venerdì 23 maggio 2014

La mappa dei paesi peggiori per lavorare



Quali sono i paesi in cui si rispettano nel miglior modo possibile i diritti dei lavoratori? Quali invece gli Stati in cui il lavoro è sinonimo di sfruttamento? Per fornire risposte adeguate a queste domande può essere molto utile consultare il recente rapporto del sindacato mondiale Ituc (International Trade Union Confederation, in italiano Confederazione sindacale internazionale) in cui viene attribuito un indice da 1 a 5 a 139 diversi paesi in relazione al livello di tutela dei lavoratori. Per il suo Global Rights Index l’Ituc in particolare ha utilizzato 97 indicatori differenti che tengono conto soprattutto della capacità dei cittadini di aderire ai sindacati, di far valere i diritti acquisiti con la contrattazione collettiva, di avere accesso ad un giusto processo e a tutele legali.

CINA E INDIA SENZA TUTELE – Dal confronto, sintetizzato in una mappa, emerge un quadro allarmante in cui grandi paesi come Cina e India il rispetto dei diritti è molto limitato, mentre in diverse altre realtà in diverse aree del pianeta, come la Repubblica Centroafricana, la Libia e la Siria, fanno registrare invece il valore più basso: 5. Nel rapporto della Confederazione sindacale si spiega, inoltre, che negli ultimi 12 mesi i governi di 35 paesi hanno arrestato o imprigionato lavoratori come una tattica per resistere alle richieste di diritti democratici, salari dignitosi e condizioni di lavoro più sicure e posti di lavoro più sicuri. Mentre in almeno 9 paesi sarebbe stato fatto ricorso all’omicidio o alla scomparsa di lavoratori come pratica comune per intimidire. Livelli eccellenti di tutela emergono in paesi come Danimarca e Uruguay e risultano migliori rispetto a quanto emerso negli Stati Uniti, sorprendentemente, e in Grecia e ad Hong Kong. Forme arcaiche di rapporto tra datori di lavoro e dipendenti esistono invece nel Medio Oriente, come in Qatar e Arabia Saudita.
(Credit immagine: Ituc Global Rights Index)

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