Il mitraismo o mithraismo fu un'antica religione ellenistica, basata sul culto di un dio chiamato Meithras che apparentemente deriva dal dio persiano Mitra e da altre divinità dello zoroastrismo. A differenza dello zoroastrismo fu una religione misterica.
Origine e diffusione
L'origine del mitraismo è da identificarsi nell'area del Mediterraneo orientale intorno al
II-
I secolo a.C. Questa religione
venne praticata anche nell'Impero romano, a partire dal I secolo a.C., per raggiungere il suo
apogeo tra il III ed il IV secolo, quando fu molto popolare tra i soldati romani. Il mitraismo scomparve come pratica religiosa in seguito al decreto
Teodosiano del
391, che mise al bando tutti i riti pagani, e apparentemente si estinse poco più tardi.
Il culto di Mitra attirò l'attenzione del mondo romano soprattutto per le sue concezioni misteriosofiche, che ruotavano intorno all'idea dell'esistenza dell'anima e della sua possibilità di pervenire attraverso le sette sfere planetarie all'aeternitas.
Nonostante la religione facesse professione di universalismo, questo culto escludeva le donne e fu praticato da ristrette, anche se influenti, élites formate soprattutto dai militari e, in parte, da "burocrati" e amministratori.
Principi
Fonti sul mitraismo
Essendo una
religione misterica di
iniziazione, al pari dei
misteri eleusini, il mitraismo non diede luogo alla diffusione di un corpo di scritture rivelate e anche i suoi rituali erano tenuti segreti e riservati agli iniziati.
Le scarne informazioni scritte sul mitraismo provengono da scrittori cristiani o pagani, ma non aderenti al mitraismo, oppure sono frutto dell'applicazione ipotetica al mitraismo di notizie sul dio Mitra provenienti dallo
zoroastrismo. Il mitraismo è documentato soprattutto dalle scoperte archeologiche, iconografiche ed epigrafiche dei suoi templi, i mitrei, risalenti al tardo Impero Romano.
San Girolamo descrive i sette gradi dell'iniziazione mitriaca (
epistola CVII,2 ad Laetam) .
Tertulliano riferisce che l'iniziato veniva segnato in fronte come "soldato di Mitra" (
De Praescriptione haereticorum, 40) e che agli
adepti venivano prescritte
abluzioni purificatorie, simili al
battesimo cristiano (
De baptismo, 5).
Il contenuto dottrinale del mitraismo, quindi, è quasi esclusivamente il prodotto di interpretazioni moderne. Nei primi decenni del XX secolo è stata accolta universalmente la ricostruzione di
Franz Cumont. La ripresa degli studi mitraici negli anni settanta ha portato ad interpretazioni sostanzialmente diverse.

Il mitreo
 | Lo stesso argomento in dettaglio: Mitreo. |
Il centro del culto ed il luogo di incontro dei seguaci era il
mitreo,
una cavità o caverna naturale adattata, di preferenza già utilizzata da precedenti culti religiosi locali, oppure un edificio artificiale che imitava una caverna. I mitrei erano luoghi tenebrosi e privi di finestre, anche quando non erano collocati in luoghi sotterranei. Quando possibile, il mitreo era costruito all'interno o al di sotto di un edificio esistente. Il sito di un mitreo può essere anche identificato dalla sua entrata separata o vestibolo, la sua caverna a forma di rettangolo, chiamata
spelaeum o
spelunca, con
due panchine lungo le mura laterali per il banchetto rituale, ed il suo santuario all'estremità, spesso in una nicchia, prima del quale vi era l'altare. Sul soffitto in genere era dipinto un cielo stellato con la riproduzione dello zodiaco e dei pianeti.
I mitrei, così diversi dai grandi edifici templari dedicati alle divinità dei culti pubblici, si distinguevano anche per il fatto di essere di dimensioni modeste; il servizio di culto, che terminava in un banchetto comune, era officiato da una piccola comunità, solitamente formata da poche dozzine di persone. Nonostante il grande numero di mitrei ritrovati in ogni parte dell'impero romano la loro esigua dimensione mostra che gli aderenti al culto costituirono sempre una percentuale insignificante della popolazione.
Nel mitraismo l'acqua sembra svolgere un ruolo purificatorio importante e spesso nelle vicinanze del santuario vi era una sorgente naturale o artificiale.

