnano meno ed hanno meno liquidità aziendale. Il secondo effetto è che, avendo meno capitali provenienti dall’attività commerciale, riducono la produzione e rinunciano a nuove assunzioni, visto che con quello che vendono non guadagnano o guadagnano troppo poco.Questo aumenta la disoccupazione (oggi al 12,3%) con l’effetto di far circolare ancora meno denaro nel Paese. Se le imprese non sono veloci a ridurre il livello produttivo dei loro impianti, rischiano di immettere sul mercato merce che resta invenduta con l’effetto che se tagliano la produzione non assumono (o, peggio, licenziano) e se non tagliano alimentano ancora di più la spirale perché si trovano costretti ad abbassare i prezzi dando ulteriore spinta alla deflazione.
Questo vale soprattutto per le imprese per le quali l’internazionalizzazione è una prospettiva difficile da percorrere (magari perché troppo piccole: l’economia Italia è fatta al 92% da piccole e medie imprese). La strada per loro è dunque segnata: crisi e, nei casi peggiori, chiusura.
Questo è il motivo per il quale bisognerebbe, almeno in questa fase, temere di più il calo dei prezzi, cioè la deflazione, più che il loro aumento, ovvero l’inflazione. È per questo motivo che, dopo la sciagurata decisione del 2008 della Bce di alzare i tassi d’interesse in Europa, la strada intrapresa dalla Bce è stata quella che ha portato a 0,15% il costo e denaro. 
Gli effetti, però, non sono stati quelli ci si aspettava e questo significa che la Bce, come tutte le banche centrali, non ha, in realtà, gli strumenti adeguati per indurre i prezzi a crescere (o non li possono usare per motivi politici). Teoricamente avrebbe come obiettivo quello di mantenere l'inflazione sotto il 2% annuo, ma non ci riesce.
Non solo il calo dei tassi europei allo 0,15% non è servito a nulla, ma le iniezioni di liquidità di dicembre 2011 e febbraio 2012 (per un totale di circa 1000 miliardi di euro a livello continentale, 250 dei quali finiti a banche italiane) sono finite per alimentare l’acquisto da parte degli intermediari bancari, di titoli di Stato italiani e anche l’ulteriore "bombardamento" di euro che "colpirà" le banche italiane a settembre e a dicembre, se non cambia la situazione, servirà per lo stesso scopo.
E il fatto che la liquidità fornita dalla Bce non sia servita per alimentare l’economia reale, quindi anche l’inflazione, lo si vede non solo dal perdurare del rallentamento economico ma, soprattutto, dal calo dello spread con i bund tedechi: un calo dovuto proprio al fatto che i soldi della Banca Centrale sono andati a sostenere il debito pubblico statale.

Il sistema economico finanziario mondiale non è mai stato così fragile. Anche se banche centrali e governi continuano a drogare le borse. Foto: Jaime Caruana (BRI)
Jaime Caruana, General manager della BIS di Basilea (la banca centrale delle banche centrali o BRI Banca dei Regolamenti internazionali).
Jaime Caruana, General manager della BIS di Basilea (la banca centrale delle banche centrali o BRI Banca dei Regolamenti internazionali).
GINEVRA (WSI) - L’ottimismo a tutti i costi e il non voler vedere la disastrosa realtà della situazione economica e finanziaria è qualcosa di molto pericoloso, perchè il sistema finanziario mondiale non è mai stato così fragile. I rischi di rottura sono molto concreti, anche se le banche centrali e le autorità politiche continuano a lanciare assurdi messaggi incoraggianti. E anche se i mercati azionari salgono ai nuovi massimi, drogati da programmi di stimolo dei banchieri centrali, con Janet Yellen (Fed) e Mario Draghi (Bce) in prima linea, per rafforzare l'establishment bancario, a scapito della classe media.

Leggi: I padroni del mondo

Jaime Caruana, General manager della BIS di Basilea (la banca centrale delle banche centrali o BRI Banca dei Regolamenti internazionali) teme un nuovo disastro alla "Lehman Brothers", causato dall’aumento del debito a livello mondiale e dichiara che nella loro caccia al guadagno, gli investitori ignorano la prospettiva di tassi d’interesse più alti.

Maximilian Zimmerer, del Board of Management di Allianz SE, Investments.
Maximilian Zimmerer, Chief Investment Officer della compagnia di assicurazione Allianz (la più grande a livello europeo) dichiara che "niente è stato risolto e tutti lo sanno."

Lo scorso maggio, Jürgen Stark, ex vice presidente della banca centrale tedesca, ha dichiarato che l’attuale sistema economico è pura finzione.

Dichiarazioni di questo genere si contano a centinaia.

Anche se dal crollo di Bretton Woods vi sono stati fallimenti bancari e crisi di Stato, la situazione attuale è unica, perchè:

> mai il mondo finanziario ed economico è stato tanto interdipendente

> mai il livello globale dell’indebitamento è stato tanto alto

> mai il "shadow banking" è stato tanto importante

> mai le nostre economie sono state tanto dipendenti dal gas, dal petrolio e dall’elettricità

> mai chi detiene il potere economico e finanziario ha basato così tanto le proprie decisioni su modelli matematici inadeguati.

Negli Stati Uniti:

> si osserva un aumento costante della disoccupazione

> Wall Street raggiunge i massimi perchè le società riacquistano le proprie azioni (e per farlo, alcune si indebitano massicciamente)

> le assicurazioni contro i crash in Borsa diventano sempre più care

> la classe media riduce anche i consumi a basso prezzo

> il 70% degli americani pensa che il peggio della crisi deve ancora arrivare

> la bolla dei prestiti agli studenti continua a espandersi

> il mercato immobiliare mostra nuovi segni di indebolimento

> il governo americano se ne infischia del mostruoso debito nazionale (circa 17.660 miliardi di dollari)

> lo statuto del dollaro come moneta di riserva internazionale è sempre più minacciato

> la Federal Reserve si prepara a imporre restrizioni sui prelievi di liquidità da certi fondi obbligazionari

In Europa la situazione è molto fragile e ben nota ed è inutile fare la lista dei disastri economici, sociali e finanziari.

Alla fine di ottobre, la Banca centrale europea terminerà l’analisi della qualità degli attivi di 130 banche della Zona euro. Sono attesi risultati deludenti e le misure che verranno prese saranno severe.

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