Ieri è stato approvato in via definitiva il Decreto Legge Letta-Saccomanni, emanato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 27 Novembre, volto a modificare l’assetto dei proprietari della Banca Centrale Italiana, oggi in mano ai maggiori cartelli finanziari operanti nel Belpaese, tra cui Intesa San Paolo, Unicredit e Assicurazioni Generali. Il Governo ha stabilito di rivalutare il capitale sociale della Banca d'Italia, (e quindi delle banche azioniste) rendendo operativa la sua natura di società per azioni, aperta a ogni operatore del mercato finanziario globale potrà acquistare le quote di Bankitalia fino a detenere un massimo del 3% delle azioni. Questo significa, ad esempio, che le varie banche d’affari americane Goldman Sachs, JP Morgan, Morgan Stanley e City Groups potranno spartirsi ad un prezzo irrisorio, insieme ad altri operatori (magari Cinesi, Tedeschi ecc…), la Banca Centrale Italiana e le sue riserve auree.
Il bello è che il Governo Berlusconi approvò nel 2005 una legge (la sconosciuta 262/2005) che prevedeva esattamente il contrario: la rinazionalizzazione della Banca d’Italia con il passaggio del 100% delle quote dai privati allo Stato Italiano. Accadde nel 2005, quando – dopo interminabili pressioni – finalmente si seppe chi erano gli azionisti di BdI, fino a quel momento sconosciuti. La legge approvata dal Parlamento dall’allora centrodestra non è mai piaciuta (chissà perché…) ai banchieri italiani, appena qualche mese fa il Presidente dell’ABI Patuelli chiese di cambiare la 262/2005 che in tanti anni non è mai stata resa operativa. Saccomanni, che viene proprio da Bankitalia, ha subito obbedito al dicktat e grazie al silenzio dei media, ora il Parlamento si accinge ad approvare un provvedimento che scippa in maniera definitiva la Banca Centrale agli italiani.
Ma la cosa più grave è la questione della riserva aurea di Palazzo Koch: tonnellate e tonnellate di lingotti d’oro nostri diverranno proprietà di chi comprerà la nostra Banca. Circa 100 Miliardi di riserve auree (l’Italia è il terzo Paese più ricco d’oro del mondo) voleranno via insieme all’ultimo residuo di sovranità finanziaria del popolo italiano.
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