Iconografia
In ogni tempio mitraico, il posto d'onore era occupato da una rappresentazione del dio Mitra, in genere raffigurato nell'atto di
uccidere un toro sacro, (
tauroctonia): questa scena rappresenterebbe un episodio mitologico, più che un sacrificio animale.
Il mito, secondo la ricostruzione fantasiosa e priva di fonti di Cumont, racconta infatti che
Mitra affronta un giorno il dio Sole e lo sconfigge. Il Sole allora stringe un patto di alleanza con il dio che suggella donandogli la corona raggiata. In un'altra sua eroica impresa, Mitra cattura il Toro e lo conduce in una caverna. Ma il Toro fugge e il Sole, memore del patto fatto, se ne accorge e manda al dio un corvo quale suo messaggero con il consiglio di ucciderlo. Grazie all'aiuto di un cane, Mitra raggiunge il Toro, lo afferra per le froge e gli pianta un coltello nel fianco. Allora dal corpo del toro nascono tutte le piante benefiche per l'uomo e in particolare dal midollo nasce il
grano e dal sangue la
vite.
Ma Ahriman, che nel culto mitriatico rappresenterebbe il Dio del Male, invia un serpente e uno scorpione per contrastare questa profusione di vita. Lo scorpione cerca di ferire i testicoli del toro mentre il serpente ne beve il sangue, ma invano.
Alla fine il Toro ascende alla Luna dando così origine a tutte le specie animali. Così, Mitra e il Sole suggellano la vittoria con un pasto che rimarrà nel culto sotto il nome di agape[1].
Nella raffigurazione quindi, oltre a Mitra, il Toro, il Sole, e la Luna sono presenti i quattro animali, ovvero il serpente, lo scorpione, il cane e il corvo.
Una interpretazione del mito di tipo astronomico, e quindi totalmente diversa dalla precedente è stata recentemente proposta da David Ulansey, che osservò che
tutti i personaggi che compaiono nel mito corrispondono a costellazioni: Mitra sarebbe associato con Perseo, la cui costellazione si trova al di sopra di quella del Toro.
In altre iconografie viene rappresentato il dio Mitra nascente da una roccia, generato sulle sponde di un fiume all'ombra di un albero sacro, secondo il mito sulla sua nascita.
Nelle iconografie la divinità viene spesso rappresentata insieme a due personaggi, detti i dadofori o portatori di fiaccole: i loro nomi erano
Cautes e Cautopates. Il primo dei due porta la fiaccola alzata, l'altro abbassata: rappresenterebbero il ciclo solare, dall'alba al tramonto, e allo stesso tempo il ciclo vitale: il calore luminoso della vita e il freddo gelido della morte.
Cautes, dadoforo di Mithra (l'alba).
Mithra che uccide il toro (III secolo).
Cautopates, dadoforo di Mitra (il tramonto).
I ranghi
I membri di un mitreo erano divisi in sette ranghi. I primi quattro livelli sembrano rappresentare un progresso spirituale, mentre gli altri tre appaiono aver avuto uffici specializzati. Ognuno di essi si trovava sotto la speciale protezione di un corpo celeste.
I sette gradi iniziatici erano:
- Corax (il corvo; Mercurio)
- Cryphius o Nymphus (l'occulto o lo sposo, Venere)
- Miles (il soldato, Marte)
- Leo (il leone, Giove)
- Perses (il Persiano, Luna)
- Heliodromus (il corriere del sole, Sole)
- Pater (il Padre, Saturno).
Secondo altre versioni del mito, a ogni grado era associata una porta, una sfera planetaria, un giorno della settimana e un metallo. Le varie versioni a volte differiscono per l'associazione dei pianeti. Una molto comune associa alla prima porta la Luna e l'argento, alla seconda il Mercurio e il ferro, alla terza Venere e lo stagno, alla quarta il Sole e l'oro, alla quinta Marte e la lega, alla sesta Giove e il bronzo e alla settima Saturno e il piombo. Queste differenze si spiegano col fatto che essendo un culto iniziatico, e quindi per pochi e sostanzialmente segreto, è pensabile che nel tempo e in luoghi diversi i misteri abbiano subito alcuni cambiamenti.
Mitologia
Una immagine bronzea di Mitra, che emerge da un anello zodiacale a forma di uovo, trovata associata ad un mitreo lungo il
Vallo di Adriano, ed una iscrizione trovata a Roma, lasciano supporre che Mitra possa essere stato visto come il dio-creatore
orfico Phanes che emerse dall'
uovo cosmico all'inizio del tempo, dando vita all'universo. Tale visione è rafforzata da un bassorilievo al
Museo Estense di
Modena, che mostra Phanes che esce da un uovo, circondato dai dodici segni dello
zodiaco.
Mitra è anche descritto a volte come un uomo nato, o rinato, da una
pietra (la '
petra genitrix), intorno alla quale è attorcigliato il serpente
Ouroboros. Secondo lo scrittore
Porfirio la caverna descritta nella tauroctonia rappresenterebbe un'immagine del cosmo, e quindi la roccia sarebbe il cosmo visto dall'esterno.
Uno dei motivi centrali del mitraismo è il mito del sacrificio di un toro sacro, creato dalla divinità suprema
Ahura Mazda, che Mitra uccide nella caverna, secondo quanto consigliato da un corvo, mandato da Ahura Mazda. In questo mito, dal corpo del toro morente spuntano piante, animali e tutti i frutti della terra. La figura del dio aveva anche una valenza di mediatore tra l'Uomo e il Dio supremo del mondo superiore ed inferiore.
Secondo
James Frazer il mitraismo è una religione misterica che adorava una divinità che resuscita dopo la morte, comparabile ad
Osiride-
Horus o alla
Persefone-
Demetra dei misteri
eleusini. Questa interpretazione è però priva di riscontri iconografici o documentali.
L'uccisione del Toro
In effetti, in molte rappresentazioni della
tauroctonia (uccisione col toro), la scena comprende anche i simboli del Sole, della Luna, dei sette pianeti, delle costellazioni zodiacali, dei venti e delle stagioni.
Storia
Origini
Il mitraismo è generalmente ritenuto essere di origine persiana, specificatamente una emanazione della cultura
zoroastriana. Non può tuttavia essere messo in relazione con gli insegnamenti di Zoroastro, in quanto questi era un monoteista e per lui
Ahura Mazda era l'unico dio.
Dario il Grande fu ugualmente rigido nel monoteismo ufficiale del suo regno: al di fuori di Ahura Mazda nessun dio è menzionato nelle numerose iscrizioni del
VI secolo a.C. rinvenute.
Comunque raramente il culto ufficiale è la sola religione professata in un'area geografica. La seguente iscrizione da
Susa di
Artaserse II Mnemone (
404-
358 a.C.) dimostra che non tutti i re
Achemenidi furono puramente Zoroastriani come Dario:
"Artaxerxes il Grande Re, [...] dice: [...] per il favore di Ahura Mazda,
Anahita, e Mitra, ho costruito questo palazzo. Possano Ahuramazda, Anahita, e Mitra proteggermi da ogni male, e possa ciò che ho costruito non cadere in rovina né essere danneggiato."
Il tentativo di identificare il Mitra romano con quello persiano è complicato dal fatto che non esistono testi o leggende persiane che facciano riferimento a Mitra che uccide un toro o in relazione con altri animali. D'altra parte, esiste un racconto di
Ahriman, il dio del male in sviluppi popolari dello
Zoroastrismo, nel quale uccide un toro. Rimane arduo, altresì, spiegare come una divinità solare possa essere diventata oggetto di culto per i Romani nei mitrei, luoghi bui e cavernosi.
Un possibile legame tra la Persia e Roma, che potrebbe aver fatto da tappa per questi mutamenti, potrebbero essere stati i regni dei
Parti e del
Ponto in Asia Minore. Alcuni dei loro regnanti furono chiamati
mitridate, che significa "dato da Mitra", a cominciare da
Mitridate I (morto nel
138 a.C.). Fu, inoltre, a
Pergamo, nel
II secolo a.C., che scultori Greci iniziarono la produzione di raffigurazioni a bassorilievo di
Nike tauroctona. Anche se il culto di Mitra non fu mai presente nel mondo greco, queste sculture potrebbero far parte del percorso che portò il Mitra persiano a Roma.
Verso il
I secolo, lo storico greco
Plutarco scrive che i pirati della
Cilicia praticavano riti mitraici intorno al
67 a.C., quando furono deportati da
Pompeo in Grecia. Probabilmente dai primi contatti tra l'esercito romano ed i pirati cilici, il culto del Mitra persiano, confuso con Ahriman, il dio che uccise un toro, passò in occidente, dove è attestato solo dal secolo successivo.
Nella Roma dell'età del Principato
Il mitraismo arrivò completamente maturo a Roma con il ritorno delle legioni dall'Oriente nel
I secolo a.C. Come dio delle armi e campione degli eroi, Mitra attrasse i soldati romani, che portarono il suo culto in
Iberia,
Britannia e
Dacia.
Il culto di Mitra a Roma iniziò ad attrarre attenzione verso la fine del
I secolo, probabilmente in corrispondenza con la conquista dell'allora zoroastriana
Armenia. La più antica testimonianza archeologica di un culto romano di Mitra data a quel periodo; si tratta di uno stato di servizio di soldati romani che provenivano dal presidio di
Carnuntum sul
Danubio, nell'attuale
Austria (la provincia romana della
Pannoniasuperiore). Questi soldati avevano combattuto contro i Parti ed erano stati coinvolti nella soppressione delle rivolte a
Gerusalemme dal
60 al
70 circa. Ritornati in patria, si dedicarono al culto di Mitra, probabilmente nel
71 o
72.
Stazio fa menzione del tipico rilievo mitraico nella
Tebaide scritta intorno all'
80; anche la
Vita di Pompeo di
Plutarco testimonia che in quel periodo il culto di Mitra fosse ben conosciuto.
Intorno al
200, il mitraismo si propagò all'interno di tutto l'esercito romano, come anche tra commercianti e schiavi. Le frontiere germaniche hanno reso molte testimonianze archeologiche di questa diffusione: piccoli oggetti cultuali connessi con Mitra sono stati trovati in scavi archeologici dalla
Romania al
Vallo di Adriano.
Durante l'epoca del Dominato
Gli imperatori romani nel
III secolo incoraggiarono il mitraismo , per il sostegno che esso offriva alla natura divina dei monarchi. Mitra divenne perciò datore di autorità e vittoria alla casa imperiale. Dal tempo di
Commodo, che partecipò ai misteri mitriaci, seguaci del culto si trovavano in tutte le classi della società.
Vari templi mitraici sono stati scoperti alle frontiere dell'Impero romano: nell'
Inghilterra settentrionale sono stati identificati tre mitrei a Housesteads, Carrawburgh and Rudchester. Recenti scavi a
Londra hanno messo in luce strutture di un tempio mitraico vicino al centro di un insediamento fortificato romano. Altri mitrei sono stati trovati lungo il
Danubio ed il
Reno, nella provincia di
Dacia (dove nel
2003 fu scoperto un tempio ad Alba-Iulia), come anche in
Numidia nel
Nordafrica.
Come è naturale aspettarsi, rovine mitraiche sono state trovate anche in Italia: a
Napoli, ad
Ostia a
Roma e a
Santa Maria Capua Vetere, dove sono stati identificati una dozzina di mitrei. L'importanza del culto nella città di Roma è testimoniata dall'abbondanza dei resti monumentali: più di 75 statue, 100 iscrizioni mitraiche, oltre a resti di templi ed altari in ogni parte della città e nel suburbio. Un mitreo ben conservato del II secolo, con altare e panchine di pietra, originariamente costruito al di sotto di una casa romana (com'era pratica comune), sopravvive nella cripta sopra la quale fu costruita la
chiesa di San Clemente.
Apogeo e declino
All'incirca nel III secolo, i culti popolari di Apollo e Mitra iniziarono a fondersi nel sincretismo romano e nella stessa epoca comparve il culto del
Sol Invictus; nel
274 l'imperatore
Aureliano (la cui madre era una sacerdotessa del Sole) rese ufficiale il culto di questa divinità, costruendogli un nuovo tempio e dedicandogli un nuovo corpo di sacerdoti (
pontifices solis invicti): l'imperatore attribuì al dio le sue vittorie in Oriente. Poco dopo il Mitraismo confluì nel culto del Sol Invictus, ottenendo un riconoscimento ufficiale e al massimo livello. Ciò avvenne a
Carnunto, dove gli Augusti e i Cesari si ritrovarono nel
308 per ristabilire la coesione dell'Impero e posero una lapide al "Dio Sole Invitto Mitra". La dedica era temporalmente opportuna proprio perché Mitra era il dio della fedeltà ai patti e puniva chi li avesse trasgrediti.
L'inizio del IV secolo segnò anche l'inizio del declino del mitraismo : poco dopo l'Impero romano perse la Dacia e le invasioni dei popoli del nord distrussero molti templi lungo la frontiera dell'Impero, la principale roccaforte del culto. La diffusione del
Cristianesimo all'interno dell'Impero, sostenuta dal favore di
Costantino verso la nuova religione, fece la sua parte.
Il regno dell'imperatore
Giuliano, che cercò di restaurare il culto e di limitare l'avanzata della religione cristiana, e l'usurpazione di
Flavio Eugenio rinnovarono le speranze dei seguaci di Mitra, ma il
decretostilato da
Teodosio nel
391, che vietava qualsiasi culto non cristiano, sancì definitivamente la fine del mitraismo .
Tarde sopravvivenze del culto mitriaco si possono trovare fino al
V secolo in alcuni luoghi delle Alpi e nelle regioni orientali. Il suo posto, come religione persiana passata poi in Occidente, fu preso dal
manicheismo.

Cristianesimo e mitraismo
È possibile che esistano connessioni tra mitraismo e
cristianesimo, come farebbero supporre alcune similitudini tra le due religioni, la questione, però, è controversa, sia perché alcune somiglianze fanno parte di un patrimonio culturale antecedente entrambi i culti, sia perché le testimonianze mitraiche sono successive ai vangeli e la contaminazione potrebbe aver avuto luogo dal cristianesimo al mitraismo e non viceversa
[2]. Molte, inoltre, fra le somiglianze normalmente citate non riguardano il dio Mitra attestato nei mitrei romani, ma l'analoga divinità anatolica e sono basati su tarde versioni dell'
Avesta. I due culti mitraici, però, sembrano molto diversi fra loro. Nel culto romano Mitra è nettamente distinto dal dio Sole, che viene spesso rappresentato inginocchiato davanti a Mitra o a lui accostato durante il banchetto rituale e il viaggio sul carro solare. Nel culto orientale del periodo ellenistico, Mitra sembra essere una divinità solare.
Note
- ^ Ivana Della Portella, Roma sotterranea, 1999, Arsenale editrice, ISBN 88-7743-188-1, pagg. 16-17.
- ^ Si veda per esempio quanto scrive Ilaria Neri a p. 231 dell'articolo Mithra petrogenito. Origine iconografica e aspetti cultuali della nascita dalla Pietra, accessibile nel collegamento esterno segnalato. Ilaria Neri afferma che gli studi di P. Testini hanno evidenziato "come ambedue i culti abbiano attinto ad un repertorio figurativo comune, composto di segni e simboli di lunga tradizione, interpretato in modo funzionale ai nuovi contenuti che ciascuno intendeva esprimere. Le somiglianze iconografiche si ridurrebbero quindi a semplici coincidenze tematiche, completamente avulse da un qualunque tipo di dipendenza, in quanto entrambe espressioni artistiche derivate dallo stesso patrimonio iconografico." In particolare la presenza dei dadofori alla nascita di Mitra, un dettaglio assente nel 92% dei casi, potrebbe essere una "anomalia iconografica" inserita in analogia al racconto dei Magi.
Bibliografia
Testi in italiano:
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- Walter Burkert, Antichi culti misterici, Laterza, Roma-Bari, 1987; rist. 1991
- Reinhold Merkelbach, Mitra, ECIG, Genova, 1988; II ediz. 1998.
- Fritz Graf, I culti misterici in (a cura di) Salvatore Settis, I Greci: storia, cultura, arte, società, Einaudi, Torino, 1997 (vol. II, tomo 2); ripubblicata anche come AA.VV. Storia Einaudi dei Greci e dei Romani, Ediz. de "Il Sole 24 Ore", Milano, 2008 (vedi il vol. 5º)
- Ruggero Iorio, Mitra. Il mito della forza invincibile, Marsilio, Venezia, 1998.
- Pavia, C., Guida dei Mitrei di Roma Antica, 1999.
- Neri, Ilaria, Mithra petrogenito. Origine iconografica e aspetti cultuali della nascita dalla pietra, in Ostraka IX, 1, (2000), pp. 227– 245.
- Arcella, Stefano, I misteri del sole. Il culto di Mithra nell'Italia antica, Napoli 2002
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- Hinnels, John. R. (ed.), Mystery, Metaphor and Doctrine in the Mysteries of Mithras. Studies in Mithraism, Rome: L'Erma di Bretschneider, 1994.
Monografie in lingua straniera:
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- Cumont, Franz, Les mystères de Mithra, 1913 (trad. inglese: The Mysteries of Mithra, New York, Dover Publications, 1956).
- Cumont, Franz, Les religions orientales dans le paganisme romain, 1929
- Vermaseren, M., Mithra, the secret God, 1963.
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Voci correlate